11) Tutto
in famiglia.
Rebecca
non era mai stata una persona particolarmente paurosa, provava quel
sentimento
come tutti, tuttavia aveva presto imparato a nasconderlo dietro la
maschera
della dura.
Era
quello il motivo per
cui si cacciava spesso nei guai o era considerata un’indisciplinata
a scuola, lei sapeva lottare.
Sapeva
difendere ciò che le era caro a ogni costo, non le sarebbe
importato molto di
rischiare la vita per
questo.
Eppure
in quella radura tremava, mentre Tamara avanzava verso di lei con uno
sguardo
duro, tremava, senza però accennare ad abbassare gli occhi.
Lei
aveva scelto di che morte morire, lei l’avrebbe accettato.
Il
ragazzo accanto a lei invece era immobile, sembrava dimenticarsi
persino di
respirare.
“Cos’è?”
“Un
vampiro.
Lei
ha ridotto Tom così e ora vuole me perché io
rappresento un
ibrido dal sangue
prezioso, ti avevo avvisato che era pericoloso rimanere!”
“Perché
l’hai sfidata allora?”
“Perché
non voglio che Tom muoia, semplice no?”
“Invidio
la tua forza.”
“è
solo incoscienza!”
“Ti
do ragione Sartori, ma ora chiuderemo i conti!”
Esclamò Tamara.
La
vampira si lanciò su di loro, la ragazzina si
concentrò, pregò di riuscire a ripetere
ciò che aveva fatto un
mese prima e ci riuscì.
I
piedi della rossa si staccarono dal suolo e lei volò via
dolcemente, ma il
colpo non era forte come quello dell’altra volta.
Gustav tentò
di colpirla, Tamara non gli permise nemmeno di avvicinarsi, lo
scagliò via
senza problemi.
Il
suo sguardo era dorato e determinato, voleva davvero chiudere la
partita, per
sempre.
Voleva
lei.
-Lotterò,
non ti lascerò fare quello che vuoi!-
Provò
un
secondo colpo,
ancora più
debole, che andò a segno.
-Il
terzo non funzionerà!-
Rebecca corse
via, era certa che non avrebbe attaccato il biondo, era lei il suo
obbiettivo.
Si
frugò le tasche mentre correva verso una salvezza
impossibile, in tasca trovò un
coltellino multiuso,
meglio che niente.
-Mi
ucciderà, ma non posso permetterglielo.
Non
posso!-
Sentì
dei passi dietro di lei, aumentò disperatamente
l’andatura, fino a quando un
colpo la fece volare via.
Si era
staccata dal suolo, lottò per
cadere nella maniere corretta, in modo da non farsi troppo male, anche
se
sapeva che sarebbe stato inutile.
Erano
vicine all’epilogo.
-Ma
devo lottare, devo!-
Cadde,
l’impatto con il suolo le provocò un
gemito di dolore, la vista le si annebbiò per
un
attimo, lottò per
farla tornare a fuoco.
La
vampira era troppo vicina a
lei per
pensare di scappare, così si tirò in piedi e
strinse una mano attorno al coltellino.
La
rossa entrò nel suo campo visivo ghignando.
“Cosa
credi di fare?
Non
puoi sfuggirmi!”
Provò
il terzo colpo, la fece allontanare di qualche metro, poi
tirò fuori l’arma.
All’improvviso
il tempo rallentò, le voci del bosco tacquero, non
c’era nessuna radura a far
sentire la sua voce, era sola contro la vampira.
Pregò
di sopravvivere, voleva battibeccare ancora con il fantasma,
voleva almeno salutarlo un’ultima
volta.
Le
lacrime minacciavano di scendere, ma lei strinse gli occhi, non le
avrebbe dato
la soddisfazione di piangere!
“Sai
chi mi ricordi?”
Il
silenzio seguì la domanda di Tamara, c’era solo il
battito impazzito del cuore di Becky.
“Mi
ricordi Marianne, mia sorella …
….Tua
madre….
Si,
Rebecca, sono tua zia…
Non
l’avevo intuito prima perché è da
quando io e Mary abbiamo rotto, per
il fatto che io seguo la
Sete e lei no, che non ci siamo più sentite.
E
così la mia adorabile sorellina e il suo umano hanno fatto
una figlia….
Peccato
che la perderanno!”
Sua
zia…
Tamara
era sua zia, ecco perché si somigliavano a quel modo!
Si
scagliò lo stesso contro di lei, nonostante la testa e il
cuore in tumulto.
[“Mami,
ma tu hai una sorella?”
La
madre impallidì vistosamente.
“No,
tesoro, mi dispiace!”]
Non
riuscì a colpirla, la rossa rise.
L’attacco
della vampira fu distruttivo, Rebecca perse i sensi, la fine era
arrivata.
Annabelle
urlò.
La
testa le stava esplodendo, un
ricordo premeva per
uscire,tuttavia, qualcosa
glielo
impediva,era sotto incantesimo.
“VOGLIO
RICORDARE CAZZO!”
L’urlo
le diede la forza di spezzare quelle catene psichiche, quello che
l’aveva
tormentata lungo
tutto quel
mese emerse in tutta la sua chiarezza devastante.
Tamara
era colpevole del tentato annegamento di Beck.
Tamara
seguiva la Sete.
Tamara
era una traditrice.
Le
lacrime solcavano il suo viso, era stata fregata.
Era
una sensazione orribile a cui non aveva tempo per
pensare, Rebecca era in pericolo lo sentiva.
Si
fiondò fuori dalla stanza che divideva con lei per
incontrare una Namita fuori dai gangheri, un
ignoto ragazzo dai capelli
piastati e un
Tom
notevolmente agitato.
“Beck
è in pericolo!”
“Ja
muoviti, se le succede qualcosa io…”
Tom
non finì la frase ma la minaccia risultò chiara
comunque.
Corsero
verso quel bosco con il cuore in gola, sperando che non fosse troppo
tardi.
-Tamara
se le hai fatto qualcosa ti uccido! Lo giuro-
Namita
era pallidissima, il piastrato sembrava non essere in grado di parlare,
il fantasma
imprecava di
continuo.
Gli
alberi mormoravano al loro passaggio, tuttavia non provarono a
respingerli,
sembravano intuire la gravità della situazione.
“Vai
a destra, Hello kitty!”
Eseguì.
“Ora
a sinistra!”
“Quanto
manca?”
La
voce ansiosa della sciamana si levò isterica, avrebbe dovuto
scusarsi con lei
se fossero usciti vivi da quella storia.
Lei
e il suo accidenti di orgoglio!
E ora quanto cavolo era
lontano quella radura?
Percorsero
ancora qualche metro, poi il bosco si allargò in una radura,
che però risultò
essere deserta.
“Namita!
Concentrati!
Dove
cavolo sono andate?”Berciò Tom al limite
dell’isteria.
L’indiana
annuì, chiuse gli occhi e si concentrò, cadendo
in una sorta di trance,era
impressionante vederla all’opera.
Il
ragazzo corporeo era quasi sul punto di svenire, la rasta sembrava
stesse
parlando con la natura stessa.
“Cazzo
Georg! Se svieni ti lascio qui, Cristo!”Berciò di
nuovo Tom
Namita
aprì gli occhi.
“Di
là!”
Indicò
un
punto alla loro
sinistra, lei fu la prima a scattare, voleva farla pagare a Tamy e voleva salvare
l’amica Sangue Misto, i due
desideri erano intrecciati nel suo cuore.
Finalmente
le vide, Tamara stava tracciando dei segni intorno a Rebecca.
Quello
fece scattare qualcosa dentro di lei, la fece reagire.
L’attaccò
a sorpresa, la sua ex guida non reagì nemmeno visto che non
si aspettava
quell’azione.
Le
voci degli altri le giunsero attutite, percepì Tom che si
spostava e Namita
che urlava.
“è
pericoloso entrare lì!”
“Non
me ne fotte un
cazzo!”Lo sentì rispondere.
Con
la coda dell’occhio lo vide trasportare la ragazza svenuta
lontano da loro.
-Bravo
Spirito!-
La
vampira rossa si alzò, lisciandosi la gonna che indossava.
“Siamo
alla resa dei conti, Belle…Pronta?”
“Si,
non avrò pietà di te Tami!”
Si
misero in posizione per
lottare, stavano rompendo la loro amicizia, ma ad Annabelle Philips non
importava un
fico
secco.
Non
se lo sarebbe perdonato ne avrebbe perdonato la vampira.
La
bionda scattò per
prima, ma Tamara la scartò, saltandola, per
finire dietro di lei.
Tentò
di immobilizzarla, ma la bionda si aspettava quella mossa,
così la evitò.
Iniziarono
una serie rapida di scariche di pugni, domani avrebbe avuto dei lividi,
pochi
rispetto a quelli che sentiva le si stavano formando
nell’anima.
-Potrò
mai fidarmi ancora di qualcuno?-
La
scagliò via con un
colpo più forte degli altri, Tamara si alzò in
volo.
Becky
si era svegliata?
Non
lo sapeva né aveva tempo per
controllare, raggiunse l’ex amica e
l’agguantò per
sistemarla.
Tamara
si lasciò picchiare ridendo, poi ribaltò la
situazione, ora era lei ad essere
in vantaggio.
Non
seppe mai cosa diavolo le permise di salvarsi dalla morsa
d’acciaio della
rossa, forse solo fortuna, forse la tracotanza
della sua nemica.
Non
importava, quello la fece uscire da quella situazione e la fece
lanciare su di
lei in un attacco risolutivo.
La
afferrò per
il collo, non si fermò finche non sentì il rumore
dell' osso spezzato.
Era
finita.
Scoppiò
a piangere sopra quel corpo senza vita.
Era
finita.
Perché
non era felice?
Tom
aveva paura.
Dopo
molto tempo provava quel sentimento di nuovo, non temeva per
sè stesso, ma per
Rebecca.
Temeva
di non arrivare in tempo.
Temeva
che fosse morta.
Sospirò
quando la vide salva, mentre Hello Kitty correva verso la vampira
svolazzò verso
di lei, fregandosene delle urla dell’indiana.
La
trasportò lontana e la scosse.
“Ehi
Beck ci sei?”
Lei
mugugnò qualcosa, ma non aprì gli occhi, sembrava
come assente.
Deglutì
spaventato.
“Namita,
perché non si sveglia?”
La
ragazza non gli rispose, troppo presa a guardare la lotta tra le due
vampire.
“NAMITAAAAAAAAA!”
La sciamana si
voltò.
“Perché
non si sveglia?”
“è
in stato di shock, ci vorrà un
po’.”
“Come
va la lotta?”
“Al
momento sta vincendo Tamara.”
“Merda!”
Tornò
ad occuparsi di Rebecca.
“Dai
rompiscatole svegliati! Sono in ansia!”
Era
vero, desiderava solo che riaprisse gli occhi per
poterla riabbracciare.
All’improvviso
sentì qualcuno incamminarsi verso di loro, era Belle.
“Tamara
è morta?”bisbigliò Namita.
La
bionda la sentì e annuì, sembrava distrutta,
poteva capirla, non era facile
accettare ch una persona che per
te contava ti avesse tradito così.
Sulla
radura calò il silenzio, ma fu una tregua temporanea.
Poco
dopo arrivò uno stordito Gustav, che si reggeva dolorante la
testa, poi Namita
prese a oscillare come in preda alle convulsioni, tutti erano stupiti,
Georg
addirittura era verde.
“Che
ha?”chiese il biondo che non sembrava ancora essersi ripreso
dall’avventura.
“Non
lo so!”rispose isterica Belle.
Assistevano
attoniti a quello spettacolo, senza sapere cosa fare, finché
non finì, l’indiana rovesciò gli
occhi e se Georg non si fosse lanciato a prenderla sarebbe rovinata a
terra,
come un burattino a cui avessero
tagliato i fili.
Era
pallida come un
cencio, ci vollero diversi minuti in cui Gustav dette
indicazioni di primo soccorso per
farla tornare in sé.
Quando
aprì gli occhi era debole e aveva una voce leggermente
ansante.
“So
come rimandarti nel tuo corpo senza renderti vampiro, ma mi serve un
po’ del sangue di Beck.”
Lui
la guardò.
“Quanto
sangue, Jones?”
“Poco,
non morirà….”
“Sei
sicura?”
“Io…si!”
“Cosa
ti è successo prima?”
“Uno
spirito mi ha suggerito il modo di farti tornare nel tuo corpo,
però voglio
sapere se tu sei d’accordo o meno Tom.”
Il
fantasma
annuì.
“Voglio
salutare Rebecca. Da solo.”
Si
allontanarono tutti perplessi, Hagen provò anche ad alzare
una timida protesta,
ma un’occhiata
gelida della presenza lo fece desistere.
Finalmente
era da solo con lei, che provvidenzialmente aprì gli occhi e
sorrise vedendolo.
“Ehi!
Sei vivo!”
“Si…Grazie
Beck….io non so come avrei fatto senza di te.”
Lei
sorrise ancora di più.
“Sono
così contenta di vederti!
Puoi
farmi un
favore?”
Lui
annuì.
“Quello
che vuoi.”
“Renditi
solido.”
Lui
eseguì, lei lo stritolo in abbraccio sentito che lui
ricambiò.
“Credevo
di non rivederti mai più!”
“Anch’io…Avevo
paura che non ti saresti mai più svegliata!”
Rimasero
per
un
po’ così.
“Becky
devo dirti una cosa….”
Lei
mugugnò.
“Namita
ha trovato un
modo per
farmi tornare nel mio
corpo senza essere un
vampiro…
Con
un
po’ del tuo
sangue.”
“è
un
addio?”
“Si.”
Le
alzò il volto prendendolo tra il pollice e
l’indice.
“Mi
mancherai.”
“Anche
tu…Ti auguro una bella vita.
“Anch’io…spero
di rivederti.”
“Lo
sai che è impossibile.”
“Allora
voglio salutarti a modo mio.”
Le
diede un
bacio
leggero a fior di labbra, il massimo che potesse permettersi in quello
stato.
“Non
ti dimenticare di me.”
Lei
non rispose, poco dopo arrivò il resto del gruppo.
Quel
che successe dopo fu confuso, Namita iniziò a tracciare
segni per
terra con quello che
Tamara aveva lasciato indietro dal suo rito.
Poi
lui fu costretto ad entrare nel cerchio magico, mentre Namita con un
coltello, probabilmente
rubato ancora a Tamara faceva un
taglio sulla mano di Rebecca per
avere del sangue.
Ottenuto
quello Gustav le medicò la mano, Namita tracciò
altri segni pronunciando strane
formule in una lingua incomprensibile.
Mano
a mano che lei continuava sentiva di diventare meno corporeo, quando
lei tacque
si senti svanire con un
orribile sensazione di risucchio ad accompagnarlo.
L’ultima
cosa che vide furono gli occhi tristi di Rebecca, poi ci fu un
viaggio stranissimo, era
sopra il bosco e contemporaneamente dentro.
Si
sentiva trascinare indietro verso un
punto ben definito, verso qualcuno che conosceva.
La
campagna scorreva placida sotto di lui, fino ad arrivare sopra un
ospedale immerso nel verde
affacciato su di un
lago.
Attraversò
anche la pareti di quella struttura, fino a che vide il suo corpo steso
su di un
letto, era pieno di
tubicini e c’era Bill seduto accanto a lui.
Chiuse
gli occhi, era di nuovo dentro sè stesso, dopo quasi un
anno di assenza, provò a muoversi, ad
alzare gli occhi, ma era difficile.
Dopo
molti tentativi finalmente ce la fece e
poté finalmente rivedere il suo gemello.
Bill
urlò, i medici accorsero.
Venne
sottoposto a visite, qualcuno bisbigliò sotto voce la parola
“miracolo”, lui sorrise, non potevano
sapere come avessero indovinato la definizione.
Era
felice di rivederli tutti, ma gli mancava qualcuno, una presenza
dispettosa dai
capelli rossi.
L’avrebbe
vista ancora?
Non
lo sapeva, ma sperava di si, non voleva che quei mesi rimanessero in
una
dimensione sospesa, come se fossero un
sogno.
Forse
era destino che andasse così, durante il trambusto in
ospedale le parve di
vederla solo una volta.
Era
un’allucinazione?
Forse,
in ogni caso faceva davvero male.
Era una fine che seppur desiderata, rimaneva amara.
Angolo di Layla.
Siamo arrivati al penultimo capitolo e come vedete tamara ha pagato per i suoi sbagli, Tom invece se l'è cavata a buon mercato, tutto sommato.
Spero vi piaccia.
Ringrazio per le recensioni:
Seryfenice
Arsax95
_Mely_Th