Disclaimer:
Aphrodite e DeathMask, appartengono a Masami Kurumada.
Saverio, Anna e Annarita, appartengono invece a me.
La fic ovviamente non è scritta a scopo di lucro,
perciò….buona lettura.
Vale^^
Lady
Aquaria
P.S. Le righe scritte in rosso si riferiscono ai flashback di Death, ovviamente sul suo passato.
Colui
che salva
24 giugno, mattina.
Aphrodite entrò nella quarta casa di soppiatto, azzerando
il cosmo, recando con sé un pacchettino perfettamente
incartato, ben sapendo
che il suo collega male avrebbe accettato il suo regalo.
Ancora non riusciva a spiegarsi perché
detestasse così tanto il suo compleanno -Death era sempre
molto stringato sulla sua vita prima del Santuario…un momento…era stringato su tutta
la sua vita-, in fondo era il giorno della sua nascita, e la vita era
un bene
prezioso -soprattutto se era la tua terza
vita…- .(¹)
Scosse la testa.
Quell'uomo rimaneva un mistero, anche per lui.
"Minchia, che palle."
esclamò.
Sapeva anche troppo bene che giorno fosse.
Il 24 giugno.
"Un altro fottuto
24 giugno." aggiunse,
passandosi le mani nei capelli grigi.
Il ventinovesimo fottuto
24 giugno.
Si alzò dal letto, deciso a trascorrere quella giornata
come tutte le altre, senza nulla di speciale.
Una doccia e un caffè, il giornale, un giro per Rodorio e
di nuovo a casa, a mangiare uno stupido piatto surgelato. Quindi, a
dormire, in
attesa dell'indomani.
Appena varcata la soglia della cucina, con indosso solo
l'asciugamano intorno ai fianchi, trovò Aphrodite che
armeggiava con la moka.
"God dag.( ²)" lo salutò Aphrodite,
allegramente.
"Sabbenerica.(³)"
replicò
DeathMask, frugando nel sacchetto di carta bianca, di quelli da
pasticceria,
che aveva portato Aphro.
Sollevò lo sguardo quel tanto che bastava a guardarlo in
faccia, appena si accorse di lui, che lo guardava.
"Cu fu?"
"Credo di non aver afferrato il senso del termine
che hai appena detto." rispose Aphrodite, la moka sollevata a mezz'aria.
"Sabbenerica. È un antico saluto siciliano, che
deriva da Vossia mi benedica."
L'altro chiuse la caffettiera e la mise sul fornello.
"Oh. Siamo arrivati a questi livelli, noi due?"
"Ma no, scimunito.
Adesso si usa anche tra amici…" disse Death. "Mi
devi spiegare dove
hai trovato le cassatelle (4), qui, ad
Atene."
"Non ad Atene. A Enna." rispose Aphrodite,
scrollando le spalle.
"Enna? Sei stato in Sicilia? E quando?"
"Un'oretta fa, quel tanto che bastava per comprarti
i dolci e tornare qui."
Death addentò con gusto uno dei dolci, prima di
intravedere quel pacchetto incartato.
"E questo…coso?"
sibilò DeathMask, pronunciando la parola "coso" con rabbia.
"È un regalo per te, ovviamente." replicò
Aphrodite. "Zuccone."
"Perché?
"
Lo svedese lo guardò, stranito.
"Oggi è il 24 giugno. È il tuo compl-…"
"Non. Una. Parola." lo zittì, rabbioso. "Per
me è un giorno come tanti altri."
"Ma è il tuo compleanno!" ripeté Aphrodite,
insistendo.
"Oggi
è il tuo compleanno…auguri, Turi."
Scosse la testa violentemente, per scacciare dalla sua
mente il ricordo di quella vocetta argentina e il caldo abbraccio di
una
persona cara.
"Non festeggio mai il mio compleanno. Non ci trovo
nulla, per cui festeggiare."
"È il giorno in cui si nasce… mi sembra un ottimo
motivo per cui festeggiare."
Un sorso di caffè, e un altro sguardo tagliente.
"Bè, allora…di solito lo festeggio
al cimitero."
Aphrodite posò la caffettiera.
"Modo insolito, ma conoscendoti…" commentò,
cercando di farlo parlare.
"Conoscendomi?" ghignò Death. "Tu non sai
niente di me."
Palermo, 24 giugno
1989.
Una mattina come tante altre, in
una famiglia come tante altre.
In una casa, come tante altre.
"Sciabè, Turi,
Rita! (5) La colazione!" Anna
alzò la voce per farsi sentire dal
marito e dai figli, che ancora poltrivano nei loro letti nonostante le
nove fossero
passate da un pezzo.
Salvatore sentì i passetti
leggeri della sorella, attutiti dalle mattonelle del corridoio.
"Turi,
Turi, arruspigghiati ca' è tardu!"(6)
Aprì gli
occhi, lentamente,
avvertendo la sorellina che lo strattonava per la manica del pigiama,
cercando
di tirarlo giù dal letto.
"'Rita….lasciami
dormire, è domenica." replicò il bambino,
voltandole le spalle.
Ovviamente non contenta della
risposta, la bambina salì sul letto del fratello maggiore,
iniziando a
saltellare allegra.
"SUSITI!
(7)
"
gridò la bambina, saltandogli
addosso. "ANDIAMO, ANDIAMO!"
"Voglio dormire!"
Annarita smise di saltellare
e l'abbracciò, cambiando tattica.
"Oggi è il tuo
compleanno…" gli disse, baciandogli la guancia e guardandolo
dritto negli
occhi rossi senza averne paura. "…auguri, Turi."
Il 24 giugno.
Il suo compleanno.
Il suo settimo compleanno.
"…è vero." commentò,
ad alta voce.
"Cosa?"
"È il mio
compleanno…"
Annarita ridacchiò, della sua
risata solare e allegra.
"Te l'ho appena
detto!!!!" rise la bambina. "Papà dice che dopo la Messa
andremo a
prendere il gelato!"
Era un venerdì, le scuole
erano finite da un pezzo, e suo padre, evidentemente, quel giorno non
lavorava,
se li portava in giro.
Il gelato.
Di solito significava fare un
giro per Palermo, dopo la messa, fermarsi a pranzare nella solita
trattoria dove
andavano a festeggiare ogni ricorrenza, e infine, fermarsi in gelateria
per una
granita al latte di mandorla.
E, conoscendo Annarita, ciò
significava anche una bella sosta al parco giochi.
"Turi, Rita!" ripeté
Anna, richiamando i bambini.
Si scollò di dosso la
sorellina, quindi, dopo averla presa per mano, andò in
cucina con lei.
"Non interrompermi, pesciolino. O smetto qui."
Aphrodite spostò la tazza.
"Continua." lo esortò.
E Salvatore si perse
nell'abbraccio materno, quell'abbraccio caldo, che profumava di limone,
e
zagara, e mandorle, e nella carezza paterna, che arrivò,
puntuale, sulla sua
testa.
*
Saverio e Anna avevano
portato i bambini a messa, avevano pranzato nella loro trattoria
preferita, -dove,
a sorpresa, era arrivata anche una bella cassata, per il piccolo
Salvatore-, e
infine la sosta al parco giochi, dove Annarita si era fiondata subito
alle
altalene.
Aphrodite sorrise appena.
"E che fine ha fatto, quel bambino?"
Sguardo in tralice.
"È ancora vivo. Solo, all'epoca, gli feci saltare un
paio di denti. Gli ultimi denti da latte rimasti, tra l'altro."
Non fu difficile, ad Aphrodite, immaginarsi l'amico che,
da bravo fratello maggiore, difendeva la sorellina.
"E poi?" lo spronò.
"E poi… la fine."
Saverio si
girò, intravedendo
una bancarella di dolciumi.
"Dì, Tore." disse,
verso il figlio, prendendo il portafogli ed estraendo mille lire.
"Và a
prendere le caramelle, dai."
Salvatore, presa la
banconota, corse alla bancarella, guardando trasognato le file di
caramelle
colorate.
L'ultimo gesto felice della
sua infanzia.
Le urla straziate di Saverio,
e quelle terrorizzate di Annarita.
Sangue. Tanto, sangue.
"Mia madre ricevette una raffica alle gambe e mio
padre tentò di farle da scudo. Morirono insieme,
abbracciati. Crivellati di
piombo."
Un brivido scosse Aphrodite.
"…e Annarita?"
Sua sorella era un discorso a parte, il più doloroso
di tutti.
"ZITTA!" aveva sibilato
l'uomo, facendo fuoco.
"Perché? E lo chiedi a me? Non so cosa c'entrassero
mia sorella e mia madre, col lavoro di mio padre. Le hanno uccise
perché
moglie e figlia di un avvocato la cui unica colpa era stata quella di
vincere
una causa contro la malavita."
Aphro annuì.
"E il sicario?"
Death rise, della sua risata malefica.
"L'ho ucciso."
Aveva capito benissimo anche allora che uccidere il
sicario non li avrebbe riportati indietro, ma qualcosa, in lui, gli
aveva detto
di farlo.
Era stata la prima volta che il suo cosmo dorato si era
manifestato, anche se all'epoca era troppo piccolo per comprenderne il
significato, bambino solo e spaventato, da tutto quel sangue, e dagli
occhi
riversi di sua sorella.
Qualcosa, in lui aveva provato piacere, a uccidere quel
porco che ora giaceva in mezzo alla sabbia del parco giochi, occhi
sbarrati e
bocca aperta, il volto deformato, in un'orrida maschera di morte.
Aphrodite non disse nulla.
Chi aveva
salvato, lui?
Non Anna, sua
madre, che giaceva morta, a terra, nel suo sangue.
Non Saverio,
suo padre, morto su sua moglie, nel vano tentativo di farle da scudo.
Non Annarita,
sua sorella. Una bambina di soli sei anni, uccisa mentre giocava,
allegra,
sulle altalene.
E di certo, nemmeno sé stesso.
Salvatore era morto quel giorno, con la sua famiglia,
portandosi via la pietà, i buoni sentimenti, l'amore.
Tutto.
Aveva lasciato un guscio privo di qualsiasi caratteristica
positiva, un guscio sul quale aveva dipinto
una maschera malefica, diventando
uno
strumento di morte.
"Il resto lo conosci. Arrivò Sion, mi portò dal
maestro, e diventai quello che sono." disse DeathMask, scrollando le
spalle. "Un
assassino."
Si alzò da tavola, e, infilatosi una maglietta e un paio
di jeans, gli afferrò il braccio.
"Seguimi."
*
"Ma dai? Che intuito." sbottò Death, cercando
tra le lapidi. "Te l'ho detto, il mio compleanno lo festeggio qui."
"Speravo scherzassi."
"Non scherzo mai su queste cose."
Ed eccola, infine, la lapide che cercava.
Piccola, semplice, con le foto e i nomi. Nessun gingillo
strano e pacchiano, nessuna statua di santi, niente di niente.
Death posò un girasole, davanti a essa, passando la mano
sui volti dei suoi familiari, indugiando su sua sorella.
"In Italia non usate i crisantemi?"
"Rita adorava il giallo. E io odio i
crisantemi." gli rispose, burbero.
Due rose rosse comparvero nelle mani di Aphrodite, che le
posò accanto al girasole.
"Mi dispiace, Death." gli disse, una volta
tornati ad Atene.
"Dì, pesciolino." sbottò Death.
"Sì?"
"Se lo racconti in giro, ti scortico." l'ammonì
Death, precedendolo lungo la stradina che portava a Rodorio.
***
Lady Aquaria's corner.
Parto subito con le spiegazioni, poi, eventuali note mie
:)
1.
.…terza
vita.
Sia Death
che Aphro, infatti, muoiono la prima volta al Santuario, muoiono
durante Hades
durante la loro seconda, breve vita, ergo, questa è la terza.
2. God Dag: buongiorno, in svedese.
3.
Sabbenerica:
"Vossia
mi
binirica", o più
semplicemente Sabbenerica,
significa "Voi mi
possiate benedire con il
vostro saluto".
Si tratta di un saluto antico, usato fino all'inizio del secolo scorso,
e si
usava con le personalità importanti, o con gli anziani. Ora,
è usato anche tra
gli amici, a mò di scherzo.
4. Le cassatelle cui Death si riferisce, sono le "Cassatelle di Agira", sono dolci tipici della gastronomia ennese originari dell'omonima cittadina ma diffusi anche in gran parte della Sicilia orientale.
5. Sciabè, Turi, Rita: diminutivi di Saverio, Salvatore e Annarita.
Okay,
forse è un cliché trito e ritrito, ma Death, per
me ha un nome.
Umano.
Si chiama
Salvatore. Tra i tanti nomi siciliani che esistono, ho scelto quello
che mi
ispirava di più.
6.
"Turi, Turi, arruspigghiati ca' è
tardu!" traduzione: "…svegliati che è
tardi!"
7.
Susiti: alzati
e infine, il nome: dal nome tardo latino Salvator,
che, tratto dal verbo salvare,
significa letteralmente il salvatore, colui che salva.
Sono state date molte interpretazioni sulla vita di
DeathMask prima che diventasse l'assassino che conosciamo,
perciò come molti
altri colleghi, anche io ho voluto scrivere la mia versione dei fatti:
ammetto
che Death è forse OOC, ma stiamo parlando pur sempre di un
uomo, con i suoi
difetti, e le sue debolezze.
Vale^^
Lady Aquaria