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Autore: Lady Aquaria    28/09/2011    6 recensioni
Ancora non riusciva a spiegarsi perché detestasse così tanto il suo compleanno -Death era sempre molto stringato sulla sua vita prima del Santuario…un momento…era stringato su tutta la sua vita-, in fondo era il giorno della sua nascita, e la vita era un bene prezioso -soprattutto se era la tua terza vita…-
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Colui che salva, OS su DeathMask

Disclaimer:
Aphrodite e DeathMask, appartengono a Masami Kurumada.
Saverio, Anna e Annarita, appartengono invece a me.
La fic ovviamente non è scritta a scopo di lucro, perciò….buona lettura.
Vale^^
Lady Aquaria

P.S. Le righe scritte in rosso si riferiscono ai flashback di Death, ovviamente sul suo passato.

Colui che salva

 

24 giugno, mattina.
Aphrodite entrò nella quarta casa di soppiatto, azzerando il cosmo, recando con sé un pacchettino perfettamente incartato, ben sapendo che il suo collega male avrebbe accettato il suo regalo.
Ancora non riusciva a spiegarsi perché detestasse così tanto il suo compleanno -Death era sempre molto stringato sulla sua vita prima del Santuario…un momento…era stringato su tutta la sua vita-, in fondo era il giorno della sua nascita, e la vita era un bene prezioso -soprattutto se era la tua terza vita…- .(¹)
Scosse la testa.
Quell'uomo rimaneva un mistero, anche per lui.

Death socchiuse gli occhi, fissando le cifre nere intermittenti della sveglia a led sul comodino.
"Minchia, che palle." esclamò.
Sapeva anche troppo bene che giorno fosse.
Il 24 giugno.
"Un altro fottuto 24 giugno." aggiunse, passandosi le mani nei capelli grigi.
Il ventinovesimo fottuto 24 giugno.
Si alzò dal letto, deciso a trascorrere quella giornata come tutte le altre, senza nulla di speciale.
Una doccia e un caffè, il giornale, un giro per Rodorio e di nuovo a casa, a mangiare uno stupido piatto surgelato. Quindi, a dormire, in attesa dell'indomani.
Appena varcata la soglia della cucina, con indosso solo l'asciugamano intorno ai fianchi, trovò Aphrodite che armeggiava con la moka.
"God dag.( ²)" lo salutò Aphrodite, allegramente.
"Sabbenerica.(³)" replicò DeathMask, frugando nel sacchetto di carta bianca, di quelli da pasticceria, che aveva portato Aphro.
Sollevò lo sguardo quel tanto che bastava a guardarlo in faccia, appena si accorse di lui, che lo guardava.
"Cu fu?"
"Credo di non aver afferrato il senso del termine che hai appena detto." rispose Aphrodite, la moka sollevata a mezz'aria.
"Sabbenerica. È un antico saluto siciliano, che deriva da Vossia mi benedica."
L'altro chiuse la caffettiera e la mise sul fornello.
"Oh. Siamo arrivati a questi livelli, noi due?"
"Ma no, scimunito. Adesso si usa anche tra amici…" disse Death. "Mi devi spiegare dove hai trovato le cassatelle (4), qui, ad Atene."
"Non ad Atene. A Enna." rispose Aphrodite, scrollando le spalle.
"Enna? Sei stato in Sicilia? E quando?"
"Un'oretta fa, quel tanto che bastava per comprarti i dolci e tornare qui."
Death addentò con gusto uno dei dolci, prima di intravedere quel pacchetto incartato.
"E questo…coso?" sibilò DeathMask, pronunciando la parola "coso" con rabbia.
"È un regalo per te, ovviamente." replicò Aphrodite. "Zuccone."
"Perché? "
Lo svedese lo guardò, stranito.
"Oggi è il 24 giugno. È il tuo compl-…"
"Non. Una. Parola." lo zittì, rabbioso. "Per me è un giorno come tanti altri."
"Ma è il tuo compleanno!" ripeté Aphrodite, insistendo.
"Oggi è il tuo compleanno…auguri, Turi."
Scosse la testa violentemente, per scacciare dalla sua mente il ricordo di quella vocetta argentina e il caldo abbraccio di una persona cara.
"Non festeggio mai il mio compleanno. Non ci trovo nulla, per cui festeggiare."
"È il giorno in cui si nasce… mi sembra un ottimo motivo per cui festeggiare."
Un sorso di caffè, e un altro sguardo tagliente.
"Bè, allora…di solito lo festeggio al cimitero."
Aphrodite posò la caffettiera.
"Modo insolito, ma conoscendoti…" commentò, cercando di farlo parlare.
"Conoscendomi?" ghignò Death. "Tu non sai niente di me."

 
Palermo, 24 giugno 1989.
Una mattina come tante altre, in una famiglia come tante altre.
In una casa, come tante altre.
"Sciabè, Turi, Rita!
(5) La colazione!" Anna alzò la voce per farsi sentire dal marito e dai figli, che ancora poltrivano nei loro letti nonostante le nove fossero passate da un pezzo.
Salvatore sentì i passetti leggeri della sorella, attutiti dalle mattonelle del corridoio.

"Turi, Turi, arruspigghiati ca' è tardu!"(6)
Aprì gli occhi, lentamente, avvertendo la sorellina che lo strattonava per la manica del pigiama, cercando di tirarlo giù dal letto.
"'Rita….lasciami dormire, è domenica." replicò il bambino, voltandole le spalle.
Ovviamente non contenta della risposta, la bambina salì sul letto del fratello maggiore, iniziando a saltellare allegra.

"SUSITI! (7) " gridò la bambina, saltandogli addosso. "ANDIAMO, ANDIAMO!"
"Voglio dormire!"
Annarita smise di saltellare e l'abbracciò, cambiando tattica.
"Oggi è il tuo compleanno…" gli disse, baciandogli la guancia e guardandolo dritto negli occhi rossi senza averne paura. "…auguri, Turi."
Il 24 giugno.
Il suo compleanno.
Il suo settimo compleanno.
"…è vero." commentò, ad alta voce.
"Cosa?"
"È il mio compleanno…"
Annarita ridacchiò, della sua risata solare e allegra.
"Te l'ho appena detto!!!!" rise la bambina. "Papà dice che dopo la Messa andremo a prendere il gelato!"
Era un venerdì, le scuole erano finite da un pezzo, e suo padre, evidentemente, quel giorno non lavorava, se li portava in giro.
Il gelato.
Di solito significava fare un giro per Palermo, dopo la messa, fermarsi a pranzare nella solita trattoria dove andavano a festeggiare ogni ricorrenza, e infine, fermarsi in gelateria per una granita al latte di mandorla.
E, conoscendo Annarita, ciò significava anche una bella sosta al parco giochi.
"Turi, Rita!" ripeté Anna, richiamando i bambini.
Si scollò di dosso la sorellina, quindi, dopo averla presa per mano, andò in cucina con lei.


"Una bella famiglia felice." commentò Aphrodite, senza intonazione particolare, e naturalmente, senza traccia di ironia. Sentiva, che il peggio doveva ancora arrivare.
"Non interrompermi, pesciolino. O smetto qui."
Aphrodite spostò la tazza.
"Continua." lo esortò.

"Buon compleanno, Turiddu." lo accolse Anna, stringendolo a sé, baciando i capelli del suo bel bimbo.
E Salvatore si perse nell'abbraccio materno, quell'abbraccio caldo, che profumava di limone, e zagara, e mandorle, e nella carezza paterna, che arrivò, puntuale, sulla sua testa.

*

La mattinata era trascorsa esattamente come previsto.
Saverio e Anna avevano portato i bambini a messa, avevano pranzato nella loro trattoria preferita, -dove, a sorpresa, era arrivata anche una bella cassata, per il piccolo Salvatore-, e infine la sosta al parco giochi, dove Annarita si era fiondata subito alle altalene.

"Rita adorava le altalene e detestava lo scivolo perché una volta, lo ricordo come fosse ieri, si era rotta un piede. Un bambino l'aveva spinta e lei era caduta indietro, incastrandosi nella scaletta." spiegò DeathMask.
Aphrodite sorrise appena.
"E che fine ha fatto, quel bambino?"
Sguardo in tralice.
"È ancora vivo. Solo, all'epoca, gli feci saltare un paio di denti. Gli ultimi denti da latte rimasti, tra l'altro."
Non fu difficile, ad Aphrodite, immaginarsi l'amico che, da bravo fratello maggiore, difendeva la sorellina.
"E poi?" lo spronò.
"E poi… la fine."

 
Saverio si girò, intravedendo una bancarella di dolciumi.
"Dì, Tore." disse, verso il figlio, prendendo il portafogli ed estraendo mille lire. "Và a prendere le caramelle, dai."
Salvatore, presa la banconota, corse alla bancarella, guardando trasognato le file di caramelle colorate.
L'ultimo gesto felice della sua infanzia.

Uno, due, dieci, cento spari.
Le urla straziate di Saverio, e quelle terrorizzate di Annarita.
Sangue. Tanto, sangue.

"Hai visto tutto?" domandò Aphrodite, attestando l'ovvio.
"Mia madre ricevette una raffica alle gambe e mio padre tentò di farle da scudo. Morirono insieme, abbracciati. Crivellati di piombo."
Un brivido scosse Aphrodite.
"…e Annarita?"
Sua sorella era un discorso a parte, il più doloroso di tutti.

Il sacchetto delle caramelle ancora stretto in mano, Salvatore vide l'uomo, che, mitra in mano, si girava verso la bambina.
"ZITTA!" aveva sibilato l'uomo, facendo fuoco.

"Perché?" domandò Aphrodite, in un sussurro.
"Perché? E lo chiedi a me? Non so cosa c'entrassero mia sorella e mia madre, col lavoro di mio padre. Le hanno uccise perché moglie e figlia di un avvocato la cui unica colpa era stata quella di vincere una causa contro la malavita."
Aphro annuì.
"E il sicario?"
Death rise, della sua risata malefica.
"L'ho ucciso."
Aveva capito benissimo anche allora che uccidere il sicario non li avrebbe riportati indietro, ma qualcosa, in lui, gli aveva detto di farlo.
Era stata la prima volta che il suo cosmo dorato si era manifestato, anche se all'epoca era troppo piccolo per comprenderne il significato, bambino solo e spaventato, da tutto quel sangue, e dagli occhi riversi di sua sorella.
Qualcosa, in lui aveva provato piacere, a uccidere quel porco che ora giaceva in mezzo alla sabbia del parco giochi, occhi sbarrati e bocca aperta, il volto deformato, in un'orrida maschera di morte.

"Salvatore, colui che salva. Una grandissima beffa, ecco cos'e il mio nome." commentò Death,
Aphrodite non disse nulla.
Chi aveva salvato, lui?
Non Anna, sua madre, che giaceva morta, a terra, nel suo sangue.
Non Saverio, suo padre, morto su sua moglie, nel vano tentativo di farle da scudo.
Non Annarita, sua sorella. Una bambina di soli sei anni, uccisa mentre giocava, allegra, sulle altalene.
E di certo, nemmeno sé stesso.
Salvatore era morto quel giorno, con la sua famiglia, portandosi via la pietà, i buoni sentimenti, l'amore.
Tutto.
Aveva lasciato un guscio privo di qualsiasi caratteristica positiva, un guscio sul quale aveva dipinto una maschera malefica, diventando uno strumento di morte.
"Il resto lo conosci. Arrivò Sion, mi portò dal maestro, e diventai quello che sono." disse DeathMask, scrollando le spalle. "Un assassino."
Si alzò da tavola, e, infilatosi una maglietta e un paio di jeans, gli afferrò il braccio.
"Seguimi."

*

 "Mi hai portato in un cimitero?"
"Ma dai? Che intuito." sbottò Death, cercando tra le lapidi. "Te l'ho detto, il mio compleanno lo festeggio qui."
"Speravo scherzassi."
"Non scherzo mai su queste cose."
Ed eccola, infine, la lapide che cercava.
Piccola, semplice, con le foto e i nomi. Nessun gingillo strano e pacchiano, nessuna statua di santi, niente di niente.
Death posò un girasole, davanti a essa, passando la mano sui volti dei suoi familiari, indugiando su sua sorella.
"In Italia non usate i crisantemi?"
"Rita adorava il giallo. E io odio i crisantemi." gli rispose, burbero.
Due rose rosse comparvero nelle mani di Aphrodite, che le posò accanto al girasole.
"Mi dispiace, Death." gli disse, una volta tornati ad Atene.
"Dì, pesciolino." sbottò Death.
"Sì?"
"Se lo racconti in giro, ti scortico." l'ammonì Death, precedendolo lungo la stradina che portava a Rodorio.

 

***

 

Lady Aquaria's corner.
Parto subito con le spiegazioni, poi, eventuali note mie :)

1.   .…terza vita.
Sia Death che Aphro, infatti, muoiono la prima volta al Santuario, muoiono durante Hades durante la loro seconda, breve vita, ergo, questa è la terza.

2.   God Dag: buongiorno, in svedese.

3.   Sabbenerica:  "Vossia    mi    binirica", o    più   semplicemente Sabbenerica, significa "Voi mi
possiate   benedire   con   il   vostro   saluto". Si tratta di un saluto antico, usato fino all'inizio del secolo scorso, e si usava con le personalità importanti, o con gli anziani. Ora, è usato anche tra gli amici, a mò di scherzo.

4.   Le cassatelle cui Death si riferisce, sono le "Cassatelle di Agira", sono dolci tipici della gastronomia ennese originari dell'omonima cittadina ma diffusi anche in gran parte della Sicilia orientale.

5.   Sciabè, Turi, Rita: diminutivi di Saverio, Salvatore e Annarita.

Okay, forse è un cliché trito e ritrito, ma Death, per me ha un nome.
Umano
.
Si chiama Salvatore. Tra i tanti nomi siciliani che esistono, ho scelto quello che mi ispirava di più.

6.   "Turi, Turi, arruspigghiati ca' è tardu!" traduzione: "…svegliati che è tardi!"

7.   Susiti: alzati
e infine, il nome: dal nome tardo latino Salvator, che, tratto dal verbo salvare, significa letteralmente il salvatore, colui che salva.

Detto ciò, le mie umili note.
Sono state date molte interpretazioni sulla vita di DeathMask prima che diventasse l'assassino che conosciamo, perciò come molti altri colleghi, anche io ho voluto scrivere la mia versione dei fatti: ammetto che Death è forse OOC, ma stiamo parlando pur sempre di un uomo, con i suoi difetti, e le sue debolezze.
Vale^^

Lady Aquaria

   
 
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