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Autore: Ron96    28/09/2011    2 recensioni
L'umanità alla fine ha sempre il sopravvento sulla malvagità...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mary non doveva morire.
 
L'uomo era seduto davanti ad una scrivania. In mano reggeva un libro, dalla copertina in cuoio. 
La sedia di mogano cigolò quando si mosse. 
Il suo pensiero andava spesso alla moglie. 
 
Mary...
 
Quando pensò ai suoi lunghi capelli biondi... ai suoi occhi di un blu sbalorditivo... lacrime di dolore scavarono solchi sulle guance dell'uomo.
 
Mary...
 
Mancava ormai da 10 anni. Non passava un giorno senza che il cuore del marito fosse trafitto da un pugnale di dolore. Un dolore che gli mozzava il fiato. Un dolore che esigeva solo una cosa.
Sangue.
Il sangue del bastardo che gli aveva portato via la sposa. 
 
L'uomo fu trafitto da un'altra pugnalata, ricordando il momento in cui Mary era morta tra le sue braccia.
Insanguinata, gli aveva detto: "James..... ti amo.". Ed era morta. 
Il suo spettro aleggiava ancora in quella casa... o almeno così credeva James. Ogni tanto scorgeva l'orlo della sua lunga tunica che girava dietro un angolo.
 
Per 10 anni aveva lavorato giorno e notte per trovare l'uomo che gli aveva portato via la moglie. Quando l'ebbe trovato, poté finalmente dedicarsi alla parte più difficile. Negli ultimi mesi lo aveva pedinato, per scoprire un momento in cui attuare la su vendetta. 
Ogni giorno faceva chilometri su chilometri in macchina, seguendo quell'uomo. Ormai era pronto.
 
Iniziò in una notte.
 
James uscì di casa. Era tranquillo. La sua mente era fredda. Lavorava frenetica, pensando ad ogni possibile implicazione del suo gesto. Pensando al suo piano.
 
Accese la macchina, e guidò fino ad un palazzo basso. L'intonaco si stava staccando. Alcuni frammenti penzolavano inerti lungo la facciata. 
In questo palazzo c'era un bar. 
Era un luogo squallido, in cui circolava qualunque tipo di commercio, dalle droghe alla prostituzione. La gestione spendeva tantissimo denaro per corrompere la polizia. 
Quando James entrò, alcuni occhi si alzarono pigramente dai boccali di birra per guardarlo attentamente. Erano occhi stanchi, arrossati. 
James individuò subito chi stava cercando. Era chino su un cocktail, che gustava pigramente. 
James gli si avvicinò lentamente, stampandosi in faccia un espressione assonnata, assente. Si sedette accanto a lui, e ordinò un Manahattan. Il barista prese un bicchiere lercio da uno scaffale, lo pulì alla bene e meglio e lo riempì fino all'orlo di liquido rossastro.
Lo assaggiò: era disgustoso. 
Sospirò. Una voce alle sue spalle ad un tratto gli parlò.
"Giornataccia?".
Era una voce profonda, crudele e beffarda. James si voltò e vide l'uomo che stava cercando. Gli sorrideva, mostrandogli una formidabile  collezione di denti bianchissimi. 
"Sì. Il mio è un lavoro ingrato.".
"Che lavoro?".
"Sono un insegnante. E te? Che lavoro orribile fai per permetterti di venire in questo buco?". Il barista gli sferrò un'occhiata assassina.
"Sono un dirigente. Di soldi ne ho palate. Ma li uso per altri affari...". Concluse il discorso con una nota strana, quasi come se volesse dire: "Ti piacerebbe essere al mio posto, eh? Dai, vieni a vedere... Ho talmente tanta roba da farti dimenticare ogni tuo problema...".
James colse al volo l'occasione.
"Che affari?".
"Un po' di questo... un po' di quell'altro.... Ti va di rifarti gli occhi?".
"Certo.".
L'uomo condusse James in una stanzetta angusta. Le pareti erano incrostate di muffa. Era la sua occasione. 
Tirò fuori un pugnale e lo affondo nella schiena dell'uomo, che urlò. Era un urlo formidabile, disumano, che gli riempì i timpani. Il piacere che provò fu immenso. Un piacere perverso... insostituibile.
Affondò il pugnale numerose volto in ogni lembo di carne che riuscì a trovare. Alla fine, quando fu certo che l'uomo era morto, si accasciò sulla parete, ansimante.
 
Mary...
 
Finalmente l'aveva vendicata. Finalmente quello che sognava da 10 anni si era avverato. Scoppiò in una risata isterica. 
Ora doveva fuggire. Si rivestì, sostituendo gli abiti sporchi di sangue. Fece attenzione a non lasciare tracce. Prese il pugnale e, dopo averlo pulito minuziosamente, se lo mise in tasca. 
Uscì da dove era entrato, tentando di assumere un comportamento tipico di chi è ubriaco. Uscì barcollando, attraversò la sala, ed uscì dal locale. Alle sue spalle si levarono imprecazioni, avevano trovato il corpo.
James arrancò verso casa. Una volta arrivato, si buttò sul letto, e si addormentò all'istante.
 
Mary...
 
Il mattino dopo, quando si svegliò, si sentì stranamente svuotato. 
Alle sue spalle sentì un fruscio, e gli parve di vedere l'uomo che aveva ucciso. 
Urlò e saltò giù dal letto, ma l'apparizione era scomparsa.
Questi episodi si ripeterono per giorni, settimane, mesi, finché James, stanco, aveva tentato di uccidersi tagliandosi le vene.
Era stato però soccorso, e condotto in un istituto psichiatrico.
 
Mary....
 
L'istituto era strano. Le pareti totalmente bianche gli davano un'atmosfera spettrale.
 
La vita procedeva monotona. 
Una notte, il dolore lo travolse. Pensò all'uomo che aveva ucciso, ad ogni singolo colpo che gli aveva inferto. Al coltello che passava la carne, la resistenza delle ossa. Pensò alla sposa. Non sarebbe ritornata. Mai. Non l'avrebbe mai più rivista. Mai. A cosa era servito strappare una vita?
Impazzì. Parlava con frasi sconnesse, incomprensibili. 
 
Mary...
 
Sognò la moglie. Era in un giardino soleggiato. Sorrideva. Si portò al naso un fiore, blu come i suoi occhi...
Quando James si svegliò, pianse come non aveva mai fatto prima. 
Prese un lembo del lenzuolo, e lo annodò ad una trave che sporgeva dal soffitto. Ne fece un cappio.
Se lo mise al collo, e si mise in piedi sopra una sedia.
 
La luce saltò all'improvviso.
 
I dottori che erano nel corridoio, davanti alla cella di James, udirono in lontananza un tonfo sordo...
 
Mary...
-/-/-/-/-/-/
 
Note dell'autore
 
Ecco qui. Il mio primo horror... se così si può definire. 
Spero vi piaccia, e, mi raccomando, recensite! 
  
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