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Autore: Fire Soul    29/09/2011    12 recensioni
Questa storia ha ottenuto il SECONDO POSTO al CONTEST ANTI - USAGI sul forum di Efp:"Quando il pairing canon ha dato assuefazione" indetto da Setsuna (Veronica85).
Ho scelto di scrivere sulla coppia canon Naru/Nephrite. Questa shot si rifà, in parte, alla puntata 026 “La forza dell’amicizia.” In quella puntata Nina si trova al cimitero con Ubaldo e Bunny, mentre nella mia shot si reca lì da sola.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Shitennou/Generali
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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2° CLASSIFICATO:
" Bacio d'addio" di dudy.
Sintassi e grammatica: 9,5/10
Caratterizzazione dei personaggi (IC): 8/10
Originalità: 8/10
Stile: 9/10
Gradimento personale: 9/10
Totale: 43,5/50
Questa fan fiction mi ha molto colpito devo dire: è molto delicata, i sentimenti e le sensazioni di Naru sono chiaramente percepibili. Non ho dato il massimo in grammatica perché vi sono alcuni errori di battitura, (“sulla MAI pelle” o “guancie” anziché “guance”) un congiuntivo messo dove non va e un indicativo al posto di un congiuntivo. Nel complesso è comunque ben scritta, gradevole da leggere e mi ha fatto apprezzare molto un pairing che a dirti la verità non avevo mai considerato granché, ritenendo Naru un personaggio insignificante. Invece in questa storia mi è piaciuta davvero moltissimo ed è stata molto bella anche la scena finale, davvero complimenti.

Oggetto: Anti-Usagi Contest indetto da Veronica85 (Setsuna)
Autore:  Dudy
Titolo: Bacio d’addio
Personaggi e Pairing scelto: coppia canon Nina/Nevius
Rating: Verde
Avvertimenti: One shot, Missing moments, What if?
Note (facoltativo): ho deciso di descrivere i personaggi dell’anime (della messa in onda italiana). Questa shot si rifà, in parte, alla puntata 026 “La forza dell’amicizia.” In quella puntata Nina si trova al cimitero con Ubaldo e Bunny, mentre nella mia shot si reca lì da sola.



BACIO D’ADDIO


Non so perché, dopo circa una settimana, ho deciso di uscire e cercare di svagarmi un po’. Ho camminato con un passo lento e quasi stanco. Non riuscivo ad alzare le mie gambe dal suolo: era come se le sentissi pesanti, era come se qualcuno avesse legato dei pesanti macigni alle mie caviglie.

Mi sono fermata … Davanti a me vedo solo un viale alberato, pieno di cipressi. Inizio a seguirlo: so già dove mi porterà eppure non m’importa. Un vento caldo e forte mi colpisce all’improvviso facendo entrare dei granelli di polvere nei miei occhi tristi e arrossati dal pianto. Esito per alcuni istanti …

Per attimo penso che in questo vento ci sia tu, che ci sia la tua anima; per un attimo penso che tu voglia impedirmi di continuare a camminare lungo questa strada che mi condurrà in un luogo desolato e afflitto.

Che stupida! Ogni inezia mi ricorda i tuoi occhi, il tuo sguardo, il tuo volto … Come ho potuto pensare che tu fossi ancora qui con me? Come ho potuto pensare che tu fossi tornato per proteggermi e non farmi soffrire?  Ormai non ci sei più … Mi hai lasciato per sempre …
 
 
Cammino sola in questo cimitero: ci sono solo tante lapidi a farmi compagnia. Le foto su di esse sembrano squadrarmi in modo serio e austero e, per questo, un po’ m’incutono timore e mi spaventano. Alcune di esse sono così fredde e nude: forse i parenti, gli amici di queste persone hanno preferito dimenticarle per sempre.                                                              

Altre mi appaiono più variopinte e colorate perché piene di fiori freschi: penso che, forse, queste persone siano state buone in vita e continuano a essere ricordate anche da morte.

Guardandole non posso fare a meno di pensare a te.

Sulla tua tomba non ci saranno né fiori, né una foto. Nessuno, guardando la tua lapide potrà capire se sei stato una persona buona o cattiva; nessuno, guardando la foto potrà riconoscerti. Perché non ci sarà. La tua tomba non esisterà mai.

Le mie guance iniziano a essere bagnate e umide. Sulle mie labbra avverto il sapore salmastro delle mie lacrime.

Non avrei mai pensato che sarebbe andata a finire così. Perché? Perché mi hai abbandonato? Perché mi ha lasciato da sola?

Le mie gambe iniziano a cedere. Sento che non riescono più a reggere il peso del mio corpo stanco e debilitato. È da una settimana che non esco di casa, che non mangio, che non parlo con qualcuno, che non dormo bene … Mi accascio al suolo: la mia gonna arancio, mossa dal vento, si alza e le mie ginocchia ricadono su quest’erba, inumidita dalla rugiada del mattino, colorandosi di un verde aspro e acerbo. Le lacrime non smettono di rigare il mio volto: non vogliono smettere di uscire dai miei occhi.

Stringo tra le mani dei ciuffi di erba che, frantumandosi nei miei pugni, le tingono di un verde forte e deciso, proprio come quello che c’è sulle mie ginocchia.

Mi alzo in piedi cercando di ripulirmi le gambe e il viso ma le mie mani, ormai sporche, continuano a macchiare tutto ciò che tocco. Il mio corpo è ricoperto di macchie verdastre. Come il tuo, quella sera in cui mi hai abbandonato per sempre. Le tue, però, erano macchie di ferite che non si sarebbero mai potute chiudere, di ferite che resteranno per sempre impresse nella mia mente. Ferite che ti hanno privato della tua anima. Le mie, invece, saranno lavate via in pochi secondi.

Presa ancora dallo sconforto m’inginocchio ancora su questo suolo morto e desolato, stringendo i pugni.

È questo l’ultimo ricordo che ho di te … I tuoi occhi blu sofferenti; i tuoi lunghi capelli mogano bruciati dalle scosse elettriche che ti privavano della tua energia; le tue labbra, socchiuse, che cercavano di infondermi speranza attraverso la tua flebile voce; il tuo corpo, ormai esamine, ricoperto da sangue verde, che pian piano cominciava a scomparire …

Inizio a piangere, ancora ricordando quel momento … Piango, ininterrottamente, da una settimana. So che non mi servirà, so che non riuscirò a sentirmi meglio. Eppure, in questo momento, è l’unica cosa che riesco a fare. Comincio a estirpare, in modo smanioso e rabbioso, l’erba di questo cimitero gettandomela addosso.

Strappo, piango, urlo! Sbatto i miei pugni: “Perché mi hai abbandonato?”

Ricado esausta sul terreno che, intorno a me, è ormai spoglio e nudo. Chiudo gli occhi, affaticati e ancora colmi di pianto.

“Non avrei mai voluto lasciarti da sola …”

Spalanco gli occhi … Non può essere la sua voce … Mi rialzo, velocemente, guardandomi attorno. Non c’è nessuno: sono sola.

“Ma allora … Quella voce … Nevius … Eri proprio tu? Mi sarò addormentata, per pochi istanti, e devo averti sognato …
Sarà meglio che me ne torni a casa e mi dia una ripulita …”

Cerco nella mia borsa un fazzoletto per asciugare il mio volto e per ripulirmi dal terreno. Non riesco a trovarlo e, mentre frugo freneticamente, qualcosa attira la mia attenzione: la benda. Quel pezzo color arancio del mio pigiama con cui ho voluto fasciarti la ferita e che è l’unica cosa che non si è dissolta quando tu sei andato via.

La stringo tra le mani, la bacio, e me la passo sul viso, quasi come se volessi farmi accarezzare da lei. Quasi come se, quel pezzo di stoffa, potesse ricordarmi il contatto della tua mano con la mia pelle.

Sento di nuovo un vento intenso e afoso che mi colpisce. È accogliente: sembra che voglia rincuorarmi. Sento che mi abbraccia e mi scalda il cuore. Mi accarezza i capelli e sento che mi sussurra: “Perdonami Nina …”

Mi volto di scatto e il vento mi colpisce in faccia per poi andarsene.

“Era ancora la tua voce, l’ho sentita … Credo di essere impazzita …”

Inizio a camminare, abbandonando quel viale alberato e solitario.
 

 
Mia madre ha voluto portarmi nella nostra casa vicino al lago per qualche giorno. Ha pensato che l’aria di campagna potesse lenire le mie sofferenze. Mi vedeva triste, assente, e ha voluto fare qualcosa per me. Non so se questo servirà, se mi farà sentire meglio, ma la ringrazio perché non mi ha chiesto spiegazioni. Forse un giorno le racconterò tutto: soprattutto, dovrei spiegarle perché, ultimamente, mi comportavo in modo strano. Non penso che capirebbe, che mi crederebbe … Ma, in fondo, chi potrebbe farlo?

Dopo aver camminato per una decina di minuti, mi ritrovo davanti al cancello di casa. Lo apro, con le mie mani indolenzite, e mi dirigo verso il giardino che si trova dietro la casa. C’è una panchina di legno che in questi giorni è stata l’unica testimone delle mie lacrime, delle mie sofferenze e della mia tristezza. Mi siedo portando le ginocchia ancora sporche al petto e le cingo con le braccia, come se volessi chiudermi in un guscio.

Sento, ancora una volta, l’avvicinarsi di quel vento caldo e rassicurante. È come se mi stesse accarezzando i capelli, le guance, le labbra … Continuo a guardare dritta di fronte a me: si vede il lago in lontananza, contornato da bellissime macchie di rosa: segno che i ciliegi sono in fiore e che la primavera è ormai alle porte.

Ripenso al cimitero, luogo così triste e spoglio, pieno di cipressi che gli conferiscono un aspetto ancora più tetro e lugubre.

“Non ti sarebbe piaciuto essere seppellito lì, Nevius. Avresti preferito ... Anzi, preferirai sicuramente questo …”

Decido di andare al parco vicino al lago, quello pieno di alberi di ciliegio che ho visto prima in lontananza. Quelli ti sarebbero sicuramente piaciuti, ne sono certa. Non ho potuto fare niente per salvarti ma posso fare qualcosa per ricordarti: sempre.
 

Entro nel parco: il profumo di questi alberi così allegri e vivaci mi scalda il cuore. Un piccolo sorriso compare sulle mie labbra e sento ancora quel vento che me le accarezza e passa oltre.

Mi addentro nel parco e mi fermo sotto un ciliegio. Inizio a scavare una piccola buca con le mani, sporcandomi ancora di terra. Ma non m’importa.

Prendo la benda, l’unica cosa che quella notte non si è dissolta nel nulla come il tuo corpo. La alzo davanti ai miei occhi e continuo a fissarla …

La poso piano nella piccola apertura che ho creato e, con movimenti circolari e svelti, la ricopro completamente.

M’inginocchio, alzando lo sguardo verso quest’albero che mi trasmette serenità. Sento ancora una volta quel vento caldo che, prepotente, ne muove la chioma facendo cadere qualche foglia. Sarà questa la tua tomba, sarà qui che io potrò pregare, sarà qui che io potrò ricordarti per sempre.

Congiungo i palmi delle mie mani sporche e impiastricciate di fango e terriccio.  Chiudo gli occhi pensando a te, al tuo volto, ai tuoi occhi …

Le lacrime non tardano a uscire ed io prego con insistenza: prego per te, perché possa, almeno, riuscire a salvare la tua anima.
 

*“E le mie mani innalzerò verso di te
cantandoti una preghiera …

Ancora non sapeva amare perché lo vuoi insieme a te?

Signore mio, ascoltami se puoi.
Signore mio al mondo ho solo lui.
Signore mio è per amore che t'imploro,
a mani giunte, ti scongiuro dimmi che non sarà vero.
Signore mio!

Ma le sue mani non sento più stringersi a me …
Amore mio.....”

 

“Mi manchi così tanto Nevius!”

“Sarò sempre con te piccola Nina …”

Una voce: la tua voce! Questa volta l’ho sentita Nevius.  Sei tu! Sono sicura di non sbagliarmi. Mi volto di scatto, pensando e sperando che tu, all’improvviso, appaia alle mie spalle.

Non ci sei … Non sei qui con me! Allora perché continuo a sentire la tua voce?

Sono forse impazzita?  Sto diventando pazza, lo so … Abbasso lo sguardo, rassegnata. Decido di ritornare a casa per riposare e schiarirmi le idee.

Mi accarezzo le braccia, mentre cerco di raccogliere le forze per rialzarmi da terra. Una lieve brezza mi accompagna durante tragitto verso casa, ricordandomi che la sera inizia a calare …
 
 
Faccio un bagno caldo, strofinando con forza la spugna sulle macchie verdastre presenti sulla mia pelle. Le mie lacrime si confondono con l’acqua bollente del getto. Affondo le unghie nella mia carne, fino a farmi male. Piango, mi graffio: i segni diventano più evidenti. Sbatto i palmi delle mani sul bordo marmoreo della vasca.  Urlo: “ Perché? Perché?”

Mi rivesto, infilando il pigiama, con gli occhi ancora colmi di lacrime. M’infilo sotto le coperte … Forse, neanche questa notte riuscirò a dormire.

Mi volto verso la finestra, chiudendo gli occhi e ricordando il paesaggio che si trova oltre questi vetri. C’è verde, tanto verde … E poi, in fondo, c’è il parco. Quel parco che ospita il tuo ricordo.

“Domani ti porterò dei fiori, Nevius … E ti racconterò tutto di me, in fondo non ci conoscevamo abbastanza … Anche se mi è sempre bastato … Mi è bastato guardarti negli occhi: nonostante tutte le bugie, le apparenze, gli inganni io continuavo a fidarmi di te! Mi ero illusa che tutto potesse andare nel verso giusto, che tutto sarebbe diventato normale … Mi hai lasciato prima che potessi aiutarti a cambiare, prima che potessi insegnarti ad amare …”

Un rumore mi distrae da questi pensieri. La piccola lampada che c’è sulla mia scrivania, sulla destra della camera si accende.

Tiro le coperte per coprirmi gli occhi: ho paura. Mi nascondo sotto di esse: sono spaventata! Qualche altro malvagio sarà venuto a uccidere anche me ed io, finalmente, potrò raggiungerti.

“Piccola Nina … Non avere paura sono io! Guarda ti prego …”

“Nevius?” Scendo dal letto, ti cerco. Non ci sei. Guardo in tutte le direzioni cercandoti in questa stanza così vuota e fredda.

Qualcosa attira la mia attenzione: sulla scrivania c’è qualcosa che si muove. La matita, che spesso uso per scarabocchiare i miei quaderni, sta scrivendo da sola …

Continuo a guardarmi intorno … Che significa tutto questo?

“Nevius, Nevius! Se sei davvero tu, ti prego! Fammi capire!”

“Leggi il foglio Nina … Sto scrivendo per te …”

Mi siedo accanto al tavolo, fissando la matita che continua a muoversi velocemente davanti ai miei occhi, e inizio a leggere a voce alta:

“Piccola Nina,
oggi ho cercato di mettermi in contatto con te parecchie volte. Ho cercato di farti sentire la mia presenza: ero io quel vento che ti abbracciava, che ti stringeva, che ti accarezzava. Avrei voluto farlo prima, quando le mie mani avrebbero potuto ancora percepire il contatto con la tua pelle ...
So che stai soffrendo. Non avrei mai voluto lasciarti, almeno non adesso. Adesso che avevo imparato ad aprirmi con te, che avevo imparato ad amare.       
Hai sempre pensato che potessi diventare una persona migliore, nonostante io continuassi a riempirti di bugie. Hai guardato bene dentro il mio cuore e sei riuscita a ignorare la mia falsità, rendendola insignificante, soprattutto se confrontata con tutto l’amore che mi offrivi ogni giorno.                                                                                                    
Ti prego, non essere triste! Sei circondata da amore: hai la tua famiglia, i tuoi amici. Non abbatterti, loro ti aiuteranno. Ti vogliono bene e ti saranno vicini. Anch’io ci sarò sempre …Veglierò sempre su di te.
Domani vai in quel bar e mangia la torta al cioccolato che ti piace tanto. Ci sarò anch’io accanto a te, come ti avevo promesso quella notte. E questa non è una bugia: è la verità! Credimi Nina!”


“Adesso devo andare … Ti amo Nina! Avrei dovuto dirtelo quando ancora ero in vita …”

È la tua voce: mi scalda il cuore. Anch’io ti amo …

“Nevius … Ti prego! Non lasciarmi! Resta ancora con me!”

Mi alzo dalla sedia, cominciando a muovermi tentoni. Ti cerco! Sento che sei qui con me ma non posso vederti.

Avverto ancora una volta la tua presenza attraverso quel vento caldo e rassicurante che mi ha accompagnato durante questa lunga giornata. Inizio a tastare l’aria, quando improvvisamente mi accorgo che le mie mani sono diventate pesanti e stringono qualcosa che non vedo ma che riesco a percepire.

“Addio Nina!”

Mi hai preso le mani e le stringi, l’ho capito. Chiudo gli occhi per assaporare meglio quel momento, per immaginarti ancora accanto a me. Le mie guance diventano calde: il vento le accarezza. Le mie labbra tremano: il vento le ha sfiorate.

Ora le mie labbra sono tiepide e sento che hanno toccato il vento: hanno toccato le tue, per il nostro primo e meraviglioso bacio. Per il nostro ultimo bacio. Per il nostro bacio di addio.
 
 
* Ho usato una canzone “Preghiera” del gruppo Cugini di Campagna.
Questa shot partecipa all’ “Anti-Usagi Contest” indetto da Veronica85 (Setsuna)
sul forum di Efp.
Quando mi sono iscritta al contest ho scelto questa coppia quasi di getto. Non chiedetemi perché: non ne ho la più pallida idea! xD
Per me è stato un parto scriverla e non sono neanche molto soddisfatta del risultato. Fatemi sapere cosa ne pensate sia attraverso le vostre recensioni positive che negative: mi servono per poter migliorare ;)
Devo un ringraziamento particolare a Faby che mi ha consigliato quella canzone per la preghiera di Nina. È anche grazie ai suoi suggerimenti che sono riuscita a finire questa storia! E poi non dimentico mai Gabry, Ely e Fede che mi spronano sempre facendomi continuare con questa folle idea della scrittura! Grazie ragazze!
Dudy

   
 
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