Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: 31luglio    29/09/2011    2 recensioni
«I close my eyes and… pray». Justin finì di cantare la sua canzone preferita, ‘Pray’. Lanciò uno sguardo al pubblico del Madison Square Garden. Come sempre, era formato maggiormente da ragazze, erano sempre poche migliaia i maschi presenti ai suoi concerti. Non che si lamentasse, per carità, era così bello vedere così tante ragazze che piangevano dalla felicità, o che cantavano e ballavano e saltavano con lui. Però non riusciva a capire come mai tanti ragazzi lo odiavano. Lui non aveva fatto nulla di male! Aveva seguito il suo sogno fin da piccolo e, alla fine, si era avverato. Cercava di non pensare spesso ai numerosi haters-di-Justin-Bieber, ma non ci riusciva. Era fiero delle sue Beliebers e dei Bieberboys, ma la maggior parte delle sue preghiere andavano alle persone che lo insultavano, o che gli dicevano cose cattive.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciannove
 
«Ti devo dire una cosa, piuttosto importante», urlò la ragazza, per farsi ascoltare. Il suo fidanzato stava continuando a parlarle dei suoi progetti futuri. Un altro disco, dopo Believe, e un altro tour mondiale. «Ascoltami, ti prego», lo guardò. Lui si bloccò a metà frase, capendo che lei aveva davvero bisogno di essere ascoltata. Erano passate quattro settimane dal suo compleanno e ormai anche marzo era alla fine. La ragazza aveva quasi ripreso il suo peso iniziale ed era più raggiante di prima.
Il cantante canadese la prese per la vita e la baciò a stampo. «Dimmi tutto, amore mio». La guardò negli occhi, quegli occhi verdi che tanto amava. Le fece un sorriso d’incoraggiamento, ed attese che cominciasse a parlare.
«Sono in… cin… ta», balbettò. Strinse i pugni e chiuse forte gli occhi, come per ripararsi dalla reazione che si aspettava dal suo ragazzo. Era stato difficilissimo rivelargli della sua gravidanza. Sua madre l’aveva accettata, strano ma vero. Era stata felice, dopo un primo momento di smarrimento. Non se l’aspettava, ma forse l’idea di aver perso il marito la faceva sentire talmente sola che il pensiero di tornare ad essere tre in casa la entusiasmava. Specialmente se il terzo era un bambino che la teneva occupata. Oppure una bambina, certo.
Al contrario di quello che si aspettava, anche il ragazzo, come sua madre, ne fu subito entusiasta. Più o meno. La abbracciò in silenzio per due minuti, poi si staccò. Era felice, lo era davvero, ma come Abigail ben sapeva, non poté fare a meno di farsi mille paranoie. «Ti ho rovinato l’adolescenza, cazzo», disse, più tra sé e sé che a qualcuno, passandosi una mano tra i capelli. Dopo una ventina di minuti passata a fare su e giù per il salotto, si sedette di fianco a lei, sul divano e la strinse a sé. «Mi dispiace, Abbs, mi spiace tanto. Avrei dovuto usare il…»
Lei gli impedì di finire la frase, baciandolo. «No», obiettò, «non dirlo nemmeno. Non avevo in programma di diventare madre a diciassette anni, ma sono felice, okay?». Appoggiò la testa al petto di Justin. «Non provare a prenderti la colpa, capito? Andrà tutto bene, orsachiottino della mia vita», disse, imitando lui quando, pochi mesi prima, quando si erano messi insieme, l’aveva chiamata così.
«Ti amo tanto, Abigail», le sussurrò, baciandole i capelli. «Sei quanto di più bello mi sia mai capitato, in tutta la vita».
«Dopo le Beliebers», lo corresse. Per lei era molto importante che lui avesse le sue fan prima di lei. Lo avevano scoperto tanto tempo prima, e anche lei lo aveva fatto, ma l’aveva conosciuto davvero solo nello scorso novembre. Non meritava di essere posizionata prima di loro.
«Ma tu sei la mia vita», replicò, «non posso mettervi tutte al primo posto? Dopo tutto, anche tu sei una Belieber», osservò, sorridendo. La strinse ancora di più a sé, appena prima che sentissero il campanello suonare.
Il biondo si alzò, dirigendosi verso la porta. Aprì, ritrovandosi davanti cinque ragazzi: tre maschi e due femmine. Chaz, Ryan, Chris e Caitlin lo abbracciarono forte, mentre l’altra, Sheila, andava verso Abigail e le saltava addosso. Per i successivi quindici minuti nella casa del cantante canadese risuonarono urletti eccitati e vari «Complimenti!», detti settecento volte da tutti.
Justin guardò confuso la sua fidanzata, in un momento di tranquillità. «Quando gliel’hai detto?», chiese, piano, mentre gli altri organizzavano tutto.
Lei gli sorrise angelicamente. «Mentre tu stavi a non cagarmi», rispose, poi, fulminandolo con lo sguardo. «Se tu mi avessi ascoltata subito, loro avrebbero saputo dopo di te».
«Potrai mai perdonarmi?», domandò, a meno di un centimetro dalla bocca della ragazza. Lei gli circondò il collo con le braccia e lo baciò dolcemente, mentre lui la stringeva forte a sé.
Caitlin tossì. «Ragazzi, un po’ di contegno!», gridò, facendo ridere tutti. Poco dopo, i sette si sistemarono sul divano e cominciarono a parlottare. Il nome, la casa, il matrimonio. Sia Justin che Abigail erano convinti che non si sarebbero sposati ora, sebbene stessero aspettando un bambino. Il matrimonio avrebbe rovinato davvero la loro giovinezza, almeno pensavano così. Per il nome, non ci fu verso di dissuadere i loro amici: volevano per forza deciderlo subito. Si sarebbe chiamato Harry Travis Bieber, se maschio; Destiny Quinn Bieber, se femmina. Nel profondo, Justin desiderava che fosse una bambina. Che fosse stato maschio o femmina, tuttavia, sapeva già che avrebbe avuto un altro figlio. In totale, due. O tre, nel caso fossero capitati due gemelli. In quanto alla casa, non potevano, di punto in bianco, trasferirsi. Primo, lui doveva dirlo a sua madre. E poi Abigail non aveva ancora diciassette anni, avrebbero dovuto aspettare che lei fosse stata maggiorenne, almeno. E poi lui era Justin Bieber, cazzo! Cosa avrebbe fatto? Non poteva lasciare Abigail a Stratford, da sola, ad aspettare loro figlio, ma non voleva nemmeno abbandonare per così tanto la carriera.
Pochi minuti dopo, dopo essersi nuovamente complimentati con i due fidanzati, i loro cinque amici li lasciarono soli.
«Ab», la chiamò il ragazzo, dopo un lungo silenzio.
«Justin, devi continuare la tua carriera», tagliò corto lei.
«Non ti arrabbierai?».
«Certo».
Lui la guardò con aria interrogativa.
«Il rapporto di una coppia è fatto così. Prima uno fa un sacrificio, poi lo fa l’altro, si litiga, ci si dicono cose brutte, ma poi si fa pace».
Il ragazzo abbassò lo sguardo. «Non è sempre così», replicò lui. «E poi non voglio deluderti».
«Ascoltami, Justin», cominciò, sedendosi in braccio a lui e guardandolo. «Tu non sarai mai capace di deludermi, in nessun modo. E io non posso impedirti di continuare a coltivare il tuo sogno, capito? Tu andrai ad Atlanta, sarai Justin Bieber finché non avrai finito e dopo, se vorrai, tornerai qui. Se no, continuerò ad aspettarti. Forse un po’ arrabbiata, ma ricordati una cosa: ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e niente e nessuno potrà mai cancellare i miei sentimenti».
Lui la strinse a sé, baciandola sulla guancia. «Che ho fatto per meritarti?».
«Ti sei comportato male».
«Scherzi? Sei stupenda».
«Ti amo, Justin», disse. «Ma ricordati sempre una cosa: non ti amo perché sei Justin Bieber, il cantante odiato da migliaia di persone inutilmente. Io ti amo perché sei Justin Drew Bieber, il biondino di Stratford che mi ha letteralmente rubato il cuore». 
   
 
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