Anime & Manga > Gundam > Gundam Wing
Ricorda la storia  |      
Autore: Manila    29/09/2011    3 recensioni
Sulla Terra un vecchio detto recita "Donne al volante,pericolo costante".Solamente col senno di poi mi resi conto che quelle che solitamente vengono appellate come "perle di saggezza" non sbagliano mai.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duo Maxwell, Heero Yui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti!
E' la prima volta che mi accingo a pubblicare qualcosa partorita dalla mia mente instabile e sono molto emozionata...
Questa storia nasce con l'intento di vivacizzare un po' le vicende di Gundam Wing. Ho introdotto i personaggi all'interno di un ambiente più sereno, in un periodo post-bellico. Mi sono sempre chiesta come sarebbero stati Heero, Relena, Duo e tutti gli altri al di fuori di situazioni tragiche e ho giocato un po' con i loro caratteri e con la loro pazienza (spero non me ne vogliano troppo) . Dato che è da molto tempo che non vedo la serie, troverete sicuramente delle inconguenze con la trama originale. Vi chiedo scusa in anticipo.

Dedico la mia follia ad alcune persone in particolare:

a Mila83, per aver betato (se ci sono evidenti "orrori" prendetevela con lei);

a OnlyHope, per averla letta pur non conoscendo la serie e per avermi aiutata con l'html ( se leggete in cuneiforme, la responsabile è lei);

a eos75, per avermi spronato più volte a pubblicare ( ecco un'altra persona con cui prendersela se la storia non vi piace);

al mio papà, che ha avuto la stessa pazienza di Heero con mia madre,mia sorella e con me;

alla mia mamma, che ha imparato a guidare nonostante mio padre

al mio calciatore preferito, per avermi dato un'opinione maschile.


E, soprattutto, grazie a chi avrà anche solo la pazienza di leggerla.



                                                                           
                                                                                   Perle di saggezza


Sulla Terra un vecchio detto recita “Donne al volante, pericolo costante”. Solamente col senno di poi mi resi conto che quelle che solitamente vengono appellate come “perle di saggezza” non sbagliano mai.
Inizialmente non capivo molto bene il senso di tali parole. Tutte le donne che conoscevo erano abbastanza abili da manovrare quasi (e ripeto quasi…) magistralmente un mobile suite se non addirittura un’intera navicella spaziale, quindi non vedevo proprio come potesse essere possibile che avessero delle difficoltà alla guida di una macchina elementare come un’automobile. Avevo creduto che il detto facesse riferimento alla sfera emotiva che nel gentil sesso occupa una frazione abnorme della psiche e che condiziona significativamente ogni loro ragionamento e conseguentemente ogni loro azione, portandole a manifestare sbalzi d’umore da capogiro che un uomo non riesce a spiegarsi mai. Tuttavia, dal momento che spesso mi era capitato di assistere a una vittoria in battaglia da parte di colleghe donne che si erano lasciate guidare proprio da quella loro così caratterizzante componente irrazionale, non riuscivo proprio a capire perché essa avrebbe dovuto condizionare così tanto e negativamente l’abilità femminile sulle quattro ruote.
Effettivamente non mi ero mai posto il problema, poiché ritenevo che non mi riguardasse affatto. Sono riuscito a mantenere le distanze dal suddetto dilemma, fino al giorno in cui Relena, la dolce principessa del regno di Sanc Kingdom non mi chiese di impartirle delle lezioni di guida.
- Ti prego, si tratta solo di qualche ora al giorno!- . In piedi davanti a me, con le mani giunte, mi osservava rivolgendomi  uno sguardo supplice come quello di chi elemosina l’acqua nel deserto.  La richiesta mi parve strana e mi lasciò perplesso, tuttavia non distolsi l’attenzione dalle faccende a cui stavo lavorando. Figurarsi se la presenza di un qualsiasi essere umano potesse distrarmi dall’assemblaggio di nuovissimi pezzi da montare su un dispositivo meccanico di difesa destinato ad un recentissimo modello di mobile suite. La ragazza per cui lavoravo (ebbene sì , alla fine Rareba era riuscito a convincermi che farmi assumere come guardia del corpo di Sua altezza era meglio che starsene nell’ombra a farle da angelo custode. Il mio compagno aveva dell’incredibile, se non riusciva a farti ragionare, ti prendeva per sfinimento…) disponeva di un seguito ben corposo di maggiordomi, dame di compagnia, istruttori,compagni di scuola e chi più ne ha più ne metta disposti a farsi ammazzare per ogni sua richiesta e lei si era rivolta a me, pur sapendo che peccavo sia in pazienza che in capacità interrelazionali. Ripensandoci, non molto tempo prima avevo casualmente ascoltato una conversazione tra il tenente Noin e Sally , in cui la prima raccontava dell’ennesimo esame di pratica fallito dalla principessa. Lì per lì non diedi importanza alla cosa, non mi riguardava come al solito ma ora un vago senso di consapevolezza stava facendo spazio nella mia mente. Che Relena rientrasse nella categoria citata dalla perla di saggezza che tanti uomini sulla Terra decantano?. “Eh no, cara la mia biondina dagli occhi da cerbiatta” pensai “ tutte le tue favolose doti diplomatiche non serviranno a trascinarmi su alcun veicolo, fosse anche solo una bicicletta!” Concedendole il beneficio del dubbio, senza tanti preamboli e restando disteso sulla schiena continuando ad assemblare pezzi, le domandai perché non si facesse aiutare da uno qualsiasi dei suoi adoranti sudditi. E fu in quel momento che la colsi in fallo. Arrossì leggermente spostando di lato l’azzurro dei suoi occhi che prima non si erano mossi nemmeno di un millimetro dalla mia figura. Non badai a prestare attenzione ai motivi che spingevano i suoi fedelissimi ad evitare accuratamente di entrare nell’abitacolo con lei mentre li elencava sulle dita titubante e poco convinta essa stessa di ciò che stava dicendo. Quella reazione fisiologica aveva confermato tutti i miei sospetti e decisi che non ero sopravvissuto a devastanti battaglie per morire a causa sua e della sua inettitudine alla guida… Ero disposto a mettere a repentaglio la mia vita per la salvezza dell’umanità, non di certo per compiacere  Sua maestà la principessa delle imbranate.
-Ti conviene mettere un annuncio sul giornale, io non ho tempo da perdere con queste cose-  affermai diretto e tagliente, attivando la fiamma ossidrica. Conoscendo il tipo, ovvero femminuccia sensibile, damigella da salvare, figlia di nobili e principessa vezzosa, mi aspettavo la comparsa di lacrime, coraggiosamente represse ma prepotentemente straripanti. Con mio sommo stupore, la ragazza rimase a scrutarmi in silenzio per qualche istante poi girò i tacchi e camminando verso l’uscita disse, più a se stessa che a me: – Sapevo che avresti risposto così. Ho già in mente qualcun altro più disponibile, gentile e simpatico di te a cui rivolgermi e so già che non si rifiuterà!-
Qualcun altro…Simpatico…Gentile…Disponibile…Velocemente passai mentalmente in rassegna tutte le persone che conoscevo e che potevano avere la vocazione del martire.
Trowa Burton? Impossibile, da quando era tornato a far parte del circo in cui aveva lavorato ai tempo dell’operazione Meteora non aveva fatto altro che viaggiare in lungo e in largo per lo spazio cosmico. La sua assenza era indiscutibile.
Lucrezia Noin ? Improbabile, era stata proprio lei a sconsigliare a Relena di riprovarci e poi, quando non era impegnata con l’addestramento delle reclute o non era in missione, trascorreva il suo tempo a sospirare sognante sulla foto dell’amato Miliardo Peacekraft o Zechs Merquise o come cavolo preferiva farsi chiamare. Come facesse il fratello della principessa a non accorgersi di ciò che la brunetta provava era un mistero perfino per uno come me, che per certe cose è negato.
Sally Poe? Credo si fosse seriamente spaventata in seguito ai racconti del tenente, escludevo che fosse il genere di persona che va a cercarsi i guai, non per motivi così futili, almeno. Tuttavia amava il brivido e le mission impossible, per cui non me la sentii di escluderla totalmente dai possibili candidati.
Quatre Rareba Winner ? Nonostante lo ritenessi abbastanza altruista da farsi ammazzare pur di non dire di no ad un amico, se Relena era incapace almeno la metà di quanto immaginavo, allora il mio biondo collega avrebbe vomitato anche l’anima dopo aver percorso pochi chilometri. Non mi sono mai riuscito a spiegare come un tipo così delicato fosse riuscito a guadagnarsi il privilegio di diventare un pilota di Gundam. E poi avevo sentito dire che si sarebbe recato a trovare i suoi amici nel deserto da lì a poche ore. Che avesse preso questa decisione all’improvviso dopo aver avuto il sentore delle intenzioni di Relena? Forse non era così fesso come credevo…
Chang Wufei? Una strana smorfia simile ad un ghigno apparve sul mio visto al pensiero del cinese.  Erede di una famosa scuola di arti marziali, Wufei è quello che poteva essere definito a pieno titolo il paradigma del misogino, figuriamoci che fosse disponibile a fare da balia a Relena. Per lui le donne erano semplicemente strane creature inclini al pianto e al sentimentalismo. A ben pensarci sarei stato curioso di vedere se le sue tecniche di rilassamento e di estraniazione dal mondo circostante avrebbero funzionato in caso avesse accettato di fare da istruttore alla ragazza…
L’ultimo della lista: Duo Maxwell.Al suo pensiero spensi la fiamma ossidrica e mi misi seduto. Cosa c’era in quel personaggio che non quadrava? Sicuramente era altro rispetto a me ma ciò non faceva di lui né un tipo simpatico, né una persona gentile. Questo, almeno, secondo i miei criteri ma mi ricordai di Relena e del suo metro di giudizio. Per lei sfrontato, presuntuoso e spudoratamente dongiovanni potevano tranquillamente essere sinonimi di gentile, simpatico e disponibile. Ma disponibile a fare cosa? Tolsi la visiera protettiva inspirando profondamente. Era vero che Duo aveva quella che poteva essere definita una bella ragazza, vitale e pepata (stando a quello che dicevano tutti di Hilde, visto che io a certe cose non bado molto), ma era altrettanto vero che tale donzella viveva su una colonia situata ad anni luce dalla Terra e che il mio … amico non disdegnava la “buona compagnia”, e poi “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. L’ulteriore perla di saggezza, balenata all’improvviso nella mia testa, mi spinse a fare ciò che non avrei mai pensato fosse possibile accadesse. Diedi un ultimo sguardo al mobile suite a cui stavo lavorando e alla porta dell’ hangar da cui non riuscivo più a vedere la figura della principessa, poi estrassi il cellulare dalla tasca e composi un numero. Un paio di squilli e la persona dall’altra parte del ricevitore rispose come se stesse aspettando quella chiamata. - Hey, Relena…-.
 
 
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
 
“Qualcuno mi spiega come cavolo ho fatto a lasciarmi convincere?” Questo era il pensiero che mi frullava nella testa mentre, in attesa che Relena si decidesse a darsi una mossa, guardavo l’auto parcheggiata davanti al palazzo. Il veicolo in questione consisteva in un modello di Jaguar di ultimissima generazione, color blu cobalto rifinita da un bordo cromato con tettuccio decappottabile, sedili in pelle lavorata e soprattutto, 200 cavalli. Mi portai un pugno alla bocca. Era vero che il caro fratellino psicolabile era sempre lontano e che per rimediare alla sua assenza ricopriva la sorellina di regali, ma qualcuno mi spiega come un individuo sano di mente possa realmente mettere tra le mani di una ragazzina impedita, un bolide di tale potenza? Cosa aveva fatto, in onore dei vecchi tempi si era rimesso un vasino di ceramica bianca sulla testa che gl’impediva di far funzionare a dovere il cervello? Per mettersi alla guida di quell’auto non era sufficiente la patente, occorreva almeno avere un brevetto da pilota!
Lasciai che la mia immagine si riflettesse sui cerchioni in lega, brillanti come uno specchio e  per la prima volta il mio viso si scompose in una smorfia. Di solito non lasciavo trapelare ciò che provavo ma ammisi con me stesso che la situazione non mi piaceva affatto e fui così in grado di ricondurre quell’espressione a un’emozione ben precisa: inquietudine. Fastidiosa, opprimente, deconcentrante inquietudine!
I miei pensieri furono interrotti da un cicaleccio in avvicinamento proveniente dal palazzo e fu così che la principessa fece la sua comparsa, circondata da un’orda selvaggia di cameriere, dame di corte e compagne di scuola. Le frasi che si scambiavano erano di quanto più stupido potesse sentirsi.
- Faccia attenzione al vestito, principessa!- diceva qualcuno.
- La prego di rientrare ad un certo orario, le ricordo che stasera sua altezza ha un incontro con il rappresentante della colonia X/ Protheus- raccomandava qualcun altro.
- Oh Relena, non sia quanto t’invidio: riceverai lezioni di guida da due dei ragazzi più carini che ci siano in giro!- starnazzava qualche oca che frequentava la sua scuola. Dalla mischia vennero fuori il tenente Noin, impeccabile nella sua uniforme scura, il maggiordomo, di cui non ricordavo mai il nome e che non avevo mai capito se fosse totalmente umano o se avesse DNA ibrido (uomo/gufo) e lui… Duo Maxwell si avvicinò a me raggiante e socievole come al solito.
- Ma bene, alla fine sei venuto!- esordì con un sorriso a 32 denti – Non avrei mai creduto che un miracolo simile potesse accadere, non sarà che qualche meteorite sta per entrare in collisione con la Terra?- fece lo spiritoso mettendosi a scrutare il cielo. – Non ti facevo tanto disponibile!- concluse poi alzando un sopracciglio. “Tu invece non ti sei lasciato sfuggire l’occasione , eh, Signore della Morte?” pensai senza lasciar trapelare alcuna emozione. Lo osservai più attentamente:  indossava pantaloni neri di pelle, aderenti, una camicia nera anch’essa abbottonata fino a metà petto e al collo portava un laccio nero da cui pendeva una croce. Appariscente come sempre! Più modestamente , io avevo optato per pantaloni di cotone neri e canotta verde militare, visto il caldo di quel giorno. Da dove diavolo erano saltati fuori quei pensieri idioti? Quando mai mi ero preoccupato del vestiario altrui? Il sole stava cominciando a darmi alla testa! – …Dai nemici mi guardi Dio che dagli amici mi guardo io…- risposi gelandolo con lo sguardo e avviandomi alla macchina. Il tizio non colse l’antifona e si limitò a guardarmi a bocca aperta. Senza chiedere il permesso a nessuno occupai il sedile accanto al conducente e dopo aver visto l’abbigliamento di Relena mi convinsi che era stata una saggia decisione. Dopo essersi liberata dall’esercito della salvezza, si diresse verso di noi tutta eccitata. Neanche il tempo di scendere due scalini e la beneamata principessa inciampò rovinosamente sui suoi stessi piedi e riuscì ad evitare la caduta solo grazie al tempestivo intervento del suo caro uomo/gufo. Mi portai una mano sulla faccia: cominciavamo proprio bene, non era in grado di camminare nemmeno con le sue gambe, figuriamoci guidare un’ automobile. Dopo essersi riavuta dallo spavento causato da quello che Rareba avrebbe definito “possibile attentato”, la ragazza si avvicinò a noi ed io scoprii il reale motivo della precedente instabilità. Ai piedi non calzava comode scarpe da ginnastica o mocassini o comunque un modello adatto all’esperienza che si apprestava a vivere. Noooooo! La signorina aveva pensato bene d’infilarsi dei bizzarri ferri da stiro, che in seguito seppi che si chiamavano zeppe. In pratica si reggeva in equilibrio su rocamboleschi trampoli scherzosamente definiti tacchi. A completare l’opera, le gambe erano scoperte da una gonnellina di jeans tutta a pieghe non più lunga di 25 cm a cui aveva abbinato un top che lasciava intravedere l’ombelico e anche un discreto decoltè. Meravigliandomi ancora una volta dell’interesse per l’abbigliamento altrui che avevo dimostrato di possedere per ben due volte nello stesso giorno ed a intervalli regolari di dieci minuti, non potei fare a meno di domandarmi chi poteva essere stato a suggerirle una mise simile. Sotto la tutela di Lady Une , l’avevo sempre vista strizzata in ridicole divise stile Versailles o in abiti sfacciatamente plagiati dall’armadio di Sissi, l’imperatrice di quello che fu l’Impero asburgico, al massimo si mostrava in pubblico in tenuta scolastica. Il tenente Noin era fuori discussione, aveva un senso dell’onore troppo alto. Sally, beh…Rossetto a parte era un vero maschiaccio. Allora chi aveva potuto conciarla come Barbie? Il mistero venne svelato nel momento in cui sua maestà si decise ad entrare nell’abitacolo. Con un po’ d’impaccio, dovuto alla difficoltà di accomodarsi senza mostrare l’intimo ai sudditi (che magari avrebbero anche gradito lo spettacolo…)  prese posto sul sedile del conducente, chiedendo scusa per il ritardo.
- Hey, bellezza… A quanto vedo hai indossato gli abiti che hai acquistato l’ultima volta che hai fatto shopping con Hilde e Kathrine!!! Ti stanno benissimo…- fece Duo con una voce tra il suadente e l’entusiasta. Hilde e Kathrine? Come accidenti avevo fatto a non capirlo prima?!?! Specie la seconda, quelle poche volte che mi è capitato di vederla non era mai vestita in modo decente, sempre scollatissima, con gonne microscopiche o pantaloncini che non si differenziavano in alcun modo da slip e culotte… Lei si limitò a ringraziarlo,  ridacchiando un po’ nervosamente, passandomi distrattamente una palla di pelo col manico, mentre sistemava il cellulare in un cassetto sotto al cruscotto. Visto il look della giornata, ipotizzai che fosse una borsa, anche se dava l’impressione che avesse scuoiato il gatto persiano che ogni tanto vedevo aggirarsi per il giardino. Non intenzionato ad indagare sulla questione, lanciai quell’affare sul sedile posteriore senza badare di non colpire il mio collega. Mi diedi un’occhiata in giro. Oltre ad essere esageratamente vistosa, quell’auto era anche pericolosamente fornita di tutti gli optional. Era di quanto più barocco avessi mai visto: oltre ai sedili di pelle bianchi e blu cobalto, vantava anche decorazioni metallizzate che contornavano le bocchette di ventilazione, la cornice della leva del cambio, il portacenere e le manopole degli interruttori sistemati sul volante. Il quadro degli strumenti era di forma circolare illuminato di verde, colore che faceva risaltare le lancette bianche. La consolle ospitava un grande schermo multifunzionale, che comprendeva la radio, il navigatore e la gestione di tutti i componenti elettronici. Il volante era stracolmo di bottoni di cui nemmeno io avevo capito l’utilità. Infine c’era anche un televisore con schermo piatto a cristalli liquidi sia avanti che dietro con tanto di telecomando! Rettificai quanto detto inizialmente: per guidare quel veicolo non bastava un brevetto, bisognava avere conseguito le lauree in ingegneria meccanica,elettronica ed informatica. Aveva più pulsanti quel veicolo che nemmeno Ala di Fuoco ed in cuor mio pregai vivamente che non riuscisse a raggiungere la velocità del mio Gundam, se non proprio superarla. Distolsi l’attenzione da quella pseudo navicella spaziale per rivolgerla alla colpevole di quella giornata cominciata sotto i peggiori auspici .
– Allora, Relena, qual è la prima cosa da fare?- chiesi calmo e distaccato come al solito..
-Mettere in moto!- rispose lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sbagliato!- inspirai incrociando le braccia e abbassano lo sguardo, assumendo la mia posa abituale – Prima di allacciare le cinture di sicurezza,bisogna innanzitutto sistemare il sedile e verificare la visibilità fornita dagli specchietti retrovisori- E qui diedi avvio al primo dramma poiché la loro regolazione avveniva elettronicamente. Dopo un tempo che mi sembrò interminabile, durante il quale aveva continuato a pigiare ogni sorta di tasti nella speranza di scegliere quello giusto, feci ricorso al manuale contenente le istruzioni per l’uso. Ciò non le suggerì minimamente l’inadeguatezza di quel mezzo rispetto allo scopo che ci eravamo prefissati ma, seguitando ad avere stampato in faccia il solito sorriso, attese altre direttive da parte mia. Un’ altra cosa che proprio non riesco a spiegarmi delle donne è che, per loro, regolare il sedile significa spingerlo talmente sotto allo sterzo da inclinasi le costole e tutto perché devono riuscire a vedere il muso della macchina. A che pro, non lo capirò mai…  Quando riuscì a mettere in moto, il mio amico aprì la bocca per la prima volta – Complimenti bellezza!- affermò come se avesse appena vinto una maratona, mentre lei ringraziava raggiante. Non solo loro due mi sembravano fuori di testa ma mi resi conto che tutti i presenti erano scoppiati in un fragoroso applauso! E lì mi venne spontaneo mettermi una mano in faccia. E’ vero che tra loro erano soliti incoraggiarsi anche se dovevano affrontare una rampa di scale ma così mi sembrava un tantino esagerato. Ci mancava solo che si mettessero a salutarci sventolando i fazzoletti. Mi sembrò, quindi, opportuno informarla del mio disappunto.
- Ascoltami bene , Relena- attirai la sua attenzione prendendole il mento e voltando il suo viso verso di me - questo non è un gioco, devi concentrarti e fare attenzione. Se mi accorgo che invece di fare ciò che ti dico ti metti a scimmiottare con questo babbeo qui dietro e con quegli squinternati fanatici del pacifismo, ti mollo al primo parcheggio che trovo. Siamo intesi?-. Lei annuii un po’ impaurita mentre Duo protestava per “l’epiteto” che gli avevo appena attribuito – …E ricorda: chi va piano, va sano e va lontano!- mi sentii di aggiungere, lievemente pentito per non aver portato con me un paracadute. Un po’ più concentrata, la principessa cominciò a premere il piede sull’acceleratore ma l’auto non si mosse di un millimetro. Allora decise autonomamente che pigiare ulteriormente il pedale fosse la soluzione migliore, ottenendo come risultato un boato simile a un tuono. Il motore ruggiva nervoso, intrappolato dal freno a mano non tolto. Il primo “Ops” della giornata fu pronunciato quando glielo feci notare, il secondo si udii nel momento in cui la macchina si mosse. Mosse…che ironia, piuttosto decollò! Quella svampita aveva accelerato talmente tanto che ebbi l’impressione che l’auto si fosse impennata sulle ruote posteriori. Disorientato da quella sgangherata partenza, in cui mi ero ritrovato schiacciato allo schienale del sedile, misi a tacere il dongiovanni che rideva spudoratamente minacciando di farlo volare via utilizzando il sedile ad espulsione, tanto scommisi che fosse contemplato tra le innumerevoli opzioni di quel bolide. Mi era parso di leggere un “in bocca al lupo” sulle labbra del tenente Noin ma credo che sarebbe stato più indicato se mi avesse fornito il numero di un bravo esorcista, visto che la mia discente aveva pensato bene di farci venire la nausea procedendo a singhiozzi. La invitai a fermarsi nuovamente spiegandole che non era necessario invertirci l’ordine degli organi interni come se fossimo stati in un frullatore, ma bastava lasciare la frizione delicatamente e, contemporaneamente, pigiare l’acceleratore con dolcezza. Tutt’ oggi mi chiedo cosa non le fosse stato chiaro dei concetti di “contemporaneamente” e “delicatezza” , poiché ciò che fece fu di lasciare improvvisamente la frizione e schiacciare violentemente l’acceleratore, causando lo spegnimento del motore e una brusca spinta in avanti che per poco non scaraventò me con la testa nel parabrezza e Duo…beh, penso che se non avesse indossato la cintura di sicurezza sarebbe realmente stato sbalzato fuori dall’auto, visto che il tettuccio era aperto. – Se provi anche solo a fare finta di dire “ops”, giuro che ti spedisco sulla luna con uno shuttle di sola andata!- , minacciai Relena che mi guardò senza rispondere. Mi voltai indietro, in pratica non avevamo percorso nemmeno 100 metri! M’imposi di contare mentalmente fino a 10 e munendomi di una pazienza che non sospettavo di possedere e con una fortuna paragonabile ad un miracolo, riuscimmo a partire e, soprattutto, ad avanzare, in modo più o meno fluido. Cantai vittoria troppo presto, poiché un altro improvviso sisma colpì l’auto. Mi grattai la tempia. Qualcuno mi spiega come diavolo si fa a beccare un marciapiede con la ruota posteriore in un tratto di strada in cui la carreggiata tende leggermente a destra ma non tanto da poter affermare di stare effettuando una curva? E cosa ci sarebbe capitato al primo incrocio? Le lanciai un’occhiataccia guardandola con la coda dell’occhio tanto che l’ennesimo “ops” non fu in grado di vedere la luce poiché le morì in gola.
Altro appunto: Relena non sapeva mettere in moto, non sapeva partire, non sapeva avanzare, non capiva il significato di “contemporaneamente” e “delicatezza”, non sapeva affrontare una curva e litigava col cambio! Dio se lo faceva!!! Dopo 50 metri tutti fatti con la prima, le ordinai di inserire la seconda e poi la terza. Ogni volta che doveva cambiare marcia sembrava dovesse spostare un tir a mani nude. Percorrevamo un viale a doppio senso di marcia, poco trafficato, sul cui lato sinistro erano parcheggiate delle auto. Al momento di inserire la terza, spostò lo sguardo dalla strada al cambio, continuando ad avanzare e tenendo una sola mano sul volante. In pratica si forzò di muovere il cambio inserendo la marcia con uno strattone. Tralasciando solo per un attimo che non aveva pigiato bene la frizione e che , quindi, il cambio aveva grattato rumorosamente, l‘auto ebbe un improvviso cambio di direzione verso la corsia opposta e solo grazie al mio intervento evitammo di tamponare le vetture in sosta. – Ops !- esclamò Duo, facendo la voce da femminuccia e ridendo come un matto. Sinceramente non capivo cosa ci trovasse di così divertente, io cominciavo davvero a non poterne più…Mi voltai indietro guardandolo storto e lui in tutta risposta incrociò le braccia dietro la testa e fece – Suvvia, non c’è bisogno di prendersela tanto, Cosa vuoi che succeda?
Rilassati amico!-.
- Oh, presto potrebbe succederti qualcosa di molto brutto se continui a fare lo spiritoso…- sibilai io dedicandogli un altro dei miei sguardi di fuoco.
- Davvero Duo, non è carino che tu rida. Lo so che non sono molto brava , tuttavia non sei minimamente d’incoraggiamento… – la voce di Relena suonava mortificata e sorprendentemente troppo vicina al mio orecchio. Girai di qualche grado la mia testa e incrociai i suoi occhi che invece di essere inchiodati alla strada, si riflettevamo nei miei. Si era girata indietro! Si-era-girata-in dietro!E quel che era peggio è che non si era nemmeno fermata, l’auto continuava ad avanzare a passo sostenuto. Spalancai la bocca, non potevo credere che avesse fatto qualcosa di così stupido ma non ebbi molto tempo per pensare a quali tremende parole rivolgerle perché il suono di un clacson riportò la mia attenzione alla strada. Occupavamo interamente la corsia opposta e un furgoncino ci stava venendo addosso. Mi correggo, noi stavamo per spalmarci sul suo parabrezza. Miracolosamente la ragazza diede una tempestiva sterzata e ci ritrovammo nella nostra corsia di marcia ma, malauguratamente per lui, un ciclista stava pedalando tranquillo e spensierato proprio al bordo della strada. Per evitare di caricarlo in auto e di renderlo partecipe del nostro giro sulle montagne russe, Relena sterzò nuovamente e ci ritrovammo improvvisamente a fare a zig-zag tra auto, motorini e pedoni.
- Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- era tutto quello che usciva dalla bocca del mio impavido compagno, mentre la mia principessa tentava di salvarci e più si sforzava di farlo, più metteva a repentaglio le nostre vite. Non potevo nemmeno tirare il freno a mano, poiché, vista l’altalena che stavamo facendo, c’era il rischio di fermarsi nel senso di marcia sbagliato. Quando ci sembrò che le acque si fossero calmate e che la ragazza fosse riuscita a riprendere il controllo della situazione, un nuovo terrificante pericolo fece capolino sul nostro orizzonte. – Oh mio Dio,chi ha messo quell’incrocio lì?!?!- sbraitò il Signore della Morte, mettendosi una mano su un occhio come a non voler vedere e usando l’altra per puntare l’indice contro il crocevia . – Oh, devo mettere la freccia!- esclamò lei con una calma quasi inquietante, vista la situazione.  Ricordate il discorso sui concetti non afferrati da Relena? Beh, credo che tra questi ci siano anche quelli di “destra” e “sinistra”. Mi fece piacere notare che almeno si era ricordata di segnalare la sua intenzione di svoltare attivando la freccia ma ciò che fece, mi lasciò ancora più sconvolto di quanto non lo fossi già. Invece di abbassare la levetta di sinistra per azionare il segnale luminoso, utilizzò quella di destra col risultato di mettere in funzione il tergi cristalli con tanto di schizzi d’acqua. Beh, non esattamente schizzi. Diciamo che quell’auto aveva una portata d’acqua in quantità e in potenza simile a quella della fontana di Trevi, col risultato che questi ultimi, spinti dal vento, zampillarono dietro e lavarono per benino la faccia impallidita di Duo.- La smetti di farmi morire affogato?-protestò spazientito. Il tempo di asciugarsi il viso con una manica e si rese conto del dramma che stava per essere consumato. Si sporse in avanti e, soffocato dalla cintura di sicurezza riuscì ad urlare –Nemico ad ore tre, nemico ad ore tre, nemico a ore treeeeeee!!!!!!!!!- riferendosi in modo molto contorto ad una vettura che proveniva dalla strada alla nostra destra. E quello fu l’ennesimo pretesto per sua altezza per farci rischiare di nuovo la pelle, poiché, occupata a spiegare al ragazzo che stava viaggiando in auto e non era sul suo Gundam in piena battaglia e che così la stava facendo innervosire, ignorando completamente lo stop e la regola secondo la quale colui che arriva da destra ha la precedenza, svoltò disinvoltamente a sinistra lasciano dietro di sé una scia di pneumatici  inchiodati, rumore di freni stridenti e un’orchestra di clacson e invettive da fare invidia ad un coro gospel. Come facemmo a superare l’incrocio trovandoci sulla traiettoria di praticamente tutte le macchine che lo occupavano, resta tutt’oggi un mistero che nessun metodo scientifico è in grado di svelare…
Mi portai il dorso della mano sulla fronte sia per spostare il ciuffo bagnato dal sudore freddo che avevo prodotto qualche istante prima, sia per raccogliere le idee. Non solo Relena aveva cercato di tranciare le nostre povere vite, ma Duo era impazzito. Nel pieno di quella che sembrava a tutti gli effetti una crisi isterica, continuava ad urlare e a chiedere perdono a Dio dei suoi peccati. Davvero poco dignitoso per uno che aveva affrontato situazioni ben più gravi e che si vantava di essere un pilota di Gundam. Se lo avesse visto Zechs come minimo lo avrebbe sbattuto davanti alla corte marziale, con l’esplicita richiesta che gli venisse inflitta la peggiore delle pene. Sinceramente avrei spezzato una lancia a favore del mio amico, la principessa era davvero un’arma letale al volante. Nonostante la sua incapacità alla guida, ritenni tuttavia di dover necessariamente  porre fine alla scena pietosa che mi si parava davanti, anche perché la testa cominciava a dolermi sempre di più.
- Per la miseria, Duo, sei peggio di una femminuccia! Ci manca solo che ti metta a piangere, sei penoso…Guarda che se vuoi, puoi anche scendere e tornare a casa a piedi- gli feci notare con una punta di sdegno nella voce. La sua fastidiosa litania si placò udendo il mio suggerimento. Sulla sua faccia comparve una smorfia inorridita e platealmente si portò una mano sul cuore.
-E secondo te, dopo questo spavento che ho preso è possibile che riesca a reggermi sulle mie gambe fino a palazzo?!?!-  piagnucolò per poi tirare fuori da un mini frigo una lattina di thè freddo. Ecco, questa me l’ero persa: il bolide disponeva anche di un frigorifero situato sotto il sdedile posteriore ma forse non era proprio una cattiva idea rinfrescarsi un po’anche perché avevamo imboccato una stradina secondaria che sembrava non creare particolari problemi alla nostra apprendista. Ne feci richiesta e mi fu passata una bottiglia contenente una bevanda multi vitaminica e una cannuccia. Ne bevvi un sorso e poi me la passai sulle guance, cercando di rilassarmi. Nonostante stessimo viaggiando su una decappottabile, il caldo di quel giorno era decisamente soffocante.  Mi guardai intorno. La tranquillità di quel posto mi disarmava, mi ero talmente abituato alla guerra e ai paesaggi da essa sfigurati che mi aspettavo l’esplosione di una bomba da un momento all’altro. La vista delle poche casette sparse qua e là, con i loro fiori alle finestre e qualche giocattolo sparso nei cortili, mi trasmise la serenità che gli abitanti di quel posto dovevano provare. Mi diedi dello sciocco scuotendo la testa. Dinnanzi a tale semplicità, “guerra” sembrava solo un lemma scritto sul vocabolario delle parole senza senso. Probabilmente sugli stessi campi che costeggiavano la carreggiata, molti uomini erano caduti cercando di proteggere la loro vita e tutto ciò che amavano e ora noi eravamo lì e stavamo facendo una cosa così banale come impartire una lezione di guida. Eppure udendo le parole di protesta di quello scellerato di compagno e avvertendo chiaramente tutte le buche beccate da Relena con le ruote, realizzai ancora una volta che la vita è davvero fatta di piccole cose e che la felicità non è altro che la somma di esse.
- Non c’è bisogno di centrarle tutte, puoi anche far qualche deviazione risparmiando gli ammortizzatori. Così riesci a riprodurre alla perfezione l’effetto che si ha attraversando una pioggia di meteoriti…- le suggerii con tono pacato. Lei annuì concentrandosi ulteriormente. Mi misi ad osservarla di sottecchi. Era a lei che dovevamo tutto, riflettei. Durante il periodo bellico noi piloti di Gundam eravamo stati il braccio che aveva fermato le truppe nemiche ed evitato che sia la Terra che le colonie spaziali venissero distrutte ma era stata lei, con la sua caparbietà, la sua sicurezza e il suo ottimismo a convertirci agli ideali del pacifismo. Poteva sembrare svampita, incapace e ingenua ma la nostra principessa era dotata di un carattere forte e determinato, oltre ad essere dolce e c… Abbassai la testa sulla mia bevanda dalla quale cercai un altro po’ di refrigerio, avevo seriamente bisogno di rilassarmi un attimo.
Purtroppo dovetti ricredermi: seppur intensa, quella fu una pace di breve durata.
- Posso averne un po’ anch’io?- mi chiese la ragazza facendo riferimento alla bottiglia che stringevo tra le mani. In effetti non avevo pensato all’evenienza che anche lei potesse avvertire il caldo e la sete.
 – Ma sei matta?Ci manca solo che ti metti a bere, potresti farci precipitare in un pozzo. Mi rifiuto di passarti anche solo un goccio d’acqua. O ti fermi, o bevi quando torniamo a palazzo! – s’intromise Duo, probabilmente ancora spaventato dai precedenti incidenti.
 –Sì, così non la finiamo più questa lezione di guida - risposi io– Ti ricordo che la principessa deve rientrare ad un orario decente perché ha udienza con i rappresentanti di una colonia. Vorresti causare un incidente diplomatico mettendola in condizioni di fare tardi? Avanti, passale una lattina!- lo esortai ormai a corto di pazienza, ma il mio tono autoritario non servì a convincerlo e notai che sul volto della ragazza  apparve un po’ di delusione. Se Relena fosse stata davvero la principessa spocchiosa che tante riviste di gossip avevano descritto, avrebbe sicuramente fatto passare a Duo un brutto quarto d’ora. Naturalmente non lo fece e si limitò a fissare la strada davanti a lei, un po’ mortificata. L’ atteggiamento del mio compagno non mi piaceva per nulla, nessuno poteva rivolgersi così a Sua Maestà ( a parte me, naturalmente). Complice il mio senso dell’orgoglio, il caldo che mi aveva dato alla testa, la tenerezza che mi aveva suscitato quel broncio e , soprattutto, il fatto che eravamo in una strada praticamente priva di altre vetture, avvicinai la cannuccia della mia bevanda alla bocca di Relena. Non mi fermavo spesso a guardarla e solo in quel momento notai che le sue labbra, che si erano increspate in un sorriso di gratitudine, sembravano davvero morbide.
-Oh, oh… Ma guarda quanto è premuroso il nostro Heero!- mi canzonò il Signore della Morte. Nell’udirlo, alzai gli occhi al cielo. Effettivamente era inusuale che io perdessi tempo e dignità in azioni tanto melense, ma reputavo fosse l’unico modo per sopprimere sul nascere una disputa tra i due che poteva sfociare in qualcosa di molto grave e , sinceramente, non avevo più voglia di rischiare la vita per quel giorno. Tuttavia la sfacciataggine di Duo non aveva limiti, poteva benissimo tenere per sé quel genere i pensieri. Ma lo conosciamo tutti com’è fatto e proprio quando meno ce lo saremmo aspettato, non ci risparmiò di infilare la sua bella perla. Dopo aver sogghignato alle nostre spalle si sporse leggermente in avanti e domandò beffardo – Sapete che questo può considerarsi un bacio indiretto?- . La nostra reazione fu immediata: a quelle parole io trasalii alzando improvvisamente il braccio e spingendo la cannuccia in profondità nella bocca di Relena che, a sua volta, aveva appena tirato su un sorso che le andò di traverso affogandola. La vettura sbandò uscendo fuori strada e ci ritrovammo a fare la gimcana su un terreno tortuoso e accidentato, tra campi coltivati, aiuole, cassette porta lettere e balle di fieno. L’ennesimo dosso e la bottiglia che stringevo nervosamente tra le dita mi sfuggì di mano andandosi a schiantare sulla fronte di Duo che protestò maggiormente, mentre una principessa ormai diventata viola, combatteva tra la tosse e lo sterzo che non riusciva più a controllare. Passammo a velocità inaudita  sotto uno stendi panni e trascinammo via il bucato ancora bagnato, tra cui un lenzuolo che  si bloccò sul parabrezza. Oltre a rischiare di morire soffocata, la ragazza non riusciva nemmeno più a vedere dove stava andando! Tolsi la cintura di sicurezza e mi alzai nel tentativo di spostare il lenzuolo da dove si era impigliato. Dopo un paio di strattoni, lo sentii straparsi e venir via, quindi lo lasciai volar libero in balia del vento, rimettendomi seduto  ma il fato volle che andasse a finire sulla faccia terrorizzata del passeggero seduto sul sedile posteriore. Procedemmo saltellando fino a riuscire a intravedere la strada da cui eravamo usciti e proprio nel momento in cui stavamo per tirare un respiro di sollievo, le pompe idriche furono attivate per innaffiare il campo che stavamo percorrendo e in meno di tre secondi ci ritrovammo sotto un getto d’acqua fredda. Se la situazione non fosse stata quella che era, ammetto che avrei gradito molto quella doccia inaspettata e rinfrescante ma in quel momento ero troppo nervoso per poterne godere. Quando raggiungemmo la carreggiata l’auto era ricoperta di fango, i sedili di pelle completamente bagnati, il paraurti anteriore penzolava  e c’erano ammaccature sparse qua e la sulla carrozzeria. Relena accostò e saltò fuori dalla macchina stringendo tra le mani un calzino che le era piombato addosso nei pressi dello stenditoio, allontanandosi da noi e dirigendosi dietro una grossa balla di fieno. Credo che abbia vomitato anche l’anima e per dignità non ha voluto che noi vedessimo. Intanto Duo era riuscito a liberarsi dal lenzuolo che lo aveva avvolto e scansandolo via dall’abitacolo in malo modo , cominciò a berciare
- Ma voi siete due pazzi! Come diavolo si può perdere il controllo di un’auto al solo udire una sciocchezza simile? Ma fatevi curare!- e li giù a sparare lamentele di ogni tipo. Stanco, totalmente fradicio e con un forte mal di testa, non riuscii a trattenermi e prima che potesse concludere la frase con cui ci stava “garbatamente” suggerendo di trombare invece che stare là a guardarci e a sospirare, lo afferrai per le orecchie – Ora stai davvero superando il limite, Duo- gli ringhiai minaccioso come non mai – Ricordati che prima di diventare una pacifica guardia del corpo, ero uno spietato assassino. Non costringermi a fare ciò che non voglio, vedi di non tirare oltre la corda o potrei diventare davvero pericoloso. Non ti chiedo altro che stare zitto, hai capito? Stai zitto!- scandii per rendere ancora più chiaro il concetto. – E vedi di non dire nulla di spiacevole a Relena appena torna, ci manca solo che scoppi in lacrime e che vada a lagnarsi dal caro fratellino. E’ colpa tua se ora sta male!- aggiunsi con l’intenzione di limitare ulteriormente i danni.
Dopo qualche minuto, durante il quale avevo sentito i suoi versi agonizzanti, la ragazza si decise a tornare alla macchina. Sgranai gli occhi dinnanzi allo spettacolo che mi si presentò: la principessa era anch’essa totalmente bagnata, i capelli chiari erano arruffati, gli occhi lucidi e colmi di lacrime, reggeva in mano il tacco di una di quelle improponibili scarpe e, quel che era peggio, a contatto con l’acqua il suo già ridotto top era diventato completamente trasparente.  Duo non emise fiato e quando si accorse che lo stavo guardando storto, girò lo sguardo da un’altra parte. Mi grattai convulsamente la testa cercando di ricavarne qualche buona idea per non riportarla a palazzo in intimo. Tirai fuori dal mini frigo l’ultima bottiglia d’acqua, le diedi da bere e le feci sciacquare il viso e, dopo un ultimo attimo di esitazione, mi sfilai la canotta gliela porsi. Non che fosse super coprente, visto che era anche di un bel po’ di taglie più grande ma era meglio che andarsene in giro a mostrare il reggiseno di pizzo all’intero regno. In tutta risposta  lei divenne ancora più rossa di pochi minuti prima, quando era rimasta a corto di ossigeno ma evitai di farle notare la cosa, non mi sentivo a mio agio nemmeno io…Risalimmo in auto. Siccome non era nelle condizioni di guidare, presi io il posto di conducente, mentre lei si accomodò mesta accanto a me. Per quanto riguarda Duo, rimase seduto dietro con un grosso segno sulla fronte non proferendo più verbo anche se percepii chiaramente un profondo sospiro di sollievo quando si rese conto che sarei stato io a ricondurli a casa.
Il viaggio di ritorno fu decisamente meno movimentato e riuscii addirittura ad apprezzare le qualità del motore di quel bolide sicuramente bello ma decisamente poco adatto ad una persona non avvezza alla guida. Per fare le cose in grande, Zechs aveva trascurato il fatto che , per quanto fosse in gamba e piena di entusiasmo, Relena restava pur sempre una ragazzina e in quanto tale aveva anche lei le sue pecche e le sue insicurezze. La guardai di sottecchi. Teneva la testa appoggiata alla mano destra, l’aria amareggiata e ogni tanto si mordicchiava il labbro inferiore, persa in chissà quali pensieri. Il fallimento per una come lei era contemplato nella stessa percentuale in cui lo consideravo io. Seppur con mezzi diversi,  se ci eravamo prefissati un obiettivo entrambi miravamo al successo. Questa era una cosa che ci accomunava incredibilmente, per il resto eravamo agli opposti. “Dura la vita per i perfezionisti, eh principessa?” pensai riportando gli occhi sulla strada. Il vero problema, però, era che io almeno facevo le cose perché sentivo di farle ma per lei valeva lo stesso discorso? Mi assalì lo stesso dubbio che mi aveva sfiorato all’inizio di tutta questa faccenda. Era circondata da un numero illimitato di autisti, era sempre scortata e accompagnata in ogni luogo, allora perché prendere la patente con la consapevolezza di doverla riporre in un cassetto senza mai usarla? Inconscia voglia di libertà o, piuttosto, questioni di aspettative? Maledissi lei e la sua mania di primeggiare in ogni cosa perché più stavo là a pensarci, più un’idea strana e malsana si faceva spazio dentro di me.
Giunti a palazzo, fermai l’auto davanti all’entrata principale. Mi voltai verso la ragazza e nel momento in cui stava per aprire bocca, probabilmente per ringraziarmi, mi sentii avvolgere il collo da due braccia salde. Simile ad una piovra dai lunghi tentacoli, Duo mi era piombato addosso sbaciucchiandomi e ringraziandomi per averlo riportato a casa sano e salvo. E io che avevo creduto
che potesse provarci con Relena…Figuriamoci, senza di me sarebbe morto d’infarto alla prima curva… -E levami le mani di dosso!- lo redarguii aspramente, scrollandomelo dalle scatole, Ci mancava solo che mi chiedesse di sposarlo, puah! –Sbaglio o ti avevo detto di stare zitto? Beh, vedi di tacere e startene buono anche adesso!- gli ordinai vedendo arrivare il tenente Noin. Quest’ultima, accompagnata dall’uomo/gufo e da un altro paio di collaboratrici, si avvicinò perplessa e preoccupata allo stesso tempo.
 -Ma cos’è successo? Perché siete tutti bagnati? Come mai l’auto è ridotta così?- domandò allarmata. Il volto di Relena divenne paonazzo e io persi del tutto il senno.
- Abluzioni campestri, molto indicate con questo caldo- risposi io in tono asciutto, senza scompormi minimamente.- E per quanto riguarda le condizioni della vettura, è colpa mia. Ho chiesto alla principessa di poterla provare ma mi sono fatto prendere un po’ troppo la mano dimenticandomi che è un’auto e non un mobile suite. Provvederò personalmente a riparare i danni-. L’espressione della donna era a dir poco allibita, così come quello di tutti i presenti, i quali avevano le mandibole calate fino a terra. – Suggerisco, inoltre, di preparare un cambio d’abito per sua maestà e una tisana rilassante prima dell’incontro con i rappresentanti della colonia X/ Protheus- conclusi il discorso incrociandole braccia al petto nudo. Il tenente poggiò lo sguardo dubbioso prima su Duo, poi su Relena ed infine  su di me e la sua espressione da incerta divenne più distesa. – Credo che tu abbia ragione- ammise con aria complice, poi si rivolse verso i presenti, cominciando ad impartire i suoi ordini da impeccabile soldato. Duo si guardò un attimo attorno, poi grattandosi una tempia confuso affermò – Se riesci a mantenere la calma quando intorno a te tutti hanno perso la testa, può darsi che tu non abbia afferrato bene la situazione*-
-Eclissati, Duo. E vedi di tenere la bocca chiusa!- sibilai al suo seguito. L’amico non se lo fece ripetere due volte, saltò giù dall’auto senza nemmeno utilizzare lo sportello e bofonchiando qualcosa d’incomprensibile, si addentrò nel palazzo.
- Tu, invece, vieni con me- ordinai a Relena che stava per seguire l’esempio del mio collega. Ubbidiente come una brava bambina, si rimise a sedere al mio fianco e ci dirigemmo verso il garage. Quando raggiungemmo il box spensi il motore e per la prima volta da quando avevamo imboccato la strada di casa, sentii la sua voce.- Ti ringrazio per questa…- disse, quasi bisbigliando, riferendosi alla canotta che le avevo prestato - …te la renderò subito dopo averla lavata e grazie anche per… la bugia raccontata a Lucrezia. Sono davvero mortificata per oggi, mi dispiace di averti chiesto questo favore e di aver quasi fatto morire Duo d’infarto. Non immaginavo che sarebbe andata in questo modo…-. Io sì, ma non ebbi il coraggio d’infierire, era già abbastanza amareggiata e sfiduciata.
– Chi ti ha chiesto di farlo?- le domandai a bruciapelo
- Fare cosa?- cercò chiarimenti lei.
Sospirai per poi piantare gli occhi nei suoi –Sai Relena, ho come l’impressione che l’idea della patente non sia proprio tutta farina del tuo sacco, piuttosto credo che qualcuno ti abbia messo strane idee per la testa-. Come risposta ebbi un cenno di diniego. –Relena, ti prego…- la esortai nuovamente.
- Ecco…In realtà non mi è stato esplicitamente chiesto, solo che…Io…-
- Non ne avevi voglia ma hai pensato che, comunque, fosse la cosa giusta da fare- conclusi per lei
 – Hai compiuto 18 anni, tuo fratello ha addirittura acquistato un’auto per farti un regalo speciale e tu non volevi deluderlo. Ed inoltre tutti i tuoi compagni di scuola l’hanno fatto, sei l’icona di questo paese e in quanto tale ritieni di dover necessariamente essere di esempio in tutto e per tutto: se la sovrana è in grado di fare qualcosa, anche i sudditi si sentiranno incoraggiati a farlo…-. Man mano elencai tutte le possibili cause che l’avevano spinta ad impugnare il volante –Ma tu ne sei davvero convinta? E’ davvero questo ciò che vuoi? E’ un tuo desiderio?-. Lei non rispose nulla ed io sentii di dover insistere una volta di più – Sei disposta a rischiare il tutto e per tutto , a  farti beffeggiare da Duo, a chiedere addirittura ad uno come me d’insegnarti qualcosa, pur di non tradire le aspettative di chi ripone fiducia in te per una cosa simile. Se fosse una questione di vita o di morte potrei anche condividere il tuo punto di vista ma per una banalità come la patente no, assolutamente no! Loro non hanno il diritto di importelo, né esplicitamente, né implicitamente e tu non hai il dovere di dimostrare niente a nessuno! Paura di dare una delusione rifiutando di fare cose che non t’interessano minimamente…Certe decisioni non si prendono per altruismo!  Ma tu non ti stanchi mai? - . Diavolo, non avevo mai parlato così tanto in vita mia. Ci mancava solo che mi mettessi a fare l’oratore. Il discorso, comunque, sembrò sortire l’effetto sperato perché gli occhi della principessa cominciarono a farsi lucidi e lei si lasciò andare ad uno sfogo –Io…vedevo che gli altri ci riescono tranquillamente, allora ho ritenuto che non ci fosse nulla di male nel far felice mio fratello e tutti gli altri. Non immaginavo di essere così impedita, non credevo che potesse essere un’esperienza da incubo. Avevo pensato che con un po’ di pratica ci sarei riuscita…- e lì giù a piangere come una fontana. Mi fece tenerezza , a volte ci dimenticavamo davvero di tutto ciò che aveva passato e di tutte le responsabilità di cui si era fatta carico. Faceva del suo meglio per tener fede a tutti i suoi impegni, si mostrava sempre disponibile ad aiutare chiunque, me compreso e io mi ero fatto tanto pregare per una lezione di guida. L’avvicinai al mio petto e posai la guancia su quella testolina in cui frullavano tanti pensieri spesso strambi.  Una volta ripresa la calma mi ringraziò nuovamente, scese dall’auto e si avviò all’uscita. Fu in quel momento che l’idea strana e malsana prese definitivamente forma uscendo prepotentemente dalla mia bocca: - Ci vediamo qui domani alla stessa ora, a patto che si scelga una vettura di piccola cilindrata e che ci si abbigli in modo consono alla situazione: niente grattacieli al posto delle scarpe, niente salviette di carta al posto della maglia e niente cinture al posto di gonne decenti. Siamo intesi? Non ti prometto miracoli, ma di sicuro ripartiremo da zero…- spiegai guardandola in tralice, con tono scettico. Lei si voltò, osservandomi con gli occhi spalancati. Annuì leggermente ed eliminò la poca distanza che ci separava. Mi lasciò un lieve bacio sulle labbra, talmente leggero che mi sembrò di aver incontrato una libellula. Rimasi sorpreso ma non potevo mica farglielo notare. Dopo pochi attimi , infatti, mi voltai dall’altra parte ordinandole di andarsi a cambiare perché era indecente. Imbarazzatissima , scappò via ed in breve non la vidi più. Ci mancavano solo le smancerie! Rimasto solo nel box, diedi un ultimo sguardo alla jaguar, ormai ridotta ad un campo di battaglia. Le avevo proposto di riprovarci di mia spontanea volontà, senza che nessuno mi avesse puntato una rivoltella alla tempia. Forse Duo aveva ragione, non avevo esattamente tutte le rotelle al posto giusto. Mi toccai le labbra con un dito e dalle stesse affiorò una perla di saggezza che sulla Terra gli uomini sono soliti recitare: “Donne al volante, pericolo costante!”.
 
FINE
 
 
* massima di Jean Kerr
 
Il  nome della colonia è di mia invenzione.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam Wing / Vai alla pagina dell'autore: Manila