Cagliari, Sardegna, Provincia Romana. 117 a.C.
"La prego...signore...mi uccida...faccia di me quel che vuole..."
"Zitta, miserabile serva. Fai uscire quel cazzo di essere!"
"NO!! Non puoi...mia...nostra...figlia..."
"Figlia?"
Una fragorosa risata risuonò nella notte ventilata.
"Menda. Il suo nome sarà Menda!! Ma quell'essere morirà prima di accorgersi della sua esistenza, del resto è sangue del tuo sangue. Sangue di una lurida puttana."
Cagliari. 15 anni dopo.
Quanto mi fa schifo la mia esistenza.
La mia presenza su questa terra, il lavoro che sono costretta a fare per soddisfare quel lurido verme del mio padrone.
Ebbene sì, sono costretta a lavorare sotto una persona che, fosse per me, sarebbe già morta accoltellata.
Ma non posso.
La mia esistenza dipende dalla sua, e io, mi duole ammetterlo - o anche solo pensarlo -, sono sua figlia.
Ucciderlo sarebbe un reato. Fuggire, lo stesso. Anche perchè, prima di rendermi conto del fatto di essere una nullatenente, sarei già sotto ad una frusta.
Sogno da tempo una vendetta; sarebbe bello, magari in un'altra vita.
Già, perchè res sum. Una cosa. Sono un miserabile oggetto.
Il mio stesso nome lo dice.
Menda. Errore, sbaglio, difetto.
Non so come io sia ancora viva. Preferirei cento volte essere abbandonata nell'oscurità, tra le braccia di Morfeo.
Sospirando, mi avvio verso il lavatoio della villa del padrone.