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Autore: makeDreamlast    01/10/2011    3 recensioni
E se servisse tutto l'amore che diamo ad una persona, per salvarla?
E se questo amore andasse contro a tutti gli ostacoli che la vita ci mette davanti?
Possono due anime innamorarsi?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stessa Sostanza di cui sono fatte le Nuvole.

***


“Save me with your love tonight, come and bring me back to life.”

Le note di quella canzone vorticano nella mia mente, come se fossi sicura che un giorno potrà succedere.
Ma non succederà.
Quello che ho sempre sognato non si avvererà.
Mai.
Perché lui non c'è, non c'è mai stato e non ci sarà mai.
Mai più.
Perché lui è andato via.

Ormai è passato un mese e non riesco a farmene una ragione.
Perché lui? Con tutte le persone che esistono, perché proprio l'unica che ancora mi faceva sperare in qualcosa in cui sognavo?
Ora non ho più sogni, non ho più desideri, non ho più mete da raggiungere, traguardi che -per quanto ne sapevo io- avrei senz'altro fatto miei. Non so nemmeno più cosa fare, una volta cresciuta. E non manca molto.
Continuo la scuola perché devo, non perché ne ho voglia. Vado lì solo per farmi del male, per sentire le mie compagne prendermi in giro. Prenderlo in giro.
-Ahah, ma ti guardi? Stai male per uno che nemmeno conoscevi!-
-Già, ahah e per fortuna che se ne sta andando così quando guarirai non ci romperai più, se guarirai!-
L'impulso, ogni volta, di saltarle addosso e tirarle un pugno è sempre così forte. Forse sempre più forte. Ma non posso farlo. Anche solo rispondendo alle loro provocazioni, starei al loro gioco. È già successo e non è servito. Da un mese comunque si divertono a prendersi gioco di lui, anche ora che non c'è quasi più. Senza rispetto per lui e per i suoi familiari.
Vorrei tanto che accadesse qualcosa per raggiungerlo, lo chiamerei miracolo. Ma a quanto pare il mio destino è restare qui, senza di lui.
La campana di fine lezione sta per suonare, per tutte e sei le ore non ho seguito. Quella canzone è così impressa nella mente. Non ho fatto altro che scarabocchiare il suo nome, con tanti cuori attorno.
Il cappuccio della felpa è alzato, non ho intenzione di abbassarlo. Nemmeno dopo che i professori mi hanno ripetuto che è maleducazione. Ma quello è il mio nascondiglio.
A volte mi chiedo se altre ragazze stanno provando quello che provo io, a volte mi chiedo se lui mi sta guardando, se sta capendo come sto. A volte non vorrei altro che tornare indietro nel tempo per sbrigarmi, per essere da lui prima, per salvarlo. A volte invece vorrei solo scappare, andare dai suoi amici, da suo fratello e abbracciarli perché io so come stanno loro e loro capirebbero come sto io. Loro e solo loro. Potremmo farci forza a vicenda. Se solo fossi un poco più grande.
Mi alzo, metto via le mie cose ed esco. Ho sempre la sensazione, o la speranza, che attraversando la strada una macchina mi prenda in pieno. Ma non succede.
Come ogni pomeriggio, arrivo a casa e mi butto sul letto. Rimango lì, a fissare la sua foto sul comodino, a piangere, a chiedermi cos'è che è andato storto.
Fino a quando mi addormento, sperando di non svegliarmi più la mattina dopo, ripetendo nella mente “Salvami, salvami, salvami.”
Ma nemmeno questo succede.
Tranne questa notte.
Mi addormento con quelle parole in testa, è tutto buio e caldo. So di essere addormentata, ma comunque sono cosciente e capisco quello che sta succedendo. Vedo una luce bianca, come un lampo, poi inizio ad avere freddo.
Quando mi risveglio non sono più nella mia camera.

Intorno a me tutto è azzurro, così limpido, il pavimento è morbido, soffice, bianco. C'è profumo di rose. Mi gratto la fronte, chiedendomi dove sia finita. Mi passo la mano tra i capelli, sono sciolti, lisci e setosi. Non come li avevo concianti la sera prima. Poi mi guardo, addosso ho un vestito lungo e bianco, così leggero. Non ho le scarpe. Tasto la piccola corona argento che ho in testa e mi guardo le mani, sono così curate. Mi sento bella, mi sento una dea.
Mi guardo intorno, cerco qualcuno che mi possa dire cos'è successo, cosa ci faccio lì e dove sono esattamente. Ma attorno a me c'è solo cielo e nuvole. Mi piego e affondo la mano in quello che mi sembra cotone, tiro su solo vapore che ricade immediatamente dopo amalgamandosi con il resto. Quello che più mi spaventa è che non riesco a cadere. Rimango sospesa su quel vapore.
Mi rialzo, mi sistemo il vestito e alzo lo sguardo. Una lacrima riga il mio volto.
-Ciao.- Dice la sua voce.
-B-Bi....Bill?-
-Si.- Sorride -Sono io.-
-Cos'è successo? Dove sono? Cosa ci faccio qui?- Inizio a guardarmi nuovamente intorno, disperata, isterica.
-Tranquilla.- Mi poggia le mani sulle spalle, il suo tocco è divino. È reale. È lui davvero. Vestito di bianco, giacca e pantaloni. I suoi capelli, neri, sono lisci, cadono sulle spalle. Nemmeno lui ha le scarpe, la corona o un'aureola.
-Dove sono?-
-Sei in Paradiso.-
-Cosa? Perché?-
-Ti ho chiamata io.-
-Cosa stai dicendo? Non è vero!-
-Quando niente andrà più, sarò un angelo per te sola.-
-Non è possibile.-
-E' possibile invece. Credici.-
-No, non ci credo. Non è vero. Lasciami!!- Cerco di divincolarmi, ma lui è così ostinato a trattenermi.
-Tranquilla, staremo bene insieme.-
-Sono morta?-
-No, non sei morta. Ho solo preso in prestito la tua anima.-
-Quindi non staremo insieme per sempre?-
-No, non per ora.-
-Perché io?-
-Perché ti osservo da quando sono qui. E solo tu...-
-...Solo io ho sperato di morire per incontrarti.-
-Più o meno. Ma sai, ci farai l'abitudine a stare qui.- Improvvisamente il suo sguardo si fa allarmato.
-Che succede?-
-Presto, vai via. Devi andare. Sta arrivando. Ma tranquilla, ci rivedremo.-
Mi spinge, si fa di nuovo tutto freddo e buio, poi la luce bianca abbagliante mi riporta nel mio corpo.
Quando mi risveglio è mattina, i raggi del sole penetrano nella stanza e illuminano un piccolo ciondolo sul mio comodino, accanto alla sua foto. Mi siedo, mi stropiccio gli occhi e delicatamente lo prendo in mano. È una B dorata, quella che stanotte aveva lui al collo. Allora era tutto vero, non stavo sognando!

A scuola sono più serena, da un giorno all'altro sono cambiata: porto i pantaloni bianchi e una camicia leggera. Tengo i capelli sciolti e pettinati, e faccio scintillare la sua B.
-Hey, Monica! Sei guarita?-
-Hai visto?-
-Oh oh, vedo che ti sei rimessa in sesto. Ora non ci sarà più gusto a prenderti in giro!-
-Tranquilla, posso anche farne a meno delle vostre prese in giro!-
Sorrido, sorrido sempre più felice perché so che presto lo rivedrò. Me lo ha detto lui, presto ci rivedremo.
Quella notte però non succede nulla.
Nemmeno quella dopo.
E quella dopo nemmeno.
Fino a quando torno a perdere completamente le speranze.
Ma non cambio più, non voglio tornare a stare male. L'importante è che, per una volta, per almeno cinque minuti, l'abbia visto e che sia stata in contatto con lui.
Non ho mai tolto la collana e quella sera, una volta sdraiata sotto al lenzuolo, la stringo tra le dita, l'accarezzo sperando di poter tornare su da lui. Ci sono così tante cose che vorrei chiedergli. Tante domande che vorticano nella testa.
Chiudo gli occhi canticchiando quella canzone, sempre quella. Fino a quando perdo di nuovo i sensi. Fino a quando quella luce torna ad abbagliarmi e il mio cuore esplode di gioia.
Torno sulle nuvole, ma non c'è più solo l'azzurro del cielo. C'è anche un tavolino bianco, con una rosa bianca al centro, un divano fatto della stessa sostanza di cui sono fatte le nuvole. Seduto c'è lui. C'è Bill.
Si alza e mi viene incontro.
-Ciao.-
-Ciao.- Questa volta sono più tranquilla.
-Sei sempre così bella, vestita in questo modo.-
-Ma non sono io a scegliere questi vestiti.-
-Lo so, ma a te stanno benissimo.- Mi sorride.
-Grazie.- Io abbasso lo sguardo.
-Siediti.- Mi fa cenno con la mano. Ho ancora paura di sprofondare all'improvviso. Ma faccio come dice e con mio stupore mi accorgo che quella sottospecie di divano è anche comodo! -Vedo che hai trovato il mio ciondolo.-
-Ehm...Si, era sul mio comodino.-
-Lo so.-
-Già, è vero.-
-Allora, raccontami quello che succede là giù.-
-Ma tu non riesci a vederlo?-
-Si, ma vorrei sentirlo da te.-
-Ah ok, beh...Succede più o meno tutto quello che vedi anche tu...-
-Interessante.-
-Non direi.-
-Posso farti una domanda?-
-Dimmi.- Alzo un attimo lo sguardo su di lui, lo riabbasso subito. Non può essere veramente lui. È così difficile da credere.
-Come mai volevi così tanto raggiungermi?-
-Che domanda è? Cioè, mi sembra ovvio! Cavolo! Sono anni che ti sogno, di notte e di giorno. Sono anni che ti voglio. Che voglio stare con te. E non me ne frega se eri...Sei, un cantante. Io non voglio stare con te perché sei un cantante, perché sei famoso e perché tutte ti vogliono! Io voglio stare con te perché so che qualcosa ci collega, perché tu hai un cuore, perché io e te ci assomigliamo. Perché tu sei Bill Kaulitz e non Bill dei Tokio Hotel, capisci? Ma poi tu sei morto e da allora....Tutti i miei sogni sono andati a farsi benedire....-
-Ssh...Non dire così, ti ricordo che sei in Paradiso.-
-Scusa! Però si, è andata così.-
-Però alla fine sei con me adesso, no?-
-Si, adesso che sei morto!-
-Io non sono veramente morto.-
-Eh?-
-No, vedi, non ho l'aureola.-
-E allora perché sei qui?-
-Perché non ho passato il ponte! Dopotutto sono solo in coma.-
-Quale ponte? E poi comunque il coma corrisponde alla morte!!!- So che ha ragione lui, non io.
-Quello che percorrono tutti prima di arrivare da là.-
-Ma io non l'ho visto.-
-Mhm...Nemmeno Tom, ora che mi ci fai pensare. Forse perché ci siamo sopra.-
-TOM E' STATO QUI???-
-Ssh, non urlare, ti sentiranno. Si, anche Georg e Gustav. Per questo hai dovuto aspettare un po', prima ho dovuto far abituare loro...E ce n'è voluto! E poi posso chiamarvi uno per volta. Tutti e quattro insieme sarebbe il delirio.-
-Oddio!! Ma quindi tu puoi tornare indietro, puoi tornare giù se non sei morto veramente!-
-Non credo.-
-Come no? Ti basta solo attraversare il ponte.-
-Vorrei tanto che fosse così facile.-
-Ti prego, fallo per me. Fallo per noi.-
-E una volta che sarò tornato giù? Non potremmo stare comunque insieme.-
-Come no? Verrai da me.-
-E Tom? La mia famiglia?-
-Ah, è vero. Ma ci deve essere una soluzione per riportarti indietro.-
-Devo pensarci, ma tu ora devi andare. Il tempo è scaduto.-
Mi fa alzare e mi spinge verso il punto da cui sono arrivata.
-Bill...-
-Salvami questa notte e riportami alla vita.-
-Bill...Non te ne andare!-
Ma ormai è troppo tardi, la luce mi abbaglia e un attimo dopo è di nuovo tutto buio.

In classe torno a non seguire le lezioni, penso a disegnare una casa stilizzata e me, sopra invece tante nuvole e Bill, collego tutto con un ponte e faccio una X a caso indicante il punto dal quale io, Tom, Georg e Gustav arriviamo.
Poi inizio a pensare “Se il ponte può percorrerlo solo chi muore, allora Bill non lo ha passato, ha detto che ci eravamo sopra. Ma io, Tom, Georg e Gustav come facciamo a raggiungerlo senza morire? E se Bill non è morto, vuol dire che portandolo nel punto da cui noi quattro arriviamo e andiamo via anche lui potrà oltrepassarlo. E se percorresse il ponte al contrario? Sarebbe più semplice. Ma soprattutto....Come fa Bill a togliere l'anima dai nostri corpi?”
-Hey tu, a cosa stai pensando?- Una mano sbatte sul mio banco, di fretta nascondo il foglio sotto al libro.
-Ancora rompi?-
-Scusa, volevo farmi gli affari tuoi.-
-Ok, hai già fatto abbastanza, vattene.-
-Come vuoi.
-Grazie.-
“E poi cosa vuol dire -Salvami questa notte e riportami alla vita-? Lui vuole tornare indietro, ma non sarà possibile senza separarlo o da me o da Tom. Una soluzione per tutti ci deve essere. Potrei sacrificarmi io. Mi farei ammazzare da qualcuno attraversando la strada, così percorrerei il ponte e poi insieme torneremmo giù entrambi a casa sua, con Tom, la sua famiglia, Georg e Gustav.”
“Non pensarci minimamente!!!” La sua voce rimbomba nella mia testa.
“Cosa sta succedendo?”
“Riesco a sentire i tuoi pensieri e non devi pensare di morire per salvare me, hai capito?”
“Bill!! Io voglio trovare un modo per riportarti indietro.”
“Non c'è un modo.”
“Bill smettila! Ci deve essere!”
“No, non c'è!!”
“Stanotte vieni a prendermi?”
Silenzio.
“BILL RISPONDIMI!!”
“SI!! Si, stanotte vengo da te, voglio vederti. Voglio stare con te, almeno alla notte. Ora devo andare, ti aspetto stanotte.”
Le lacrime rigano i miei zigomi.
-Grazie Bill.- Lo sussurro, senza rendermi conto che la classe mi sta ridendo contro.
Mi alzo, mentre la prof mi chiede se va tutto bene. No scema, non va tutto bene! Ma mi lascia uscire. Non ho più il coraggio di tornare in classe. Non ci voglio più tornare, voglio scappare.
Mi chiudo nella cabina e mi siedo sul water.
“Bill, rispondimi ti prego. Ho bisogno di parlarti. BILL!!!!”
“Eccomi dimmi. Non posso parlare con due persone contemporaneamente.” Ride.
“Con chi parlavi?”
“Con Tom. Forse ha trovato una soluzione.”
“SPARA!!”
“Beh lui dice che... Se tu riuscissi ad andare là, all'ospedale, dove c'è il mio corpo...”
“Cosa? E come? Come faccio? Come ti trovo? E come mi riconosceranno?”
“Tranquilla, io e Tom abbiamo già pensato a tutto. Tu parti e vai in Germania, indosserai il ciondolo con la B, Tom ti aspetterà fuori.”
“E come farà a sapere che sto arrivando?”
“Glielo dirò io. Ma ti prego, fai il possibile per raggiungermi. Solo così riusciremo a stare tutti insieme.”
“Perché se io arrivo dopo che ti sei svegliato...Cosa succederà?”
“Tornerà tutto come prima, la mia famiglia, i miei amici saranno felicissimi che io sia tornato ma tu...Tu sarai felice che io sia vivo, ma sarà come se non ci fossimo mai incontrati. È per questo che non posso tornare prima. Devo farlo quando tu sarai lì, così mi sveglierò e ti vedrò.”
“Non sembrerò un'estranea ai tuoi occhi?”
“No. Non credo.”
“COME NON CREDI?! Bill devi esserne sicuro. Io devo esserne sicura!”
“Non posso garantirti nulla. Ma tu devi raggiungermi.”
“Parto questo pomeriggio stesso.”
“Promettimelo.”
“Te lo prometto Bill, non ti abbandono.”
“Grazie.”
Sorrido, mi asciugo le lacrime e torno in classe. Loro ancora ridono ma io con la mente sono già da lui.
Appena fuori da scuola corro a casa, mi fiondo dentro e butto lo zaino a terra.
-MAMMA!! Mamma dove sei, devo dirti una cosa!!-
-Dimmi piccola, che c'è? Che è successo?-
-Dobbiamo partire! Adesso! Subito! Immediatamente! Non abbiamo un solo secondo da perdere!- Entro in camera mia, tolgo tutti i libri dallo zaino e dall'armadio prendo qualche vestito alla rinfusa. Altrettanto alla rinfusa li butto nello zaino. Lo richiudo e cercando di non sbattere contro mia mamma che mi segue per chiedermi cosa sia successo corro in bagno, prendo qualche trucco, il mio profumo preferito -l'unico che uso- e torno in sala.
-TI PUOI FERMARE UN ATTIMO PER FAVORE?- Urla mia mamma, io mi giro di scatto.
-Mamma che c'è?-
-Mi spieghi cos'è successo?-
-Ora non c'è tempo! Te lo spiegherò in aereo, ma ora dobbiamo andare.-
-In aereo? Come lo paghiamo un aereo? Un aereo per dove poi?-
-Aaaah mamma per favore! Devo andare in Germania, ADESSO, e se tu non mi vuoi accompagnare ci andrò da sola. Ma devo andarci.-
-Ma a fare cosa?-
-Te lo spiego in viaggio mamma, ti prego muoviti!- Inizio a sentire le lacrime premere per uscire, cerco di sforzarmi e farle scendere prima che sia troppo tardi. Dal suo viso, si sta convincendo.
-Quanto costa un aereo? E tuo fratello?-
-Lui se la caverà benissimo, come ha sempre fatto, lo sai! E un aereo per Magdeburgo non costa tanto!-
Nel frattempo lei ha già messo qualche vestito nella borsa da mare, i suoi trucchi e le cose per l'igiene. Non so nemmeno quanto tempo ci vorrà.
Chiamiamo un taxi che ci porta fino all'aeroporto, durante tutto il viaggio cerco di rilassarmi e di inventarmi un discorso quanto meno credibile per spiegare a mia mamma quello che è successo.
Non siamo mai entrate in un aeroporto, non sappiamo nemmeno come orientarci o dove andare, ma mi rincuora il fatto che lei, ancora una volta, sia con me. Non sa nemmeno il perché, ma è venuta con me e questo mi fa sentire più tranquilla.
C'è troppa gente, non sappiamo gli orari delle partenze, ma ci mettiamo comunque in fila -quella apparentemente più corta- e aspettiamo il nostro turno.
Batto il piede a terra, dondolo prima avanti e indietro poi a destra e sinistra. Nel frattempo vedo la fila che avanza e mi sale l'ansia. Ho la nausea e mi gira la testa. Vorrei lasciar perdere tutto, vorrei scappare, ma mi rendo conto che sto andando a salvare una persona. Quella persona che prima ha sempre salvato me. Quindi mi faccio forza e avanzo fino a che è il nostro turno.
-Salve, vorrei prenotare un volo per...?- Mia mamma mi guarda chiedendomi aiuto.
-Magdeburgo.- Rispondo io guardando l'hostess.
-Ok, controllo subito.- Digita qualcosa sul computer poi alzai di nuovo lo sguardo su di noi -Il prossimo è per questa sera alle sei!- Dice, soddisfatta.
-COSA?!?!?- Sprofondo in un abisso di agonia. Non è possibile. -No, come alle sei? Io devo partire adesso! È urgente!-
-Tesoro calmati, le sei non è poi così tardi! E poi sono già le tre.-
-Appunto!! Sono già le tre e potrebbe essere già troppo tardi!!!-
“Chiedile il volo delle tre e mezza!” Bill. Lui sa tutto.
-Alle quattro e mezza c'è per Berlino.- Cerca di rassicurarmi l'hostess.
-No, devo andare a Magdeburgo!!- Urlo, tutti intorno mi guardano. -Ce ne deve essere uno prima! Lo so che c'è!- Mi salgono le lacrime agli occhi.
-C'è quello delle tre e mezza ma non ce la farete mai!-
-Va bene quello!-
-Ma...- Cerca di obbiettare lei.
Io sbatto la mano sul bancone -Mi dia quello delle tre e mezza!-
Allora lei, spiazzata, stampa i due biglietti.
Io, con sguardo dolce e calmo, le dico -Grazie.- Poi mi giro e velocemente mi avvio all'imbarco. Mia mamma cerca di starmi dietro urlando -Mi spieghi che ti ha preso?-
-Mamma, non ora! Dobbiamo muoverci!-
Per fortuna sono già saliti tutti, i nostri bagagli sono già sul rullo e non abbiamo avuto più problemi. Saliamo appena in tempo per cercare i nostri posti e allacciarci le cinture.
So che tra non molto arriverà il momento più difficile: spiegare tutto a mia mamma.
-Ora che finalmente siamo partite, mi spieghi cos'è successo?-
Faccio un respiro profondo, ho paura che mi prenda per pazza, ma devo dirglielo, in fondo l'ho trascinata a forza.
-Ecco vedi...- Chiudo gli occhi e mi immagino la storia fin dall'inizio. Non la guardo mentre parlo, fisso il sedile davanti a me, non voglio vedere la sua faccia. Ma lei tace, non dice nulla, non commenta. Ascolta, affascinata forse.
-....E' per questo che devo andare là, capito? Perché così lui si risveglierà. Apposta per stare con me.-
-E se non fossi partita?- Chiede, curiosa.
-Non saremmo mai stati insieme.-
-Ah.-
-Sono pazza?-
-No, solo un po' fuori di testa.-
-Ahah già.- Annuisco.

Il volo dura poco più di un'ora. Arrivate a Magdeburgo siamo totalmente disorientate.
“BILL!” Lo chiamo con il pensiero.
“Dimmi.”
”Hai fatto presto!”
“Ti sto seguendo da quando sei partita.”
“Cosa devo fare adesso?”
“Prendi un taxi e fatti portare all'ospedale. Dico a Tom che stai arrivando.”
Da lì non lo sento più. In macchina il panico sale al cento per cento, riempie il mio corpo.
Ci mettiamo solo un quarto d'ora. Ci lascia proprio davanti, è enorme e bianco scuro. All'improvviso mi ricordo che io ho paura degli ospedali. Ma lì c'è lui e non posso fermarmi ora.
“Aspetta! I medici non ti faranno entrare!” Lo odio quando salta su così all'improvviso.
“Cosa devo fare allora?”
“Sta arrivando Tom. Gli ho detto come sei vestita. Entrerete con lui.”
“Bill...Non vedo l'ora...” Ma lui era già in contatto con il gemello.
Saliamo sulla scalinata, a metà vedo Tom uscire, è proprio lui e mi sembra un miraggio. Mi tolgo lo zaino e lo passo a mia mamma. Gli corro in contro, lui è esitante, ma poi mi riconosce e quando mi butto tra le sue braccia scoppiando a piangere mi stringe a sé, come se mi conoscesse da sempre.
-Dov'è?-
-Nella sua camera.-
-Come sta?-
-Come sempre.- Ha il volto basso.
-Posso vederlo?-
-Si, vieni.-
-Mamma...- Mi volto. Lei mi guarda sorridendo, compassionevole.
-Vai, io ti aspetto qui.-
Entriamo, vicini, il mio cuore esplode di gioia ma ho paura di vederlo. Ho paura della mia reazione. Anche in ascensore stiamo vicini, posso sentire la protezione di Tom. Già dall'inizio del corridoio riconosco Georg e Gustav, gli altri saranno sicuramente i parenti. Sua mamma, Simone.
-Posso salutarli?-
Tom annuisce mentre loro ci vengono incontro. Io accelero il passo per buttarmi poi tra le loro braccia.
-Georg! Gustav!-
-Ciao! Ti aspettavamo!- Dice Georg.
Ma sono più attenta alle parole di Simone: -Chi è questa?-
E alla risposta di Tom: -Tranquilla mamma, è una nostra amica.-
-Vostra amica?-
-Si mamma, ma è una storia lunga. Ti spiegheremo tutto, promesso.-
-Ok, ma sappi che non mi piace.-
-E' qui per Bill mamma, ti prego fidati.-
Annuisce, ma mi guarda male, poi torna a sedere.
-Bill ci ha tanto parlato di te!!- Sussurra Gustav. Nessuno a parte noi è andato là... Su da lui.
-Gustav non urlare! Non vorrai farti sentire!-
-Scusa Tom!-
-Tom...- Chiamo la sua attenzione. -Per caso la tua mamma...Non vuole che io sia qui?-
-Mh? No tranquilla. È un po'...Diffidente diciamo. Ma vedrai che poi le passerà.-
-Non do fastidio?-
-Bill non ti avrebbe neanche chiamata!-
-Tom, devo chiederti un'altra cosa.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Lui...Ecco....Lui non mi ha chiamata qui solo per....Come dire...Salvarlo, vero?-
-Stai scherzando mi auguro! Non ne sarebbe mai capace, figuriamoci da morto! Mezzo morto va beh...- Ride, è così sicuro.
-Ma...come facciamo a riportarlo qui?-
-Ecco...Dovrebbe riattraversare il ponte, stando ai miei calcoli.-
-Speriamo bene. Ora....Posso vederlo?-
-Ne sei sicura, vero? Fallo solo se ne sei sicura pienamente.-
-Si Tom, voglio vederlo.-
-Vieni.-
Mi prende per mano e lentamente mi guida fino ad un grande vetro. Però si ferma, vuole essere sicuro che io sia pronta.
-Per ora non ci è concesso entrare, forse più tardi.-
-Ok, sono pronta.- Ma forse anche no.
Tom mi guida fino al grande vetro, do le spalle a sua mamma.
Subito mi copro la bocca con la mano, scoppio in lacrime.
Lui è lì, steso sul letto, coperto da un lenzuolo bianco, coperto di tubi. Sta dormendo. È così angelico mentre dorme. Mentre lo fisso, qualcosa mi abbaglia. E' quella luce. Cedo, le mie gambe non mi reggono più, Tom e Gustav sono pronti a tenermi stretta. Ma io non mi ritrovo dall'altra parte. Sono ancora lì, tra le loro braccia e li sento parlare.
-Hey, che ti è successo?- E' Gustav.
-Te lo avevo detto.-
-Si lo so, ma io devo stare con lui Tom. Voglio toccarlo.-
-Non ora, non hai più forze. Vieni, siediti.-
Mi tira fino alla sedia.
-Falla sedere qui, cos'è successo?.- Chiede Simone mentre Tom mi fa sedere accanto a lei.
-Non lo so!- Mi fa aria con le mani.
-Tom! Tom sto bene!-
-Stavi per svenire!-
-Sarà stato il viaggio e la stanchezza e lo stress di tutto questo mese!- Torno a piangere.
-Dai, vedrai che si sistemerà tutto.- Tom mi accarezza la spalla, inginocchiato davanti a me.
Sono troppo stanca per continuare la discussione, mi appoggio alla spalla di Simone e chiudo gli occhi. Mi addormento subito, tanto da non pensare che Bill possa chiamarmi.
Comunque non lo fa.
Quando mi sveglio, accanto a me c'è anche mia mamma. L'ha chiamata Tom.
-Tesoro, come stai?-
-Adesso bene, ma quanto ho dormito?-
-Più o meno tre ore.- Mi sorride Tom, contento di vedermi un po' meglio.
-Bill?-
-Bill...Sta ancora dormendo.-
Mi alzo, barcollo un attimo, ma sono decisa. Avanzo verso il vetro, ci poggio il palmo della mano all'altezza del mio viso e rimango così, a fissarlo, non so per quanto tempo.
-Per favore non saltare...- Sussurro, sempre sperando che mi senta.
-Monica...- E' la sua voce, la sua mano si posa sulla mia spalla, leggera. Io mi volto, Simone mi sta sorridendo. -Scusa se all'inizio ho pensato male di te, ma ho capito che per mio figlio, Bill, tu hai cuore. E Tom...Tom è così legato a te, anche se...Credo...Vi conosciate da poco.-
-Mi creda, da molto poco.-
-Puoi andare da lui.-
-Veramente?-
Il mio cuore esplode. Di gioia ma anche di ansia. Non vorrei cedere di nuovo.
Lei annuisce, io l'abbraccio e la ringrazio. Ma quando mi lascia, avvampo di paura. Sto per affrontare una cosa molto più difficile.
Lentamente entro, ho l'impulso di muovermi, per essere da lui prima. Nonostante tutto, mi fermo ai piedi del letto appoggiando le mani alla spalliera. Lo fisso, senza pensare. Ora c'è lui e basta. Muovo la mano destra verso la sua caviglia, ho paura che si svegli all'improvviso. Ho paura anche solo a toccarlo. Ma vado avanti e con la punta delle dita sfioro i suoi piedi, gli sfioro la gamba avanzando accanto al letto. Lo guardo e trattengo le lacrime. Gli sfioro il braccio, sotto al lenzuolo, fino ad arrivare al suo viso. È così morbido, liscio. È ancora così giovane. Gli accarezzo la fronte e i capelli, poi mi siedo. Sono goffa, chiusa in me stessa con la schiena. Le mani tra le gambe. E ancora lo fisso.
Non so se farlo o no. Ho paura di sbagliare. In quel momento ho paura di tutto.
Faccio un lungo respiro e prendo coraggio. Pian piano scopro la sua mano, ha ancora lo smalto. La stringo tra le mie, poco più piccole. È così magra, posso sentirne i lineamenti delle ossa. Gli accarezzo il dorso con l'indice e incrocio le mie dita nelle sue. So che gli altri mi stanno guardando, ma mi sembra di stare dentro una bolla, solo nostra. Mia e di Bill.

Il sonno mi rapisce ancora, incrocio le braccia sul materasso e ci appoggio la guancia.
La porta si apre.
-Hey, forse è meglio se andiamo a casa.- Tom mi posa le mani sulle spalle.
-No Tom, voglio stare con lui, ti prego. Voglio vederlo, voglio sapere quando torna. Me lo sento, tra poco mi chiama.-
-Come vuoi, ma devi riposare.-
-Si adesso dormo. Tom, voglio stare con lui.-
-Posso stare con te?-
-Si.-
Tom prende una sedia e si mette accanto a me, nella stessa posizione. Ci addormentiamo guardandoci semplicemente in faccia.
All'improvviso la luce bianca mi abbaglia, di nuovo, alla stessa maniera di sempre e mi ritrovo davanti a Bill.
-Cosa stai aspettando?-
-Aspettavo te!-
-Sono qui da ore!-
-Lo so, ma avevo bisogno di parlarti!-
-E non potevi farlo prima?-
-Ho provato a chiamarti da sveglia, ma non ci sono riuscito.-
-Allora non stavo svenendo!!-
-Ehm...No. Ma passiamo ad altro per favore? Dovremmo attraversare il ponte insieme.-
-Come insieme? Io non lo vedo!-
-Lo so, mi terrai per mano e quando saremo pronti io ti guiderò verso la fine del ponte.-
-Bill io ho paura, ma se ne sei sicuro...Mi fido.-
-Tranquilla, ce la faremo!-
-E allora andiamo!-
-Prima c'è una cosa che vorrei dirti.-
-Cosa?-
-Prima...Hai detto a Tom...Che hai paura che io ti usi come mezzo solo per tornare in vita.-
-Ah...Già...Tu senti i pensieri...-
-Si, ma c'è una cosa che non ti ho detto fin dall'inizio. Posso oltrepassare il ponte solo con chi mi dimostrerà vero amore.-
-Ah.-
-E' per questo che riesco a chiamarti, a sentire i tuoi pensieri, a mettermi in contatto con te. Perché io e te siamo fatti l'una per l'altro, capisci? E se usciamo insieme di qui, non ci separeremo mai più.-
-Mi stai dicendo che tu...Tu provi qualcosa per me?-
-Da quando sono arrivato quassù, si. E non posso negarlo.-
-E allora perché ci hai messo così tanto a chiamarmi? Un mese!-
-Perché volevo conoscerti, volevo essere pronto al nostro primo incontro. Volevo essere sicuro che tutto sarebbe andato per il verso giusto. E adesso che so che il vero amore è ricambiato, non voglio più aspettare. Quindi...Vuoi passare il ponte con me?- Mi porge la sua mano.
Io delicatamente l'afferro e sorrido con gli occhi lucidi -Certo Bill, che voglio.-
Mano nella mano mi lascio guidare da lui che sa perfettamente come e dove muoversi. Io non vedo altro che cielo e nuvole, come quando ero sull'aereo.
-Eccoci, il ponte inizia qui.-
-Vedo solo una luce che cade.-
-Andiamo.-
Avanziamo fino a dove finiscono le nuvole. Sembra un precipizio nel vuoto.
-Bill, descrivimi la scena.-
-C'è un arcobaleno. Quello ci porterà nei nostri corpi.-
Faccio un altro passo, sento un'aria fresca e una certa forza che prova a prendermi.
-Oddio Bill, io sto andando. Vieni anche tu!.-
Non lo sento più. Sento solo la sua mano che lascia la mia e la forza che diventa sempre più forte.
-Bill ma che fai? Dobbiamo tornare giù! Ti aspettano tutti, Bill vieni!-
Mi volto, la forza mi sta tirando, io non riesco più a fare resistenza. Vedo Bill con le gambe ricoperte di vapore, si agita, le nuvole lo tengono stretto.
-Vieni e svegliami dalla morte.- Mi urla.
-Come??-
Ma ormai è troppo tardi.
Quando torno nel mio corpo sento un fischio ad intermittenza e Tom che cerca di svegliarmi. Apro gli occhi e vedo Bill, di fronte a me, in agonia. La macchina fischia all'impazzata.
-Tom, che succede?- Mi alzo rifugiandomi tra le sue braccia. Mi tira fino all'angolo della camera mentre entrano i medici.
-Non lo so. Stavi dormendo e all'improvviso le macchine iniziano a schizzare così.-
-Tom, che sta facendo? Perché non è tornato giù? Era ad un passo così dal tornare di qua!-
-Che stai dicendo?-
-Sto dicendo che mi ha chiamata! Stavamo per tornare di qua Tom, poi qualcosa ci ha separati!!-
-Non è possibile. Ci vuole il vero amore per tornare di qua!-
-E' colpa mia Tom.- Esplodo in lacrime, capisco il perché. -Forse non ero convinta delle sue parole! Anzi non lo ero, non ci credevo Tom capisci?-
-Perché no?-
-Perché mi sembra tutto così impossibile!-
-E allora vedi di fartelo sembra possibile, hai capito? Perché qui non si tratta di giocare!-
Mi lascia ed esce dalla stanza, arrabbiato. Io mi lascio cadere, seduta per terra, contro la parete.
-Signorina, sta bene?- Mi chiede un'infermiera.
-Si, si grazie.-
-Ok, comunque è tutto passato.-
Mi alzo. -Cos'è stato?-
-Niente di grave.- Si limita a dire.
-Mh...Posso stare con lui?-
-Certo.- Annuisce e poi va via.
Io torno a sedermi accanto a Bill, ha una faccia un po' più serena dopo l'intervento dei dottori. Preferisco pensare che fosse finita la flebo. Gli prendo di nuovo la mano e gliela accarezzo. Ma lui non si sveglia.
“Torna su, ti prego.” Lo sento parlare.
Allora mi metto giù, sempre tenendo la sua mano, e cerco di addormentarmi. È più difficile di quanto potessi immaginare. Provo a cantare, conto fino a cento, poi da cento a zero. Non accenno nemmeno ad aprire gli occhi, voglio solo addormentarmi.
Poi la luce bianca.
E Bill che salterella.
-Che stai facendo? Perché sei felice?-
-Perché sono riuscito a chiamarti anche se eri sveglia. Non hai opposto resistenza.-
-Si ma tu sei un imbecille nato, hai capito? Non puoi farmi questo! Insomma, perché non sei venuto giù?-
-Ma le hai viste le mie gambe?- Ancora ride.
-Ridi pure, ma intanto noi ci siamo preoccupati e Tom pensa che sia colpa mia! È arrabbiatissimo!-
-Colpa tua?-
-Si, non hai sentito il discorso?-
-Scusa, ero un po' impegnato a liberarmi dalle nuvole.-
-Bene, pensa che sia colpa mia perché io non ero convinta delle tue parole.-
-Non sei convinta del fatto che siamo fatti l'uno per l'altra?-
Annuisco.
-E così...Ne sei ancora convinta?-
Si avvicina, mi accarezza lo zigomo con l'indice e mi sposta una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Così facendo sfiora il suo naso con il mio, piega il viso e posa dolcemente le sue labbra sulle mie. Sono morbide e calde, mi invitano a ricambiare. Mi sento travolta da una fiammata, incandescente. Vorrei che quel momento non finisse mai, ma Bill si sposta di qualche millimetro per parlare.
-Ora? Ora sei convinta?-
-Ora si.-
-Quindi possiamo andare.-
Annuisco, felice, serena e convinta più che mai.
Torniamo davanti alla luce bianca, ora veramente mi lascio guidare da lui. Mano nella mano attraversiamo l'arcobaleno, mi sembra di volare. Non vedo altro che nuvole e poi ancora il lampo di luce che mi abbaglia, questa volta abbaglia anche Bill.
Sento di nuovo il leggero fischiare delle macchine, vanno ad intermittenza, all'unisono con il suo cuore. Appena riprendo conoscenza sento una mano accarezzarmi i capelli. Si muovono solo le dita, è così fievole che quasi non si sente. Ma io me ne accorgono subito.
Apro gli occhi e alzo la testa, di poco, tanto quanto basta per accorgermi che Bill ha gli occhi aperti e mi sta sorridendo. È sveglio e sembra che stia bene.
Appena i familiari fuori se ne accorgono, entrano nella camera.
-Bill!!- Tom ci viene incontro, lo abbraccia. -Mannaggia a te, che spavento che ci hai fatto prendere!-
Lo salutano, sono contenti. Simone piange. Georg e Gustav iniziano a salterellare.
Tom nel frattempo mi viene accanto e abbracciandomi mi sussurra -Scusa, per quello che ti ho detto prima.-
-Tranquillo Tom, è tutto passato. Ora dobbiamo pensare solo al futuro...-
-Tom...- Sussurra Bill. -...Potreste...Lasciarmi un attimo solo con lei?-
Tutti annuiscono ed escono, prima che arrivino i medici Bill mi tira verso il suo volto.
-Dimmi Bill.-
-Ora staremo per sempre insieme vero?-
-Per tutta la vita!-
-Grazie, per avermi salvato.-
-Bill, io mi sentivo in obbligo di farlo, lo sai. Sarei morta senza di te.-
-Ma ora siamo vivi tutti e due e siamo insieme. Questo è l'importante.-
-Bill, io ti amo.-
-Non ci crederai, ma ti amo anche io.-

 

***

Q u i troverai le anticipazioni dei capitoli successivi e quelle delle one shot in pubblicazione!
Ringrazio TE, lettore, per essere arrivato fin qui e, se lo farai, grazie anche per la tua recensione ♥

Vostra,
Cornelian
   
 
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