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Autore: Mirokia    01/10/2011    4 recensioni
-Vuoi andare a consolarlo?- dice Kurt voltandosi verso il suo ex fidanzato. Quello lo guarda, quasi costernato, e il suo sguardo dà già la risposta. Blaine guarda Rachel e gli si riempiono involontariamente gli occhi di lacrime.
-No. Non ho il coraggio.- dice dopo un po’. Alza le spalle e consegna i fiori sgualciti a Kurt. –Tienili tu. Fai finta che li abbia portati per te.- si sforza di sorridere stringendo forte le labbra.

[spoiler]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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PLEASE, DON’T TELL HIM

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=BKz2HUSoldI

– E’ consigliabile l’ascolto di questa canzone durante la lettura <3

 

 

 

 

Ha paura che i suoi occhi non riescano mai ad abituarsi al giallo, al bianco, e al rosso mischiati assieme, tutti nella stessa sala.

Si guarda intorno, c’è troppa gente. Dà un’occhiata ai fiori che stringe tra le mani e se li porta al petto, perché teme che qualcuno possa indietreggiare all’improvviso schiacciando così quella piccola composizione floreale.

Pensa di voler staccare un piccolo fiore bianco e appenderlo all’occhiello, ma decide che non vuole rovinare la composizione, e poi non ne varrebbe neanche la pena. Infatti, pensa a come s’è vestito: smoking elegante con cravatta rosso scuro coi bordi blu che gli ricorda tanto la Dalton. Dopodichè guarda gli uomini tutti accalcati davanti a lui, e adesso anche dietro di lui: sono grandi, enormi, hanno le braccia muscolose, e la maggior parte di loro sono di colore. E indossano delle canottiere bianche e scialbe, qualcuno ha avuto la premura di mettersi una giacchetta modesta e un cappello in tinta con la stoffa della giacca, ma nessuno sembra essere elegante come lui.

Chiede un timido ‘permesso’ e raggiunge il posto a sedere segnato sul biglietto stropicciato che tira fuori dalla tasca. Il posto accanto al suo è ancora vuoto, e se ne stupisce. In realtà si stupisce anche del fatto che ci siano così tanti spettatori: dopotutto è un semplice match di provincia, niente di che.

Si stringe nelle spalle, e si vergogna un po’, lì in mezzo.

Si sente al centro dell’attenzione, ma forse quella è un’abitudine. In realtà nessuno fa caso a lui, eppure si sente osservato, profondamente, e ha il timore che i suoi fiori vengano distrutti. Si sente ridicolo, lo sa che non sarebbe dovuto venire. Eppure doveva farlo, almeno una volta. Ma si dice che forse questa non è la volta buona, e vuole potersene andare, ma continua a stare fermo, mentre uomini più grossi e più maschi di lui continuano ad urlare incitamenti con la loro voce raschiata.

Il match deve essere già iniziato da qualche minuto.

Allunga lo sguardo, ma vede solo teste prive di capelli, e cappelli di stoffa strani, e non riesce a catturare con lo sguardo ciò che vuole, ciò che gli serve. Il cuore gli batte al solo pensiero che su quel ring c’è…lui.

Lui non è nessuno, e non lo sarà mai. E‘ un fallito, un perdente, è debole, è incapace. Eppure è lì sopra in questo momento, e sta lottando, lotta per qualcosa che è suo di diritto, e che desidera proteggere. Sarà anche un perdente e un fallito, ma possiede un coraggio che pochi hanno la fortuna di avere. E un cuore che scoppia d’amore e di valori umani, pieno di sentimento e voglia di mettersi in gioco.

Non è più il ragazzo del liceo di qualche anno fa. E’ ancora impacciato, ingenuo, e forse si illude facilmente. Ma sa quando è il momento di mettere in gioco tutto ciò che si ha per la propria famiglia.

E Blaine lo ammira, adesso più che mai.

Allunga il collo, e gli sembra di vedere qualcosa: una fronte bianca e spaziosa, segnata da gocce di sudore, e un ciuffo di capelli castani. E’ più alto del suo avversario, per questo riesce a vederlo.

Finn è sempre stato il più alto di tutti. E Blaine l’ha sempre invidiato, e si vedeva che lo invidiava: da come alzava gli occhi verso il suo volto, e poi li abbassava malinconico, perché Finn era quello dalle spalle larghe, e lui le avrebbe volute così, le spalle. Finn lo prendeva sempre in giro dicendogli che non sarebbe mai riuscito ad arrampicarsi sopra quelle spalle, perché sapeva che non gli sarebbe dispiaciuta la vista da lassù, quell’altitudine vertiginosa, la bocca piena d’aria. E poi lo prendeva un’altra volta in giro, semplicemente perché era il solista canterino della Dalton, e a lui non andavano così a genio i solisti damerini canterini. Ma aveva dovuto sopportare la sua presenza, perché lui era il fidanzato ufficiale di Kurt, e avrebbe fatto di tutto per rendere felice suo fratello. E più si andava avanti con i giorni, più Finn si abituava alla presenza di Blaine, e non si è mai accorto di quante volte l’usignolo posava lo sguardo sulle sue spalle larghe, e su quel sorriso ebete che gli compare sul volto sempre più spesso.

Sorride un attimo anche Blaine a quel pensiero, e le sopracciglia gli si aggrottano, e vorrebbe allo stesso tempo piangere, fare qualcosa.

Ma gli uomini davanti a lui si mettono a gridare distraendolo, e Blaine ha voglia di chiedere cosa può essere successo, ma si blocca quando uno dei colossi davanti a lui dice che ‘Lo stangone è caduto a terra e sembra non volersi rialzare.’

Sa per certo che lo stangone in questione è Finn, e allora Blaine prova ad alzarsi dal suo posto a sedere, anche se la donna dietro di lui gli intima di sedersi, ma non trova più il suo volto, laggiù, sul ring. Uno dei fiori che stringe tra le braccia cade ed è pestato dai suoi stessi piedi. E’ preoccupato, lo è per davveroe vuole potersi avvicinare ma, pur essendo piccolo, in molti noterebbero la sua presenza, e probabilmente lo caccerebbero dalla sala.

Si alza un’altra volta, fa un movimento brusco, e i suoi fiori sono quasi del tutto distrutti. Ne è rimasto giusto qualcuno in tinta con la sua cravatta. Quel rosso scuro. Quasi quanto il sangue che cola da uno zigomo di Finn e va a finire sul suo mento.

Blaine riceve una gomitata sul braccio, ma non riesce a chiudere gli occhi dopo la fitta di dolore: vuole vedere ogni cosa, non vuole perdersi un solo secondo.

Gli occhi di Finn sono voltati all’indietro, tanto da mostrare solo la parte bianca dell’occhio. Blaine butta fuori l’aria dal naso, ma non riesce a muoversi, e sta lì a fissare il corpo di Finn rannicchiato sul ring, con accanto un colosso che lo fissa mostrando un paradenti in plastica blu.

Blaine sente una voce facilmente distinguibile in mezzo a tale orgia di omoni di colore. E’ una voce di donna, dolce e delicata, ma allo stesso tempo forte e insistente.

Dice: ‘Basta, ti prego, ti prego!’ e poi anche: ‘Smettila, basta!’

Finn volta il capo lentamente, gira gli occhi e la guarda, sembra respirare forte con la bocca, poi si fa forza  con un braccio, si spinge per poi rotolare su un fianco e mettersi supino. Il suo avversario stringe i denti e si prepara ad atterrare su di lui, ma l’altro si sposta nuovamente su un fianco, poi striscia verso un angolo e riesce ad aggrapparsi alle corde per poi sollevarsi lungo il palo.

Rachel ha lo sguardo sollevato, ma continua a mormorare ‘Basta, basta’, Blaine lo capisce dal modo in cui le sue labbra tinte di rosso si muovono. Anche lui, inconsapevolmente, rilassa le spalle: Finn è in piedi, e sembra stare bene. L’importante è questo.

-Sei stato davvero gentile.-

Una voce familiare, forse fin troppo, gli si insinua nelle orecchie scavalcando qualunque altro grido lo circondasse. Sì volta alla sua sinistra, lo riconosce subito, e sorride. Nota che anche lui è abbigliato in modo particolarmente elegante, con un completo grigio e un papillon morbido blu scuro, e le scarpe laccate di nero, così come le decorazioni sulle maniche della giacca. C’è giusto qualcosa di diverso nel suo volto: niente che lo faccia sembrare irriconoscibile, è solo…differente. Probabilmente è lo sguardo troppo luminoso, o il dolce sorriso che gli crea fossette sulle guance, o i capelli che lasciano cadere due ciocche sulla fronte: così insolito per lui.

-Sei stato davvero gentile a portarmi dei fiori.- ripete Kurt guardando davanti a sé, col solito sorrisetto stampato in faccia.

-Lo sai bene che non sono per te.- dice Blaine, adesso del tutto tranquillo. Accanto a lui c’è Kurt, ed è tranquillo, si sente bene. Kurt annuisce più volte, con lo sguardo fisso sul ring.

-Speriamo solo che non si faccia ammazzare.- commenta per poi sospirare. Dopodichè si gira verso Blaine e gli dedica un sorriso davvero troppo ampio. –Questa volta avrai il coraggio di portarglieli?- e indicò con gli occhi i fiori.

-Coraggio, coraggio…non lo so.- dice Blaine per poi alzare le spalle. –So solo che dovevo venire.-

-Te l’ha detto il grillo parlante?- chiede Kurt, le braccia conserte. Ora la situazione sembra essersi calmata leggermente, perché entrambi gli atleti –atleti è una parola grossa per Finn- sono fermi agli antipodi del ring e si stanno squadrando. Finn in realtà non sa se guardare in cielo o in terra, e forse preferisce chiudere gli occhi ed ascoltare Rachel che gli chiede di smetterla.

Blaine guarda Kurt con il sopracciglio alzato, e quello si spiega. –Te l’ha detto la coscienza?-

-Non so neanche più se ce l’ho, la coscienza…Non ho coscienza, non ho amore…-

-Non hai amore?-

-Non lo so, non c’è più amore per me. Mi sento un po’ solo.- ammette l’ex usignolo, e non ha il coraggio di voltare lo sguardo verso Kurt. Forse perché sta pronunciando parole troppo deprimenti, non molto da lui, e che sicuramente non sono le parole giuste da dire a una persona che ti sorride in un modo tanto sincero e genuino. Kurt sospira e guarda in alto a sinistra, quasi fosse abituato ai lamenti di Blaine. Fa scorrere una mano lungo il braccio dell’usignolo e gli stringe forte la mano, aspettando che l’altro ricambi la stretta. –E poi, mi mancavate.- aggiunge Blaine.

-Finn ti mancava.- lo corregge Kurt sorridendo.

-No, no, davvero, mi sei mancato da morire anche tu, credimi.- confessa l’altro, i due fiori sgualciti ancora stretti al petto. Adesso si confondono con la cravatta. –Ma non dirgli che mi è mancato anche lui. Perché non è vero.-

Kurt sospira rumorosamente. E’ sempre la solita solfa. Ma ascolterebbe e appoggerebbe Blaine anche se dovesse sentirlo lamentarsi per anni e anni. Kurt ci sarà sempre per lui, non l’abbandonerà mai.

-Mi ero ripromesso che non sarei venuto, ma mi manca la vita che facevo prima. Sai, io che venivo a dormire da te, e Finn ci portava con la forza nei fast food più squallidi di Lima, poi tornavamo a casa e lui mi chiedeva di cantare qualcosa, perché diceva che ‘spaccavo’.- continua Blaine ripensando al passato.

-E quando diceva di voler ballare come te?- aggiunge Kurt, la voce più acuta del solito. Si sforza di sovrastare le altre voci, e per poco non si raschia la gola.

-Sì, ma in modo meno gay. Non sono mai riuscito ad insegnargli a ballare. Era una causa persa a prescindere.- ride Blaine, e tenta di tener lontano lo sguardo da quella sottile goccia di sangue che scende sul collo lungo di Finn.

-Shuester ci riuscì.-

-Me lo ricordo. Beh, quell’uomo è un santo.-

Kurt fa un sorrisetto a quel ricordo. Rivede davanti a sé l’immagine di un Finn impacciato e sconnesso, completamente fuori tempo, mentre cerca di mettere i piedi dove li mette Will Shuester o Mike Chang, si imbroglia nelle sue stesse gambe e rovina sul palco. Un altro ghigno. Poi si dà un contegno, ed evita una gomitata volante.

-E comunque, tu ‘spacchi’ ancora.- dice dopo essersi schiarito la gola.

-Ma mi hai visto? Vado in giro per la città con un mazzo di fiori e ritorno a casa con lo stesso mazzo di fiori perché non ho il coraggio di darglieli.- dice Blaine alzando quei due miseri fiori rossi. Non sono più così belli da vedere.

-Coraggio, Blaine, coraggio.- ripete Kurt, come una nenia.

-Sono solo per fargli gli auguri per la bambina.- continua l’altro, come se non avesse sentito le parole di Kurt. E in effetti, non le ha sentite, troppo baccano.

-Pensavo li usassi come pretesto per parlargli.-

Blaine arrossisce vistosamente, e in teoria non dovrebbe vedersi sotto quella barba un po’ cresciuta, e con la pelle olivastra che si ritrova. Ma invece si vede, e a quanto pare sta arrossendo piuttosto violentemente.

-…Non dirgli niente al riguardo.- dice dopo aver borbottato qualcosa a mezza voce, qualcosa di incomprensibile.

-Come mai non vuoi parlargli?- insiste Kurt, e indica col capo Finn, che adesso si è appoggiato nuovamente alle corde e, col suo tipico sguardo confuso, si guarda intorno per decidere cosa fare di sé e quando farlo, soprattutto.

-Cosa dovrei dirgli?- chiede Blaine, e in quel momento Finn lo nota tra la folla. Non sa bene se lo riconosce o meno, ma sa che ha rivolto un leggero sorriso al fratellastro.

-Che sei innamora…-

-No, Kurt, no, non lo sono, no. Non potrei mai. Pensa a come reagirebbe. Mi odierebbe… Penserebbe che io ti abbia sempre preso in giro perché mentre stavo con te, pensavo a lui.- snocciola Blaine, e la sua voce quasi non si ode più in quella marmaglia di gente. Finn si stacca dalle corde, ma è debole, non si regge in piedi, anche se è ancora deciso a tentare invano qualche destro. Rachel lì sotto gli prega ancora di fermarsi. Anche lei sembra urlare invano.

-E non è stato così?-

-Lo sai benissimo che è stato qualcosa di graduale. Sì, mi aveva colpito a casa di Rachel, ma sai che non ti ho mai preso in giro, né mentito.- dice Blaine, estremamente sincero. Stringe la mano di Kurt, che a sua volta gli carezza il dorso della mano col pollice.

-Non rivanghiamo il passato, su.- dice questo dopo un po’, perché non vuole vedere Blaine ancora più abbattuto di quanto già non è, e preferirebbe cambiare discorso. Blaine lo nota, e accenna un sorriso per poi scuotere la testa. Lo guarda per un tempo indeterminato, e ancora adesso si chiede come ha potuto farsi sfuggire una creatura del genere.

-Ti trovo davvero bene. Sembri un altro.- dice allora, dopo averlo fissato insistentemente.

-Lo so, sono un disastro.- ribatte l’altro, che sembra aver sentito solo la seconda metà della frase, e intanto si sposta i due ciuffi che ha sulla fronte con la mano libera.

-Sei bellissimo.- dice invece l’altro, con ammirazione. -Dovrebbe ritenersi fortunato.-

-Chi, il gorilla?- e sorride di gusto. -Oh, è consapevole di esserlo, te lo garantisco.-

La folla sembra essersi placata improvvisamente: infatti, è finito un altro round, e i due avversari si sono seduti agli angoli opposti del ring, e adesso Rachel sta facendo la paternale a Finn, che non vuole ascoltarla, ma allo stesso tempo sente i nervi del corpo particolarmente indolenziti. E lui non sopporta i nervi indolenziti. Così come la storta che sembra essersi preso alla caviglia.

Blaine sembra rilassarsi ulteriormente, e volta lentamente il capo verso Kurt, riprendendo il discorso abbandonato poco prima.

-E’ stato bello da parte tua dargli una chance.-

Kurt annuisce con le labbra strette e gli occhi rivolti alla folla.

-Se la meritava.- dice, tutto soddisfatto.

-Dov’è adesso?-

-A casa sua a guardare il Superbowl con Azimio e gentaglia.- risponde Kurt, ora con espressione schifata e con tono di sufficienza. No, non riuscirà mai ad apprezzare il football, a prescindere dalle ghette che portano i giocatori.

-Ti sei già…concesso a lui?- domanda adesso Blaine, le guance leggermente rosa.

-In che senso?- chiede Kurt, e si finge tonto. Non lo è affatto, per quello c’è già Finn. E’ solo che si diverte a prendere in giro Blaine, di tanto in tanto.

-Insomma…avete già…?-

-Che carino che sei quando tenti di non essere volgare.- lo interrompe Kurt, perché nota che l’ex usignolo è già troppo in imbarazzo. –Ci è rimasto solo un po’ male quando ha saputo che avevo già perso la grande V con te.- aggiunge poi, molto apertamente.

-Avrà bestemmiato tutti i santi del calendario.-

-Più o meno.- ride Kurt, i piccoli denti in bella mostra.

-Beh, l’importante è che ti fa stare bene.-

Kurt annuisce convinto, poi dice qualcosa come ‘E’ davvero diverso da come lo ricordavi’, ma Blaine non capisce ogni parola, e preferisce non ribattere.

-Vedi, tu ti sei già fatto una vita, e guarda io cosa sono diventato. Un ameba.- dice invece, l sopracciglia piegate all’ingiù. -Ti prego, non osare dirgli cosa sono diventato. E non dirgli niente delle attenzioni che speravo mi rivolgesse, niente di tutto questo.-

-Vuoi tenere la bocca chiusa per sempre?- domanda Kurt, e sembra in tensione quando vede Finn riprendere a lanciare destri a vuoto.

-Kurt, so com’è fatto. Mi odierebbe se sapesse le mie parole…E si sentirebbe in colpa quando me ne sarò andato per l’ennesima volta. Ha già troppi pensieri per la testa: Rachel, la bambina che ha in grembo, il lavoro in officina, la boxe, la mancanza di soldi…Non voglio che debba anche sentirsi in colpa per me, che penso solo a quanto sono figo e triste. E che mi preoccupo solo dei miei di sentimenti.- spiega Blaine, e anche lui adesso ha lo sguardo appiccicato a Finn e ai suoi ridicoli guantoni, e al sudore ch si mischia a sangue e che gli cola vicino all’orecchio.

-Dovresti essere meno duro con te stesso.- mormora Kurt, e Blaine, straordinariamente, riesce a sentirlo.

Un colpo, due, Finn è di nuovo a terra. Blaine sobbalza, Kurt non si muove.

-Adesso s’arrende, non preoccuparti. Scommetto sui più bizzarri e assolutamente geniali abiti di Gaga che s’arrende.- dice per sdrammatizzare, e Blaine sa che Finn s’arrenderà, ma resta sempre col fiato sospeso e col magone in gola ogni volta che sta per farlo.

Rachel riconosce lo sguardo di Finn e gli sorride dolcemente. Finn ricambia con uno dei suoi sguardi poco intelligenti, poi poggia la fronte sul ring e rotola fino a cadere sul pavimento, aggiudicando la sua squalifica.

La gente è delusa, Blaine sente qualcuno urlare di volere il rimborso. Un tizio tira un pacchetto di fazzoletti contro Finn, ma non lo raggiunge, e gli altri protestano per il pessimo spettacolo. Finn è lì a terra e sorride, e anche Rachel lo fa, e anche Kurt. Blaine non fa una mossa e stringe i fiori con le mani fino a farsi male da solo.

-Vuoi andare a consolarlo?- dice Kurt voltandosi verso il suo ex fidanzato. Quello lo guarda, quasi costernato, e il suo sguardo dà già la risposta. Blaine guarda Rachel e gli si riempiono involontariamente gli occhi di lacrime.

-No. Non ho il coraggio.- dice dopo un po’. Alza le spalle e consegna i fiori sgualciti a Kurt. –Tienili tu. Fai finta che li abbia portati per te.- si sforza di sorridere stringendo forte le labbra, poi abbassa il capo e si fa largo tra la gente per raggiungere l’uscita.

-Ah, Blaine!-

Kurt lo richiama all’ultimo, e l’altro volta il capo.

-Mettiti qualcosa di più decente addosso la prossima volta, d’accordo?-

Blaine fa un sorriso sincero questa volta, poi corre via senza intenzione di voltarsi.

Raggiunge in fretta la propria macchina, e si infila dentro , sapendo che non piangerà, neanche questa volta. Dopotutto, non ha nemmeno il coraggio di piangere.

Gli vibra l’iphone in tasca, e lo tira fuori prima di mettere in moto. Il messaggio recita ‘Courage.’, il mittente è Kurt.

 

 

§

 

 

Tengo molto a questa fan fiction. Ci ho lavorato su per un po’.

E’ modellata sulla canzone ‘Please don’t tell her’ di Jason Mraz. Adoro quell’uomo e adoro la canzone.

So già che non piacerà a LaTum. Non so perché, ma ho questa sensazione, non volermene XD

Spero che questo strano one-sided love non abbia scandalizzato nessuno di voi, ma tanto non vi scandalizza più nulla. :)

Un bacio,

 

 

Mirokia

 

   
 
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