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Autore: Sherlock Holmes    02/10/2011    6 recensioni
"Irene mi fissò:- Sherlock, io devo rivelarti qualcosa di molto importante..."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 - Che ci fai qui?-
Avevo appena chiuso la porta del mio appartamento, quando vidi una meravigliosa donna in mise rosa seduta sulla mia sedia, che riconobbi come la mia adorata Irene Adler.
Si torceva le mani e continuava a rassettarsi la gonna. I suoi occhi erano lucidi ed evitava il mio sguardo.
- Non dovresti essere a Londra!- esclamai preoccupato – Se ti trovassero, non oso pensare cosa può accaderti… Ti avevo detto di andartene negli Stati Uniti! Perché non mi hai ascoltato?-
La sua voce era stranamente flebile:- Sherlock…
- D’accordo, va bene. Non importa. Ecco cosa faremo…- iniziai, afferrando una giacca scura e dei pantaloni.
Irene parlò nuovamente:- She… Sherlock, io devo rivelarti qualcosa di molto importante…
Non la sentii.
- Indossa queste vesti.- dissi, lanciandogliele, e scendendo dalle scale.- Poi, prendendo le dovute precauzioni, cioè cambiando almeno tre carrozze, andremo a King’s Cross. A questo punto ti recherai fino a Canterbury con l’espresso. Dopo aver attraversato la Manica in battello, andrai in Spagna e…-
- Sherlock!- mi gridò.
Mi voltai verso di lei, bellissima nel suo abito, in cima alla scalinata.
- Io sono incinta.- disse.
- Come?- mormorai.
- Aspetto un bambino… da te.-
Quelle ultime due sillabe mi fecero barcollare.
Mi aggrappai al corrimano.
Irene mi si avvicinò. Il rumore dei tacchi sul legno fece eco nel 221B di Baker Street.
Mi feci scivolare sulla ringhiera, finendo seduto su un gradino. Mi portai le mani al viso.
La mia amata mi si sedette di fianco, in ansia.
- Io… io… Non posso avere una famiglia, Irene.-
Lei si spaventò. Mi fissò con sguardo triste e abbattuto.
- Ho troppi nemici. Persone che desiderano solamente vedermi morto e che per giungere a me adotterebbero qualunque mezzo… Persino colpire i miei affetti.-
Irene sospirò, chinò la nuca e pianse silenziosamente una lacrima.
Era una donna forte, e non voleva che la vedessi in un momento di debolezza…
Le presi il mento e le asciugai con il dito la lacrima che le inumidiva la guancia:- Non poter avere una famiglia non significa non volerla.-
I suoi occhi scuri si accesero di una luce speranzosa:- Quindi…
- Sì, Irene. Io ho…- Com’era difficile confidarsi! – Ho sempre desiderato, nel profondo, di avere una vita tutto sommato normale…-
Lei mi sorrise, raggiante.
- Sai, ho sempre invidiato Watson per questo. La mattina lui si alza, trova una moglie accanto a sè che, appena prima di uscire da Cavendish Place per cominciare la giornata lavorativa, gli scocca un appassionato bacio sulle labbra.- spiegai, fissando le mie mani, come se su di esse vi fosse scritta l’intera storia che stavo narrando - Dopo aver ricevuto tutti i pazienti, se gli rimane del tempo libero, Watson scrive, ricordando così le recenti avventure che ha vissuto con il sottoscritto. Poi, torna a casa, dalla coniuge, e mangia cena. I due, a questo punto, escono, passeggiano e, tornati nella loro capanna d’amore, si addormentano con il pensiero che la giornata che comincerà sarà sicuramente più bella di quella trascorsa.-
Irene poggiò la testa sulla mia spalla.
- A volte… Invece… Io ho timore di non arrivare al giorno successivo.-
Mai avevo confessato le mie paure, forse neanche a me stesso…
Ma lì, seduto su uno scalino, con lei accanto, mi sentivo… protetto e… libero di parlare.
Le preoccupazioni sembravano essersi dissolte…
Tacemmo per qualche istante. Udimmo le voci in strada, il rumore di zoccoli, i passi… Sembravano provenire da un altro mondo, un mondo che non ci apparteneva.
- Come lo chiameremo?- mi chiese Irene sommessamente.
- Nostro figlio? Se è un maschio…-
-… che ne dici di James? E’ un nome che mi è sempre piaciuto…- mi disse la mia musa.
- James…- mormorai, storcendo il naso.
Al che, lei capì:- Non l’avevo collegato a Moriarty…Si chiama James, vero?
- Esattamente. Ma se ti piace il nome…-
- Hai un’altra idea?- sussurrò.
- John…- proposi - Va bene?-
“Come Watson…” pensai “Leale e fedele.”
- John Adler Holmes… Suona bene! E se sarà una femmina?-
- Mmmh… Victoria!-
- Ma è il nome della nostra sovrana!-
- Mia figlia dovrà avere un nome regale…- proferii.
- Oh, regale… Allora… La chiameremo come Anne Boleyn!-
Risi:- Non le auguriamo però vita lunga…
- Quindi non ti piace neanche Mary… Come Mary Stuart…-
“Veramente non amo il nome Mary perché mi ricorda… Mary Morstan Watson…”
Non avevo digerito il fatto che il mio ormai ex coinquilino si fosse sposato…
- Ho trovato! Il suo nome sarà Elizabeth…- affermò Irene - Elizabeth The First ha regnato a lungo e con saggezza secoli addietro… No?-
- Sì. Elizabeth è perfetto.- conclusi.
Le sorrisi e… la abbracciai.
Solo in quel preciso istante realizzai che stavo per diventare padre.
E ne ero felice.
  
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