Cap.
2
Dagawn Doherty
Camminò
a passo svelto, ignorando la calura soffocante che aleggiava nella
cucina, arroventata dal grande braciere e dagli altri fuochi più
piccoli dove venivano arrostite le succulente pietanze per soddisfare
le gole delle canaglie nella stanza accanto. Spalancò la porta
con un calcio senza curarsi di scalfire il legno già malandato
ed ammaccato in diversi punti, facendo nuovamente il suo ingresso
nella sala principale della locanda. Il ragazzo scavalcò poi
agile il bancone, facendo saettare gli occhi magnetici tra la gente
accalcata presso i tavoli. Non appena trovò quanto cercava,
riprese il suo passo spedito fino a fermarsi accanto ad un paio di
giovani uomini intenti a discutere animatamente mentre giocavano a
carte. A giudicare dal colorito rosso acceso delle guance di entrambi
e dal modo brusco ed esasperato con cui si urlavano addosso, agitando
malamente le carte che avevano in mano, non dovevano essere molto
soddisfatti dell'andamento del gioco.
- Non lo puoi scartare quel
due di picche!! Non puoi e basta!!- stava sbraitando il più
grande tra i due che doveva avere occhio e croce la stessa età
di Hector, anche se il velo di barba che gli ricopriva la mascella e
la fronte molto alta lo facevano sembrare più vecchio, sebbene
fosse anche basso di statura.
- “Non puoi e basta”
non è una giustificazione sufficiente!! - ribatté il
compare: era parecchio più giovane dell'altro, doveva avere
massimo tredici anni, anche se era decisamente alto per la sua età,
tanto da poter passare tranquillamente per un sedicenne – Devi
darmi una buona ragione! Altrimenti fammi fare come più mi
aggrada ed inventiamoci un nuovo gioco a questo punto!!
Hector
osservò quella bizzarra coppia con aria quasi rassegnata,
alzando gli occhi al cielo prima di sbattere violentemente una mano
sul tavolo, sotto il naso dei due litiganti, facendoli sussultare
vivamente ed attirando l'attenzione su di sé.
- Desolato
d'interrompere una questione di cotale importanza e vitalità,
signori miei...- annunciò con un ghigno, il tono carico
d'ironica costernazione – Ma ho delle squisite notizie che
bollono in pentola da riferire al capitano... Era con voi fino ad un
momento fa: sapete dirmi dove è andato?
I due ragazzi lo
osservarono dapprima perplessi, poi di colpo incuriositi dal
menzionamento delle notizie importanti. Si scambiarono un'occhiata,
come ad aiutarsi vicendevolmente a ricordare che fine avesse fatto il
capitano.
- E' andato di là! - esclamarono poi all'unisono
con un sorriso deciso, indicando entrambi due direzioni completamente
opposte, facendo inarcare un sopracciglio ad Hector.
Il ragazzo
schioccò poi con fare irritato le labbra: non aveva alcuna
voglia di perdere tempo con quei due idioti. Paleso così la sa
impazienza carezzando eloquente il calcio della pistola. Il ragazzo
più grande notò subito quel gesto, al contrario del
compare che stava ancora indicando la direzione richiesta con un
sorriso quasi da ebete dipinto in faccia.
- Che diavolo stai
dicendo, Ragetti!? - sbottò con tono di rimprovero, dando un
pugno sul capo biondo del ragazzino – E' andato di là! -
lo corresse indicando insistentemente alla propria sinistra.
-
Ahi!! Mi hai fatto male, Pintel! - piagnucolò questo in
risposta, massaggiandosi con aria crucciata il punto sulla testa in
cui era stato colpito, lanciando uno sguardo piccato al suo
aggressore davanti ad un Hector sempre più spazientito.
Stava
quasi per sfoderare esasperato la pistola per schiarire una volta per
tutte le idee a quei due imbecilli, che sentì una mano
stringergli amichevolmente una spalla, facendogli voltare di scatto
lo sguardo.
- Rogne con i due mastri? - la voce profonda e appena
un po' rauca del nuovo arrivato attirò l'attenzione dei tre
pirati: si trattava di un ragazzo sulla ventina; portava i capelli
corti di un marrone scuro, quasi nero, mossi e scapigliati sul capo,
mentre un paio di baffi e la barba gli conferivano un'aria seria e
matura e due occhi color del ghiaccio svettavano in netto contrasto
con la pelle abbrustolita dal sole e il colore scuro dei capelli.
- Sam... - lo salutò con un ghigno Hector, sollevato dalla
comparsa dell'amico, confidando di ricevere da lui qualche risposta
più esauriente rispetto a quei due disgraziati – Stavo
tentando invano di farmi riferire che fine abbia fatto il capitano;
ne sai qualcosa? - s'informò poi inarcando un sopracciglio
come ad esortare il ragazzo a non fare troppe domande e rispondere
subito.
Sam scrutò attentamente Hector e gli occhi gli
scintillarono di curiosità nel comprendere l'urgenza che si
celava dietro quell'atteggiamento pacato. Ghignò e il suo
sguardo guizzò divertito dal compare ad un punto dietro le sue
spalle, probabilmente attirato dalle curve formose di qualche donna.
- Circolano grandi notizie in piazza, eh? - mormorò retorico,
facendogli poi un cenno col capo, indicando un tavolo a qualche fila
di distanza alle loro spalle – E' lì a parlare con
Thomas. - rispose alla domanda di Hector prima di lanciargli
un'occhiata complice, curioso di sapere di cosa si trattasse, ma
pazientando il momento in cui l'amico sarebbe stato più libero
di riferirglielo.
Questo si limitò ad un sorriso
enigmatico di circostanza prima di sorpassarlo: aveva fretta di
parlare con il capitano Sterling. Si diresse a grandi falcate verso
il pirata indicatogli da Sam: un grosso omaccione dalle spalle larghe
e forti e la barba folta e rossiccia annodata in diverse trecce alle
estremità, intento a discutere animatamente con un vecchio
stempiato, sorseggiando di tanto in tanto del rum.
- Capitano! -
lo chiamò poi una volta raggiunto, senza farsi troppi problemi
ad interrompere la fitta discussione in cui l'uomo era immerso –
Devo parlarvi in privato. - lo informò serio, sebbene
mantenendo un atteggiamento di noncuranza, come se la questione da
riferire era importante, ma nulla di vitale: non voleva destare alcun
sospetto in giro.
Sterling si voltò a guardarlo, inarcando
appena un folto sopracciglio, scrutando attentamente il ragazzo come
se stesse valutando se valesse o meno la pena prestargli attenzione.
Ma l'espressione decisa di Hector lo persuase ad abbandonare la
precedente chiacchierata, congedandosi dall'anziano con un cenno del
capo. Si alzò poi dallo sgabello sul quale si era accomodato,
facendo segno al ragazzo di precederlo. Si andarono ad appartare
presso un piccolo tavolo in disparte, in un angolo scuro della
locanda al sicuro da orecchie indiscrete. Lungo il tragitto, Hector
intercettò una delle cameriere intenta a portare tre bottiglie
e altrettanti boccali di rum, distraendola con un veloce ma intenso
bacio mentre si appropriava di una delle suddette bottiglie. La
congedò poi con un colpetto sul fondoschiena, staccandosi da
lei con un ghigno malizioso mentre quella si allontanava ridacchiando
soddisfatta senza essersi accorta del “furto”.
Una
volta seduti al tavolo, con il ragazzo che si gustava l'alcolico
bottino con generose sorsate, Sterling si schiarì appena la
voce, osservando ansioso Hector, impaziente di sapere: se quel
ragazzo gli aveva riferito che aveva qualcosa d'importante da dirgli,
era certo che doveva trattarsi di una questione di notevole interesse
e non una stupidaggine qualunque, dato che lo scetticismo del giovane
nei confronti di favolette o nozioni dubbie era noto a tutti.
Hector,
però, non aveva fatto una piega a quel palese gesto
d'impazienza da parte del capitano, continuando a degustarsi con
doviziosa accuratezza il forte liquore.
- ...Dunque?!- la nota
esasperata nella domanda di Sterling vibrò in tutta la sua
chiarezza nel silenzio ostinato del giovane.
Il ragazzo ghignò
mentalmente a quella reazione, concedendosi un'ultima sorsata prima
di staccare le labbra dal collo della bottiglia, schioccandole
soddisfatto con estrema calma, come a tenere ulteriormente sulle
spine l'uomo: adorava fare un po' di scena, creare la giusta
atmosfera in modo tale che il suo pubblico pendesse dalle proprie
labbra.
- Pochi minuti fa sono venuto a conoscenza di
un'informazione assai interessante... - cominciò poi con fare
mellifluo, appoggiando i piedi sul tavolo con noncuranza – Vi
dice qualcosa il nome di “Dagawn Doherty”? - domandò
con un ampio ghigno.
Sterling si accigliò appena a quel
nome, aggrottando pensieroso la fronte mentre giocherellava con una
delle treccine della sua lunga barba.
- ...Quel
Dagawn Doherty? - ripeté il capitano, osservando il ragazzo
sempre più curioso, domandandosi dove volesse andare a
parare.
- Quel
Dagawn Doherty, nostromo di quel
Blaze Chapman, sì. - confermò in un ghigno divertito e
quasi saccente Hector, annuendo con fare eloquente.
- Diavoli,
Hector, chi è che non lo conosce? - domandò retorico
Sterling, ridacchiando mentre si faceva più attento, facendo
cenno al ragazzo di proseguire nell'esposizione della fatidica
notizia.
- ...So dove si trova. - declamò Hector in un
soffio, attaccandosi poi nuovamente alla bottiglia, lasciando in un
silenzio sbigottito il capitano.
Questo boccheggiò appena,
esitando quasi in un primo momento a credere a quanto sentito; ma il
fatto che fosse stato proprio Hector a riferirglielo, gli bastava
come garanzia certa della veridicità di quelle parole...
specialmente per il fatto che non gli aveva ancora specificato dove
si
trovava.
- ...E dov'è, quindi? - il ghigno eloquente che
si dipinse sulle labbra del ragazzo gli fece subito comprendere che
non era per pure lealtà che l'aveva informato di quella
notizia.
- Mi auguro che ci sarà una lauta ricompensa per
il sottoscritto... - commentò con tono mellifluo Hector mentre
i suoi occhi scintillavano avidi e furbi alla luce tremolante delle
candele – Per aver scoperto l'ubicazione... e, ovviamente, per
il grande gesto di devozione nei vostri confronti nel venirvi a
riferire una così lieta notizia, non trovate? - gli fece
notare con una sottile ironia ben leggibile nel suo ghigno sardonico:
voleva il suo tornaconto e non avrebbe cantato senza la promessa del
suo premio.
Sterling inarcò le sopracciglia a quell'uscita,
come sorpreso; poi scoppiò in una fragorosa risata, allungando
la grossa mano a batterla divertito sulla spalla del ragazzo.
-
Siete una canaglia fino all'osso, Hector! - esclamò
sghignazzando quasi compiaciuto della subdola scaltrezza del giovane
– D'accordo, Barbossa: avete la mia parola d'onore che saprò
lautamente ricompensarvi – gli concesse poi mentre si sistemava
con un sorriso divertito sullo schienale della sedia – E sapete
bene che sono un uomo che mantiene sempre la parola data!
Hector
sogghignò soddisfatto, giocherellando con la bottiglia già
semivuota. Si sporse verso il capitano, come a premurarsi
ulteriormente che nessuno potesse udirli.
- Si trova sull'isola
di Bonaire. - mormorò poi la risposta tanto agognata
dall'uomo.
Il ragazzo gli vide scintillare gli occhi a quella
preziosa notizia, soddisfatto, per poi farsi improvvisamente serio.
-
Come siete venuto a conoscenza di quest'informazione? - gli domandò
sottovoce, lanciandosi sguardi furtivi attorno.
- Ho le mie
fonti... - si limitò a rispondere laconico il giovane con un
sorriso arrogante prima di attaccarsi ancora una volta alla
bottiglia, scolandosela del tutto.
- ...Dobbiamo partire il più
presto possibile: prima che la notizia corra il rischio di
diffondersi. - osservò poi Sterling, sovrappensiero –
...Ma senza dare nell'occhio. Partiremo a mezzanotte, vedete di
informare anche il resto della ciurma con la massima discrezione. -
aggiunse poi scrutando serio il ragazzo.
Hector ghignò
sardonico, soddisfatto della notizia, annuendo in risposta alla
raccomandazione del capitano.
- Provvedo subito! - gli assicurò
mentre si alzava, abbandonando la bottiglia vuota sul tavolo –
Ci vediamo a mezzanotte al molo.
Poi, senza aggiungere altro, se
non un cenno di saluto sfiorandosi l'ampio cappello, il ragazzo si
allontanò a grandi falcate, facendosi largo tra la massa
malferma di pirati perlopiù ubriachi che affollava tutta la
sala. Richiamò poi l'attenzione di Sam con un colpetto dietro
il capo, distraendolo dalle maliziose lusinghe che stava riservando
ad una donna che sembrava aver bevuto decisamente troppo rum per
stare davvero ad ascoltare il ragazzo.
- Avvisa tutta la ciurma
che si salpa a mezzanotte: massima discrezione. - gli sussurrò
poi con fare eloquente, palesandogli l'urgenza della faccenda.
Sam
arricciò contrariato il naso, spiaciuto di quella notizia che
l'avrebbe portato, almeno momentaneamente, a rinunciare alla dolce
compagnia che aveva abbordato.
- Ordini del capitano. - aggiunse
sogghignando Hector come a discolparsi e assicurandosi al tempo
stesso che il compare eseguisse gli ordini.
Questi si limitò
ad un grugnito irritato ed un cenno d'assenso, lasciando la donna a
finire di scolarsi il boccale di liquore che teneva tra le mani
pallide. Hector lo osservò allontanarsi con un sorrisetto
soddisfatto, prima di voltarsi con un ampio ghigno malizioso verso la
preda abbandonata da Sam. Questa ricambiò il sorriso con una
risata impastata dall'alcool, buttando subito le braccia al collo del
ragazzo.
- Buonasera, Rose... - la salutò lui, seducente,
con un soffio invitante mentre le passava una mano attorno alla vita,
tirandola a sé prima di tuffarsi sulle labbra piene ed esperte
della donna.
*
Il
caos che regnava nella sala non aveva accennato a sfumare nonostante
l'avanzare della notte: solo alcuni uomini erano spariti a
nascondersi nelle camere al piano di sopra o nei vicoli bui e
tortuosi della città con qualche donnina allegra, decidendo di
consumare la notte lontano dalla folla che gremiva la locanda; ma
erano stati subito sostituiti da altri pirati vogliosi di lasciarsi
naufragare nei fiumi di alcool, chiacchiere sguaiate e risse furiose
che le ampie sale delle taverne offrivano loro.
L'aria
all'interno della Sposa
era
diventata quasi irrespirabile, viziata dalla costante presenza dei
corpi accaldati e del fumo delle pipe. Ma Sterling, seduto in un
angolo della locanda, immerso nel suo boccale di rum e nei suoi
pensieri, sembrava non curarsene minimamente. Alzò lo sguardo
solo quando sentì dei passi leggeri avvicinarsi presso di lui:
un giovane ragazzo si era preso la libertà di scostare la
sedia, sistemandosi seduto difronte a lui, dall'altro capo del logoro
tavolo. Le folte sopracciglia del capitano si aggrottarono appena
con un misto di curiosità e sorpresa mentre scrutava il volto
del giovane uomo: portava dei piccoli baffi marroni sopra le labbra
piene; il volto era parecchio sporco da quelle che sembravano macchie
di fuliggine e cenere; una bandana vermiglia gli copriva quasi
completamente il capo, lasciando solo intravedere i capelli che
sparivano sotto di essa, ed un ampio cappello di feltro nero,
rialzato da un lato ed adornato di una lunga piuma bianca e vaporosa,
era stato ben calcato sulla testa.
- Cosa posso fare per voi,
figliuolo? - domandò poi l'uomo con una certa stizza nel tono
della voce: non aveva affatto voglia di parlare, non dopo quanto gli
aveva appena riferito Hector.
Il giovane sogghignò appena,
sistemandosi meglio sullo schienale della sedia, appoggiando i gomiti
sul tavolo e congiungendo le mani sotto il mento con tutta calma.
Fissò intensamente l'uomo con i suoi occhi profondi, facendosi
di colpo estremamente serio.
- Desidererei arruolarmi nel vostro
equipaggio, capitano. - gli spiegò poi con una tale decisione
nella voce, che fece capire a Sterling che il ragazzo doveva averci
pensato su da un pezzo.
- E per quale motivo avreste deciso ciò?-
molti capitani non si curavano, solitamente, delle motivazioni che
spingevano le varie anime e lasciare tutto per donare il proprio
cuore al mare, purché le braccia su cui contare fossero molte;
ma lui non la pensava allo stesso modo: ci teneva a venire a
conoscenza di quanto induceva ogni individuo ad una così
drastica decisione prima di prenderli a bordo. In quel modo poteva
comprendere quanto un marinaio gli sarebbe stato fedele o meno, se si
sarebbe impegnato attivamente oppure avrebbe sfruttato la presenza a
bordo come passaggio. Non importava se qualcuno mentiva: aveva
imparato a distinguere bene la menzogna dalla verità da molti
anni, in quel campo.
Negli occhi del giovane sembrò
passare l'ombra di un sorriso ad una tale domanda, ma rimase
ugualmente serio, fissando ancora più intensamente il volto
del capitano.
- Ci sono tanti motivi, signore, per cui mi vorrei
arruolare... - cominciò poi prendendo a lisciarsi
distrattamente i baffetti - ...Ma tutti possono essere riassunti in
una sola parola: libertà. - aggiunse mentre i suoi occhi
scintillavano a quella parola, quasi a riflettere lo splendore di
quell'ideale – Vorrei arruolarmi per poter sfuggire al giogo e
alle catene che questo posto maledetto mi ha stretto addosso,
soffocandomi e schiacciandomi giorno dopo giorno sempre di più.
Voglio liberarmi dal peso opprimente di dipendere da un lavoro che
odio e per il quale vengo sfruttato. Voglio fuggire dal bastone
dell'oste, dagli schiaffi e le risa dei cuochi di questa maledetta
taverna dove sono garzone... Voglio scappare da questa follia, dalla
follia della gente, dalle sfacciate urla delle prostitute e quelle
ubriache degli uomini. Ho bisogno di sentirmi libero: libero di
scegliere della mia vita; libero di andare dove voglio, di fare
quello che davvero voglio senza più costrizioni, né
punizioni. Voglio sentire il viso abbrustolirsi al sole e la spuma
dell'onda inzupparmi i vestiti; voglio sentire le grida del capitano
che detta manovre e le mie mani scottare dopo aver tirato le cime
delle vele; voglio sentire il brivido della paura durante una
tempesta mentre la nave s'impenna pericolosamente prima di tuffarsi
nel ruggito delle onde o la scarica di adrenalina al boato assordante
dei cannoni che prelude allo scontro. Voglio sentire e provate tutto
questo sulla mia pelle: a volte sarà difficile, altre doloroso
e stancante, ma almeno saprò di essere vivo... di essere
libero. - declamò con enfasi mentre le guance gli
s'imporporavano appena nella foga della spiegazione, nell'ammissione
di quel desiderio incontenibile che gli invadeva tutto il corpo,
spingendolo a compiere quel “grande passo”.
Sterling
ascoltò con attenzione mentre si rigirava il boccale vuoto tra
le forti e nodose mani: il ragazzo sembrava proprio sapere il fatto
suo e la determinazione ferrea che gli leggeva negli occhi erano la
conferma della sincerità di tali idee, di quella voglia
disperata di libertà. Sogghignò con fare soddisfatto,
battendo il palmo della mano sul tavolo come a conferma del proprio
compiacimento a quel discorso.
- Mi piace il vostro spirito,
figliolo!- esclamò puntandogli contro un dito, ridacchiando –
A quanto avete detto eravate garzone in questa locanda, giusto? -
chiese conferma, prendendo a giocherellare con una delle treccine
della folta barba.
- Sissignore! - esclamò prontamente il
ragazzo con un sorriso speranzoso, attendendo trepidante il verdetto
finale del capitano.
- Quindi mi auguro che voi sappiate cucinare
bene... - continuò poi Sterling, ridendo divertito nel leggere
l'impazienza sul volto del giovane.
- Piatti gustosi come i miei
non li avete mangiati, né li mangerete mai! - gli assicurò
in risposta questo con un ghigno divertito, di chi la sa lunga.
-
Lo spero bene, ragazzo! Perché da ora in avanti siete il cuoco
ufficiale della Nemesis! - lo informò allegro questo: quel
ragazzo capitava a fagiolo, dato che avevano giusto bisogno di
qualcuno che s'intendesse di cucina e che non rischiasse di
avvelenare l'intero equipaggio come era quasi capitato con il
precedente “cuoco” - Salpiamo a mezzanotte in punto:
vedete di farvi trovare al molo, che abbiamo fretta di partire. -
aggiunse poi, facendosi estremamente serio.
Al giovane gli si
illuminarono gli occhi alla conferma dell'arruolamento, ed un
inevitabile sorriso di gratitudine gli si dipinse sulle labbra. Annuì
poi serio alla raccomandazione di Sterling.
- Aye aye, capitano,
non temete: ci sarò. - gli promise con un sorriso deciso prima
di congedarsi con un gesto di saluto, toccandosi il cappello –
A dopo, signore.
- Aspettate! Non mi avete detto il vostro nome!
- gli ricordò Sterling, fermandolo prima che venisse
inghiottito dalla calca.
- Chris Ramirez. -rispose questo con un
sorriso prima di voltarsi nuovamente e sparire tra la folla.
Se il
capitano avesse guardato meglio, forse avrebbe notato i fianchi
leggermente troppo larghi del normale, la camminata con un vago
accenno di sinuosità e il leggero rigonfiamento al petto... a
quanto pareva non aveva notato il mio sorriso di scherno nel
constatare le mie doti di attrice mentre mi allontanavo, facendomi
largo tra l'orda di pirati che affollavano la sala.