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Autore: SilentWings    02/10/2011    2 recensioni
In un punto imprecisato, in quella zona del corpo, quegli insulsi esseri umani avevano una cosa che veniva considerata preziosa. La chiamavano cuore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Schiffer Ulquiorra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola fanfiction su Ulquiorra, un personaggio che ritengo molto interessante ^w^ buona lettura!

Un'altra alba.
Un altro giorno.
Altro tempo.
Altre ore, minuti, secondi senza significato davanti a lui.
Una mano pallida passò per un breve istante davanti ai grandi ed inespressivi occhi del Cuarta Espada. I lunghi segni verdi simili a lacrime che gli percorrevano le guance dalle palpebre inferiori al mento, sembravano voler dare a quel volto sempre uguale una minima parvenza di emozione.
Un volto che mai aveva esternato gioia, disperazione, preoccupazione o trionfo.
L'unica cosa che quelle grandi iridi smeraldine potevano suggerire, era forse una lontana ed opaca malinconia, qualcosa di evanescente ed impalpabile, un mistero criptico nascosto dalla fissità imperscrutabile di quello sguardo.
All'albeggiare del nuovo giorno, Ulquiorra si vestì.
Quel corpo pallido e magro, che avrebbe provocato orrore e sconcerto tra gli esseri umani per il suo biancore eccessivo, quasi accecante, non gli provocava il benché minimo sentimento.
Non poteva di certo preoccuparsi di una cosa effimera come la corporeità.
E comunque, il giudizio altrui non gli interessava.
Chiunque, per lui, era nient'altro che spazzatura, un misero e caduco agglomerato di molecole che avrebbe potuto disgregarsi da un momento all'altro.
Le dita lunghe e esili salirono ad abbottonare la divisa da Arrancar.
Come ogni volta, Ulquiorra si fermò a fissare il buco che, tra il collo e la parte superiore del petto, lo trapassava da parte a parte.
Vi indugiò per qualche istante, tracciandone il bordo morbido con i polpastrelli.
In un punto imprecisato, in quella zona del corpo, quegli insulsi esseri umani avevano una cosa che veniva considerata preziosa. La chiamavano cuore.
Un assurdo muscoletto che si contraeva senza che la volontà ne avesse la minima voce in capitolo.
Un insignificante "pezzo", che faceva il suo lavoro senza dare fastidio a nessuno, su cui però la gente faceva ricadere la colpa quando la fortuna in amore non li assisteva.
"Spazzatura" pensò l'Espada.
Questi sono gli esseri umani.Trovano sempre qualcuno da incolpare pur di non guardare alla propria coscienza.
Pur di non ammettere di essere stati illusi dalle creazioni del loro stesso cervello.
Imprigionati dalle apparenze e dai sogni che venivano costruiti dai loro neuroni.
Gli occhi di Ulquiorra fissarono intensamente il buco.
Eppure, una volta nella sua vita aveva  sentito una strana sensazione in quello spazio vuoto.
Una sensazione di leggero e caldo solletico, come quello provocato sulla pelle dalla lingua di un animale.
Ed era stato quando si era avvicinato a lei.
Quella ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi grandi. Com'è che si chiamava? Orihime?
Un nome così imponente per una... nullità simile.
E allora perchè aveva sentito quel contatto, nello squarcio del suo petto?
"Sarà stato l'effetto di una lieve corrente d'aria" pensò.
Il Cuarta Espada era una vera e propria macchina da guerra, concepita e creata per la massima spietatezza. Quel corpo pallido e magro era la rappresentazione vivente del nichilismo.
Niente a questo mondo per lui aveva un senso. Tutto era nato per delle coincidenze, per dei casi fortuiti, ed era stato creato per annullarsi e disperdersi come cenere al vento.
Con la lentezza di movimenti che lo contraddistingueva, Ulquiorra afferrò la sua Zanpakuto.
Anche oggi, era arrivata l'ora di eliminare qualche inutile anima da questo inutile universo.
  
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