Non conosco Jared Leto, non pretendo di sapere quello che passa nella sua testa, tutto quello che scrivo non è reale ma è frutto della mia fantasia; non scrivo a scopo di lucro ma solo perché devo liberare la mente dalle cavolate che la affollano! Buona lettura!
L’ennesimo flash, l’ennesima posa.
Stasera no, proprio non riesco a sopportare tutto questo, ma non ho altra scelta.
Loro sono stati qui ad aspettarmi per diverse ore in un triste parcheggio buio dietro alla venue.
Devo tutto a loro, non posso deluderli.
Così mi preparo per l’ennesimo autografo, l’ennesimo sorriso.
Di solito non mi pesa così tanto, ma certe volte… certe volte vorrei solo poter scappare da tutto e da tutti, lontano, per stare un po’ da solo, per stare un po’ in silenzio, per far riposare la mente.
Esiste al mondo qualcuno che possa capirmi? Forse sì, forse la persona che rivedrò tra poco, dopo tanto, troppo tempo.
Affacciata alla finestra
dell’hotel, ti vedo scendere dalla grande macchina nera ed
entrare velocemente
nell’edificio, senza nemmeno guardarti attorno.
Occhiali scuri, cappello,
sciarpa tirata fin quasi sulla bocca.
Ormai non riesco
più a
riconoscerti dietro all’impalcatura che ti sei creato.
Non vedo più il
ragazzo biondo e
un po’ pazzo di qualche anno fa, quando ci siamo conosciuti;
non lo ritrovo in
quel tuo viso stanco, in quelle tue occhiaie, in quei tuoi lineamenti
tirati.
Ma se mi sorridi in questo
modo,
mentre varchi la soglia della mia stanza, allora ecco che vedo
riaffiorare il
volto che popola i miei ricordi, quello che ho tanto amato e che,
probabilmente,
amo ancora.
“Piccola...” mormoro sorridendoti.
Sei immobile in mezzo alla stanza, mi stai fissando come se non sapessi cosa fare.
Lascio cadere sul tavolino accanto alla porta la sciarpa, gli occhiali e il cappello, poi ti abbraccio.
Mille immagini riaffiorano alla mente, mille sensazioni... tu ed io in un locale di LA, dopo una delle prime esibizioni dei Mars, la folla attorno a noi, la mia mano che si allunga per afferrare la tua, il tuo sorriso colmo di stupore, il bacio fugace che ti ho rubato. Il nostro primo bacio.
I tuoi capelli hanno lo stesso profumo di allora.
Sento che tremi mentre ti stringo. Oppure sono io?
Non siamo mai stati capaci di dirci determinate cose, tu ed io... ma a distanza di molto tempo questo nostro abbraccio muto sta parlando per noi.
“Jared…”
sussurro, forse così
sottovoce da non poter essere udita.
Mi stai abbracciando
così forte
da togliermi il fiato, quasi da far male, come questi sentimenti che
all’improvviso
riemergono con impeto in me, mentre affondo il viso contro il tuo
collo,
respirando avidamente per carpire il tuo profumo naturale,
aggrappandomi per
non crollare.
Rivivo nella mente quella
lunga
notte invernale di New York, quando ti trovai immerso in una vasca di
acqua
ormai fredda, con addosso una t-shirt grigia e degli slavati jeans neri.
In quel momento non vidi il
bellissimo ragazzo o l’uomo affascinante, non vidi nemmeno
l’amico né l’amante.
Tutto quel che vidi fu il fragile essere umano, inerme, debole,
spaventato. Il
fragile essere umano con la pelle sottile come carta velina, con gli
occhi
forse fin troppo grandi, sgranati su di un mondo immenso,
inconcepibile,
insopportabile.
Ti aiutai ad uscire, ti
avvolsi
in asciugamani caldi, ti feci sdraiare colma di apprensione, con le
lacrime trattenute
a stento quando notai le tue stesse lacrime che ti rigavano il viso.
“Non riuscivo a
dormire, così mi
sono immerso nella vasca” mi dicesti, quasi a volerti
giustificare “Sai che è
l’unica cosa che funziona in questi casi”
“Lo so Jay, ma ci
sei rimasto
per troppo tempo, sei congelato. Sei freddo come un cadavere”
“Già…”
mi rispondesti quasi
parlando con te stesso “Alle volte è come se lo
fossi davvero. Morto dentro”.
Quella notte ti vegliai
senza
mai allontanarmi un attimo, asciugai le tue lacrime e infine ti cullai
quando
lo sfinimento prese il sopravvento trascinandoti in un sonno tranquillo
e privo
di sogni.
Solo allora mi concessi di
piangere
sommessamente per te, per me, per quel sentimento che ci univa e al
tempo
stesso ci allontanava inesorabilmente.
Con lentezza sciolgo l’abbraccio, poi ti prendo il viso tra le mani: voglio guardarti negli occhi.
Ho sempre amato i tuoi occhi, il loro colore dorato, così caldo, il modo in cui li chiudi per qualche secondo quando sei immersa nei tuoi pensieri, come a volerti isolare dal mondo, persino il modo in cui li trucchi. Questi piccoli dettagli mi hanno sempre fatto impazzire, ma non te l’ho mai detto. “Guardami…”.
Tempo fa credevo di poter cambiare per te, con te, pensavo che tu saresti potuta cambiare e che avremmo potuto imparare a stare insieme, insieme sul serio.
Ti ho visto soffrire, ti ho
visto piangere per notti intere, ma non sono mai fuggita. Volevo curare
le tue ferite,
volevo che tu fossi mio e volevo essere tua, completamente tua. Volevo
essere
la tua famiglia, il tuo unico amore; semplicemente essere tua, senza
riserve. *
Mi stai sollevando
gentilmente
il viso, obbligandomi a guardarti negli occhi. I tuoi occhi.
So che hanno uno sguardo
speciale per me, solo per me, qualcosa che nessun’altro
potrà mai vedere. Non
sono gelosa delle ragazze che frequenti, non lo sono mai stata; sono
consapevole del fatto che una parte di te apparterrà sempre
e solo a me, questo
mi basta.
“Mi sei mancato,
Jay”
“Mi sei mancata
anche tu”.
Lentamente ti accarezzo il viso, lascio che una delle mie mani scivoli sul tuo collo mentre con l’altra inizio a sfiorare con delicatezza le tue labbra; mi avvicino, appoggio la mia fronte alla tua, in modo che i nostri respiri si mescolino, che la distanza tra noi si annulli. Tu ti aggrappi forte a me, con quella maniera possessiva di abbracciare che hai e che mi ha sempre fatto perdere del tutto la ragione, e io ti bacio. È la cosa più naturale del mondo per me, come se non avessi fatto altro nella mia vita. Mi perdo nel tuo sapore, mentre il mondo attorno a noi semplicemente si dissolve; esistiamo solo noi due, le tue labbra sulle mie, le nostre lingue, le tue braccia che mi cingono le spalle e le tue mani tra i miei capelli, le mie braccia che scendono piano ad allacciare la tua vita, ad accarezzare la tua schiena, a stringerti ancora di più contro di me.
È uno di quei
baci che annullano
tutto il resto.
Non è necessario
che tu mi
chieda di restare con te stanotte e non serve che io ti dica di
sì, perché
quando ci separiamo lentamente, gli sguardi incatenati, entrambi
sappiamo che
passeremo la notte insieme. E che sarà l’ultima.
Domani mattina non ci
saranno
parole d’addio, non ci diremo che ci amiamo, come abbiamo
sempre fatto e sempre
faremo, perché… semplicemente perché
noi siamo fatti così.
“Ti ho sempre rincorsa, per tutti questi anni. Non ho mai smesso di cercarti”
“Nemmeno io, Jay. Il problema è che non ci siamo mai realmente trovati”.
* Ho un po’ parafrasato una parte del testo di I’ll be yours dei Placebo, da cui ovviamente ho tratto anche il titolo della mia ff. Non la conoscete?! Correte ad ascoltarla, è una canzone stupenda!
Piccolo
angolo dell’autrice
Ringrazio
in anticipo tutti quelli
che leggeranno questa mia OS.
Non
so perché mi sia venuta in
mente una storia così malinconica e senza speranza, con un
Jared depresso e una
relazione che in un modo o nell’altro non può
funzionare… però era lì, nella
mia testa, e dovevo per forza liberarmene!
Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Kisses,
Vale