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Autore: Doe    03/10/2011    8 recensioni
La mia prima One-Shot, successiva all'episodio 3 della terza stagione della serie tv.
DAL TESTO:
Sotto il getto dell’acqua fredda della doccia, Elena si scoprì a voler dimenticare tutto. Poi, non contenta, desiderò ardentemente che l’acqua gelida le congelasse il sangue e ogni muscolo del corpo, cuore compreso. E quella fu, probabilmente, la cosa più egoista che avesse mai pensato in diciotto anni e un paio di giorni d’esistenza.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let me forget

 

Non voglio vederti. Non voglio stare con te. Voglio solo che tu te ne vada.

Le parole di Stefan le rimbombavano nella testa da ore, ormai, e non sembravano affatto intenzionate a sostare o, quanto meno, concederle una manciata di minuti di tregua. Con gli occhi chiusi, Elena riviveva l’intera scena.

Lo vedeva, vedeva lo sguardo che le aveva rivolto, in tutta la sua durezza e glacialità. Lo sentiva, sentiva il tono altrettanto agghiacciante, da non lasciare spazio alle repliche, che aveva usato.

Il ricordo di poche ore prima era così chiaro e limpido che persino il suo corpo reagì nuovamente, riempiendosi di mille astratte lame che sembravano trafiggerla dappertutto.

Sotto il getto dell’acqua fredda della doccia, Elena si scoprì a voler dimenticare tutto. Poi, non contenta, desiderò ardentemente che l’acqua gelida le congelasse il sangue e ogni muscolo del corpo, cuore compreso. E quella fu, probabilmente, la cosa più egoista che avesse mai pensato in diciotto anni e un paio di giorni d’esistenza.

Desiderava chiudere gli occhi e non vedere nulla. Solo bianco.

Se solo non ci fossero state persone che la amavano…

Ma c’erano.

Primo fra tutti, Jeremy, che aveva subito fin troppe perdite per non restarne traumatizzato e ricadere nuovamente nel tunnel. E sapeva che Alaric le voleva bene e, ora che erano qualcosa di abbastanza simile a una famiglia, non poteva abbandonarlo. In un certo senso, sapeva di essere la colla che teneva unito quel rapporto.

C’erano Bonnie e Caroline, le sue migliori amiche. Loro, probabilmente, si sarebbero leccate le ferite a vicenda, ma il solo pensiero di non poterle più abbracciare, di non poter più scherzare e ridere a crepapelle insieme a loro – come in quei giorni di liceo che sembravano tanto lontani, le faceva bruciare gli occhi.

E poi c’era Damon.

Damon dalle battute ironiche, Damon dallo sguardo ipnotizzante, Damon dal cuore di ghiaccio che si scioglieva solo di fronte a lei. Damon dall’orgoglio smisurato, Damon il bambino ferito, Damon dalla faccia da Poker, Damon e il suo segreto…

Damon che l’amava e aveva riscoperto la sua umanità grazie a lei – quella stessa umanità che sarebbe bruciata all’inferno se lei si fosse tolta di mezzo.

Elena non si era resa conto di quanto importante fosse la sua vita e la sua presenza, per gli altri, fino a quel momento. Inconsapevolmente, portava sulle spalle tante di quelle responsabilità che avrebbero potuto facilmente schiacciarla, se non fosse stata forte.

Pensava ancora a Damon quando, facendo ritorno in camera da letto, con l’accappatoio ben stretto in vita e i capelli bagnati e sciolti sulle spalle, lo trovò, come sempre, davanti alla finestra.

Le dava le spalle e osservava la luna calante.

- Damon, non sono in vena di parlare, al momento. Per favore, lasciami sola.

- No. – Il suo tono piatto irritò Elena.

- Vattene. Sul serio, voglio solo stendermi e chiudere gli occhi, adesso. – E non riaprirli mai più, pensò ma non lo disse.

- Non vado da nessuna parte. Tu hai bisogno di me.

Damon era risoluto. Elena quasi sconvolta dalla verità delle sue parole.

- Ogni volta che stavo male, ogni volta che portavo i segni di una ferita che riuscivo a nascondere a tutti tranne che a te, tu eri lì per me. Persino quando ti trattavo di merda e ti urlavo di starmi lontana, nonostante ti abbia ferito in mille modi possibili e immaginabili e abbia minacciato d’uccidere praticamente tutti coloro cui tieni di più, tu hai continuato ad abbracciarmi. Che tu voglia ammetterlo o no, adesso sei tu a star male e io non ho nessuna intenzione di muovermi di qui.

Una lacrima silenziosa sfociò dall’occhio scuro di Elena e prese a scorrerle lenta sulla guancia sinistra. Una sola goccia, non una di più.

Poi Elena, a grandi passi, tolse la distanza che c’era tra di loro e lo baciò.

Non fu un bacio romantico, né dolce, né da farfalle allo stomaco. Fu un bacio passionale, bramato, infuocato, implorato, agonizzante, reso salato dalle lacrime di lei. Fu un bacio indispensabile, necessario a far sentire a Damon tutto il dolore che Elena aveva in corpo, così da poterlo condividere.

Perché in due era tutto più facile.

Poi Elena si staccò da lui per riprendere aria e sentii il sangue salirle alle guance, notando il volto famelico di Damon, i cui occhi azzurri erano più spalancati che mai.

Pochi secondi di imbarazzo, poi lui parlò.

- Di… Diciamo che avevo pensato a qualcosa di più simile a un abbraccio, ma… questo è stato decisamente meglio. – Damon sorrise alla sua battuta, ma fu un sorriso triste.

Elena restò immobile, col cuore a mille.

- Perché, Elena? -, non riuscì a fare a meno di chiedere lui, rabbuiandosi.

- Perché voglio dimenticare. Vuoi davvero aiutarmi, Damon? Allora fammi dimenticare. Ma non voglio nessun trucco da vampiro. Non voglio sentir parlare di vampiri, almeno per tutta questa notte...

- So che la cosa ti sconvolgerà, ma vedi… Io sono un vampiro.

- Non mi importa. Non è importante questo. Da questo momento in poi, tu sei solo Damon e io sono solo Elena. E Stefan non esiste.

Damon, fammi dimenticare tutto. Come mi chiamo, dove mi trovo, le persone che ho perso e che continuo a perdere… Tutto.

Lo disse con il tono più dolce e addolorato al tempo stesso, che Damon avesse mai udito in più di centocinquant’anni d’esistenza. Lo disse senza riuscire ad impedire ad una lacrima ribelle di correrle giù per la guancia rosea. Lo disse, forse, in maniera così convincente, che Damon non riuscì a resisterle – ma in realtà, non le sarebbe resistito comunque.

In un lampo la afferrò per la nuca e le restituì quel bacio con altrettanta intensità, altrettanta passione… altrettanto dolore.

Elena percepì il suo dolore far ritorno e capì di non poter lasciare che Damon patisse anche solo un po’ delle sue pene. Non era giusto, lui non doveva, lui aveva bisogno di star bene, lei lo amava.

Si staccò da lui.

- Mi dispiace. Ho sbagliato. Non posso chiederti questo. E’ troppo. Non posso chie… -, ma le sue labbra si ritrovarono nuovamente impegnate a modellarsi su quelle di Damon.

- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi -, le disse, e la trascinò sul letto.

Poi, Elena lasciò che anche il suo corpo si innamorasse di Damon.

   
 
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