Sotto la pioggia 

«Devo crescere, lo so!» gli dissi voltandomi imbarazzato.

Mi faceva male ammettere che in fondo ero solo un bambino; al contrario di quello che avevo pensato fino a quel momento, a 15 anni non si è maturi.

Mi abbracciò da dietro, non saprei dire cosa lo spinse a farlo: forse la mia aria ingenua, forse perché avevo fatto tutta quella strada sotto la pioggia solo per vederlo o forse perché gli facevo pena.

Ad un tratto lo sentii piangere, mi stava bagnando con le sue calde lacrime.

Io lo stavo facendo soffririre, io... io, io, io, non potei far a meno di constatare che IO ero la causa del dolore altrui. Di chiunque si trattasse, chi mi stava vicino era destinato a soffrire

«Che hai?» gli sussurrai, con lo sguardo basso.

Non mi rispose.

Avevo voglia di piangere, di stringerlo forte a me e di dirgli che gli volevo bene, tanto bene, eppure non ne ebbi il coraggio. Forse, in quel momento Lui smise di piangere, o forse ero io che non distiguevo più le sue lacrime dalle gocce di pioggia.

Mi liberai di quella morsa, per me più opprimente che mai, mi girai e con i pugni serrati gli ordinai di smetterla di soffrire, come se la cosa fosse stata possibile. Lui per tutta risposta, si strofinò gli occhi con l'avambraccio destro, indietreggiò di qualche passo e si sedette sul muretto alle sue spalle. Alzò il viso e mi guardò come solo lui sapeva fare, con gli occhi severi ma teneri allo stesso tempo che brillavano come stelle riflettendo la luce di quel lampione;

per gli altri quegli occhi di un azzurro cristallino potevano sembrare freddi o potevano incutere timore, per me invece quegli stessi occhi emanavano un calore intenso: era chiaro il messaggio, voleva che mi avvicinassi. Arrivai a pochi centimetri da lui, sentivo il suo respiro, Lui mi fissava con quegli occhi che non esprimevano più né rabbia né altro sentimento che non fosse malinconia, e alla fine non seppi tenere testa a quella battaglia silenziosa.

Lui era ed è così, sa colpirti nel profondo

Iniziai a piangere, era la prima volta che lo facevo dinanzi a qualcuno. Era l'ultima cosa che avrei voluto fare ma Lui ne era "felice", non mi ci volle molto per notarlo, quel sorrisetto ebete che aveva stampato in viso diceva tutto. Si avvicinò e mi abbracciò «Ci sono riuscito.» mormorò.

Pochi secondi dopo mi ritrovai con le sue labbra, screpolate dal freddo ma allo stesso tempo morbide, sulle mie.

-Il mio primo bacio- pensai, era strano ma mi piacquero subito le sue labbra, il tepore della sua bocca e la sua lingua umida, devo ammettere però che mi spiazzò quel gesto, mi sentivo felice credo, non sapevo precisamente che fare anche se baciare mi veniva spontaneo, così mi limitai ad assecondarlo.

Poco dopo mi scostai da quelle labbra di un rosso scarlatto e con una sicurezza uscita chissà da dove gli chiesi il perché del pianto, dell'abbraccio e di quel bacio.
Mi rispose con delle parole espresse con un naturalezza tale da obbligarmi a volergli più bene di quanto gliene volessi già:
" Sai, Marco, io ho una fottuta paura di perderti..." lo guardai con l'aria di un bambino dubbioso fin quando non riuscì a placare ogni mia incertezza aggiungendo con una voce piena di sè

«Cresceremo insieme».


Parole che non scorderò MAI
Parole incatenate alla mia anima
Parole marchiate a fuoco nel mio cuore

Mi limitai a farmi stringere forte, facendomi avvolgere dal suo calore e facendomi cullare dal battito del suo cuore.

N.d.A: Salve, questa è un' altra One-shot che voglio condividere con voi. Grazie a tutti per averla letta e spero che rimaniate una traccia di voi nelle recensioni ^.^.



Prince of dreams