Mia madre è quello che
normalmente viene definito “un soggetto interessante”. Avete presente quelle
belle mamme del Mulino Bianco, col grembiulino di cotone, il sorriso sulle
labbra e una fetta di torta sottomano sempre pronta all’occorrenza? Ecco, la mia
è esattamente l’opposto. Si veste come un residuato hippie degli anni 60, con
jeans a zampa di elefante, catene e catenine di ogni colore al collo e camicie
di tela indiana che sembrano appena uscite dal mercatino dei freak. Sarebbe
anche sopportabile all’occhio, se non avesse 10 chili di troppo per rendere
credibile quel look. Comunque, a parte il fattore estetico, gli hippies erano
persone solari e sempre avvolti da un’aura rarefatta di saggezza, tutti pace e
amore universale: mia madre, invece,
trasmette la
serenità di un carro armato cingolato ed usa una brutalità di linguaggio che
mortificherebbe uno scaricatore di porto calabrese. E’ implacabile, refrattaria
alle suppliche e le sue decisioni sono più inviolabili delle leggi custodite
nell’Arca dell’Alleanza. Possiede un senso dell’umorismo così corrosivo che
rasenta la ferocia e difficilmente da lei ci si può aspettare comprensione. Non
ha mai avuto un dubbio in vita sua e nel suo vocabolario manca completamente il
concetto di “forse”. Come posso pensare di ottenere un consiglio da una così?
Eppure, sono seduta qui sul tavolo della cucina, a dondolare una gamba mentre
lei prepara la cena con gesti essenziali e decisi da patologo legale. Il
cadavere nelle sue mani, un qualcosa di rosato e molliccio che in vita doveva
essere un coniglio, sta subendo la dissezione delle interiora quando finalmente
mi decido a parlare.
“Mamma…che faresti se papà
ti tradisse?” domando a bruciapelo e senza tanti
preamboli.
Mamma inarca un
sopracciglio.
“Esattamente questo.” dice agitandomi
davanti al naso le interiora del coniglio prima di buttarle nel secchio del
pattume con un secco “plop” definitivo. Poi, tranquillamente, taglia in otto
pezzi la carcassa dell’animale con la sua adorata mannaia che sembrerebbe
perfetta per un film di Dario Argento.
“Oh.” mormoro io, depressa:
il coniglio sta già rosolando sul fuoco in mezzo alla cipolla quando la mamma si
gira verso di me con gli occhi limpidi di un bambino in
fasce.
“Parla chiaro, Anna: sai che
papà abbia un’altra donna, nel qual caso abituati all’idea di diventare orfana,
o il problema riguarda la tua complicatissima sfera
affettiva?”
Posso rifilarle una risposta
che non mi comprometta troppo? Evidentemente no.
“Riguarda me e Camillo”
ringhio per risposta “Ho saputo che c’è una che gli sta
dietro.”
Mamma non fa una piega
(l’avrebbe fatta se le dicevo che papà aveva un’altra? Meglio non porsi certe
domande cosmiche): agita la padella con il coniglio e gli otto pezzi di carne si
girano da soli, perfettamente dorati in superficie.
“Hai saputo” commenta mamma,
cogitabonda “Da chi l’hai saputo? Dal cugino dello zio del trisavolo del
giornalaio del vicino di casa di Camillo o da lui stesso?”
“Da Mariàpi” rispondo io, ed
è come dire dal cugino dello zio del trisavolo del giornalaio del vicino di casa
di Camillo: mamma e Mariàpi non si sono mai piaciute un
granché.
“E’ una ragazza francese.”
aggiungo subito dopo per distrarre la mamma dal pensiero della mia amica “Fa
tutta la smorfiosa, gli telefona sempre e lo bacia sulle guance tutte le volte
che lo incrocia per i corridoi a
scuola. Quattro baci alla volta, vorrei precisare.”
“Ma i francesi non si davano
tre baci alla volta?” domanda la mamma placidamente mentre distribuisce un trito
di capperi sul coniglio.
“Tre, dieci…che importanza
ha? La questione non è il numero di baci” mi spazientisco io “La questione è che
quella spocchiosa Ville Lumière mi vuole portare via
Camillo!”
Mamma fa spallucce mentre
versa un bicchiere di vino bianco nella padella.
“E se così fosse?” domanda
con una calma olimpionica “Non avrai mica pensato che solo perché piace a te
Camillo sia diventato indesiderabile per tutto il resto del genere femminile,
vero?”
Io boccheggio, senza parole:
bè, effettivamente…
“Scommetto che non ti è
nemmeno passato per l’anticamera del cervello che Camillo potesse piacere a
qualcun’altra” sorride la mamma col suo solito sadismo “Sei così fiera di te per
essere scesa dall’Olimpo a graziare il povero Camillo con la tua
attenzione…”
“Ma…non è affatto così!”
strepito io arrossendo.
“Certo che è così” dice la
mamma salando imperterrita la carne “Voi adolescenti sopravvalutate troppo il
fattore estetico, quindi snobbate Camillo perché non corrisponde ai vostri
deprimenti standard fatti di piercing, acconciature ingellate e jeans firmati.
Ma per fortuna al mondo c’è ancora qualcuno che ragiona con la propria testa e
non con quella del villaggio globale e che può trovare interessante Camillo per
quello che è: una persona deliziosa, sotto tutti i punti di
vista.”
Io sono rimasta seduta sul
tavolo, ammutolita: prima di tutto perché mia madre ha trovato subito la piaga
che mi rode e ci ha ficcato immediatamente dentro il dito (cosparso di sale e di
capperi, quindi brucia come l’inferno); secondo perché non avrei mai immaginato
che lei potesse arrivare a definire una persona “deliziosa”. Meno che meno
Camillo: credevo che a malapena si fosse accorta della sua
esistenza!
“Allora, cosa dovrei fare?”
annaspo alla fine, vinta dai miei stessi dubbi.
La mamma mi lancia uno
sguardo sorpreso: è dall’età di sette anni che non le chiedo un consiglio,
immagino che stia assaporando il momento catartico. Alla fine, abbandona la
padella per correre ad abbracciarmi stretta, cosa che mi lascia leggermente
sconvolta e senza fiato (gli abbracci di mamma stritolano peggio di quelli di
King Kong).
“Tesoro, tu lo sai già cosa
dovresti fare” mi dice con la guancia appoggiata alla mia testa “Sei una persona
capace di prendere le proprie decisioni in piena autonomia…però sono molto
contenta che tu mi abbia chiesto consiglio.”
Mi molla di colpo per
tornare al suo coniglio, lasciandomi più piena di dubbi di quando ho iniziato il
discorso.
“Quindi…non hai nient’altro
da dirmi?” piagnucolo io, indifesa.
Mamma mi lancia uno di
quegli sguardi saputi che anticipano sempre una delle sue classiche perle di
saggezza (frasi sibilline di cui nessuno capisce mai
l’utilità).
“Dio fa le pentole ma non i
coperchi.” dice infatti con voce ispirata: io, naturalmente, mi incasino ancora di
più.
“E le padelle antiaderenti
chi le fa?” chiedo imbronciata senza nemmeno guardarla in
faccia.
La rumorosa entrata dei
gemelli in cucina, richiamati dal profumo del coniglio soffritto, le evita una
risposta che, sono convinta, non sa nemmeno lei.
*
*
*
“Tu ti fai troppe seghe
mentali.” afferma con assoluta convinzione Mariàpi, abbandonata sul mio letto in
una voluttuosa posizione da odalisca. Alla fine, ho dovuto farlo: ormai alla
disperazione, sono stata costretta a sciorinare tutti i miei problemi a Mariàpi,
sorvolando sulle sue idiosincrasie fraterne al pensiero di me e Camillo in
azione con normalissimi approcci amorosi. Dopo avere ascoltato il mio sfogo
abbastanza sconclusionato con l’espressione gioconda di una terapeuta alle prese
con la schizofrenica di turno, Mariàpi si è leggermente alterata quando le ho
confessato i miei scompensi ormonali per Camillo, ma è riuscita a non vomitare
sul parquet e ad analizzare la situazione con il distacco accademico di uno
studioso dell’argomento “adolescenti in crisi esistenziale: come, quando e,
soprattutto, perché”. Alla fine di tanto lavoro neuronico, se n’è uscita con
quella perla di saggezza, che poteva benissimo propinarmi quel celenterato di
mio fratello Andrea: “tu ti fai troppe seghe mentali”.
Sono un po’ demoralizzata e
anche offesa, a dire il vero!
“Io non mi faccio affatto
troppe seghe” esclamo con forza “Io sono…gelosa marcia!!”
“Bè, questo era evidente”
sorride Mariàpi, indulgente “E’ anche ovvio che tutta questa agitazione è
assolutamente sprecata per Camillo.”
Io, che passeggio avanti e
indietro per la mia stanza con l’aria di un leone in gabbia, mi fermo a guardare
la sua placida faccia provando con tutto il cuore a credere che abbia
ragione.
“Tu non sei obbiettiva”
sospiro alla fine, riprendendo il mio pellegrinaggio verso la porta e ritorno
“Camillo è tuo fratello ed è noto a tutti che la stima fra fratelli adolescenti
rasenta lo zero assoluto. Nemmeno io sarei obbiettiva nei confronti di Andrea:
ancora adesso mi viene il vomito quando vedo qualche ragazza che gli fa gli
occhi dolci invece di dargli fuoco come si meriterebbe…”
“Però, in tutta sincerità,
come descriveresti Andrea?” domanda Mariàpi, con gli occhi insolitamente
calcolatori.
Ci penso un po’ su, cercando
di liberare la mente dai pregiudizi fraterni e di esprimere un’opinione
ponderata e matura.
“Andrea è uno stronzo.”
rispondo alla fine, con assoluta certezza. Mariàpi sbuffa,
irritata.
“Anna, sii seria.” brontola
molto severamente, ed io ci riprovo.
“Andrea è…piuttosto
belloccio” ammetto così di malavoglia che le parole mi grattano la gola “E,
quando vuole, sa anche far ridere. Gioca benissimo a basket, balla discretamente
e quando non è impegnato ad ammirarsi allo specchio o a tramortirsi di olio
canforato da cospargere sui suoi preziosissimi muscoli, riesce anche ad
esprimere una opinione su un argomento usando più di tre parole. Purché
l’argomento non richieda l’uso completo della corteccia cerebrale, ovviamente.”
“Visto?” sospira Mariàpi
pazientemente “Il fatto che Andrea abbia successo con le ragazze non ti uccide
dalla sorpresa: per quanto tu sia prevenuta, riesci a capire che, pubblicamente,
tuo fratello possa risultare una persona piacevole da guardare. Obbiettivamente,
io, come te, so benissimo riconoscere uno sfigato quando lo vedo e, per quanto
ci unisca lo stesso patrimonio genetico, vedo con assoluta chiarezza che mio
fratello è uno di loro. Un completo, avvilente, incurabile
sfigato.”
“Questo non impedisce alla
francese di provarci con lui.”ringhio io, di nuovo così verde di gelosia da
sembrare una zucchina matura.
“No” ammette Mariàpi con un
sorriso “Ma di sicuro è un ottimo deterrente per il resto del genere
umano.”
“Ho bisogno di un consiglio”
mormoro io, arrovellandomi le mani “Devo fare qualcosa per sbloccare la
situazione, oppure do fuori di matto!”
“Perché, fino ad ora ti sei
comportata come una sana di mente, secondo te?” sospira Mariàpi, mettendosi a
sedere.
“Non lo so” bercio io,
imbronciata “Tu sei la mia migliore amica, è compito tuo darmi un consiglio.
Sono anni che ti mantengo e che tu vivi da parassita in casa mia: è arrivato il
momento di saldare il conto. Vedi di trovare una soluzione alla svelta, sennò ti
licenzio!”
Mariàpi mi lancia uno di
quei suoi snervanti sguardi col sopracciglio alzato che fa molto
snob/condiscendente.
“E va bene” sospira dopo una
lunga riflessione “Non ti si sopporta più tanto sei diventata isterica e
nevrotica. E poi dicono che l’amore rende più sereni e malleabili…mah! Ok,
possiamo partire con la progettazione dell’OBF.”
“OBF?” mormoro io, spiazzata
“E che diavolo è?”
“Il nostro piano di
distruzione” ammette tranquillamente Mariàpi con un sorriso ispirato “Operazione
Boicottaggio Francese. Chiaro, no?”
Non dico subito quello che
penso: l’ultimo piano di Mariàpi, l’OPB (operazione primo bacio) che mi ha
portato ad essere la ragazza di Camillo, non ha girato affatto come doveva
girare, anche se, per qualche assurda e fortunata alchimia, alla fine è andato
tutto bene. Forse dovrei dirle che i suoi piani tendono ad avere la stabilità di
un isotopo dell’uranio?
“Mariàpi, forse…” comincio
io, ma lei si alza in piedi con fluida decisione e mi pianta in faccia i suoi
occhi da volpe tzigana.
“Camillo ha bisogno di
ricevere un forte shock” annuncia con sottile e sadica soddisfazione “Qualcosa
che gli faccia capire chi sei e che cosa vali! Certo, non sarà facile competere
con la francese: è così carina…ha due gambe da infarto e la pancia così piatta
che sembra un’asse da stiro e i capelli così biondi che…”
“Mariàpi, puoi smettere
gentilmente di calpestare la mia autostima? E’ già a brandelli anche senza che
infierisci così, grazie.” mormoro io, avvilita.
“Camillo è un maschio”
afferma Mariàpi con non troppa convinzione “Con i giusti stimoli
audio/video/olfattivi anche un
emerito sfigato come mio fratello si trasformerà in un essere umano e non potrà
fare a meno di saltarti addosso come un animale.”
“Oh… Prospettiva
interessante.” ammetto io, ansimando come una ciminiera al solo pensiero di
vedere Camillo in modalità animale “E come raggiungeremo lo scopo di trasformare
Camillo in un primate assetato di sesso? Gli mettiamo del testosterone
nell’inalatore per l’asma?”
“Un appuntamento per voi due
soli” risponde lei, ispirata “Un pomeriggio di studio con tutta la famiglia
Tonelli fuori dai piedi, solo per voi due... Non dovranno esserci dubbi in
proposito a quello che succederà. Dovrai impegnarti un po’ per avere una
immagine più….sexy.”
“Sexy?” chiedo io,
confusa.
“Si, sexy. Ammettiamolo, tu
sei carina ma con quella faccetta pulita, quelle scarpe da tennis, quegli
occhioni da cerbiatto… hai il sex-appeal di un’acquasantiera, lasciatelo dire.
Dobbiamo darti una ripulita dalla tua aria di bimba perbene. Sì, dobbiamo
trasformarti in un oggetto sessuale.”
“Oggetto sessuale.” cogito
io, dubbiosa “Certo. Io, un oggetto sessuale. Io, che inciampo al solo pensiero
di uno scalino e che ho la laurea ad honorem all’università delle figure di
merda…Certo, mi verrà benissimo trasformarmi in un oggetto sessuale!! Con il mio
attuale livello di autostima, avresti più successo con la trasformazione di
Madre Teresa di Calcutta.”
“Niente è impossibile a
questo mondo” declama lei serena, per nulla scossa dal mio accorato commento “Ci
vuole un piano d’assalto… ti aiuterò io, non ti
preoccupare!”
E che Dio ce la mandi buona, prego io sottovoce…
NOTE DELL’AUTRICE:
La prossima settimana vado via per un po’: vi dispiace se posto un capitolino al giorno? Vorrei finire la storia prima della mia, ehm, dipartita.
Melisanna: Che piacere leggere una recensione fresca e carina come la tua! Ovviamente, in questa storia ci sono un sacco di riferimenti autobiografici, come per esempio le tettone…Ci si fa l’abitudine, alla fine, ma che tristessa. Che ne dite di fondare un club? Aspetto adesioni, a presto!!
Londonlilyt: Far rotolare per terra la gente era esattamente la mia intenzione!! Pubblicherò al più presto anche il nuovo cap di The Runners: vorrei evitare la lapidazione, visto che ormai siamo alla fine…Ti mando un abbraccio stritoloso, SMACK!!
Nisi Corvonero: Per Johnny Depp rinuncio alla mia sanità mentale, ai miei soldi (tanto non ne ho, ma che bel gesto!), alla mia casa (e qui, un po’ mi duole…ma tanto fino al 2020 non è mia ma della banca che mi ha fatto il mutuo…), al marito (anche senza Johnny di mezzo), al cibo (mangio lui), alle mutande ecc ecc ecc. Johnny, alla fine che te ne fai di una che non ha più niente?!? Comunque: sto lavorando all’idea che mi hai dato e sta venendo fuori qualcosa di carino!! Poi, ti farò leggere in anteprima…Sbaciozzi!!
Kika2: Ciao, ma che bello risentirti!! Non era mia intenzione fare un sequel, ma i personaggi di OPB continuavano a ronzarmi in testa e ho “dovuto” rispolverarli! Avevano ancora qualcosa da dire e, spero, volevano divertire i lettori ancora un po’. Spero di risentirti, e comunque grazie di essere passata di qua a lasciarmi un commentino. Adorabile, come sempre!!
ReaderNotViewer: Allora, che te ne pare del mio Mammetor? E’ un incrocio fra mia madre (che di nome fa Pupa, ma non fatevi ingannare: è una vera leonessa!) e me stessa medesima. Io la adoro… Grazie per i complimenti che mi hai fatto, mi sono letteralmente elettrizzata quando ho letto la tua nota sui miei “francesismi”…Grazie, davvero!! Infine, una preguntina: chi caspita è Gasparone…?
Damynex: Ma ciao!! Purtroppo, non avendo fratelli maggiori a cui fare riferimento, darò per buona la tua affermazione che i fratelli maggiori sono tutti uguali! Mal tuo è anche bonazzo come Andrea? No, perché mi piacerebbe conoscerlo, così fosse… Odette, ovviamente, DEVE stare antipatica. Oltre che bella da far schifo, è pure francese, quindi la quintessenza dell’antipatia. Fleur Delacour docet, giusto?… Bacini e baciozzi!!