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Autore: littlegreenhole    03/10/2011    2 recensioni
Ormai erano chiusi in quella stanza da un tempo infinito.
Quanto ne era passato nel mondo la fuori?
Faceva davvero fatica a ricordarselo.
Comunque non avrebbe fatto alcuna differenza, ora che finalmente potevano stare insieme per tutta la vita.
Ora che niente e nessuno li avrebbe divisi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Awaking

 

Ormai erano chiusi in quella stanza da un tempo infinito. Quanto ne era passato nel mondo la fuori? Faceva davvero fatica a ricordarselo. Comunque non avrebbe fatto alcuna differenza, ora che finalmente potevano stare insieme per tutta la vita. Ora che niente e nessuno li avrebbe divisi.                              

“Mmm… Che ore sono?”                                                

“Non è importante, riaddormentati. Non abbiamo niente da fare per tutta la settimana.”                                                    

Blaine era sveglio già da un po’, ma non riusciva a tornare a dormire: colpa di quel filo di luce dell’alba che gli colpiva giusto il viso, ma soprattutto, colpa di tutta quell’adrenalina ed eccitazione che si erano impossessate di lui e che proprio non lo volevano abbandonare. Quindi rassicurò Kurt e gli coprì la spalla che era rimasta scoperta dal lenzuolo, ma non prima di averla baciata dolcemente.    

Kurt da parte sua era talmente stanco che non riuscì neanche a girarsi per restituire la tenerezza, ma si addormentò con la consapevolezza che avrebbe avuto altri mille momenti per ringraziare Blaine a dovere.                                                           

Il ragazzo sveglio continuava ad alternare il suo sguardo tra la persona più importante della sua vita, sdraiata li accanto a lui, e il soffitto bianco, che lo aiutava a calmarsi nei momenti in cui il suo respiro si faceva così veloce da diventare quasi animale.

Era stata la settimana più pazza della loro vita. Blaine continuava a pensare che trasferirsi non sarebbe stato un grande problema. E che New York non sarebbe stato un grande problema. O almeno lo aveva pensato fino a quando il trasferimento e New York non erano diventati una cosa sola. Ancora non riusciva a credere alla enormità di valige che avevano dovuto portarsi dietro: cioè, tre erano sue, e anche mezze vuote, e le altre sette di Kurt, piene all’inverosimile. Ma non riusciva a non amare anche quelle sue piccole follie. Lo amava.

Il sole continuava a penetrare dalla finestra in tanti raggi sottili che creavano un disegno astratto sul lenzuolo. Uno di questi piccoli punti luminosi colpì la mano del ragazzo, e in particolare la base dell’anulare. Lo scintillio creato dalla lucentezza di quell’anello dorato scosse Blaine e lo risvegliò dai suoi profondi pensieri, catapultandolo immediatamente al ricordo legato a quel prezioso simbolo d’amore.

Era stato tutto molto veloce. La decisione, i preparativi e la giornata in generale. Veloce ma assolutamente  tutto perfetto. Niente di sfarzoso. Kurt aveva stupito tutti: era stato proprio lui ad insistere per una cerimonia civile, semplice e con poche persone. Solo una cosa era importante: che ogni dettaglio fosse elegante e che i vestiti degli sposi rispettassero la moda primavera-estate. Ah si certo, ancora più importante di questo era Blaine. L’aveva aspettato così tanto quel loro giorno, che ora che stava per diventare realtà, gli sembrava tutto un meraviglioso sogno. Ogni tanto, in mezzo ai preparativi, si chiedeva se prima o poi sarebbe arrivato qualcuno che gli avrebbe dato il fatidico pizzicotto per farlo risvegliare. Ma non arrivò mai. Neanche la mattina del matrimonio quando si stavano preparando, vestendo e facendosi il nodo alla cravatta a vicenda (che poi Kurt si risistemò durante il tragitto). Neanche mentre il funzionario dello Stato di New York pronunciò le ultime parole della promessa. Neanche quando tremante infilò l’anello al dito di Blaine, suo marito. Neanche quando riuscirono a liberarsi a fatica dei (per fortuna) pochi parenti e amici più stretti per ritrovarsi a consumare la loro prima notte di nozze. Non che fosse stata la prima in assoluto, ma era comunque era la prima da sposati e quindi doveva essere speciale.

‘Se quella mattina non mi fossi fermato? Se avessi semplicemente continuato a camminare trasportato da quella marea di ragazzi? Se non lo avessi sentito parlarmi? Caspita, sarebbe stato tutti diverso. Tutto. O forse il destino mi avrebbe fatto incontrare comunque Kurt in un’altra situazione ?’                                         

Blaine continuava a pensare a loro due. A Kurt. La sua perfetta metà.

Il loro primo incontro, così inusuale. Lui aveva da subito sentito una scintilla nascere dal loro primo “contatto fisico” nella hall della Dalton. E l’amicizia nata con il tempo riusciva a scaldarlo e confortarlo anche nelle sere più buie. All’inizio però non aveva voluto spingere troppo la mano: non ci si ritrova per le mani il ragazzo perfetto molte volte nella vita, no? Non voleva buttare tutto all’aria solo per seguire la vorace pulsione che provava verso Kurt.  Poi arrivò il momento. Il momento in cui  subito tutto diventò chiaro e i pezzi del puzzle si sistemarono da soli. Solo mesi più tardi decisero che “Black bird” doveva rappresentare la loro storia d’amore. E solo anni più tardi decisero che sarebbe stata la canzone destinata al primo ballo da marito e marito, nonostante sapessero che quella scelta avrebbe creato delle perplessità sui volti degli invitati che non avrebbero ritenuto la canzone appropriata per il momento - fatta eccezione per i vecchi Warblers che sapevano esattamente il perché della scelta.

Dopo tutti quei bellissimi ricordi a Blaine venne una fame da lupi e anche la sua pancia reclamava rumorosamente del cibo, ma non aveva intenzione di fare colazione da solo. Così tossì eclatantemente in maniera forzata per tre o quattro volte.    

“Si si, ecco, sono sveglio Blaine!”, sussurrò Kurt mentre si girava verso il suo viso.                                   

“Oh scusa, non volevo svegliarti amore”, sogghignò l’altro cercando di mantenere la sua migliore faccia da poker, e fallendo nel momento in cui si fece sfuggire una risata.                    

“Si come no. Guarda che sono sempre pronte le carte per il divorzio! ”, rispose Kurt, anche lui trattenendo a stento una risata.

Dopo aver finito di ridere, si fermarono. Erano distesi uno di fronte all’altro, tutti e due sul fianco. Riuscirono a vedersi rispettivamente uno nel riflesso degli occhi dell’altro. Fu Kurt il primo a rompere dolcemente il silenzio.                         

“Non finirò mai di dirti che ti amo. Lo sai, vero?”      

“Certo. Ti amo. Anche se certe volte mi fai impazzire, soprattutto quando fai shopping. Soprattutto quando fai shopping e io sono la vittima designata”, un sorriso, “Ti amo”.

Era tutto perfetto. Esattamente come lo avevano immaginato e pianificato per un anno intero. Quel lunghissimo anno in cui Kurt si trasferì a New York, mentre Blaine era incastrato ancora a scuola.  Quell’anno che non aveva fatto altro che rafforzare il loro legame. Ormai erano lontane anche le lunghe chiacchierate al telefono, le visite solo per le feste e le litigate scatenate solo per lo stress di sentirsi lontani. Ora avevano raggiunto insieme la perfezione.                                                 

A ognuno serviva solo l’altro per vivere.

 

   
 
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