The Awaking
Ormai erano
chiusi in quella stanza da un tempo
infinito. Quanto ne era passato nel mondo la fuori? Faceva davvero
fatica a
ricordarselo. Comunque non avrebbe fatto alcuna differenza, ora che
finalmente
potevano stare insieme per tutta la vita. Ora che niente e nessuno li
avrebbe
divisi.
“Mmm…
Che ore sono?”
“Non
è importante, riaddormentati. Non abbiamo
niente da fare per tutta la settimana.”
Blaine era
sveglio già da un po’, ma non riusciva a tornare
a dormire: colpa di quel filo di luce dell’alba che gli
colpiva giusto il viso,
ma soprattutto, colpa di tutta quell’adrenalina ed
eccitazione che si erano
impossessate di lui e che proprio non lo volevano abbandonare. Quindi
rassicurò
Kurt e gli coprì la spalla che era rimasta scoperta dal
lenzuolo, ma non prima
di averla baciata dolcemente.
Kurt da parte
sua era talmente stanco che non riuscì
neanche a girarsi per restituire la tenerezza, ma si
addormentò con la
consapevolezza che avrebbe avuto altri mille momenti per ringraziare
Blaine a
dovere.
Il ragazzo
sveglio continuava ad alternare il suo sguardo
tra la persona più importante della sua vita, sdraiata li
accanto a lui, e il
soffitto bianco, che lo aiutava a calmarsi nei momenti in cui il suo
respiro si
faceva così veloce da diventare quasi animale.
Era stata la
settimana
più pazza della loro vita. Blaine continuava a pensare che
trasferirsi non
sarebbe stato un grande problema. E che New York non sarebbe stato un
grande
problema. O almeno lo aveva pensato fino a quando il trasferimento e
New York
non erano diventati una cosa sola. Ancora non riusciva a credere alla
enormità
di valige che avevano dovuto portarsi dietro: cioè, tre
erano sue, e anche
mezze vuote, e le altre sette di Kurt, piene
all’inverosimile. Ma non riusciva
a non amare anche quelle sue piccole follie. Lo amava.
Il sole
continuava a
penetrare dalla finestra in tanti raggi sottili che creavano un disegno
astratto sul lenzuolo. Uno di questi piccoli punti luminosi
colpì la mano del
ragazzo, e in particolare la base dell’anulare. Lo scintillio
creato dalla
lucentezza di quell’anello dorato scosse Blaine e lo
risvegliò dai suoi
profondi pensieri, catapultandolo immediatamente al ricordo legato a
quel
prezioso simbolo d’amore.
Era stato tutto
molto
veloce. La decisione, i preparativi e la giornata in generale. Veloce
ma
assolutamente tutto
perfetto. Niente di
sfarzoso. Kurt aveva stupito tutti: era stato proprio lui ad insistere
per una
cerimonia civile, semplice e con poche persone. Solo una cosa era
importante:
che ogni dettaglio fosse elegante e che i vestiti degli sposi
rispettassero la
moda primavera-estate. Ah si certo, ancora più importante di
questo era Blaine.
L’aveva aspettato così tanto quel loro
giorno, che ora che stava per diventare realtà, gli sembrava
tutto un
meraviglioso sogno. Ogni tanto, in mezzo ai preparativi, si chiedeva se
prima o
poi sarebbe arrivato qualcuno che gli avrebbe dato il fatidico
pizzicotto per
farlo risvegliare. Ma non arrivò mai. Neanche la mattina del
matrimonio quando
si stavano preparando, vestendo e facendosi il nodo alla cravatta a
vicenda
(che poi Kurt si risistemò durante il tragitto). Neanche
mentre il funzionario
dello Stato di New York pronunciò le ultime parole della
promessa. Neanche
quando tremante infilò l’anello al dito di Blaine,
suo marito. Neanche quando
riuscirono a liberarsi a fatica dei (per fortuna) pochi parenti e amici
più
stretti per ritrovarsi a consumare la loro prima notte di nozze. Non
che fosse
stata la prima in assoluto, ma era comunque era la prima da sposati e
quindi
doveva essere speciale.
‘Se
quella mattina non
mi fossi fermato? Se avessi semplicemente continuato a camminare
trasportato da
quella marea di ragazzi? Se non lo avessi sentito parlarmi? Caspita,
sarebbe
stato tutti diverso. Tutto. O forse
il destino mi avrebbe fatto incontrare comunque Kurt in
un’altra situazione ?’
Blaine
continuava a pensare a loro due. A Kurt. La
sua perfetta metà.
Il loro primo
incontro, così inusuale. Lui aveva da
subito sentito una scintilla nascere dal loro primo “contatto
fisico” nella
hall della Dalton. E l’amicizia nata con il tempo riusciva a
scaldarlo e
confortarlo anche nelle sere più buie. All’inizio
però non aveva voluto
spingere troppo la mano: non ci si ritrova per le mani il ragazzo
perfetto
molte volte nella vita, no? Non voleva buttare tutto all’aria
solo per seguire
la vorace pulsione che provava verso Kurt.
Poi arrivò il
momento. Il
momento in cui subito
tutto diventò chiaro
e i pezzi del puzzle si sistemarono da soli. Solo mesi più
tardi decisero che “Black bird”
doveva rappresentare la loro
storia d’amore. E solo anni più tardi decisero che
sarebbe stata la canzone destinata
al primo ballo da
marito e marito, nonostante sapessero che quella scelta avrebbe creato
delle
perplessità sui volti degli invitati che non avrebbero
ritenuto la canzone
appropriata per il momento - fatta eccezione per i vecchi Warblers che
sapevano
esattamente il perché della scelta.
Dopo tutti quei
bellissimi ricordi a Blaine venne una
fame da lupi e anche la sua pancia reclamava rumorosamente del cibo, ma
non aveva
intenzione di fare colazione da solo. Così tossì
eclatantemente in maniera
forzata per tre o quattro volte.
“Si
si, ecco, sono sveglio Blaine!”, sussurrò Kurt
mentre si girava verso il suo viso.
“Oh
scusa, non
volevo svegliarti amore”, sogghignò
l’altro cercando di mantenere la sua
migliore faccia da poker, e fallendo nel momento in cui si fece
sfuggire una
risata.
“Si
come no. Guarda che sono sempre pronte le carte
per il divorzio! ”, rispose Kurt, anche lui trattenendo a
stento una risata.
Dopo aver finito
di ridere, si fermarono. Erano
distesi uno di fronte all’altro, tutti e due sul fianco.
Riuscirono a vedersi
rispettivamente uno nel riflesso degli occhi dell’altro. Fu
Kurt il primo a
rompere dolcemente il silenzio.
“Non
finirò mai di dirti che ti amo. Lo sai, vero?”
“Certo.
Ti amo. Anche se certe volte mi fai impazzire,
soprattutto quando fai shopping. Soprattutto quando fai shopping e io
sono la
vittima designata”, un sorriso, “Ti amo”.
Era tutto
perfetto.
Esattamente come lo avevano immaginato e pianificato per un anno
intero. Quel
lunghissimo anno in cui Kurt si trasferì a New York, mentre
Blaine era
incastrato ancora a scuola. Quell’anno
che non aveva fatto altro che rafforzare il loro legame. Ormai erano
lontane
anche le lunghe chiacchierate al telefono, le visite solo per le feste
e le
litigate scatenate solo per lo stress di sentirsi lontani. Ora avevano
raggiunto insieme la perfezione.
A ognuno serviva
solo
l’altro per vivere.