Incubi
Ma dove era finita? Impossibile che
fosse sparita, ricordava
distintamente di aver controllato la borsa quella mattina e di essersi
assicurata che quel dannatissimo aggeggio fosse lì dove
doveva essere, invece
non riusciva a trovarlo!
Fissò con sguardo vacuo il volti degli altri ragazzi,
sembravano tutti
soddisfatti, sereni… Possibile che fosse solo lei
l’unica a trovare difficoltà
nel risolvere quel dannatissimo problema?
E poi tutti che facevano calcoli e somme senza neppure
l’utilizzo della calcolatrice.
Come ci riuscivano, quel problema matematico era impossibile da
risolvere,
eppure addirittura Daniele, che pure era il più asino della
classe e che
probabilmente non sarebbe stato ammesso agli orali, pure lui sembrava
immerso e
concentrato e per di più stava riempiendo il foglio di
brutta con teoremi
assurdi e calcoli algebrici astrusi.
Infilò nuovamente la mano nello zaino cercando di spingersi
sempre più in fondo
con la mano. Stranamente non riusciva a toccarne la base, era come se
quella
maledettissima sacca piena di libri fosse divenuta un buco nero. Si
sporse
ancora di più dalla sedia tenendosi con il braccio libero al
bordo del banco.
C’era, doveva esserci per forza quella maledettissima
calcolatrice doveva
essere lì nascosta da qualche parte.
“Manca solo mezz’ora di tempo poi dovrete
consegnare tutti” tuonò la voce della
professoressa dal fondo dell’aula.
Mezz’ora? No, non poteva mancare così poco!
Alzò lo sguardo e si accorse che
ormai erano rimaste solo lei e la prof, tutti gli altri se ne erano
già andati.
Merda, doveva trovare la sua calcolatrice, senza di quella non sapeva
neppure
come cominciare… ma tanto anche se l’avesse
trovata le restavano solo trenta
minuti. Non ce l’avrebbe mai fatta e non
aveva neppure scritto nulla, gli occhi le cominciarono a bruciare
mentre la
certezza della bocciatura si faceva largo.
Con la forza della disperazione infilò un’ultima
volta la mano nello zaino, nel
disperato tentativo di trovare la calcolatrice e di avere
un’illuminazione
geniale che le permettesse di recuperare almeno qualche punto per la
buona
volontà. La spinse giù, sempre più
giù, ancora di più… il fondo pareva
non
arrivare mai.
BAM
Delia si svegliò di
soprassalto il corpo incastrato tra la
scrivania e il letto, gli occhi ancora umidi per l’angoscia.
“Stupidissima maturità”
borbottò biascicando e trascinandosi sul letto.
Pure quell’incubo, come se già non fosse
abbastanza agitata per conto suo.
“Ora vediamo di dormire, che domani dovrò davvero
affrontare la maturità”
mormorò tra sé.
Si rigirò nel letto per alcuni minuti, cercando di
riprendere sono inutilmente.
Infine si alzò ed accese la luce.
Afferrò lo zaino e ci infilò la mano dentro, dopo
alcuni minuti che parvero
un’eternità, ne estrasse la piccola calcolatrice
tascabile che aveva sistemato
lì la sera prima. La fissò con sguardo truce e
poi borbottando frasi sconnesse
la rimise nello zaino, ma questa volta ebbe cura di infilarla nella
piccola
taschina anteriore.
finalmente soddisfatta si ricaccio sotto le coperte e mormorando:
“Meglio prevenire
che curare” ,così si addormentò serena.