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Autore: CioccolatinoAlLatte    04/10/2011    7 recensioni
Lui aveva un'anima grigia, ma questo era da tanto che lo sapeva.
[Stefan/Damon/amore fraterno]
Periodo non ben definito, post anni 20.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Lexi, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ha senso. Più la leggo e più me ne convinco. E pensare che l'ho scritta io.
È ambientata in un periodo non specificato post anni venti, durante gli anni in cui la missione di Lexi era: "Far sorridere Stefan".
Il personaggio di Damon mi sembra un po' OOC... Speriamo in bene.
Fatemi felice, lasciate una recensione.
Anche se non ha senso xD


 

A te.
Ti seguirei anche in capo al mondo,
che sia la realtà o un sogno.

 












Pioveva.

Lo ricordava bene.

Dicembre stava finendo, ma in quel paese neanche in inverno il freddo si poteva chiamare tale. Era in Italia, a Roma.

Damon ci era andato perché aveva voglia di pioggia.

 

Era stato in paesi dove la neve dipingeva tutto di un candore mortale, un candore che lo accusava quando veniva macchiato col rosso del sangue, quel candore così diverso dalla sua sua anima. Lui aveva un'anima grigia, si ritrovò a pensare. Non nera. Non bianca. Grigia. Ma questo era da tanto che lo sapeva.

 

 

-Mamma se n'è andata.-Disse il maggiore con voce piatta, apparentemente senza emozioni.

-Nel posto dov'è ora ci sono tanti colori?- Chiese uno Stefan bambino spiazzandolo.

-Sì, li ci sono i colori.-Gli rispose, cercando a stento di non far traboccare le lacrime

-Ma tutti tutti i colori?- continuò il minore

Damon ci pensò un attimo

-Lì non c'è il grigio. Quello l'ha lasciato qui.-

-E il rosso? È il mio colore preferito!- esclamò il piccolo

-Non c'è neanche il rosso. Il rosso lo tieni tu-disse il maggiore stringendolo a se, soffocando i singhiozzi.

-Meglio, così deve tornare a prenderlo-

 

 

Era per quello che se n'era andato dai paesaggi innevati: il rosso era Stefan. Il rosso cupo del sangue che macchiava la neve, il rosso bruciante che infiammava il manto bianco a ogni alba e a ogni tramonto. Gli mancava troppo il fratello per infliggersi quel dolore. E in tutto quel bianco intriso di rosso, non c'era posto per il grigio.

 

.


 

Così Damon raccolse i pezzi del vuoto che aveva nel cuore e partì per una delle mete più ambite: Ibiza.

Già mentre scendeva dall'aereo capì che quello non era il suo posto. Troppa gente, troppa confusione, troppo tutto. E nello stesso tempo non c'era nulla.

 

 

-Dannazione Damon! Non puoi varcare davvero quella porta! Tu in guerra non andrai!- Urlò Stefan.

-Invece ci andrà. Intendi metterti contro di me, figlio mio?- rispose Giuseppe Salvatore, sfidandolo.

-Ci andrò, e tornerò. E se non lo farò,avrò portato il grigio alla mamma, fratello.-disse il maggiore incomprensibilmente.

-E il rosso?- chiese Stefan con voce spaventata, come se tutta la rabbia si fosse tramutata in angoscia.

-Il rosso dovrà aspettare. Non vorrai mica portare un rosso sbiadito? Del grigio ci sono così tante tonalità.- disse Damon mentre un sorriso triste gli appariva sul volto.

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 Proiettili. Uno gli passò  così vicino alla testa che sentì il fischio risuonare nelle orecchie.

Sangue. Gli colava sul viso, sugli occhi, e non sapeva neanche se era il suo  o di qualcun altro.

Morte. Intorno a lui c'erano cadaveri, amici, nemici.

Non ce la faceva più. Era troppo. Eppure era nulla.

 

 

Era caotico. E con il tempo non faceva che peggiorare. Era un tempio di immorale pacchianità. Ragazzini ubriachi di birra scadente andavano in giro disturbando chi, come lui, era in cerca di solitudine. 

Quasi scappò da quel posto.

Era… vuoto e falso. Come lui. E Damon stava cercando qualcosa con cui riempirsi.

 

.

 

 

Ora era in Italia, d'inverno.
Aveva voglia di pioggia.
Aveva bisogno di pioggia.

Il cielo era grigio scuro, tendente al nero, e pioveva e lampava e tuonava.

Damon si sentiva a casa.

Era davanti al portone di un palazzo, inzuppato fradicio, e guardava un citofono in bianco, senza nome. Ma lui sapeva chi abitava in quella casa, sapeva l'appartamento in che piano fosse e sapeva anche dove si affacciava la finestra. Fu su quest'ultima che il vampiro si concentrò. Saltò, si arrampicò e finalmente arrivò alla finestra del fratello, stando ben attento a non farsi notare in alcun modo. Sbirciò dentro e vide un appartamento sobrio, ma elegante, molto da Stefan. Lui era con Lexi e ridevano. Quello che vide e sentì lo spaventò. Quella non era la risata alla Stefan. La risata del fratello era sempre stata… rossa. Rossa di timidezza, rossa di calore, rossa di passione.E gli accendeva gli occhi, come il tramonto accendeva la neve.Ora invece le spalle si muovevano al ritmo di una risata quasi forzata, le labbra tese, gli occhi grigi.

Era sbagliato.

Tanto sbagliato che incrociò lo sguardo di Lexi e le fece un cenno. Lei capì, e quella sera si videro in un bar lì vicino.

 

-Mi hai trovato.- disse Damon.

-Luci soffuse, Bourbon, silenzio. Come potevi perderti un posto del genere?- rispose la vampira sedendosi accanto a lui - Cosa vuoi?-

-Subito al sodo?-

-Non ho detto a Stefan di te- Fece una smorfia, per ribadire che non era una sorpresa gradita.

-Si sta perdendo- La guardò negli occhi, serio come pochissime volte.- non puoi permetterglielo.-

-Io? È da più di un decennio che ci provo! Tu in questo tempo che hai fatto per lui?- gli disse con astio.

- Io non posso salvarlo. Tu sì. Portalo via di qui, questo posto non è per lui.- suggerì Damon.- è per me.- aggiunse soprappensiero.

- E di grazia, dove dovrei portarlo?- Gli sibilò Lexi infastidita.

Damon rimase qualche secondo in silenzio, interrompendo quello scambio di battute con un sorso di Bourbon.

-Sicuramente non in Inghilterra, e neanche le Hawaii, sono sicuro tenterebbe il suicidio.- Sbuffò. Poi l'idea gli venne così naturale che anche il suo volto si illuminò. Si voltò verso la vampira e le disse sorridendo.

 

- Portalo sulla neve. E fagli guardare il tramonto.-

 

.

 

 

«È bellissimo» disse Stefan al telefono «Mi dispiace che tu non possa vederlo. Sembra che la neve stia prendendo fuoco. È tutto così… rosso. Credo ti farà piacere sapere che sto sorridendo, sto sorridendo davvero. Grazie Lexi» Chiuse la chiamata, mentre in un albergo con le finestre sbarrate la vampira quasi versava lacrime di gioia.

 

Sembrò che il mondo si fermasse.

 

Lexi che guardava il soffitto felicemente stesa sul letto.

Stefan che guardava quel tripudio di colori intorno a lui.

Damon che guardava il sorriso del fratello, sorridendo a sua volta.

 

-Cosa esce se mischi insieme tutti i colori?- Chiese Damon al fratellino, per vedere se era attento.
-Il nero?-
-Il grigio- lo corresse.

 
Lui era grigio. Come le nubi cariche di pioggia.
Lui era bianco. Come l'abbagliante luce del Sole.
Lui era nero. Come il buio più denso e oscuro.
Lui era tutti i colori.
Tranne il rosso.
Per quello aveva Stefan.
  
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