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Autore: Tanuki    05/10/2011    12 recensioni
“Non sai cos’è una fiaba?” la voce cristallina di Orihime, testarda, continuava a rompere quei piccoli sprazzi di silenzio.
“No” disse semplicemente l’Espada.
La giovane respirò a fondo.
“Una fiaba è…una storia che si racconta ai bambini per farli addormentare”
“Non sono un bambino” borbottò Ulquiorra.
Inoue emise un risolino basso, quasi vergognoso.
“Si possono raccontare anche ai più grandi…vuoi che te ne racconti una?”

[UlquiHime] [Fluff]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ennesima UlquixHime, la definirei di un fluff spaventoso, considero Orihime una ragazza molto dolce ma capace di imporsi (non una scema o una codarda), tenera, quasi materna.
Mentre Ulquiorra è un Espada che pensava solo all'insensatezza della sua vita, e che adesso comincia ad interessarsi agli umani, ma la sua curiosità lo spaventa.

Detto questo, godetevi questa fagianata, il titolo è quello de "La bella addormentata", ma nella versione tedesca.

La favola "La bella addormentata" è stata scritta da C.Perrault.
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Tite Kubo.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!^^





Dornröschen

 

 

Ulquiorra si rigirava nel letto da ore ormai.

Non riusciva a dormire da un bel po’di tempo ormai.

Da quando quella femmina era entrata nella sua vita, o meglio, da quando aveva costretto quella femmina ad entrare nella sua vita.

Tante domande gli vorticavano nella testa, scontrandosi furiosamente nel vano tentativo di trovare una risposta.

Sentiva, nel letto poco lontano dal suo, il leggero respiro di Orihime.

Voltò la testa per vederla.

Ma nemmeno la ragazza dormiva.

Giaceva su un fianco, il viso semicoperto dal cuscino.

Si guardarono negli occhi per un istante, quasi sorpresi della veglia dell’altro.

“Non hai sonno?” chiese lei, sistemandosi meglio sul cuscino.

Ulquiorra non voleva rispondere, cercava di ridurre al massimo le conversazioni con lei, perché avevano il potere di decuplicare le domande che si agitavano dentro di lui.

Le labbra si mossero da sole, aprendosi in un sospiro.

Inoue non si stupì del silenzio dell’Espada, cercava sempre di forzarlo, la maggior parte delle volte senza successo.

“Nel mio mondo esiste un metodo sicuro per dormire” mormorò timorosa.

“Sarebbe?” la voce glaciale di Ulquiorra risuonò nella stanza silenziosa, immersa in una sovrannaturale semioscurità.

La ragazza si rizzò a sedere sul letto, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.

“Una fiaba”

Ulquiorra rimase in silenzio, non aveva mai sentito quella parola, che si infilò tra le mille domande stipate nella sua testa.

“Non sai cos’è una fiaba?” la voce cristallina di Orihime, testarda, continuava a rompere quei piccoli sprazzi di silenzio.

“No” disse semplicemente l’Espada.

La giovane respirò a fondo.

“Una fiaba è…una storia che si racconta ai bambini per farli addormentare”

“Non sono un bambino” borbottò Ulquiorra.

Inoue emise un risolino basso, quasi vergognoso.

“Si possono raccontare anche ai più grandi…vuoi che te ne racconti una?”

Ulquiorra si sentiva in dovere di troncare quella stupida conversazione, ma era curioso, dannatamente curioso.

Voleva sentire quella “fiaba”, come la chiamava lei.

“Se vuoi” rispose cercando di non lasciar trasparire dalla sua voce nessuna curiosità.

Sentì le lenzuola frusciare, e i piedi della ragazza poggiarsi sul pavimento.

Un paio di passi leggeri, e Orihime si sedette sul letto di lui, che rimase di sale.

“Cosa stai facendo?” chiese, freddo e un po’intimorito dalla timida intraprendenza di lei.

“Di solito chi racconta la fiaba si mette vicino a chi non riesce a dormire” rispose Inoue “Ti racconterò una storia che mi piaceva molto, quando ero bambina”.

Pronunciò l’ultima frase con una vena malinconica, come a voler ricacciare indietro una grande tristezza.

“S’intitola ‘La bella addormentata nel bosco’, e parla di un re e di una regina che festeggiavano la nascita della loro bellissima bambina, alla festa erano invitate tutte le fate del regno tranne una, che credevano morta…ma la fata era viva, e si arrabbiò moltissimo quando seppe di non essere stata invitata…”

Ulquiorra la interruppe.

“Si è arrabbiata perché non è stata invitata ad un evento?” chiese, confuso “Che sciocchezza”.

“Non interrompermi” disse lei ferma, poi continuò a raccontare, e la sua voce si faceva più dolce parola dopo parola “La fata cattiva lanciò una maledizione al re e alla regina: la loro bambina sarebbe morta a diciotto anni pungendosi con un fuso…”

Guardò per un istante il volto pensieroso dell’Espada,  gli occhi verdi confusi come quelli di un bambino davanti ad una situazione tutta nuova.

Come se lo avesse letto nel pensiero, Inoue disse:

“Il fuso è un oggetto molto appuntito…”

“…che nel tuo mondo serve a filare la lana” Ulquiorra terminò la frase “Non sono uno stupido, femmina”

Orihime abbassò di colpo lo sguardo.

“Scusa” sussurrò impercettibilmente, rimanendo poi in silenzio, imbarazzata.

Il Cuarto Espada, non sentendo più la voce di lei, mormorò:

“Tutto qui?”

La ragazza alzò il viso, sorridendo appena.

“Pensavo non volessi più sentirla” si giustificò.

Si mise le mani sul grembo, sospirò e ricominciò a raccontare.

“Una fata buona, molto amica della regina, riuscì a mitigare la maledizione; la bambina non sarebbe morta pungendosi, ma sarebbe caduta in un profondissimo sonno, e solo un principe valoroso, con un bacio, l’avrebbe risvegliata…il re fece bruciare tutti i fusi e gli arcolai del regno, in modo da evitare la maledizione…”

Ulquiorra si sistemò meglio sul cuscino, la carezzevole voce di Orihime lo stava rilassando sempre più, e da lì a poco sicuramente si sarebbe addormentato.

La giovane, intanto, seguitava a parlare con dolcezza;  ma la sua voce s’incupì all’improvviso, come se volesse descrivere una situazione cupa, l’inaspettato cambiamento di tono incuriosì ancora di più l’Espada.

“La bambina crebbe, diventando una bellissima giovane donna, il giorno del suo diciottesimo compleanno trovò in una zona sperduta del castello un’anziana signora che filava la lana, in barba agli ordini del re…la signora vide la ragazza che, incuriosita, guardava l’arcolaio, e la invitò a provarlo…ma la ragazza si punse, e cadde in un profondo torpore…”

Ulquiorra storse le labbra.

“Che strana storia, avrebbe avuto più senso se fosse morta…”

Sul viso di Inoue comparve un piccolo broncio.

“Non sarebbe più una fiaba, ma una tragedia…”

La ragazza vide gli occhi dell’Espada, le palpebre si abbassavano sempre più; capì che doveva fare in fretta, per saziare la celata curiosità di lui.

“Il re chiese alle fate di far addormentare tutto il regno, così quando la principessa si sarebbe risvegliata avrebbe ritrovato tutto come lo aveva lasciato…”

“Ma…è impossibile…” sussurrò Ulquiorra “Gli umani invecchiano, anche…quando dormono…”

La sua voce si faceva sempre più strascicata, per via del sonno che lo stava pervadendo.

“Shhh…” bisbigliò lei “Nelle fiabe tutto può avere un senso…ora lasciami continuare…”

Era quasi arrivata alla fine.

“Intanto, più il tempo passava, più il regno si circondava di alberi e arbusti sempre più fitti…un giorno arrivò un bellissimo e valoroso principe; entrò nel regno addormentato e, addentrandosi sempre più, trovò la splendida principessa che giaceva nella sua stanza, su un letto dorato…stupito da tanta bellezza, le baciò le labbra, la principessa si svegliò, e così tutto il regno…il principe sposò la principessa e vissero tutti felici e contenti…”

Gli occhi smeraldini di Ulquiorra stavano per chiudersi.

“Finita?” chiese.

Orihime annuì, stropicciandosi gli occhi.

Senza dire altro, l’Espada chiuse gli occhi, e s’addormentò profondamente.

 

Ulquiorra si risvegliò dopo alcune ore.

Si sentiva meglio, così riposato, non aveva mai dormito così bene.

Si alzò dal letto, e vide Inoue ancora dormiente nel suo letto, i lunghi capelli ramati abbandonati sul cuscino, il petto che si alzava e abbassava dolcemente.

La fissò per qualche minuto.

Gli ritornò in mente la fiaba che la ragazza gli aveva raccontato per conciliargli il sonno.

“Stupito da tanta bellezza, le baciò le labbra…”

Chissà se con Orihime poteva funzionare.

L’Espada cercò di ricacciare indietro l’ennesima curiosità che si era insinuata nella sua testa, senza successo alcuno.

Si avvicinò lentamente alla ragazza, pensando ad ogni passo di ritirarsi da lei.

Le labbra rosate e carnose risaltavano sulla pelle chiara del suo viso.

Erano…invitanti.

Ulquiorra non aveva mai dato un bacio.

Sapeva come si dava un bacio, ma non aveva mai provato a baciare qualcuno.

Arricciò impercettibilmente le labbra, e si abbassò verso il viso di Inoue.

Più si avvicinava, più sentiva il suo profumo.

Gli occhi verdi di lui rimasero spalancati, decisi a non perdersi nemmeno il più piccolo lineamento di quel viso.

Posò con delicatezza le labbra sulla bocca di Orihime, allontanandosi poi di colpo, come se avesse preso una scossa elettrica.

La giovane, però, ancora dormiva profondamente.

L’Espada si riavvicinò, guardandola ancora.

“Solo nelle fiabe le femmine si svegliano con un bacio” borbottò secco tra sé e sé.

Ma quel desiderio di scoprire una reazione da parte di lei ancora martellava dentro di lui.

Si riabbassò verso di lei, premendo ancora di più le sue labbra contro quelle della ragazza.

Sentì la bocca di Inoue che impercettibilmente si apriva.

Ulquiorra non sapeva cosa fare.

D’istinto aprì anche lui le sue labbra, lasciando che il respiro di Orihime, ancora dormiente, entrasse nella sua bocca.

Sapeva di buono, anche se sapeva che l’alito degli umani appena svegli poteva essere abbastanza sgradevole.

Incuriosito dal sentore del suo respiro, l’Espada fece insinuare la sua lingua fredda tra le labbra rosse ed invitanti di Inoue.

Era una bella sensazione, anzi, era una bellissima sensazione.

Non si accorse inizialmente degli occhi della ragazza, che si aprirono dolcemente.

Quando li vide si allontanò immediatamente, leggermente imbarazzato.

La giovane lo guardò confusa, le sue guance s’imporporarono di colpo.

“Ma…cosa fai?” gli chiese, ancora insonnolita.

Ulquiorra non sapeva cosa fare, riuscì solo a dire, tentando di mantenere un tono indifferente.

“Le fiabe sono vere, allora”

Così dicendo, si voltò, e uscì dalla stanza.

Orihime si tocco dolcemente le labbra con le dita.

Ulquiorra le aveva indirettamente detto che era una principessa?

La ragazza sorrise, ancora con i polpastrelli posati sul labbro inferiore.

Molto probabilmente era un ringraziamento per essere riuscita a farlo addormentare.

 

 

 

 

  
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