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Autore: Arwen297    05/10/2011    5 recensioni
E se dopo due anni Usagi e Mamoru si Lasciassero?
Ho provato a dare voce agli eventuali pensieri di Usagi in una situazione simile.
Inizialmente la storia era stata pubblicata su Haruka e Michiru ma ho colto l'occasione per fare qualcosa di mio su questa coppia. Spero che vi piaccia.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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My life without you.

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi.

 

 

Quando le mie amiche mi dicevano che avevano rotto con il loro ragazzo pensavo, che sicuramente non era quello giusto. Mai mi era passata per la testa che questo potesse succedere a noi. Eppure ora eccomi qui, sdraiata sul letto che abbiamo condiviso fino a ieri sera, nell’aria ancora il tuo profumo. Negli occhi la tua sagoma longilinea dalla zazzera nera come la pece, gli occhi blu che tanto mi avevano abbagliata quel giorno.

Sono passati ormai due anni.

Due anni durante i quali abbiamo condiviso le più dure battaglie.

Due anni in cui sono cambiata.

In cui mi hai fatto conoscere una nuova me stessa, più sicura e determinata, grazie alla tua impulsività.

Con te se ne è andato il lato più recondito del mio essere.

Questa rosa non si muove più sfiorata dal lieve vento.

Qualcun'altra fremerà al tuo dolce tocco.

Non io.

Non il Mio corpo.

 

“ Sobbalzo appena entri in casa, dal tuo passo capisco che sei arrabbiata per qualcosa, molto probabilmente ti è andato male l'esame all'Università; più male del solito, poco male. Migliorerai senz’altro, non era neanche un esame importante. Ne sono sicura. Mi avvicino e ti abbraccio facendo aderire il mio corpo alla tua schiena.

La tua reazione mi spiazza, ti allontani furente da me e dal mio contatto. Non lo avevi mai fatto neanche quando avevi perso qualche gara.

“Cosa c’è Mamo-chan?” chiedo alzando un sopracciglio con fare interrogativo.

“Hai anche il coraggio di chiedermelo?” sbotta lui adirato. Non capisco per cosa.

“ Non lo so veramente” mormoro io confusa.

“ La cena con la tua collega di venerdì, altro che cena e cena. Qui c’è qualcun altro dietro” i suoi occhi blu sono gelidi.

“Mi ha invitata lei, c’erano anche delle altre vengono anche loro” mormorò io cercando di farlo ragionare su ciò che sta dicendo, pronta all’ennesima litigata per la sua gelosia che negli ultimi tempi lo attanaglia.

“Ah strano… l’ho beccata in chat proprio insieme ad una delle invitate, e mi ha detto che forse non andate più, e l’altra è caduta giù dalle nuvole. Senza dimenticare che non ha neanche risposto!!!” è arrabbiato, gli leggo un’ira enorme negli occhi, ma io che colpa ne ho?

“Mi hai delusa Usako, per l’ennesima volta. Chissà cosa c’è sotto e che cosa mi nascondi, la cena era solo il solito diversivo” mi dice lui senza guardarmi, ma le parole dicono tutto. I silenzi tra noi sono sempre stati carichi di mille parole. Parole che ora fanno male e che entrano come milioni di punte acuminate dentro di me. Deglutisco per cacciare indietro le lacrime. Non ho fatto niente.

“Non sai quanto mi hai delusa tu, dovresti sapere ormai che non guardo altri al di fuori di te, e allora perché dici tutto ciò? Pensavo eri diverso” mormorò con la voce tremante.

“Sempre la stessa storia, appena abbasso la guardia spuntano strane cene, telefoni spenti e te che sei molto più scostante e che mi trascuri. Puntualmente scopro ciò, che cazzone che sono” mi dice  guardando fuori, scuotendo le spalle.

“Smettila con questi discorsi, dovrebbe bastarti la mia parola sei davvero stupido quando fai così”.

“Meglio stupido che cornuto, è finita Usako mi sono rotto le palle di queste strane faccende che si ripetono con le stesse modalità da due anni a questa parte. Hai un altro? Bene vai a farti scopare da lui.” Mentre dice queste parole si dirige verso il divano e prende la giacca e il casco.

 

La mia anima, è a pezzi. Cerco di non pensarlo, di ripetermi che forse era meglio così. Piuttosto che soffrire continuamente. Che mucchio di cazzate. Se stessi bene non sentirei il magone ogni secondo riempirmi la gola, non dovrei far finta che tutto vada bene indossando una maschera, quando invece ciò che desidero di più è solo piangere. Non lo penserei ogni secondo impedendo a me stessa di prendere questo maledetto cellulare per chiamarlo.

Quando sono in compagnia non ci sono problemi, ma al mio ritorno a casa. Da sola in questo letto non posso più scacciare i pensieri come faccio durante la giornata.

Il silenzio  mi soffoca.

La solitudine mi sta facendo annegare.

Annegare in un mare di dolore.

In un dolore che non avrei mai immaginato di provare in vita mia, sento il mio cuore gridare, la mia testa esplodere nel tentativo di non desiderare più colui che mi aveva rapita quel giorno in cui ci scontrammo la prima volta.

Intorno a me niente.

Solo il solito buio, il solito silenzio.

Pian piano mi avvolgono entrambi, e sono insopportabili.

Mi dico che devo rialzarmi, raccogliere i pezzi della mia anima ferita e riprendere in mano la mia esistenza. Imparare a camminare nuovamente con le mie gambe.

Punto. Fine.

Tornare indietro a due anni fa, quando ancora lui non era così importante per me. Con un pizzico di maturità in più per non compiere le stesse scemate. Le stesse sciocchezze che da diciasettenne compievo.

Il problema e che non riuscirei mai a sbarazzarmi del suo ricordo.

Del suo essere presente.

Era il centro del mio mondo, quasi banale da dire. Ma era la mia felicità, il senso per vivere ogni mio giorno. Lottando contro tutto e tutti.

E ora mi sento persa, sola. Quasi impaurita da ciò che mi circonda, con la paura di non riuscire più a tornare ad avere una vita tutta mia.

Sicura che non dovrò più fare progetti per due.

Ma per me. Solamente me stessa.

Ieri è iniziata la più grande delle mie battaglie.

Riuscire a tornare a respirare. Da sola.

Note dell'Autrice: Se possibile non voglio recensioni dai lettori maschili. Per ragioni che non intendo qui specificare.

   
 
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