My life without you.
Idea di Arwen297
– Personaggi
di Naoko Takeuchi.
Quando
le mie amiche mi dicevano che avevano rotto con il loro
ragazzo pensavo, che sicuramente non era quello giusto. Mai mi era
passata per
la testa che questo potesse succedere a noi. Eppure ora eccomi qui,
sdraiata
sul letto che abbiamo condiviso fino a ieri sera, nell’aria
ancora il tuo
profumo. Negli occhi la tua sagoma longilinea dalla zazzera nera come
la pece,
gli occhi blu che tanto mi avevano abbagliata quel giorno.
Sono
passati ormai due anni.
Due
anni durante i quali abbiamo condiviso le più dure
battaglie.
Due
anni in cui sono cambiata.
In
cui mi hai fatto conoscere una nuova me stessa, più sicura e
determinata, grazie alla tua impulsività.
Con
te se ne è andato il lato più recondito del mio
essere.
Questa
rosa non si muove più sfiorata dal lieve vento.
Qualcun'altra
fremerà al tuo dolce tocco.
Non
io.
Non
il Mio corpo.
“
Sobbalzo
appena entri in casa, dal tuo passo capisco che sei arrabbiata per
qualcosa,
molto probabilmente ti è andato male l'esame all'Università;
più male del solito, poco male. Migliorerai
senz’altro, non era neanche un esame importante. Ne sono sicura.
Mi avvicino e ti abbraccio facendo aderire il mio corpo alla tua
schiena.
La
tua
reazione mi spiazza, ti allontani furente da me e dal mio contatto. Non
lo
avevi mai fatto neanche quando avevi perso qualche gara.
“Cosa
c’è Mamo-chan?”
chiedo alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
“Hai
anche il
coraggio di chiedermelo?” sbotta lui adirato. Non capisco per
cosa.
“
Non lo so
veramente” mormoro io confusa.
“
La cena con
la tua collega di venerdì, altro che cena e cena. Qui
c’è qualcun altro dietro”
i suoi occhi blu sono gelidi.
“Mi
ha
invitata lei, c’erano anche delle altre vengono anche
loro” mormorò io cercando
di farlo ragionare su ciò che sta dicendo, pronta
all’ennesima litigata per la
sua gelosia che negli ultimi tempi lo attanaglia.
“Ah
strano…
l’ho beccata in chat proprio insieme ad una delle invitate, e
mi ha detto che
forse non andate più, e l’altra è
caduta giù dalle nuvole. Senza dimenticare
che non ha neanche risposto!!!” è arrabbiato, gli
leggo un’ira enorme negli
occhi, ma io che colpa ne ho?
“Mi
hai delusa
Usako, per l’ennesima volta. Chissà cosa
c’è sotto e che cosa mi nascondi, la
cena era solo il solito diversivo” mi dice lui senza
guardarmi, ma le parole
dicono tutto. I silenzi tra noi sono sempre stati carichi di mille
parole.
Parole che ora fanno male e che entrano come milioni di punte acuminate
dentro
di me. Deglutisco per cacciare indietro le lacrime. Non ho fatto
niente.
“Non
sai
quanto mi hai delusa tu, dovresti sapere ormai che non guardo altri al
di fuori
di te, e allora perché dici tutto ciò? Pensavo
eri diverso” mormorò con la voce
tremante.
“Sempre
la
stessa storia, appena abbasso la guardia spuntano strane cene, telefoni
spenti
e te che sei molto più scostante e che mi trascuri.
Puntualmente scopro ciò,
che cazzone che sono” mi dice
guardando
fuori, scuotendo le spalle.
“Smettila
con
questi discorsi, dovrebbe bastarti la mia parola sei davvero stupido
quando fai
così”.
“Meglio
stupido
che cornuto, è finita Usako mi sono rotto le palle di queste
strane faccende
che si ripetono con le stesse modalità da due anni a questa
parte. Hai un
altro? Bene vai a farti scopare da lui.” Mentre dice queste
parole si dirige
verso il divano e prende la giacca e il casco.
La
mia anima, è a pezzi. Cerco di non pensarlo, di ripetermi
che
forse era meglio così. Piuttosto che soffrire continuamente.
Che mucchio di
cazzate. Se stessi bene non sentirei il magone ogni secondo riempirmi
la gola,
non dovrei far finta che tutto vada bene indossando una maschera,
quando invece
ciò che desidero di più è solo
piangere. Non lo penserei ogni secondo impedendo
a me stessa di prendere questo maledetto cellulare per chiamarlo.
Quando
sono in compagnia non ci sono problemi, ma al mio ritorno
a casa. Da sola in questo letto non posso più scacciare i
pensieri come faccio
durante la giornata.
Il
silenzio mi soffoca.
La
solitudine mi sta facendo annegare.
Annegare
in un mare di dolore.
In
un dolore che non avrei mai immaginato di provare in vita
mia, sento il mio cuore gridare, la mia testa esplodere nel tentativo
di non
desiderare più colui che mi aveva rapita quel giorno in cui
ci scontrammo la
prima volta.
Intorno
a me niente.
Solo
il solito buio, il solito silenzio.
Pian
piano mi avvolgono entrambi, e sono insopportabili.
Mi
dico che devo rialzarmi, raccogliere i pezzi della mia anima
ferita e riprendere in mano la mia esistenza. Imparare a camminare
nuovamente
con le mie gambe.
Punto.
Fine.
Tornare
indietro a due anni fa, quando ancora lui non era così
importante per me. Con un pizzico di maturità in
più per non compiere le stesse
scemate. Le stesse sciocchezze che da diciasettenne compievo.
Il
problema e che non riuscirei mai a sbarazzarmi del suo
ricordo.
Del
suo essere presente.
Era
il centro del mio mondo, quasi banale da dire. Ma era la mia
felicità, il senso per vivere ogni mio giorno. Lottando
contro tutto e tutti.
E
ora mi sento persa, sola. Quasi impaurita da ciò che mi
circonda, con la paura di non riuscire più a tornare ad
avere una vita tutta
mia.
Sicura
che non dovrò più fare progetti per due.
Ma
per me. Solamente me stessa.
Ieri
è iniziata la più grande delle mie battaglie.
Riuscire a tornare a respirare. Da sola.
Note dell'Autrice: Se possibile non voglio recensioni dai lettori maschili. Per ragioni che non intendo qui specificare.