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Autore: DarkSun    05/10/2011    2 recensioni
“ Non è come pensi, Billi,io…”
“ Ah, non è come penso? E cosa penso, sentiamo! Penso che sei un co***one, Tom!”- Bill si alzò furioso dal divano. All’improvviso l’atmosfera tranquilla era mutata.
“ CHE C**** HAI IN TESTA, TOM!Vuoi morire? Cosa?”- gli gridò contro, mentre andava a svuotare il contenuto della bustina nel gabinetto e il fratello lo seguiva.
“ Io…è successo solo una volta, va bene? Non riaccadrà più, promesso”
“ Avevi già promesso, ma non hai mantenuto ciò che avevi detto!”- singhiozzò Bill, dando le spalle al suo gemello. Tom si sentiva colpevole. Appoggiò una mano sulla spalla di Bill.
“ Non accadrà di nuovo, è che mi sono fatto convincere da quel Burk e…”
Bill si voltò di scatto, spingendolo: “ Lasciami solo!”-
Tom però perse l’equilibrio, scivolando sul lucido pavimento del bagno, e ricadde sullo spigolo del lavabo, sbattendo una meninge su di esso.
Ricadde inerme, sotto lo sguardo attonito del fratello."
Spesso si fa presto a trovare un colpevole: ma talvolta, quello che sembra il carnefice, potrebbe essere soltanto una vittima. Di cosa?
Del destino.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza era grigia: le pareti, il tavolo, persino la luce dei faretti sul soffitto sembrava grigia. Solo la sua sedia era rossa, e quella della donna che era lì con lui. Abbigliamento serio, capelli lunghi, sguardo di ghiaccio. Tutto era opprimente. Di fronte a lui un vetro oltre il quale non poteva vedere, ma sapeva che ogni cosa era udita anche al di fuori di quella stanza. Gli occhi contornati dal trucco nero si muovevano frenetici e allo stesso tempo stanchi di avere ancora il luccichio della vita nelle pupille. Le mani l’una nell’altra, in attesa. La donna andava avanti e indietro, cercando di mettere insieme i pezzi di quella storia complicata. Alla fine, Daris Werner, si fermò davanti al suo “interlocutore”, il tavolo a separarli.

“ Signor Kaulitz”- la detective puntò lo sguardo sull’indagato- “ Suo fratello è sparito e lei sembra l’unico ad averlo visto per l’ultima volta, vivo”- sputò la sua accusa contro il leader dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz, 23 anni, idolo dei giovani di tutto il mondo. Tre giorni erano passati dalla scomparsa del suo gemello, Tom Kaulitz, chitarrista della band suddetta.

“ Ma questa è la tipica domanda che si fa quando…Cosa vuole insinuare? Che mio fratello sia…sia..”

“ Morto è quello che sta cercando di dire?”- La frase suonò come una nuova accusa, il giovane deglutì. I suoi occhi cominciavano a riempirsi di lacrime.

Daris lo sfidò. “ No, io non lo insinuo. Io ne sono certa”- Gli voltò le spalle, osservando il vetro.

Il viso di Bill mutò in un’espressione di sorpresa e dolore insieme.

“ Come può dire questo?”- la sua voce tremava.

La giovane donna si voltò nuovamente verso di lui:

“ Non solo dico questo, ma anche che è stato assassinato”- sottolineò l’ultima parola, tagliente come solo lei sapeva essere.

Bill si alzò di colpo dalla sedia: “ Assassinato? E perché mai Tom sarebbe stato assassinato? Lui non aveva nemici, lui…”- cominciò a gesticolare frenetico, nel panico, sull’orlo del pianto.

“ Si sieda immediatamente!”- ordinò Daris, severa. Bill ricadde sulla sedia, le gambe deboli. Era udibile solo il rumore del loro respiro accelerato. Daris sapeva che interrogare Bill Kaulitz sarebbe stata la chiave per risolvere il caso, ma non era sicura di quante cose sapesse Bill sulla scomparsa di Tom, né di quanto importante e grande fosse il suo coinvolgimento. Anche se Bill sembrava così fragile e sensibile, decise di tentare il tutto per tutto e di chiarire fino in fondo la sua tesi. Si sedette anche lei, le mani conserte sul tavolo. Il giovane era pallidissimo, la fronte imperlata di sudore freddo. I suoi amici e familiari avevano cercato in ogni modo di impedire alla dottoressa di arrivare a questo punto, perché tutti si erano dichiarati sconcertati anche dal solo pensiero che il gemello adorato potesse entrarci effettivamente qualcosa.

“ Io ed i miei colleghi abbiamo interrogato tutti, e tutti confermano le stesse cose”- esordì, cercando di tastare le prime reazioni dell’indagato. Bill alzò lo sguardo su di lei, ma Daris posò gli occhi sulle sue mani, per evitare di farsi distrarre da quegli occhi incredibilmente destabilizzanti. Lei non provava compassione per gli assassini. “ Anche coloro che sono più credibili, quali sua madre e i suoi compagni di band, sono d’accordo: i gemelli Kaulitz sono inseparabili, non potrebbero mai farsi del male, nulla è superiore al loro legame. Voi due siete uguali e diversi, vi completate.”

Bill continuava a fissarla e Daris finalmente incrociò il suo sguardo di ghiaccio, notando qualcosa che prima non aveva visto.

“ L’uno non può vivere senza l’altro”-

Per Bill fu una stilettata al cuore e cominciò a tremare visibilmente. Daris, non sapeva come e quanto, aveva colpito nel segno. Il cantante restava ad ascoltare. La detective si alzò nuovamente, incapace di stare seduta per più di 5 minuti di seguito, ma questa volta non rimase dietro il tavolo, andò piuttosto accanto all’indagato, per vederlo bene negli occhi, senza più timore.

“ E’ così che ti senti, vero?”- passò al tono colloquiale, non sapeva bene perché, ma quel ragazzo le faceva un’inspiegabile, ingiustificabile, tenerezza. Ma questo non doveva accadere, si ripeteva.

“ Non riesci a perdonarti per quello che hai fatto, vorresti morire anche tu, perché senza di lui non riesci neppure a guardarti allo specchio”- eppure continuava con quel tono. Non le era mai successo. Forse perché, dopo tanti anni di carriera, nonostante la giovane età, non le era mai capitato un caso così delicato. E l’immagine stereotipata dell’assassino non si accomunava per niente al volto sciupato dal dolore di quel ragazzo.

“ Cosa…co-cosa sta dicendo, io…?”- si ribellò immediatamente Bill, con meno forza di prima. Dentro di lui, sentimenti contrastanti.

Daris tacque e si allontanò di nuovo.

“ Dov’è tuo fratello? Mi sbaglio quando dico che è morto?”-

Bill sembrava dover svenire da un momento all’altro: sempre più pallido e tremante, fissava Daris con la bocca spalancata in una O. Quello che poteva essere comunemente interpretato come sbalordimento, ma che era un grido sordo di disperazione.

Scoppiò a piangere. Prima in silenzio, poi non ebbe più ritegno e si sfogò, singhiozzando come un bambino. Era crollato. Ma Daris non provava più soddisfazione nel vederlo in quello stato. Sapeva che tutte le supposizioni fatte prima di arrivare a quel momento sarebbero state spazzate via come polvere.

“ Sabato sera stavamo guardando la TV, mangiando una pizza…”

 

“ Dai Tom, passami il telecomando!”- rise Bill.

“ Fossi scemo! Tu poi ti metti a guardare qualche soap opera lacrimosa!”- lo prese in giro il fratello, nascondendo il telecomando dietro la schiena.

“ Idiota”- lo apostrofò Bill, mettendosi a frugare dietro la schiena del fratello. Quello che ricavò fu un sacchetto trasparente, contenente cocaina.

 

“ Per un periodo di tempo, Tom si faceva di nascosto, sniffava la cocaina che gli forniva uno spacciatore di Amburgo, il quale lo raggiungeva ovunque. Ma noi altri lo avevamo scoperto, si era disintossicato…Trovare quella bustina è stata una vera sorpresa”

 

“ Non è come pensi, Billi,io…”

“ Ah, non è come penso? E cosa penso, sentiamo! Penso che sei un co***one, Tom!”- Bill si alzò furioso dal divano. All’improvviso l’atmosfera tranquilla era mutata.

“ CHE C**** HAI IN TESTA, TOM!Vuoi morire? Cosa?”- gli gridò contro, mentre andava a svuotare il contenuto della bustina nel gabinetto e il fratello lo seguiva.

“ Io…è successo solo una volta, va bene? Non riaccadrà più, promesso”

“ Avevi già promesso, ma non hai mantenuto ciò che avevi detto!”- singhiozzò Bill, dando le spalle al suo gemello. Tom si sentiva colpevole. Appoggiò una mano sulla spalla di Bill.

“ Non accadrà di nuovo, è che mi sono fatto convincere da quel Burk e…”

Bill si voltò di scatto, spingendolo: “ Lasciami solo!”-

Tom però perse l’equilibrio, scivolando sul lucido pavimento del bagno, e ricadde sullo spigolo del lavabo, sbattendo una meninge su di esso.

Ricadde inerme, sotto lo sguardo attonito del fratello.

 

“ Non avrei mai voluto che accadesse”- Bill riprese a singhiozzare, mentre Daris ascoltava il racconto di quella fatalità, attonita anche lei, che non era preparata a quella confessione. Ed ora riusciva a vedere sempre meno un assassino e più il tragico destino di un giovane uomo che ha perso una parte di sé stesso, perché il fato ha deciso per lui.

“ Dopo ho agito come un vero assassino: sono andato in campagna e l’ho seppellito lì. Ho cancellato tutte le impronte e oggi non sono all’inferno perché non ho avuto il fegato di tagliarmi le vene”.

“ Perché l’hai fatto? Perché non lo hai detto agli altri? Perché non hai detto che è stato solo un incidente?”.

“ Perché è comunque colpa MIA se è morto!”- singhiozzò il moro.

“ Speravo che avrei trovato il coraggio di…”- si interruppe – “ Ma dal momento che non ci sono riuscito fino ad oggi, è meglio che io vada in prigione. Sarebbe un inferno vivere in un mondo che mi ricorda lui.”

Daris non disse niente e non potè fare nulla di quello che avrebbe voluto, perché il suo ruolo glielo impediva. Uscì dalla stanza, lasciandosi dietro quello sguardo spento che le aveva suggerito compassione.

 

“ Il cantante dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz, è stato arrestato per omicidio colposo e occultamento di cadavere. Infatti, il fratello Tom è morto per una fatalità, scivolando dopo una spinta datagli dal fratello. Gli altri membri sono sconvolti, mentre Kaulitz stesso ha indicato il luogo del seppellimento del cadavere. Seguiremo gli sviluppi del processo, la linea al collega da Amburgo”-

Daris spense il televisore, con stizza.

“ Ne diranno di tutti i colori, adesso”-

“ Già, ma almeno il caso è chiuso”- affermò un collega.

“ E poi il ragazzo non sembrava tanto contrariato di andare in prigione”- ironizzò l’uomo.

“ Tu non hai visto i suoi occhi: saresti comunque contento anche tu di andare in prigione, piuttosto che vivere senza la persona più importante della tua vita”- detto questo si alzò, prendendo la borsa e avviandosi verso l’ascensore.

Qualche edificio più lontano, un ragazzo dai capelli corvini, rannicchiato su sé stesso, stava immobile, con un solo pensiero.

“ è tutta colpa mia, Tom”

  
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