La
stanza era grigia: le pareti, il tavolo,
persino la luce dei faretti sul soffitto sembrava grigia. Solo la sua
sedia era
rossa, e quella della donna che era lì con lui.
Abbigliamento serio, capelli
lunghi, sguardo di ghiaccio. Tutto era opprimente. Di fronte a lui un
vetro
oltre il quale non poteva vedere, ma sapeva che ogni cosa era udita
anche al di
fuori di quella stanza. Gli occhi contornati dal trucco nero si
muovevano
frenetici e allo stesso tempo stanchi di avere ancora il luccichio
della vita
nelle pupille. Le mani l’una nell’altra, in attesa.
La donna andava avanti e
indietro, cercando di mettere insieme i pezzi di quella storia
complicata. Alla
fine, Daris Werner, si fermò davanti al suo
“interlocutore”, il tavolo a
separarli.
“
Signor Kaulitz”- la detective puntò lo
sguardo sull’indagato- “ Suo fratello è
sparito e lei sembra l’unico ad averlo
visto per l’ultima volta, vivo”- sputò
la sua accusa contro il leader dei Tokio
Hotel, Bill Kaulitz, 23 anni, idolo dei giovani di tutto il mondo. Tre
giorni
erano passati dalla scomparsa del suo gemello, Tom Kaulitz, chitarrista
della
band suddetta.
“
Ma questa è la tipica domanda che si fa
quando…Cosa vuole insinuare? Che mio fratello
sia…sia..”
“
Morto è quello che sta cercando di dire?”-
La frase suonò come una nuova accusa, il giovane
deglutì. I suoi occhi
cominciavano a riempirsi di lacrime.
Daris
lo sfidò. “ No, io non lo insinuo. Io ne
sono certa”- Gli voltò le spalle, osservando il
vetro.
Il
viso di Bill mutò in un’espressione di
sorpresa e dolore insieme.
“
Come può dire questo?”- la sua voce tremava.
La
giovane donna si voltò nuovamente verso di
lui:
“
Non solo dico questo, ma anche che è stato
assassinato”- sottolineò l’ultima
parola, tagliente come solo lei sapeva
essere.
Bill
si alzò di colpo dalla sedia: “
Assassinato? E perché
“
Si sieda immediatamente!”- ordinò Daris,
severa. Bill ricadde sulla sedia, le gambe deboli. Era udibile solo il
rumore
del loro respiro accelerato. Daris sapeva che interrogare Bill Kaulitz
sarebbe
stata la chiave per risolvere il caso, ma non era sicura di quante cose
sapesse
Bill sulla scomparsa di Tom, né di quanto importante e
grande fosse il suo
coinvolgimento. Anche se Bill sembrava così fragile e
sensibile, decise di
tentare il tutto per tutto e di chiarire fino in fondo la sua tesi. Si
sedette
anche lei, le mani conserte sul tavolo. Il giovane era pallidissimo, la
fronte
imperlata di sudore freddo. I suoi amici e familiari avevano cercato in
ogni
modo di impedire alla dottoressa di arrivare a questo punto,
perché tutti si
erano dichiarati sconcertati anche dal solo pensiero che il gemello
adorato
potesse entrarci effettivamente qualcosa.
“
Io ed i miei colleghi abbiamo interrogato
tutti, e tutti confermano le stesse cose”- esordì,
cercando di tastare le prime
reazioni dell’indagato. Bill alzò lo sguardo su di
lei, ma Daris posò gli occhi
sulle sue mani, per evitare di farsi distrarre da quegli occhi
incredibilmente
destabilizzanti. Lei non provava compassione per gli assassini.
“ Anche coloro
che sono più credibili, quali sua madre e i suoi compagni di
band, sono
d’accordo: i gemelli Kaulitz sono inseparabili, non
potrebbero mai farsi del
male, nulla è superiore al loro legame. Voi due siete uguali
e diversi, vi completate.”
Bill
continuava a fissarla e Daris finalmente
incrociò il suo sguardo di ghiaccio, notando qualcosa che
prima non aveva
visto.
“
L’uno non può vivere senza
l’altro”-
Per
Bill fu una stilettata al cuore e cominciò
a tremare visibilmente. Daris, non sapeva come e quanto, aveva colpito
nel
segno. Il cantante restava ad ascoltare. La detective si
alzò nuovamente,
incapace di stare seduta per più di 5 minuti di seguito, ma
questa volta non
rimase dietro il tavolo, andò piuttosto accanto
all’indagato, per vederlo bene
negli occhi, senza più timore.
“
E’ così che ti senti, vero?”-
passò al tono
colloquiale, non sapeva bene perché, ma quel ragazzo le
faceva un’inspiegabile,
ingiustificabile, tenerezza. Ma questo non doveva accadere, si ripeteva.
“
Non riesci a perdonarti per quello che hai
fatto, vorresti morire anche tu, perché senza di lui non
riesci neppure a
guardarti allo specchio”- eppure continuava con quel tono.
Non le era mai
successo. Forse perché, dopo tanti anni di carriera,
nonostante la giovane età,
non le era mai capitato un caso così delicato. E
l’immagine stereotipata
dell’assassino non si accomunava per niente al volto sciupato
dal dolore di
quel ragazzo.
“
Cosa…co-cosa sta dicendo, io…?”- si
ribellò
immediatamente Bill, con meno forza di prima. Dentro di lui, sentimenti
contrastanti.
Daris
tacque e si allontanò di nuovo.
“
Dov’è tuo fratello? Mi sbaglio quando dico
che è morto?”-
Bill
sembrava dover svenire da un momento
all’altro: sempre più pallido e tremante, fissava
Daris con la bocca spalancata
in una O. Quello che poteva essere comunemente interpretato come
sbalordimento,
ma che era un grido sordo di disperazione.
Scoppiò
a piangere. Prima in silenzio, poi non
ebbe più ritegno e si sfogò, singhiozzando come
un bambino. Era crollato. Ma
Daris non provava più soddisfazione nel vederlo in quello
stato. Sapeva che
tutte le supposizioni fatte prima di arrivare a quel momento sarebbero
state
spazzate via come polvere.
“
Sabato sera stavamo guardando
“
Dai Tom, passami il telecomando!”- rise Bill.
“
Fossi scemo! Tu poi ti metti a guardare qualche soap opera
lacrimosa!”- lo
prese in giro il fratello, nascondendo il telecomando dietro la schiena.
“
Idiota”- lo apostrofò Bill, mettendosi a frugare
dietro la schiena del
fratello. Quello che ricavò fu un sacchetto trasparente,
contenente cocaina.
“
Per un periodo di tempo, Tom si faceva di
nascosto, sniffava la cocaina che gli forniva uno spacciatore di
Amburgo, il
quale lo raggiungeva ovunque. Ma noi altri lo avevamo scoperto, si era
disintossicato…Trovare quella bustina è stata una
vera sorpresa”
“
Non è come pensi, Billi,io…”
“
Ah, non è come penso? E cosa penso, sentiamo! Penso che sei
un co***one, Tom!”-
Bill si alzò furioso dal divano. All’improvviso
l’atmosfera tranquilla era
mutata.
“
CHE C**** HAI IN TESTA, TOM!Vuoi morire? Cosa?”- gli
gridò contro, mentre
andava a svuotare il contenuto della bustina nel gabinetto e il
fratello lo
seguiva.
“
Io…è successo solo una volta, va bene? Non
riaccadrà più, promesso”
“
Avevi già promesso, ma non hai mantenuto ciò che
avevi detto!”- singhiozzò
Bill, dando le spalle al suo gemello. Tom si sentiva colpevole.
Appoggiò una
mano sulla spalla di Bill.
“
Non accadrà di nuovo, è che mi sono fatto
convincere da quel Burk e…”
Bill
si voltò di scatto, spingendolo: “ Lasciami
solo!”-
Tom
però perse l’equilibrio, scivolando sul lucido
pavimento del bagno, e ricadde
sullo spigolo del lavabo, sbattendo una meninge su di esso.
Ricadde
inerme, sotto lo sguardo attonito del fratello.
“
Non avrei mai voluto che accadesse”- Bill
riprese a singhiozzare, mentre Daris ascoltava il racconto di quella
fatalità,
attonita anche lei, che non era preparata a quella
confessione. Ed ora riusciva a vedere sempre meno un
assassino e più il
tragico destino di un giovane uomo che ha perso una parte di
sé stesso, perché
il fato ha deciso per lui.
“
Dopo ho agito come un vero assassino: sono
andato in campagna e l’ho seppellito lì. Ho
cancellato tutte le impronte e oggi
non sono all’inferno perché non ho avuto il fegato
di tagliarmi le vene”.
“
Perché l’hai fatto? Perché non lo hai
detto
agli altri? Perché non hai detto che è stato solo
un incidente?”.
“
Perché è comunque colpa MIA se è
morto!”-
singhiozzò il moro.
“
Speravo che avrei trovato il coraggio di…”-
si interruppe – “ Ma dal momento che non ci sono
riuscito fino ad oggi, è
meglio che io vada in prigione. Sarebbe un inferno vivere in un mondo
che mi
ricorda lui.”
Daris
non disse niente e non potè fare nulla
di quello che avrebbe voluto, perché il suo ruolo glielo
impediva. Uscì dalla
stanza, lasciandosi dietro quello sguardo spento che le aveva suggerito
compassione.
“
Il cantante dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz, è
stato arrestato per omicidio colposo e occultamento di cadavere.
Infatti, il
fratello Tom è morto per una fatalità, scivolando
dopo una spinta datagli dal
fratello. Gli altri membri sono sconvolti, mentre Kaulitz stesso ha
indicato il
luogo del seppellimento del cadavere. Seguiremo gli sviluppi del
processo, la
linea al collega da Amburgo”-
Daris
spense il televisore, con stizza.
“
Ne diranno di tutti i colori, adesso”-
“
Già, ma almeno il caso è chiuso”-
affermò un
collega.
“
E poi il ragazzo non sembrava tanto
contrariato di andare in prigione”- ironizzò
l’uomo.
“
Tu non hai visto i suoi occhi: saresti
comunque contento anche tu di andare in prigione, piuttosto che vivere
senza la
persona più importante della tua vita”- detto
questo si alzò, prendendo la
borsa e avviandosi verso l’ascensore.
Qualche
edificio più lontano, un ragazzo dai
capelli corvini, rannicchiato su sé stesso, stava immobile,
con un solo
pensiero.
“
è tutta colpa mia, Tom”