Anime & Manga > Uta no Prince-sama
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Autore: Raksha3    05/10/2011    3 recensioni
Una nuova ragazza misteriosa arriva all'accademia, ha un rapporto con Ren ma... che tipo di rapporto? Gli Starish faranno carriera nel mondo musicale? Nanami troverà l'ispirazione per scrivere una delle più grandi canzoni di tutti i tempi? Scopritelo qui!
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ehy salve a tutti! Oggi ho visto il tredicesimo episodio di Uta no-Prince e.. e... sto morendo ç_ç
Non voglio che finisca, quello era il mio pilastro! Mi è piaciuto un sacco dal primo momento così ho detto: "perchè non rompere le palle al popolo di EFP con qualcosa di nuovo? Un continuo, un What If, un qualcosa almeno!" Ed eccomi qui per vostra disgrazia.
Ci terrei tanto a sapere le vostre opinioni. Davvero tanto.
Ringrazio chi leggerà e chi commenterà, anche solo chi passerà così per dare un'occhiata.
Buona lettura.

JaneJ alias Natsu.



Con le cuffie nelle orecchie.


Un cappello troppo grande e vistoso per una semplice ragazzina di città le stava adagiato sulla testa per schernire il sole settembrino.

Paglia, di questo era fatto, lunghe spighe di paglia intrecciate intorno al capo per poi far spazio ad una rosa blu meravigliosa con i petali aperti.
L'uniforme scolastica le si adagiava tranquillamente sulle curve giovanili, da diciassettenne.
La gonna scozzese svolazzava intorno alle gambe racchiuse in calze nere e tutto veniva contornato da una camicia bianca tenuta chiusa da un gilet con i colori della scuola.
Non era abituata a seguire delle regole d'abbigliamento quindi si era subito sbottonata il "copri-decollté" e i primi due bottoni della camicia. La sua pelle doveva respirare.
Guardandosi intorno, grandi vetrate e giganteschi atri si susseguivano nel dedalo intricato della scuola fino a condurla nella Sala di registrazione, nella Sala prove, Sala di musica.
Una ragazza dai capelli rossi chiarissimi stava seduta su una panchina di pietra nel cortile. Bella, non c'era da commentare.
Con una penna in mano stava appuntando qualche disegno all'angolo di un foglio pentagrammato. Il sogno di Reira.
“Signorina Ine.” la salutò una voce accogliente e rumorosa all'interno della stanza in cui era entrata.
I corridoi della scuola erano deserti e non si sentiva nemmeno una nota intonata, gli studenti avevano ancora l'orario di libertà in cui sfruttare il sole di fine estate.
“Preside buona giornata, il tempo è radioso non trova?” esclamò lei mostrando un sorriso da sotto il cappello.
“Sono lieto di averla qui, suo padre mi ha raccontato delle vostre divergenze.”
“Divergenze?” la ragazza rise divina e iniziò a camminare fino ad una mensola dietro le spalle del Preside. “Non sono divergenze voler realizzare un sogno e voler partecipare alla vera vita invece che incatenata nel limbo di una villetta finta-francese tra i nobili con la puzza sotto il naso.” esclamò lei passando in rassegna tutte le foto.
Le cadde l'occhio su un ragazzo, anzi, su sei ragazzi e due ragazze che ridevano.
“Sono gli Starish, diventerai famosa come loro se ti impegnerai qui.” constatò l'uomo con un mezzo sorriso.
“Sono qui? Frequentano?”
“Ancora per due anni, poi il loro debutto sarà ufficiale con la casa discografica e non potrò trattenerli.”
I pensieri della ragazza balzarono alla foto e sorrise. Aveva sempre desiderato una vita libera senza bisogno di comprarsi favori.
“Dove devo firmare?”
“Sotto il suo nome... Reira Ine.”
Gli occhi azzurri della ragazza sorrisero quando con un colpo di penna stilografica firmò elegantemente l'ammissione all'Accademia Musicale Saotome.
Uscì di corsa in giardino levando il cappello e lasciandolo il prima possibile su una panchina. Capelli neri lunghi e intrecciati le scendevano per la schiena.
Con un gesto delicato strappò la rosa blu dalla paglia e l'accostò all'inizio della treccia lunga e sinuosa.
“Guarda chi si vede.” una voce dietro di lei la distolse dai pensieri e dalla sua rosa.
“Lo sai che odio essere interrotta mentre mi liscio i capelli.” ribatté lei ricordandosi l'amaro che provava ogni volta che sentiva quella voce, la sua voce.
Un ragazzo alto e biondo stava semi-nascosto dall'ombra di un porticato stretto, sorridendo e osservando la ragazza.
“Sorella, non puoi pretendere di entrare nel mio territorio e di passare inosservata.” esclamò sedendosi di fianco a lei sulla pietra grezza.
“Ren non sono nel tuo territorio, ho bisogno di staccare un po' e la musica è il modo giusto. Non trovi?”
“Questo non è il tuo posto, tu sei la favorita, l'erede di mamma nella Confederazione della Classica, che ci fai in una misera scuoletta di Idol e Compositori quando la tua priorità è spazzolarti e partecipare a grandi riunioni?”
Gli occhi di Reira divennero due fessure chiare e azzurre come quelle del fratello.
“Non osare Ren, non sfidare la mia buona fede.” sibilò la ragazza levando una piccola spina dal gambo della rosa.
“Che faresti? Sentiamo sono proprio curioso.”
“Ren, mamma ti porta i suoi saluti.” esclamò lei alzandosi e camminando tranquillamente. Ren dal canto suo era affascinato dalla forza e dalla bellezza che sua sorella riusciva a far trapelare da un solo corpo. Quei due non si somigliavano per niente, se non per gli occhi azzurri come il cielo. Reira aveva un occhio azzurro e uno grigio che le infondevano una dose di sicurezza e di sensualità pari ad una dea, Ren capelli biondi e lunghi che facevano cadere ai suoi piedi qualsiasi ragazza.
Erano figli di stessi genitori ma Reira aveva voluto prendere il cognome di sua madre per sentirsi più vicina alla femminilità e al concetto di "successione" nella Confederazione della Musica Classica di cui era l'erede.
“Reira...” la chiamò lui affiancandosi. “Non metterti nei guai, qui non ci sarà papà a salvarti ne mamma a farti favori.” si preoccupò lui per la prima volta.
“In che guai dovrei cacciarmi? E' una scuola Ren, c'è poco da fare.”
“Non possiamo innamorarci, Reira, è proibito in questa scuola avere relazioni amorose, ed io so che le canzoni che scrivi tu sono frutto di amori passeggeri e incondizionati verso uomini che non ti apprezzano.” esclamò lui scostandole una ciocca di capelli neri dal viso e passandogliela dietro le orecchie.
“Ren, sono cresciuta da quando avevamo 10 anni, ne ho 17 e so benissimo come comportarmi.”
“Lo spero per te, papà non vorrebbe essere avvertito dal Preside con un avviso tipo: "sua figlia è stata espulsa per amore." Gli daresti un enorme dispiacere.”
“Il latin-lover sei tu. A bientot Ren, vado nei miei alloggi.” sibilò lei piegando la testa in un inchino sconnesso e camminando silenziosa fino al portone.
Ren sorrise mentre guardava il portamento fiero di Reira scomparire tra le grosse mura dell'Accademia.
Da bambini erano stati uniti come non mai, lui 18 anni e lei 17, una coppia di monelli scalmanati; ma poi, arrivano gli impegni, le responsabilità da prendere e da portare avanti eredità e società.
“A presto sorellina.” esclamò osservando una collana minuta che portava sempre nascosta sotto la camicia.
   
 
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