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Autore: MooNRiSinG    06/10/2011    9 recensioni
"Era ragionevolmente sicuro che un giorno o l’altro avrebbe finito per strangolare Blaine Anderson. Ed era altrettanto sicuro che qualsiasi giuria sana di mente gli avrebbe concesso tutte le attenuanti del caso."
Fanfiction interamente dedicata alla coppia Kurt/Blaine.
Disclaimer: i personaggi di Glee non mi appartengono, così come tutte le canzoni citate.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kurt aveva sempre amato la sua casa e mai, nemmeno nei suoi incubi peggiori, avrebbe immaginato di essere terrorizzato a tal punto dalla sua facciata.
“Ehm… va tutto bene?” si informò Blaine, che non riusciva davvero a spiegarsi perché se ne stavano immobili da almeno quindici minuti nel vialetto di ingresso.
L’altro si voltò verso di lui con aria spiritata: “Ti dispiace? Sto cercando di avere una profonda conversazione con me stesso e non credere che farmi pressioni velocizzerà in qualche modo il processo!”
Blaine lo guardò stranito, chiedendosi fugacemente se qualche bevanda offerta al ballo fosse stata pesantemente corretta con un’insana dose di allucinogeni.
Kurt inspirò profondamente ancora una volta, poi annuì con un cenno secco del capo: “Sono pronto!”
“Perché serve tipo… una preparazione atletica per entrare in casa?” chiese il suo ragazzo, ormai totalmente spiazzato, “Dovrei mettermi anche io a meditare ed entrare in contatto con il mio io più profondo? Con lo spirito protettore della casa? Con gli alieni?”
Kurt si limitò a scuotere il capo e a trascinarlo dentro. Lo guidò attraverso le stanze buie tenendolo per mano e in qualche modo era sicuro che anche a lui quella situazione stesse facendo ritornare in mente il loro primo incontro e la corsa surreale lungo i corridoi della Dalton.
Quando raggiunsero la sua stanza, lasciò andare la mano dell’altro e si voltò per accendere la luce e chiudere la porta alle sue spalle (non pensava che suo padre sarebbe stato entusiasta di incappare in una scena che avrebbe potuto con tutta probabilità procurargli il suo terzo infarto).
Si voltò verso Blaine e lo trovò intento a fissarlo, la testa leggermente inclinata e le labbra incurvate in un sorriso divertito: “Adesso che ti ho assecondato mentre cercavi di imitare Tom Cruise in Mission Impossible, saresti così gentile da spiegarmi cosa ti sta succedendo? Ti stai comportando in maniera un po’ strana…”
Kurt si lasciò sfuggire un sospiro tremolante e chiuse gli occhi, massaggiandosi stancamente la tempia: “Ok, hai presente oggi, quando ti sei esibito?”
Il ragazzo annuì, invitandolo a continuare con un cenno del capo.
“Ecco, in pratica ad un certo punto tu… come dire… hai fatto un gesto e io ho cominciato a pensare a quel gesto e i pensieri che stavo pensando erano strani! Cioè, non strani in generale, ma strani per me e non sapevo come gestire la cosa e tu continuavi a farlo e… e…”
Blaine posò una mano sulla spalla dell’altro, cercando di interrompere quella cascata di parole: “Kurt, stai delirando. Perché non cerchi di calmarti e mi racconti…”
“Il microfono!” sbottò lui senza più riuscire a trattenersi, “E’ stata tutta colpa di quel tuo stramaledetto microfono!”
Blaine sgranò gli occhi, leggermente sconcertato dalla veemenza dell’affermazione, poi gli rivolse un sorriso malizioso: “Tanto per essere chiari… quando parli di microfono stai usando una metafora?”
“Sì! Cioè, no! Cioè… aaaaaaaaaaaa!” urlò Kurt, lasciandosi cadere a pancia in giù sul letto e affondando la faccia nel cuscino.
L’altro si sdraiò al suo fianco e gli sfiorò gentilmente una guancia con le dita: “Sei arrossito.”
L’unica risposta che ottenne fu un verso a metà fra un gemito contrariato ed un urlo di frustrazione.
Si chinò verso di lui, sfiorandogli l’orecchio con le labbra: “La trovo una cosa adorabile.”
Kurt alzò di scatto la testa, ma ogni protesta fu troncata sul nascere dalle labbra di Blaine, che si impossessarono prontamente delle sue, trascinandolo in un bacio che gli fece immediatamente passare la voglia di discutere dell’argomento.
L’unica cosa su cui riusciva a concentrarsi in quel momento era la deliziosa sensazione della dita dell’altro ragazzo che scivolavano sotto la sua camicia, disegnando figure senza senso sulla sua schiena ed incendiando ogni singolo centimetro di pelle che riuscivano a conquistare.
Si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto e Blaine ne approfittò per sfiorare la sua lingua con la propria e stringerlo a sé, in un tacito invito ad approfondire il bacio.
Le sue dita scesero fino ad incontrare l’ostacolo della cintura e si fermarono a giocherellare distrattamente con la fibbia, in attesa di un segnale da parte di Kurt. Quando vide che l’altro non sembrava intenzionato a fermarlo, permise  alla sua mano di superare quel limite che non aveva mai oltrepassato prima.
Il suo gesto mozzò il respiro nella gola di Kurt, che si lasciò sfuggire un gemito strozzato.
Blaine sorrise contro il suo collo e cominciò a muoversi e ad accarezzarlo con una sicurezza sempre maggiore.
Kurt gettò la testa all’indietro, totalmente sopraffatto dalle sensazioni che quel tocco gli stava trasmettendo, incapace di dare vita ad un pensiero o a una frase coerente.
Si limitò a far scivolare la mano sul collo e sulla nuca dell’altro e ad affondare le dita nei suoi capelli, avvicinando il volto al suo e baciandolo in una maniera totalmente incosciente ed istintiva.
La sua reazione strappò un mugolio soddisfatto a Blaine, che si sdraiò su di lui, cercando di far aderire completamente i loro corpi.
Dopo alcuni interminabili minuti, Kurt esercitò una lieve pressione sulla sua spalla, costringendolo a sdraiarsi su un fianco e spostandosi leggermente per fronteggiarlo, i nasi che si sfioravano in un contatto dolce e rassicurante.
I loro occhi non si lasciarono nemmeno per un secondo mentre le loro mani correvano sulla cintura dell’altro, nel tentativo di slacciarla, accompagnate dalle loro risate sommesse e complici ogni volta che incontravano qualche difficoltà.
Si separarono per un attimo per liberarsi dei rispettivi indumenti, che improvvisamente sembravano diventati decisamente superflui.
Blaine vide l’imbarazzo farsi strada sul volto di Kurt e fece scivolare due dita sotto il suo mento, costringendolo ad alzare lo sguardo.
Chinò il capo per incontrare la sua bocca e si concesse finalmente il lusso di esplorare quel corpo caldo che aderiva al suo, di accarezzare, stringere e di fare tutto quello che ormai desiderava ormai da molti mesi.
Kurt si trovò senza nemmeno accorgersene ad imitare i suoi movimenti, a ripetere quei gesti che lo facevano sentire come se camminasse sull’orlo del delirio.
Blaine si spostò di nuovo su di lui, incapace di privarsi ulteriormente del contatto con la sua pelle nuda e cominciò a tormentarlo in maniera deliziosa, coprendogli il collo di baci e di piccoli morsi.
Quando parlò, lo fece con una voce sommessa, quasi esitante: “Kurt, c’è una cosa che vorrei provare, ma non vorrei metterti a disagio…”
 L’altro fu capace solo di annuire debolmente, perché la semplice sensazione del respiro caldo sulla sua gola lo stava riducendo in una specie di poltiglia informe.
“Se faccio qualcosa di sbagliato o se vuoi che mi fermi… basta che tu me lo dica, ok?” mormorò Blaine.
Le sue labbra cominciarono a scendere, sfiorando il suo petto, sfiorando i suoi fianchi, sempre più giù, sempre più giù…
Kurt si lasciò sfuggire un gemito talmente alto da sembrare quasi un urlo e la bocca di Blaine fu di nuovo sulla sua: “Shhh, così finirai per svegliare tutto il vicinato!”
L’unica risposta che ottenne fu l’ansimare del suo respiro e per un attimo temette davvero di avergli fatto male in qualche maniera e maledisse mentalmente la sua inesperienza.
Le sue preoccupazioni vennero spazzate via dall’esile voce del suo ragazzo: “Puoi… puoi continuare, se vuoi. Cercherò di fare meno rumore, è solo che… non mi aspettavo che fosse...”
Tentò invano di trovare un termine adeguato a descrivere quell’esplosione sensoriale che l’aveva investito, ma ci rinunciò quasi subito e si limitò ad accarezzare con un sorriso la guancia dell’altro.
Blaine baciò il palmo della sua mano, il suo polso, sfiorò con le labbra e con la lingua l’interno liscio del suo braccio e le fece scivolare di nuovo sul suo corpo, esplorandolo con pazienza e desiderio, avvicinandosi senza fretta ma inesorabilmente alla sua meta.
Kurt riuscì solo a chiudere gli occhi, abbandonandosi alla sensazione della pelle di Blaine, del suo profumo e della sua bocca su di lui.
 
 
La mattina successiva, quando Carole scese per fare colazione, trovò suo marito seduto al tavolo, un’espressione decisamente preoccupata stampata sul viso: “Ti direi buongiorno, ma mi sembra un tantino inappropriato: che succede?”
Burt indicò con un grugnito ed un cenno del capo il piano superiore: “Non sono ancora scesi.”
“Amore, sono solo le sei e mezza… se fossero già scesi mi preoccuperei per la loro salute mentale!” gli fece notare lei con ovvietà.
“Non mi fido… vado a controllare cosa sta succedendo!” borbottò l’uomo e con uno scatto repentino si precipitò al piano di sopra, subito seguito a ruota da Carole, decisa ad evitare per quanto possibile spargimenti di sangue sotto al suo tetto.
Ruotarono piano la maniglia della camera di Kurt e aprirono la porta quel tanto che bastava per sbirciare all’interno della stanza.
“Oh mio Dio…” mormorò Carole, “Non ho mai visto niente di più dolce!”
I due ragazzi stavano dormendo strettamente abbracciati l’uno all’altro e Kurt aveva il viso affondato nei riccioli di Blaine, che nella notte erano riusciti a sfuggire alla prigione del gel.
I loro visi sembravano talmente sereni che Burt si sentì quasi in colpa per essersi intromesso in un momento tanto intimo e privato.
Carole richiuse silenziosamente la porta e sorrise affettuosamente al marito: “Visto? Non c’è motivo di preoccuparsi per loro.”
L’uomo si lasciò sfuggire un brontolio imbarazzato e la prese per mano, deciso a tornare alla sua colazione e pronto a negare fino alla morte che la vista di Kurt così evidentemente felice gli aveva fatto salire un groppo in gola.

   
 
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