Dannati Eroi.
Mentre fissava il ragazzo riprendere il volo con il suo pegaso nero,
l'uomo, dalla statura tarchiata, sospirò sonoramente.
“Sei un eroe, ragazzo. Non mi servono altre ragioni”
Ridacchiò tra sé e sé.
Certo che quando ci si impegnava, risultava veramente detestabile.
Una cosa di cui se ne sarebbe vantato tantissimo, in quello schifo di Campo.
Restava poco e sarebbe ritornato da Arianna.
La sua Arianna.
Finalmente.
Nel frattempo, la figura del cavallo con in groppa “l'eroe”, si allontanava sempre più.
L'aveva lasciato andare.
Nemmeno lui se ne capacitava e continuava a chiedersi il perché.
Forse, non aveva del tutto sbagliato. Magari quella era la volta buona che riusciva a liberarsene per sempre.
O forse no.
Forse, alla fin fine, ci si era affezionato.
Macché.
Impossibile.
Odiava tutti quei detestabili semidei che pullulavano in quel dannato campo.
Eroi.
Persone normali dalle gesta immortali.
Reputate chissà chi per generazioni e generazioni. Ma andiamo!
Lui era l'unico a vedere com'erano realmente.
Ragazzini esaltati e montati.
Tutti che cercavano invano di appropriarsi di un'impresa, credendo così di conquistare la gloria eterna.
Balle.
E la colpa era dei loro genitori, quelli divini, chiaramente.
Bastava guardare Ercole che, occupandosi delle cose banali, aveva tralasciato quelle importanti: l'amore per Zoe.
Luke Castellan, che si era fidato di chi non avrebbe dovuto fidarsi e avrebbe fatto una brutta fine, a causa della sua idiozia ed ambizione.
Teseo che si era preso gioco di Arianna per poi, abbandonarla.
La sua Arianna.
La stessa con cui si era sposato e lo conosceva per quello che veramente era.
Quella che amava.
E tutti loro che si lamentavano delle loro fatiche e delle loro missioni, bla...bla...bla...
Ma nessuno aveva capito niente della vita.
Le fatiche di Ercole erano niente confronto ad un secolo prigioniero di un Campo.
Le idee fantasiose di Castellan erano niente confronto ai suoi progetti.
La crudeltà di Teseo era niente confronto all'amore per Arianna.
Eppure, era lui ad essere costretto a scontare quella dannata pena, lontano dal suo amore e dalla sua passione per il bere.
Era considerato “l'odioso direttore del campo”.
E poi c'era lui, Peter Johnson.
E va bene, Perseus Jackson.
Era evaso dal campo per andare ad aiutare i suoi amici e la figlia di Atena.
Grazie al suo aiuto.
Forse era diverso.
Forse per questo l'aveva lasciato andare.
Forse, lui, non tralascerà le cose importanti per quelle banali.
Forse non era troppo stupido ed ambizioso da correre pericoli così grossi.
Forse, non era come Teseo. Non abbandonerà la figlia di Atena.
O magari era come tutti questi eroi.
O, sicuramente, no.
Forse era lui, l'eroe.
Magari l'unico degno da essere chiamato tale.
*Spazietto dell'autricetta da quattro soldi*
Beh, gente, che dire, mi è venuta di getto.
Io adoro Dioniso, è uno dèi miei dei preferiti, anche se questa FF non gli rende giustizia, l'ammetto.
Fa un po' schifo...
E' la prima che scrivo su Percy Jackson, vi prego, non odiatemi!
:*