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Autore: annalisaechelon    06/10/2011    12 recensioni
93 Million Miles è l’inevitabile distruzione di un sogno quando si realizza che non è la realtà, è la distanza che ci separa e che sempre ci separerà.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Another time, 
Another place..”                                    



Ero lì, tra quell’immensa folla, urla strepitanti riempivano l’aria buia di quella sera. Non capivo, mi guardavo attorno e non riuscivo a decifrare quella situazione. Mi sentivo come appena sveglia, aprivo e chiudevo gli occhi di continuo come per focalizzare lo sguardo. I miei grandi occhi marroni scrutavano le persone attorno a me, ognuna di loro sembrava agitata, come se stesse aspettando qualcosa, o meglio, qualcuno. Riconobbi vari simboli che portavano disegnati ovunque, sulla pelle, sulle loro magliette, su enormi striscioni. Sì, erano loro, i miei Echelon; ero circondata dalla mia famiglia. A quel punto capii immediatamente che anch’io stavo aspettando quel qualcuno, mi osservai attentamente notando che anch’io ero piena di disegni, piena di speranza. Dovevo essere ad un loro concerto. Mi voltai e notai due volti conosciuti, due visi familiari, li osservai meglio e realizzai che erano due mie amiche. Ma che ci facevano lì, con me? Non riuscii a spiegarmelo subito. Continuai, disperata, a guardarmi attorno. Seppur capii  con chi e dove mi trovavo, non riuscii a spiegarmene il motivo. Ad un tratto però sentii una grande luce illuminare le mie spalle, con un possente rullo di batteria. Tutto d’un tratto mi girai e vidi lui. Il battito cardiaco della mia band, sì, la mia band, quella che ha segnato la mia vita, i Thirty Seconds To Mars. Shannon Leto. Era lì, su di un enorme palco a pochi metri di distanza da me. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare la sua presenza che sentì il suono di una chitarra elettrica, mi voltai ancora e vidi lui, un altro lui che porto fieramente nel cuore. Tomo Milicevic. Il mio cuore esplose, la parte di esso che li custodisce si riempì in un batter d’occhio, sentendo vicino il loro amore per me.
- Dov’è lui? – chiesi, in preda al panico, parlando al vuoto.
Era un’illusione, lui non c’era. E in men che non si dica, anche Shannon e Tomo sparirono. Li avevo solamente immaginati su quel palco o c’erano stati davvero? Non riuscii a spiegarmelo subito. Il mio cuore continuava a sentirsi male, mi mancava l’aria, sentivo di poter svenire di lì a poco. Fissavo la gente attanagliarsi contro quelle transenne che le separavano dal palco e notai che io non mi trovavo tra di loro, ero oltre quelle sbarre.
- Com’è possibile? – mi domandai ancora – Perché? – nessuno mi rispose.
Avevo contatto solo con il nulla. Ero lì, da sola, proteggendo me stessa da quel buio che spaventava i miei occhi, da quella bramante speranza che percepivo negli sguardi dei miei fratelli e delle mie sorelle. Mi sentivo persa, non sapevo cosa fare. Cosa ci facevo lì? Tutto questo, non riuscii a spiegarmelo subito. 
Improvvisamente il mio cuore fu colto di soppiatto dalla sua presenza. Un battito, una speranza. L’aria s’illuminò, le tenebre svanirono, Shannon e Tomo ritornarono a dominare i loro strumenti, mentre io osservavo lui. Jared Leto. Eccolo, non era nemmeno entrato sul palco che subito si era gettato tra la folla. Dominava quel tappeto di persone, cominciando a cantare le sue opere, le sue poesie, le sue canzoni. Eccolo lì, l’uomo per cui vivo, lo vedevo davanti ai miei occhi, più brillante del solito. Era vestito completamente di nero coi sui classici pantaloni aderenti e quella giacca decorata con borchie d’argento, e i capelli, i capelli biondi ammaestrati dalla sua tanto amata mohawk donavano luce al suo viso, ai suoi occhi, quegli immensi fiumi d’amore. Si dedicò completamente alla sua folla, ai suoi credenti, ai suoi soldati, al suo esercito. Da lontano, in silenzio, percepivo l’emozione degli Echelon, percepivo la loro agitazione nel vederlo muoversi tra i loro corpi. Lui era lì, tra la gente, a sentirsi uno di loro, uno di noi, per l’ennesima volta. Ancora allibita, girai il mio sguardo verso le mie due amiche, loro che ci avevano sempre criticato, a me, alla band, a Jared, al mio amore per lui, rimasero a bocca aperta. Lessi l’espressione esterrefatta che si mostrava fiera sui loro visi. Si erano ricredute e sì, non posso nascondere che io ne ero felice, ma non smisi di preoccuparmi, di agitarmi e sentire le gambe tramare per l’ansia. Il mio corpo era in bilico. Io ero in bilico. Che diamine ci facevo su di una sedia? Ero praticamente vicina al palco, in piedi su di una sedia. Che senso aveva? Continuavo a chiedermelo, ma fino a quell’istante, io non riuscii a spiegarmelo subito.
Lui era ancora lì, cantava, cantava, cantava, continuava a innalzare la sua voce al cielo. Urla, pianti, cori, gemiti, mani, occhi, tutto era in funzione di lui in quel momento. Ogni persona di quella folla cercava un contatto con il suo sguardo, ognuno tentava di farsi riconoscere, ma Jared rimaneva imperterrito, immobile, non smetteva di gridare al mondo la sua passione per la musica. Con le lacrime agli occhi, volsi il mio sguardo al cielo, le lacrime mi caddero lente sul viso e bruciavano un po’, per il dolore. Cos’era quel cielo? Pieno zeppo di stelle, piccoli punti fissi che illuminavano la nostra felicità, e quella luna, oh quella luna, sembrava Marte. Tonda, rossa, color del fuoco. Era proprio lì il Pianeta Rosso, a guidarci anche in quella notte.
Improvvisamente me lo trovai di fianco, Jared pescò una sedia dal nulla e si fermò a fissarmi. Io sorridevo come una stupida innamorata, lo vedevo lì, che mi osservava con gli occhi brillanti. Non so come, non ne conosco nemmeno il motivo, ma cominciammo a ballare, insieme, in piedi su quelle sedie. Del resto della folla se n’era dimenticato. Dopo poco si avvicinò lentamente, rivolgendomi la parola.
- Finalmente, avevo tanto bisogno di far lo scemo così! Mi son divertito, sai? – mi sorrise, sorrise a me, proprio a me, lui.
- Eh, già, è divertente! – non svenni, stranamente.
Si avvicinò per abbracciarmi e delicatamente mi accarezzò la nuca per poi sfiorarmi i capelli scuri.
- Perché sei così giovane, perché?  - lessi dispiacere sul suo viso.
- Non è giusto, lo so.. – risposi così senza nemmeno saperne il motivo, la sua domanda, solo in un secondo momento, mi parve insolita.
- Si, cavolo se non lo è, ma te lo prometto, ci rivedremo presto! – disse lui mentre faceva per andarsene e ritornare sul palco.
Cercai di dire qualcosa, qualsiasi cosa, pur di farlo restare. Non l’avrei mai lasciato andare.
- No, Jared, per favore, non lasciarmi. Io ti amo.. – iniziai a piangere, mentre lui, abbracciandomi, lasciò cadere la mia testa sul suo petto.
Aveva lo sguardo puntato sul mio viso, lo accarezzava asciugandomi le lacrime, sfiorava i miei capelli con una delicatezza che pochi possono dire di avere.
- Ma ti amo davvero e fa male, tutti i giorni.. – continuai sicura che quella fosse la più grande verità che la mia voce potesse mai confessare.
- No, io non vado da nessuna parte, io sono qui, con te.. – mi rispose così ed io non riuscivo a crederci – Voglio sposarti, avremo una casa insieme, la nostra casa, ora però, respira.. – continuò ad accarezzarmi fin quando prese il mio viso tra le mani per guardarmi fissa negli occhi.
Forse in quel momento stavo per svenire, ma i suoi occhi mi tennero in vita. Dopotutto, i suoi occhi erano la mia speranza. Continuò a fissarmi, convinto di tutto quello che stava succedendo, fin quando decise di interrompere quel silenzio.

- Ci sarà tempo per noi, te lo prometto.. – furono queste le sue ultime parole prima che io potessi realizzare che mi stava baciando. Le sue labbra sfiorarono le mie, un tocco leggero inebriò la mia anima. Continuava a reggere il mio viso e con più decisione, chiudendo gli occhi, prese a baciarmi con più passione. Staccandosi dal bacio, continuò a guardarmi fisso e tutto quello che so è che non dimenticherò mai quegli occhi.

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Quando i miei occhi si aprirono, mi guardai intorno. Fu solo in quel momento che riuscii a spiegarmi tutto, in fondo, stavo solo sognando.

  
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