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Autore: CatharticMoment    06/10/2011    3 recensioni
Ci sono i gemelli Kaulitz.
C'è un lungo tour.
C'è la loro sorella.
C'è un amore destinato a non essere.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL VIAGGIO PIU' BELLO




Bill e Tom erano in piedi, passeggiando agitati avanti ed indietro nella sala d’aspetto dell’aeroporto.
Era deserta, probabilmente nessun’altro aveva viaggiato per trovarsi in Spagna alle due di notte.
Un grande cartello con sopra scritto “Arrivi internazionali” accresceva sempre di più la loro attesa.
Uno sbuffò pesantemente ancora una volta, l’altro stava fissando con insistenza il suo enorme orologio da polso da minuti buoni.
Tom si era piazzato davanti all’uscita, smaniava da giorni per rivederla, e voleva essere il primo ad abbracciarla. Non aveva mai scalpitato così per una ragazza.
Era passato più d’ un mese dall’ultima volta che si erano potuti vedere, e sospirare ogni due secondi, in quel momento era la sola cosa che gli placasse l’animo.
Il gemello si era seduto nervosamente, guardando oltre le grandi vetrate.
Un sorriso illuminò il suo volto raggiante, e prese posto accanto a Tom.
- Eccola.. è arrivata! – annunciò in preda all’eccitazione il moro.
Dopo qualche secondo la loro sorella fece ingresso.
Correndo veloce e lanciandosi contro il caldo e affettuoso abbraccio dei suoi fratelli.
- Kath!!- esclamò Bill strappandola dalla presa del fratello.
- Oddio quanto mi siete mancati – si lamentò affettuosamente godendo delle loro strette.
I tre si diressero in albergo a notte fonda ormai.
- Allora cosa facciamo domani? – chiese Kathrine in mezzo a Bill e Tom nell’immenso lettone.
- Tu cosa vuoi fare? – chiese di rimando il moro sistemandosi le coperte.
- Boh.. facciamo shopping? – azzardò la ragazza sfoderando il suo sorriso migliore
- Noooooooooo! Io con voi due non ci vengo più – obiettò Tom
- Daiii.. dobbiamo vedere il regalo a mamma e papà – tentò di convincerlo il moro Il ragazzo era restio a cedere, ma poi guardò gli occhi furbescamente imploranti di sua sorella e si arrese.
Non avrebbe mai resisto a quegli occhi ambrati e d’orati. Identici a quelli di Bill. Identici ad i suoi.
- E va bene! Però.. - e si bloccò.
- Però? – le chiese Kath Il viso del fratello si rabbuiò all’improvviso , trovandosi in evidente imbarazzo.
Poi si voltò a guardare Bill, che si grattò la nuca sentendo un certo disagio pervadere la stanza.
I due gemelli non sapevano davvero come comportarsi in merito a questa cosa, si lanciarono un’occhiataccia allarmata ma non seppero cos’altro dire.
La ragazza scroccò uno sguardo furente ad entrambi.
- Non ditemi che.. Ancora?! – esclamò allarmata.
- Questo devi dircelo tu.. non è che ci hai parlato molto di questa cosa.. – sottolineò cauto Bill. 
- Vi ho già detto che va tutto bene! E’ la verità.. – sorrise di rancore la più piccola.
- Tu dici? – domandò poco convinto Tom.
- Certo! Sapevamo tutti quanti che sarebbe andata così –
- Ma hai fatto passare un mese prima di tornare- le fece notare Bill
- Ho avuto molto da fare.. ho la maturità quest’anno, non posso prendere e raggiungervi come prima –
- Ma prim-
- Sentite, sto bene ok? Io e Georg ci abbiamo provato, anzi, io c’ho provato.. ma non è andata- si corresse, per poi proseguire nel suo sfogo – C’erano in ballo molte cose per lui, il gruppo, il rapporto con voi due e non se l’è sentita.. o probabilmente non gli interessavo così tanto da rischiare – terminò per urlare.
I due ragazzi la fissarono ancora più perplessi, ma lei ormai era un fiume in piena.
- Mi sta bene così! Non sono arrabbiata con lui, ha semplicemente fatto una scelta e ha scelto di non stare con me.. in fin dei conti siamo solo, siamo.. – stava per dire che erano andati a letto insieme solo una volta, ma che per lei bastò a farla innamorare, ma evitò di dirlo in faccia a Bill e a Tom – sapevo che non l’avrebbe fatto, vi rispetta troppo –
- Stai dicendo che è colpa nostra? –
- No, no.. Tom ma cosa dici? – si stranì lei ancora di più.
- Quindi non ce l’hai con noi? – si accertò anche l’altro gemello.
Kath sprofondò nelle morbide coperte, cercando di ricacciare dentro agli occhi le lacrime.
- Sentite e dopo di che fine della storia. E’ da quando avevo dodici anni che ho una cotta per Georg, io lo so, voi lo sapete, lui lo sa.. C’è stato un momento in cui ho sperato che si potesse concretizzare qualcosa, ma non è stato così.. punto. - sentenziò la ragazza.
I fratelli a cospetto di così tanta testardaggine e convinzione non poterono che sottostare alla volontà della ragazza.
E si misero a dormire come al solito tutti e tre nel letto di Bill. I suoi due angeli custodi si erano addormentati profondamente. L’avevano completamente bloccata tra loro, tant’è che non riusciva neanche a muoversi. Sentiva il respiro regolare mansueto di Tom soffiargli sulla spalla, ed i piedi gelidi di Bill premuti contro le sue gambe.
Gli occhi della ragazza erano perfettamente spalancati, dopo essersi abituati al buio pesto che c’era intorno.
Non riusciva ad addormentarsi, come succedeva da un po’ di tempo a quella parte; non poteva più dormire se prima non si struggeva l’anima rivivendo la sua breve e troncata storia con Georg.
Il celebre bassista dei Tokio Hotel.
Lo strambo rockettaro dai capelli piastrati. Il manzo.
L’hobbit. Come lo chiamava suo fratello Tom.
Si passò stancamente una mano sugli occhi.
Non riuscì a non pensare all’ultima volta che vide il ragazzo.
Quando, per la prima volta, si rese conto che un cuore può spezzarsi eccome.
Quando lo sentì disintegrarsi in mille pezzi.
E quando sentì il dolore di ogni minuscolo e flebile frammento.



Un mese prima....


- Cosa ci fai qui? – le chiese Georg raggiungendola a bordo piscina.
- Dentro ci sono troppe persone – taglio corto la ragazza sorseggiando il suo drink.
Per lei quelle feste erano una vera e propria tortura, non ci si sarebbe mai abituata.
Non era di certo il suo ambiente e non avrebbe mai permesso che lo diventasse.
Ma in realtà era scappata da quelle persone impomatate e tirate a lucido.
E si era rifugiata li perché non poteva più sopportare l’idea di vedere il ragazzo del quale si era innamorata insieme alla sua fidanzata, sbucata dal nulla.
Doveva esserci lei al suo fianco, insieme a lui, a sorridere felici.
Ma Georg aveva deciso che non potevano stare insieme.
Per il bene di tutti.
- Com’è l’acqua? – chiese sorridendo.
Notando che la ragazza aveva tolto le scarpe, e che grazie al suo vestito potè immergere le gambe in piscina.
- E’ fantastica – rispose lei con tono piatto.
- Mi dispiace.. avrei dovuto avvertirti che sarebbe venuta – ammise dispiaciuto.
- Non.. non mi avevi detto che ti stavi vedendo con un’altra – fece al limite del pianto.
- E’ successo tutto così all’improvviso Kath! Ti prego, non pensare che io non provo niente per te, sai benissimo che non è così.. ma tra qualche tempo, quando ti passerà, rideremo insieme di questa storia.. –cercò di convincere entrambi, ma senza molti risultati.
Il bassista sentì una fitta lancinante al petto, nel vedere che la ragazza rimase a capo chino, con le luci della piscina ad illuminarle gli occhi lucidi.
- Perché non vuoi stare con me.. – disse con un soffio al limite dell’esasperazione.
- Perché lei e non me? – domandò colma di rabbia.
- Lei non è la sorella dei miei migliori amici, dei miei compagni nella band.. Non è la figlia del mio direttore musicale. Non l’ho vista crescere, e diventare una stupenda ragazza, non sento nessuna responsabilità nei suoi confronti.. Ma nei tuoi si. Credi che io non soffra in questa situazione? Che per me sia facile? Ho promesso a Tom di non sfiorarti neanche con un dito.. invece non ho saputo resistere – abbozzò un sorriso dolce e malizioso – L’unica cosa che vorrei e non arrivare ad odiarci, non voglio farti del male.. –
Kath alzò lo sguardo verso il cielo.
Non riusciva a vedere nessuna stella da li.
Prese un respiro profondo ed intenso.
Il ragazzo accanto a lei, le passò delicatamente una mano tra i capelli, sfiorandoli appena.
La sua mano tremava.
Tremava come la prima volta che sfiorò la sua pelle nuda.
- Se.. se io non fossi io.. se fossi un’altra persona.. una ragazza diversa, allora in quel caso ti innamoreresti di me? – gli chiese con le lacrime che le solcavano il viso.
Fu il momento di Georg di abbassare la testa, non seppe cosa rispondere.
Si sarebbe innamorato di lei comunque. Anche se l’avesse incontrata dall’altra parte del mondo.
L’unica differenza era che probabilmente non avrebbero sofferto così tanto.
Il giorno dopo, era giunto il momento dei saluti. Kath era pronta con le valigie alla mano a salutare i suoi fratelli, suo padre e gli altri.
Fece la parte della disinvolta, di quella sciolta, ma trovandosi lui davanti il suo cuore perse esattamente un battito.
- Fatti salutare almeno – la incoraggiò Georg con un sorriso tirato.
Allungò il suo braccio possente e muscolo, attirandola contro il suo corpo, per poterla stringere un’ultima volta prima che partisse, e si dimenticasse di lui, dei suoi baci, del suo odore.
Il ragazzo affondò il viso nei suoi capelli, inspirandone il più possibile l’odore. Sfiorò con la punta del suo naso il collo teso di Kathrine, cercando di fare tesoro anche di quell’ultimo istante.
Infine strinse il suo esile corpo, circondandolo e avvolgendolo.
Lentamente la ragazza si abbandonò a quel tacito e straziante addio, aggrappandosi con i pugni stretti alla sua maglia.
Premette il volto contro le spalle di Georg, percependo gli spasmi del pianto salirle dalla gola.
Sentendola tremare nella sua stretta, il bassista la tirò ancora di più contro il suo petto.
- Promettimi.. che starai bene – soffiò contro l’orecchia dell’altra, stringendo la sua nuca nel palmo della mano.
Kath annuì più volte, mordendosi un labbro.
- Sii felice ok? Tu… tu puoi.. sii felice, fallo anche per me.. almeno uno dei due starà bene.. – tentò di dire lei tra un singhiozzo e l’altro.
Bill si voltò verso Tom commosso da quella scena.
L’altro non era riuscito ancora a staccare gli occhi da quelli di Georg, che erano strabordanti di lacrime.
Rendendosi conto che nessuno forse, aveva capito davvero quale sentimento avesse improvvisamente legato i due.
Nessuno aveva reso giustizia a quel sentimento. Nessuno aveva creduto in loro.
Kath si staccò improvvisamente da Georg, che si trovò a mani vuote, fissando un punto indefinito.
Al posto della ragazza c’era solo aria, e vuoto.
Sentì solo l’auto partire.











- Sei pronta? –
La voce di Bill la destò da quelle sabbie mobili che erano i suoi pensieri.
Sentiva ancora la pelle bruciare quando riviveva quell’abbraccio.
Deglutì a vuoto, annaspando a bocca aperta.
I suoi fratelli la stavano aspettando oltre la porta dell’albergo.
La fissavano interdetti mentre lei non riusciva a staccare i piedi da terra e muovere un passo.
Non era andata li sono per loro. Era partita perché Georg gli mancava più di qualsiasi altra cosa.
Aveva bisogno di rivederlo, di sentire il suo vocione profondo, la sua risata.
Doveva rivederlo, anche se ormai apparteneva ad un’altra persona.
- Katrhine Trumpher Kaulitz! Mi hai fatto svegliare alle otto di mattina nell’unico giorno di riposo che ho!- la ammonì fintamente scocciato Tom.
Ma lei anziché smuoversi e avanzare, fece un passo indietro scuotendo la testa.
Bill si sfilò risoluto gli occhiali da sole, con due rapide falcate si avvicinò alla sorella che era rimasta impietrita e l’afferrò saldamente per un polso.
- Ne devi venire fuori! – gli ordinò imperativo.
E non fu del tutto sicura che si stesse riferendo ad uscire da quella porta.
Tom allungò un braccio, offrendogli la sua mano, esattamente come accadeva quando erano più piccoli, e proprio come allora la ragazza ci si aggrappò, lasciando che la conducesse ovunque.



Quando la sera i tre rientrarono in albergo, si accorsero che avevano comprato tutto, tranne ciò per cui erano usciti.
- Noi andiamo un secondo di la da David, ok? –
- Si.. io intanto faccio una doccia.. –
- Ecco, si sente da qua che puzzi! –
- Ah.Ah.Ah. Non puzzerei così se non mi avessi rovesciato addosso il bicchiere di birra! – disse a Tom.
- E’ stata colpa di Bill, non stava mai fermo con quella sedia! – provò a giustificarsi.
- E ti pareva che non ci andavo di mezzo io! – si lamentò il moro mentre uscirono dalla stanza.
Dopo qualche istanti Kath sentì qualcuno bussare alla porta, e come prima cosa pensò immediatamente che Bill o Tom si fossero dimenticati qualcosa.
A mente leggera andò ad aprire, senza chiedere chi fosse e con fare distratto.
- Cosa vi siete dim- ma le parole le morirono in gola.
Alzando lo sguardo si scontrò contro quello di Georg, sorpreso quanto lei.
- Ciao.. stavo cercando.. – disse in maniera più diplomatica possibile - Quando sei arrivata? – chiese infine con il cuore che gli martellava nel petto.
- Ieri sera.. Bill e Tom credo che stiano in giro da qualche parte.. - biascicò imbarazzata.
- Non pensavo che fossi qui. Ti facevo insieme alla tua ragazza – mentì.
- Si, dovevamo vederci ma.. lei è molto impegnata, e poi io ho delle cose da fare.. – svagò lui.
- Immagino – commentò la castana appoggiandosi al legno della porta.
In realtà no. Non immaginava affatto. Non riusciva proprio a concepirlo.
- Come mai questa visita? – continuò il bassista in vena di domande banali e circostanziali.
- Era l’unico momento possibile.. Dopo che vi sarete traferiti a Los Angeles per me sarà più difficile raggiungervi, perciò.. ne ho approfittato – .
- E’ vero.. E poi ti stai preparando per gli esami? – domandò sinceramente interessato.
- Si, purtroppo si – rispose sentendo già l’ansia salire
- Quindi è deciso, avremo un dottore?- fece con gli occhi luccicanti.
- Ebbene si.. Test d’entrata permettendo – rispose umilmente.
- Andrà benissimo, tu riusciresti in qualsiasi cosa – ammise con il cuore gonfio d'orgoglio.
Non poteva credere di averla di fronte dopo tutto quel tempo. Non riusciva a credere ad i suoi occhi.
Temeva che non l’avrebbe rivista più.
Quante notti si era addormentato con la speranza che stesse bene.
Che fosse andata avanti.
Che almeno lei fosse riuscita a dimenticare.
Stavano parlando di cose inutili, come due estranei.
 -Adesso devo andare –
- Certo.. – convenne Georg, ma senza spostarsi di una virgola.
Si guardarono per un breve istante.
Negli occhi di lui c’era un mare in tempesta.
Kath si sentì avvampare dall’emozione.
l magone che aveva cacciato infondo allo stomaco stava risalendo in superficie.
- L’ho lasciata, sai? – disse all’improvviso il bassista in preda al panico.
- Non mi interessa, non lo voglio sapere – scattò subito sulla difensiva lei.
- Kath – sussurrò lui implorante di essere ascoltato.
- Mi hai detto che non poteva esserci niente tra noi – ringhiò rabbiosa – Ti sei messo con quella per avere una nobile scusa per scaricarmi.. – iniziò a piangere.
Il ragazzo abbassò lo sguardo colpevole. E lei sentì che la rabbia in quel momento era più forte di qualsiasi altro sentimento.
- Io domani tornerò a casa. Tu ti trasferirai dall’altra parte del mondo e tutto continuerà come dovrebbe essere – ordinò perentoria.
- Tu sei felice? – chiese destandosi dai suoi rimpianti.
- Non credo che sia una cosa che ti riguardi – cercò di mostrarsi dura, ma era impossibile considerarla tale con gli occhi che le stavano affogando nelle loro stesse lacrime.
- Non voglio che tu sia infelice – confessò.
- E’ troppo tardi – ammise rossa di rabbia prima di sbattergli la porta in faccia.








Kath guardava Berlino dall’oblò dell’aereo. Un pavimento costellato da mille luci.
Il cielo si stava addentrando lentamente in una nuova notte.
Il suo viaggio non era andato come sperava.
Ma sua madre glielo diceva sempre che chi di speranza vive, disperato muore.
- Kath dove ti trovi precisamente? – le urlò Bill per telefono.
- Sto andando.. – cercò di sovrastare il frastuono che proveniva dall’altra parte dell’apparecchio.
- Devi andare al nostro vecchio studio – ordinò il moro troncando qualsiasi cosa stesse per dire.
- E perché?! Devo farmi mezz’ora di macchina – obbiettò.
- Perché si! Ci sono delle cose che dobbiamo assolutamente portare con noi in America.. –
- E non puoi mandarci qualcun altro? –
- No! Sono delle cose personali.. non mi va che dei facchini impiccioni mettano il naso nelle mie cose –
La ragazza alzò gli occhi al cielo rassegnata, doveva aspettarsi una risposta del genere da suo fratello.
- Le chiavi ce l’ha il custode all’entrata.. sanno che devi andare! - la informò Tom, probabilmente erano in vivavoce.
- Si si.. cosa devo cercare di preciso? – chiese mentre imboccò la strada per Berlino.
- Ehm.. tu entra.. dovrebbero esserci delle cose impacchettate in cucina.. –
- Ok.. ci sentiamo dopo –
- Buonafortuna! – esclamò poi Bill elettrizzato Kath sospirò rassegnata.
Salì le scale che l’avrebbero condotta al grande loft dove i Tokio Hotel avevano inciso i loro primi album.
Aprì la porta, sentendo un’ondata di ricordi attraversarla da parte a parte.
- Scatoloni – si ripetè poco convinta attraversando il soggiorno.
Ma l’unica cosa che trovò fu Georg. Seduto in scalpitante attesa al tavolo della cucina.
Si alzò lentamente non appena la vide comparire.
Il viso di lei era sbiancato, potè vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi repentinamente.
Non riusciva a formulare una frase compiuta.
- Scusa se ti ho fatto venire fin qui.. ma non hai risposto a nessuna delle mie telefonate –
-….- il ragazzo sospirò.
Il silenzio era la sola cosa che non avrebbe accettato come risposta. - Ho sbagliato tutto con te.. Ero convinto di fare la cosa giusta, ma ho solo peggiorato le cose – disse deglutendo agitato – Mi dispiace di non averci dato una possibilità.. Non pensavo che tu potessi provare per me tutto questo.. Non ho mai pensato di essere una persona così difficile da dimenticare! – abbozzò un sorriso autoironico .
- Ti sei sbagliato su molte cose – annuì Kath rilassando i lineamenti tesi del viso.
- Avrei dovuto dimenticarti.. dimenticare tutto. Dovrei stare dall’altra parte del mondo a vivere la mia stupenda vita, ma.. Io ho molto, ma vorrei tutto.. – disse incerto inclinando leggermente la testa.
Kath rimase impalata ad ascoltare le parole di Georg, attonita.
Stentava a crederci.
Fino a quando ad un angolo notò un paio di valigie, e un borsone da viaggio.
Si voltò di scatto verso il ragazzo, sbattendo più volte le palpebre.
Indicò queste nel tentativo di dire qualcosa ma non le uscì altro che aria.
- Ho parlato con Bill e Tom – le comunicò sorridendo. – Ho detto loro che mi sono innamorato di te, e che non andrò con loro – si avvicinò ancora di più.
- Cosa???-
- Non posso passare ancora altro tempo a pensare a ciò che poteva essere Kath. Voglio stare con te.. –
Kath si perse nello sguardo liquido e suadente di Georg.
Che in maniera inaspettata e contorta le stava dichiarando i suoi sentimenti.
Non ci pensò su neanche due secondi. Non stava aspettando altro.
La sua mancanza la conosceva già. Ed era brutta. Non voleva passare altro tempo senza di lui.
Azzerò la distanza con pochi e frettolosi passi, scambiandosi un bacio che di puro e gentile aveva ben poco.


- Ora cosa ti metterai a fare? – chiese la ragazza beatamente accoccolata tra i suoi pettorali scolpiti.
- Assolutamente niente – sghignazzò lui cercando una migliore posizione sul divano dove erano sdraiati.
- Una fantastica prospettiva – scoppiò a ridere lei.
Chiuse gli occhi godendo delle tenere carezze che le stava concedendo Georg.
Il ragazzo respirò profondamente il profumo emanato dai capelli di Kath, sfiorandoli e lasciandoli scorrere tra le sue dita.
Sentiva il suo cuore battere contro la sua stessa pelle.
Tra le sue braccia.
Sorrise soddisfatto, pensando che quello sarebbe stato il suo viaggio più bello.



  
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