Anime & Manga > Vampire Knight
Ricorda la storia  |      
Autore: Learna    06/10/2011    2 recensioni
Secondo voi, è possibile che due persone, si innamorino a prima vista, ma che non se ne rendano conto per tanto tempo?
Leggete questa storia e scoprirete come la protagonista Yuki Cross/Kuran scoprirà il suo amore.
ZeroxYuki
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SPAZIO DELL'AUTRICE: prima di farvi leggere la storia, volevo comunicarvi che la prima parte, quella in corsivo è vista dal punto di vista di Zero, mentre la seconda parte, dal punto di vista di Yuki.
Sono cerca che si capisca bene anche dal testo, ma per evitare malintesi ho voluto comunque dirvelo.
Vi auguro buona lettura e se qualcuno vorrà lasciarmi un commentino ne sarò ben lieta.
Ciao

TU SEI TUTTO QUELLO CHE HO!

 

<< Zero, chi sa cosa stai passando. Sei sempre da solo. Non parli con nessuno e hai smesso di farlo anche con me. Cos’hai? >>
-Signorina Cross –
Alzo gli occhi dal banco.
-Dormito bene? –
Oh, no. Mi sono addormentata di nuovo!
-Mi scusi professore –
-Lezioni extra –
-No è! Sta volta no. Ne ho piene le scatole di un’ora di lezione in più. Basta. Non è colpa mia se di notte devo fare la ronda e la mattina devo alzarmi prima. Non ne posso più –
-Signorina Cross. Sa, ha proprio ragione. Se non le sta bene un’ora di lezione in più la accontento –
-Davvero? O grazie professore –
- Oggi si fermerà per due ore in più –
-Ooohhh noooooo –
-E questo vale anche per lei Zero Kiryu –
Il professore non ricevette risposta.
-Mi ha sentito? –
Ancora niente.
Il professore sta per perdere le staffe.
<< Che ti succede Zero? >>
Mi volto verso di te.
Per un secondo incrocio il tuo sguardo, ma tu lo distogli subito.
<< Che cosa ti ho fatto Zero? >>
Mi rivolto verso la lavagna.
Cerco di seguire la lezione, ma la mia attenzione è distolta dalla mia preoccupazione nei tuoi confronti.
Le due ore passano.
-Potete andare –
Il professore pronuncia quelle magiche parole.
Non faccio in tempo a raccogliere i libri che con la coda dell’occhio ti vedo uscire dalla classe.
<< Zero >>
Ora basta, devo sapere che ti prende.
Prendo i libri e nella foga uno mi cade.
<< Fa niente. Lo prenderò più tardi >>
Con i libri tra le mani corro dietro a Zero.
Nella corsa non mi accorgo del bagnato e ci scivolo sopra.
I libri mi cadono addosso.
Quando mi rialzo, mi fa male un po’ dappertutto.
Inizio a raccogliere i libri.
Mentre sto per prendere l’ultimo, un’altra mano lo afferra al mio posto.
Alzo lo sguardo.
-Zero –
Piano si alza e mi ridà il libro.
-Grazie –
Non ricevo risposta.
Gli corro dietro e gli prendo il braccio.
Lo colgo di sorpresa.
Si ferma.
-Zero –
-Lasciami –
-Che? –
-Ti ho detto di lasciarmi –
Con un movimento brusco si libera dalla mia presa.
-Zero –
 
 
<< Perché. Perché tutti mi devono lasciare. Perché anche lei mi dovrà lasciare! >>
 
FLASH BACK
 
Ero stato convocato da Kaname.
Quella mattina, uno dei suoi seguaci mi era venuto a cercare.
-Il nobile Kaname vuole vederti –
-Beh, io non voglio vederlo –
-Mi ha detto di dirti che riguarda Yuki. Vieni alle dieci sta sera al dormitorio luna –
 
Quella sera. Al dormitorio luna.
Ero fermo di fronte alla porta dell’ufficio del capo dormitorio Kuran.
Alzai la mano per bussare, ma non feci in tempo a toccare la porta che la voce di Kaname mi bloccò.
-Entra pure. Zero Kiryu –
Abbassai il braccio e aprii la porta.
L’atmosfera dell’ufficio del capo dormitorio era tetra e allo stesso tempo elegante.
Mi venne in mente solo un paragone da fare con essa.
Sembrava un Vampiro.
Al solo pensiero mi venne la nausea.
-Accomodati –
Feci qualche passo avanti.
Kaname era seduto su una poltrona con un bicchiere di acqua contenente una pastiglia ematica in mano.
-Siediti –
Mi avvicinai all’altra poltrona, ma non mi ci sedetti.
Restai in piedi a guardarlo.
La sua bocca si piegò in un sorriso ironico.
Anche lui si alzò.
-Perché mi hai chiamato? –
-Con calma Zero. Abbi pazienza –
Persi le staffe.
-Va bene. Non ho tempo da perdere io –
Mi diressi verso la porta.
Quando fui sulla soglia Kaname parlò.
-Non t’interessa sapere del vicino futuro di Yuki? –
Mi fermai.
Mi voltai a guardarlo.
-Parla –
-Fra una settimana partirò. Me ne andrò dall’accademia –
-Questo non è altro che un bene per tutti, lurido vampiro –
-Ho intenzione di chiedere a Yuki di venir via con me –
Una scarica elettrica mi attraversò per tutto il corpo.
Un ghigno gli increspò le labbra.
-Hai capito bene giovane Hunter –
-Non puoi farlo –
-E invece posso. Yuki è la mia promessa –
-Che cosa? –
Il mio cuore perse un colpo.
-Hai capito bene Zero. Yuki è la mia promessa da quando era molto piccola. Io ho tutto il diritto di portarla via con me e sono sicuro che non avrà niente in contrario –
-Sei un lurido …. –
Delle braccia mi afferrarono da dietro.
-Lasciami –
-Grazie del tempismo Aido –
-Come ti permetti di rivolgerti così al Nobile Kaname? Chiedi perdono –
Non gli risposi.
-Chiedi subito il suo perdono –
-Aido calmati. Va tutto bene –
-Lasciami –
-Fa come ti dice. Noi abbiamo finito –
 
FINE FLASH BACK

Strinsi le mano a pugno fino a perforarmi la pelle con le unghie.
<<  Non voglio che se ne vada. Non può andarsene >>
Con un dente mi bucai il labbro dal quale uscì un piccolo rivolo di sangue che subito asciugai.
Nel mio cuore sentivo come un buco.
Mi mancava qualcosa.
Mi mancava lei.
Era da anni che l’amavo e non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi.
Come potrebbe lei amare uno come me?
Come potrebbe lei mai volere un vampiro al suo fianco.
Non sarei mai potuto starle a fianco.
Non avrei mai potuto proteggerla dagli altri e da me stesso.
Avrei finito per farle del male.
Entrai nella mia stanza.
Chiusi la porta a chiave e mi sdraiai sul letto.
Delle lacrime uscirono dai miei occhi.
Mi mancava.
Mi mancava da morire.
Ogni giorno era una tortura averla così vicina e non poterla toccare.
Ogni giorno era una tortura amarla e non essere ricambiato.
Vedere lei che guardava con amore quel lurido vampiro.
Ogni giorno io morivo.
Poi la guardavo negli occhi. Quegli occhi che amavo. Quegli occhi che mi facevano rinascere tutte le volte.
La guardavo e vedevo in lei tutto ciò che amavo.
La guardavo e sapevo che sarei dovuto restare per lei.
Ma adesso, tutto è cambiato.
Adesso è lei che se ne vuole andare e sono io che so che non resterà.
Perché lei ama lui e non me.
Perché lui l’ha salvata e io l’ho solo usata.
Perché è la sua promessa, è tutto ciò che vuole.
Non resterà mai con me.
Non resterà mai per me.
Lei ha già fatto la sua scelta e la sua scelta è lui.
Chiudo gli occhi.
<< Ti amo >>
 
 
Ruka mi era appena venuta a chiamare.
-Il Nobile Kaname vuole vederti –
-Kaname vuole vedermi?! Sai il motivo? –
-Seguimi e lo scoprirai –
Ora stavo camminando dietro di lei verso il dormitorio luna, dove mi attendeva il capo dormitorio.
Salimmo un paio di rampe di scale, poi Ruka si fermò davanti ad una grande porta in legno laccato nero.
Entrò nella stanza prima di me e mi annunciò a Kaname.
-Entra pure piccola Yuki –
Entrai in quella grande stanza e mi diressi verso la scrivania.
-Accomodati –
Mi sedetti su una poltroncina li vicina.
Kaname si sedette di fronte a me.
-Come mai mi hai fatta chiamare? –
-Fra un settimana parto. Me ne vado dal collegio Cross. Volevo chiederti se vorresti venire con me –
Quella domanda mi lasciò di giacchio.
-E dove intenderesti andare? –
-Ritornerò nella casa dei miei genitori. Prima di rispondermi voglio che tu sappia che tu non sei una semplice ragazza per me. Yuki, tu da quando sei nata, sei la mia promessa sposa –
-Cosa? –
Vidi Kaname alzarsi e dirigersi verso la finestra dove si fermò a guardare fuori.
-Conoscevo i tuoi genitori Yuki. Li conoscevo molto bene sorella mia! –
“Sorella” che cosa intendeva. Non poteva intendere nel vero senso della parola. Non potevo davvero essere sua sorella.
-Sorella?! –
-Si Yuki. Tu sei mia sorella –
Non so cosa mi prese in quel momento, ma una sorta di disgusto mi prese dal più profondo.
-Mi dispiace Kaname, ma ora devo proprio andare –
Non poté fare in tempo a girarsi e non lasciarmi andare poiché io era già fuori dalla porta.
Continuavo a pensare alle parole di Kaname.
Mi diressi vero la mia aula, dove sapevo avrei trovato il libro.
Durante il tragitto restai muta come un pesce, non feci nemmeno uno di quei lunghissimi monologhi con me stessa che ero solita fare.
Era un’abitudine che avevo preso da piccola, prima che un ragazzino di nome Zero Kiryu entrasse nella mia vita.
All’epoca mi sentivo così sola! Non avevo nessuno con cui parlare.
I fantasmi del mio passato mi perseguitavano.
Avevo così tanta paura!
Il direttore non era sempre presente a casa e l’unica altra persona con cui avrei potuto parlare era la cameriera che si prendeva cura di me, ma che non aveva mai un attimo di tempo; era sempre presa con le faccende di casa.
Poi è arrivato Zero.
Un ragazzino silenzioso e solitario.
Anche scontroso a volte, ma nel profondo dolce.
Era arrivato così, da un momento all’altro.
Una sera avevo sentito qualcuno bussare alla porta.
-Marie, apri tu? –
Non ricevetti risposta.
Aspettai ancora un attimo.
Guardai fuori dalla finestra della mia camera.
Stava nevicando.
La neve mi aveva sempre fatto paura, almeno per quanto riuscivo a ricordare.
Ero poco propensa ad alzarmi dal comodo divano per avventurarmi verso la porta, aldilà della quale la neve scendeva lieve.
Avevo quasi rinunciato, quando altri due colpi alla porta mi convinsero ad andare ad aprire.
Piano mi alzai dal divano, spostai la coperta che avevo sulle ginocchia ed appoggiai la tazza di cioccolata fumante sul tavolino di legno lucido davanti al divano.
Quella sera, anche in casa faceva freddissimo.
Si gelava.
Raggiunsi la porta.
Piano, lentamente alzai la mano verso il pomello.
Mi fermai un istante prima di toccarlo.
E se al di là di quel sipario di legno ci fosse stato uno di quei mostri chiamati vampiri?
Mi sentivo bloccata.
Avevo paura.
Una paura che mi immobilizzava.
Poi…
-Yuki apri! Sono io. Sono papà –
Quella voce, quelle parole mi diedero il coraggio di afferrare il pomello e far scattare la serratura.
Appena la porta si fu aperta, un’aria gelida mi avvolse.
Aria di neve.
Quella consapevolezza mi fece gelare il sangue, l’unica cosa che fino a quel momento era rimasta calda.
Aprii ancora di più la porta, fino a quando non ebbi la completa visuale del direttore … e del ragazzo che teneva stretto a se, sotto la mantella.
Mi fermai a guardare quella strana figura.
I suoi capelli erano argentati, la sua pelle pallida.
Si teneva stretto nel mantello del direttore, ma non si avvicinava a lui.
Sembrava quasi che volesse tenersi lontano da tutto e da tutti.
Pian piano alzò gli occhi fino ad incrociare i miei.
Erano di un viola pallido, spento.
Il colore dei suoi occhi rispecchiava l’atmosfera che lo circondava e probabilmente anche il suo stato d’animo.
Mi soffermai a guardarlo, anzi, più che guardarlo lo stavo studiando.
Continuavo a fissarlo negli occhi senza dire una parola.
E lui faceva lo stesso con me.
Mi sentivo come se il suo sguardo volesse perforarmi l’anima.
Distolsi lo sguardo.
Non sapevo perché, ma in qualche modo mi sentivo legata a lui.
Il direttore interruppe il filo dei miei pensieri.
-Yuki, lui è Zero Kiryu. La sua famiglia è stata sterminata dai vampiri –
Il ragazzino continuava a fissarmi ed io fui costretta ad incrociare di nuovo i suoi occhi.
Il suo sguardo mi intimoriva. Il lui, attraverso quel contatto visivo, potevo leggere il vuoto.
C’era un’enorme vuoto in lui, un buco nella trama della sua anima.
Potevo vedere quanto quel buco fosse recente.
I confini difatti si stavano ancora, come dire, cicatrizzando. Come una ferita dopo poco che è stata inferta.
Piano parlai.
-Vieni con me –
Non si mosse.
A quel punto, anche se in ciabatte, avanzai verso di lui, nella neve.
Quando gli fui vicina, lo circondai con un braccio, invitandolo ad avanzare verso la casa.
Con mia sorpresa, alla minima pressione il ragazzo avanzò vero l’entrata.
Lo accompagnai.
Con la mano libera gli avevo stretto il braccio, in modo da rassicurarlo.
Forse però, stavo solo cercando di trovare protezione da ciò che mi spaventava dell’esterno quella notte.
Arrivata all’entrata, mi girai verso il direttore.
-Vai Yuki, non aspettarmi, io devo ancora fare una cosa. Ci vediamo più tardi –
Con un cenno del capo gli risposi, poi mi girai nuovamente verso zero.
Quando mi voltai incontrai le sue iridi violette.
Mi scrutavano.
Mi aspettavano.
Mi chiamavano con un urlo sordo e disperato.
Piano lo accompagnai in casa.
-Vieni con me –
Glielo sussurrai.
Lui mi guardava soppesando le mie azioni, come se si aspettasse che da un momento all’altro avrei cercato di ucciderlo.
Cercai di calmarlo.
-Ti preparo un bagno –
Restai un attimo nel bagno a togliermi di dosso il gelo di quella sera.
L’acqua scendeva calda nella vasca e invitava a entrarci.
Una dolce calura riempì la stanza.
Quando la vasca fu piena, andai a prendere Zero, il quale era rimasto fuori dalla porta.
-Entra, vieni –
Piano mi seguì all’interno del locale.
Quando gli toccati le mani scoprii che erano totalmente gelate.
A quel punto compresi che non sarebbe mai riuscito a svestirsi senza l’uso delle mani.
Così, con cautela, gliele presi tra le mie e gliele scaldai.
Ora lui non guardava più me. Guardava le nostre mani unite.
Il suo sguardo era sorpreso, quasi incredulo.
Vedendo sul suo viso quelle espressioni mi commossi.
Piano mi avvicinai a lui.
Quando vidi che non faceva niente per fermarmi.
Lo abbracciai, tenendolo stretto a me.
All’inizio mi sembrava quasi di stringere un palo talmente era rigido e immobile, poi, dopo un attimo anche lui si sciolse e ricambiò l’abbraccio.
Mi strinse a se.
Mi mise una mano sulla schiena e l’altra dietro la nuca.
Rimanemmo così per qualche attimo poi ci separammo.
Lo guardai ancora un attimo, poi mi diressi vero la porta.
All’improvviso sentii una mano afferrarmi un braccio.
Mi voltai di scatto.
Lo guardai.
Non voleva che me ne andassi.
-Vuoi che ti aiuti? –
Non parve capire subito.
-Vuoi che ti aiuti a svestirti? –
Non disse niente, l’unica cosa che fece fu lasciare il mio braccio e rimanere immobile di fronte a me.
Piano mi riavvicinai a lui.
Mi avvicinai quel tanto che bastava per non dover allontanare troppo le mani da me.
Più le tenevo vicine e più sentivo caldo.
Strano.
Con le mie dita fredde iniziai a sbottonargli la camicia.
Una volta finito gliela feci scivolare dalle spalle.
La piegai e la posai sul mobile di fianco al lavabo.
-Ora devo proprio uscire. Quando hai finito lì c’è un accappatoio, lo puoi usare –
Arrivai fino alla porta scorrevole del bagno.
La stavo aprendo quando una voce mi arrivò da dietro.
-Grazie –
Mi scaldò il cuore.
Quella fu l’unica parola che mi rivolse per più di una settimana.
Da quel momento siamo legati.
A quei ricordi un sorriso mi increspò le labbra.
Da allora le cose erano un po’ cambiate.
Ora, aveva la strana sensazione che l’amicizia tra lei e il ragazzo dai capelli argentati si stesse affievolendo, stesse trasformandosi.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal fatto che la ragazza era giunta a destinazione.
Aveva raggiunto l’aula.
Piano fece scorrere la porta dell’aula.
La classe era buia, l’unica luce che c’era era quella che proveniva dal corridoi.
Avanzai verso le gradinate di banchi.
Salii vari gradini, fino a raggiungere la mia fila.
Quando alzai lo sguardo dai gradini, mi accorsi che una figura era seduta al posto sopra il mio.
Una figura con i capelli d’argento.
-Zero. Che ci fai qui a quest’ora? –
Non ricevetti riposta.
-Zero –
Ancora niente.
Decisi di salire un altro gradino.
Mi immersi nella sua fila fino a raggiungere il suo posto.
-Zero –
Gli sussurrai quando gli fui vicina.
Non rispondeva.
Iniziavo a preoccuparmi.
Gli posai una mano sulla spalla.
Me la scansò bruscamente.
Che cosa stava succedendo?
-Zero cos’hai? –
Mi abbassai fino a essere al suo livello.
Teneva la testa tra le braccia, posata sul banco.
-Zero –
-Vattene. Lasciami solo –
-Zero, ma io… -
Gli appoggiai una mano sulla testa, ma lui me la scostò bruscamente.
A quel punto mi spazientii.
-E va bene. Fai come vuoi, io me ne vado a dormire –
Scesi un gradino ed andai a raccogliere il libro, poi mi diressi verso l’uscita.
Lui era sempre li fermo.
Quando feci per richiudermi la porta alle spalle lo vidi scattare in piedi.
Mi iniziò a seguire.
Io non mi voltai. Continuai imperterrita il mio tragitto verso la mia camera.
Cercai di distogliere l’attenzione dalla persona che mi stava seguendo e la focalizzai su tutt’altro.
All’improvviso mi ricordai che in camera quella sera non ci sarebbe stata la mia compagna di stanza ad aspettarmi.
Difatti, quella mattina era partita per le vacanze invernali.
Era tornata a casa dai suoi e non sarebbe tornata prima di una settimana.
Come avrei fatto io da sola?
Quando arrivai alla stanza, non feci in tempo ad aprire la porta, che mi ritrovai schiacciata tra il muro del corridoio e il corpo di Zero.
-Zero –
Teneva la testa bassa, le mani erano premute contro la parete, creando una specie di gabbia in torno a me.
Il suo viso era in ombra.
Era strano.
Molto strano.
Piano sollevai una mano in direzione del suo volto.
A metà strada circa ebbi timore di continuare, poi mi feci coraggio e la posai sulla sua guancia.
Rimasi sorpresa da ciò che vi trovai.
La guancia di Zero era bagnata.
Sollevai piano le dita fino a raggiungere i suoi occhi. Come a voler costatare che fosse quella la fonte dell’acqua che bagnava il suo viso.
Appena sotto gli occhi, le mie dita incontrarono grosse lacrime.
-Zero, cos’hai? –
Non mi rispose.
Piano gli presi una mano.
A quel punto lui sollevò lo sguardo.
I suoi occhi si allargarono quando sul mio viso trovarono un sorriso.
-Vieni con me –
Piano lo condussi all’interno della mia stanza.
Lo feci sedere e cercai di farlo calmare.
Mi sedetti accanto a lui.
-Zero, cos’hai? –
Niente, nessuna risposta.
-Perché piangevi? –
Nessuna risposta.
Il silenzio che seguiva ogni frase era pesante, colmo di domande.
Poi …
-Perché? –
La domanda mi lasciò paralizzata.
-Cosa perché? –
-Perché mi devi lasciare anche tu? –
Non sapevo cosa rispondere. La domanda mi aveva colto totalmente impreparata.
-Eh chi ha detto che ho intenzione  di lasciarti? –
-Yuki, non fingere con me. Lo so che sei la sorella di Kaname e che tu te ne andrai via con lui fra poche ore. Lo so! –
Come faceva a saperlo lui? Come faceva lui a conoscere delle cosa che neanche lei sapeva.
-Come scusa? Con chi dovrei andare io? –
-Oggi Kaname mi ha fatto chiamare e mi ha detto ciò che tu sei realmente e che tu saresti partita con lui tra poche ore –
-Io questo non l’ho mai detto e nessuno l’ha mai detto a me! –
Mi alzai di colpo dal letto.
Di colpo, una fortissima rabbia mi aveva investita.
Mi fermai al centro della stanza e gli voltai le spalle.
Lo sentii alzarsi a sua volta dal letto.
All’improvviso un paio di braccia forti e calde mi circondarono da dietro, stringendomi a lui.
Mi fece voltare verso di lui.
-Con questo intendi dire che non parti? –
-Non lo so, ci devo pensare. –
-Posso farti cambiare idea in qualche modo? –
-Non penso visto che non ho ancora un’idea –
-Yuki … -
Con una mano mi fece alzare il viso verso di lui.
Piano avvicinò il suo viso al mio ed io, con mi a enorme sorpresa lo lasciai fare.
Quando le nostre labbra si sfiorarono, ricevetti una violenta scossa per tutto il corpo.
Non so cosa mi disse di farlo, ma alzai una mano e la portai dietro la sua nuca.
Lo tirai di più a me.
Approfondii il bacio.
Ora anche le nostre lingue giocavano.
Mi sentii attirare a lui.
Le sue mani mi cinsero.
Mi teneva stretta a se.
Con grande dispiacere dovemmo separarci per riprendere fiato.
-Ti amo Yuki –
Non risposi.
Mi accoccolai contro il suo petto.
Con l’orecchio riuscivo a sentire il battito sfrenato del suo cuore.
Mi portai una mano al petto, per sentire il mio.
I nostri due cuori battevano allo stesso ritmo.
-Anche io Zero – 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vampire Knight / Vai alla pagina dell'autore: Learna