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Autore: Ruby__Eyes    07/10/2011    6 recensioni
Destiel, what else?!!
Dean si concede una serata di relax, o almeno ci prova! Cas arriva nel momento meno opportuno e...
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I personaggi di questa storia non mi appartengono (uffi!). Non scrivo a scopo di lucro ma solo perché ho bisogno di svuotare la mia testa (che è piena di stupidaggini!) e quello che scrivo non è reale ma è frutto della mia fantasia.

 

 

 

Il familiare frullio di ali anticipò l’arrivo di Castiel nella stanza.

Dean non si diede nemmeno la pena di muoversi dalla comoda posizione che aveva assunto sul letto: ormai era abituato ai grandi ingressi a sorpresa del suo angelo.

Quella sera aveva deciso di concedersi un po’ di relax approfittando dell’assenza di Sam – che era uscito a mangiare? Interrogare i testimoni dello strano omicidio su cui stavano indagando? Fare il bucato? Non lo aveva ascoltato – e di mettere in atto il suo personale programma per la serata perfetta.

Nessuno avrebbe potuto distoglierlo dai suoi piani, nemmeno quel rompiballe di un pennuto.

«Ciao, Dean» disse Castiel guardandolo con gli occhi lievemente socchiusi, come se lo stesse studiando.

Tutto ciò che ebbe in risposta dal cacciatore fu un mugolio di piacere.

«Dean?» ripeté l’angelo, questa volta con un’accentuata nota di curiosità nella voce di solito monocorde.

«Oooh, sì…» fece Dean, sempre parlando tra sé e sé, senza degnarsi di rispondere a Castiel.

Stava tenendo in mano qualcosa che l’angelo non aveva mai visto, qualcosa che aveva anche un profumo a lui sconosciuto.

«Cosa stai...»

«Cas, dannazione, vuoi stare un po’ zitto?»

«Ma volevo solo sapere cosa stai…»

«E ok, basta che la pianti con le domande. Vieni qui, siediti.»

Castiel tentennò un attimo guardando prima Dean e poi il punto sul letto che il cacciatore gli stava indicando battendo una mano sul materasso.

Dean sbuffò rumorosamente.

«Insomma, ti decidi? Non startene lì piantato nel mezzo della stanza come se avessi un manico di scopa su per il…»

«Va bene, arrivo… ecco» disse l’angelo, sedendosi finalmente accanto a Dean.

«Mi hai interrotto Cas, maledetto rompiscatole»

«Mi spiace. Però non mi hai ancora detto cos’è quello che…»

«Farò di meglio, ti farò provare. Sentirai che goduria…» rispose Dean con un sorrisetto malizioso; Castiel lo guardò con gli occhi sgranati pieni di qualcosa che poteva forse essere timore misto a desiderio.

 

«Allora?» chiese Dean rivolgendo un ghigno divertito all’angelo. «Ti piace?»

«Mmmm…» rispose semplicemente l’altro.

«Ne vuoi ancora?»

«Oh sì, Dean, ti prego»

«Serviti pure.»

 

Castiel si avventò sul sacchetto trasparente che Dean teneva in mano, portandoglielo via senza tanti complimenti.

«Ehi!» disse Dean, scocciato. «Va bene che ti ho detto di servirti, ma quelle sono le mie caramelle!»

Il cacciatore mise il broncio come un bambino, incrociando le braccia al petto.

L’angelo non gli prestò però la minima attenzione, preso com’era dall’osservare i meravigliosi colori e le strane forme delle caramelle gommose; dopo averle studiate attentamente ne scelse una azzurra e bianca, a forma di delfino, e la pescò dal sacchetto con le sue belle dita affusolate. Con lentezza portò la caramella alle labbra, indeciso se morderla o metterla direttamente tutta in bocca; dopo un attimo decise per la seconda opzione ed emise subito dopo un basso mugolio d’approvazione.

Dean ne approfittò per riprendersi il sacchetto e si mise a frugare senza tanti complimenti finché non tirò fuori qualcosa che lo fece esultare.

«Oddio, queste sono sempre state le mie preferite in assoluto, Cas!»

«Cosa?» rispose l’angelo, ancora in estasi per il delfino appena mangiato.

Dean lo strattonò per la manica del trench.

«Guarda, Cas!» gli disse con gli occhi che sprizzavano stelline e piccoli arcobaleni.

L’angelo gli rivolse finalmente la sua attenzione e vide che il ragazzo teneva sul palmo della mano, guardandola in modo quasi affettuoso, una caramella gommosa rossa a forma di bocca.

«Queste erano le mie preferite: non so perché, ma quando da bambini papà ci comprava le caramelle io facevo sempre il diavolo a quattro per accaparrarmele tutte! Non trovi che abbiano una forma bellissima?» disse Dean, con tono sognante.

Poi alzò lo sguardo sull’angelo, seduto di fronte a lui, e aggiunse, con tono più basso e quasi sovrappensiero: «Ehi, queste labbra assomigliano un po’ alle tue sai, con questa forma a cuore…»

A quelle parole Castiel arrossì impercettibilmente e, sentendo gli occhi del ragazzo puntati sulle proprie labbra, d’istinto abbassò lo sguardo; Dean decise di porre fine a quel momento d’imbarazzo e si mise a giocare con la caramella, posizionandola davanti alla bocca e iniziando a parlare con una voce volutamente stupida fino a quando non riuscì a strappare un mezzo sorriso all’angelo.

Solo allora decise di mangiarla ponendo fine a quelle buffonate.

«Dean?»

«Mm?»

«Davvero?»

«Cosa?»

«Assomigliano alle mie?»

«Ehm, un po’, sì…»

«Hai detto che trovavi bellissima la loro forma, quindi anche le mia labbra hanno una forma bellissima e… a cuore?» chiese timidamente, portando la mano a sfiorare il suo labbro superiore.

Dean sbuffò di nuovo, spazientito, poi frugò di nuovo nel sacchetto.

«Tieni!»

«Pensavo fossero le tue preferite»

«Bhe, è l’ultima caramella-bocca rimasta e voglio che la assaggi. In fondo io ne ho mangiate a centinaia negli anni mentre tu, povero sfigatello, hai tirato avanti per millenni senza queste meraviglie!»

«Grazie» disse semplicemente Castiel e, dopo un momento di silenzio, iniziò anche lui a giocare con la caramella, imitando i gesti compiuti da Dean poco prima; il ragazzo non poté evitare di ridere.

«Ooh, vieni qui!» disse, strattonando di nuovo l’angelo e trascinandoselo vicino; allo sguardo stupito di Castiel, Dean rispose con un sorriso che non prometteva nulla di buono, poi si sporse, invadendo decisamente lo spazio personale dell’altro, e morse la caramella che lui teneva davanti alla propria bocca fino a sfilargliela dalle dita.

Nel farlo si premurò di sfiorare con le sue le labbra di Castiel; l’angelo rimase immobile per qualche attimo, trattenendo il respiro. Dean intanto staccò metà della caramella e la mangiò con soddisfazione, beandosi degli occhi blu che lo fissavano; poi si avvicinò di nuovo all’angelo e lo imboccò con l’altra metà della caramella, facendo in modo di accarezzare con le dita le sue labbra.

Castiel masticò lentamente, sempre guardando Dean con occhi degni di un cerbiatto, e il ragazzo, malizioso, leccò appena la punta delle sue dita, senza mai interrompere il contatto visivo con l’angelo.

Castiel inghiottì piuttosto rumorosamente.

«Dean?»

«Mm? Che c’è, ne vuoi ancora?»

«Pensavo fossero finite…»

«Non mi riferivo alle caramelle.»

Senza attendere una risposta, Dean azzerò le distanze e posò un lieve bacio sulle labbra del suo angelo, solo un piccolo bacio casto e dolcissimo – ‘roba da femminucce’ pensò Dean, anche se in realtà sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

Si scostò subito dopo per controllare la reazione di Castiel e lo trovò ancora con gli occhi sbarrati e colmi di sorpresa.

«Cas, tutto ok?»

«Sì, credo di sì»

«Non è stato poi così male, no?»

«È stato… bello»

«Riproviamo, ma tu collabora un po’ per favore, non startene lì impalato come uno stoccafisso» lo prese in giro Dean, portando una mano al suo collo e facendolo avvicinare.

Castiel decise mentalmente che non voleva essere uno stoccafisso, e questa volta fu lui a sfiorare per primo le labbra di Dean, appoggiando contemporaneamente una mano sulla nuca del ragazzo. Si assaporarono lentamente, con baci gentili e appena accennati, poi Dean cedette all’impulso di succhiare il labbro superiore di Castiel – Dio, per quanto tempo aveva sognato di farlo! – e l’angelo lo lasciò fare sorprendendosi dell’intensità di quella sensazione, poi imitò il gesto di Dean suggendo a sua volta le sue labbra e strappandogli un sospiro di sorpresa e piacere. Infine schiuse le labbra e lasciò che Dean approfondisse il bacio, copiando subito dopo le azioni del ragazzo e baciandolo con un trasporto che fece stupire piacevolmente Dean.

Si separarono dopo un po’ solo per riprendere fiato.

«Woohoo, angioletto, mi sono sbagliato sul tuo conto, non sei affatto il merluzzo surgelato che credevo… che io sia dannato! Quel bacio, baby, era… wow, era…»

«Tu parli troppo, Dean» lo interruppe Castiel; in un attimo gli fu di nuovo addosso, questa volta con maggior forza, e lo fece stendere sistemandosi poi sopra di lui e continuando a baciarlo.

«Cas…» riuscì a malapena a mormorare Dean, mentre intrecciava freneticamente le dita tra i capelli scuri e morbidi dell’angelo e si godeva la sensazione di quel corpo che aderiva perfettamente al suo.

Castiel si scostò giusto il tempo di sfilarsi il trench e la giacca del completo, mentre Dean lo aiutò a levarsi la cravatta lanciandola poi chissà dove; la stanza sembrò all’improvviso un forno per quanto quei due stavano bruciando l’uno per l’altro.

Fu quindi uno shock per entrambi quando una corrente d’aria gelida li investì in pieno, senza preavviso; subito si bloccarono e si girarono verso la porta spalancata davanti alla quale un Sam decisamente sconvolto li fissava senza aprire bocca.

Rimasero anche loro immobili e muti, tenendo ancora le mani l’uno addosso all’altro.

Il nuovo arrivato lasciò vagare lo sguardo attraverso la camera: la cravatta blu di Castiel penzolava dal lampadario, il trench era ammucchiato accanto al letto vicino ad un sacchetto di caramelle mezze rovesciate a terra, la giacca del completo era buttata a metà tra il comodino e l’altro letto.

Sembrò passare un’eternità, poi finalmente Sam riprese l’uso della parola: «Ma che diavolo?»

«Stavamo mangiando le caramelle gommose, Samuel» rispose Castiel, a cavalcioni sopra suo fratello.

Il sopracciglio di Sam si arcuò tanto da raggiungere l’attaccatura dei capelli e, se solo avesse potuto, sarebbe arrivato fin sul soffitto.

 

 

 

Piccolo angolo dell’autrice

Questa storiella altamente stupida è stata creata per la challenge (inesistente) ‘Caramelle gommose a forma di labbra’ indetta dalla sottoscritta e dalla Sammy-Anna-Fanny (perché stare al parchetto la domenica pomeriggio fa male!), che si becca anche il mio specialissimo ringraziamento per essere la mia consigliera personale! Grazie, pucci, senza di te tutto ciò non esisterebbe (è un bene? È un male? Non lo so!), quindi tanti cuori e unicorni felici a te!

Grazie a chiunque si fermerà a leggere!

Kisses,

Vale

 

 

 

  
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