I
personaggi di questa storia non mi appartengono (uffi!). Non scrivo a
scopo di
lucro ma solo perché ho bisogno di svuotare la mia testa
(che è piena di
stupidaggini!) e quello che scrivo non è reale ma
è frutto della mia fantasia.
Il
familiare frullio di ali anticipò l’arrivo di
Castiel nella stanza.
Dean non
si diede nemmeno la pena di muoversi dalla comoda posizione che aveva
assunto
sul letto: ormai era abituato ai grandi ingressi a sorpresa del suo
angelo.
Quella
sera aveva deciso di concedersi un po’ di relax approfittando
dell’assenza di
Sam – che era uscito a mangiare? Interrogare i testimoni
dello strano omicidio
su cui stavano indagando? Fare il bucato? Non lo aveva ascoltato
– e di mettere
in atto il suo personale programma per la serata perfetta.
Nessuno
avrebbe potuto distoglierlo dai suoi piani, nemmeno quel rompiballe di
un
pennuto.
«Ciao,
Dean»
disse Castiel guardandolo con gli occhi lievemente socchiusi, come se
lo stesse
studiando.
Tutto
ciò
che ebbe in risposta dal cacciatore fu un mugolio di piacere.
«Dean?»
ripeté l’angelo, questa volta con
un’accentuata nota di curiosità nella voce di
solito monocorde.
«Oooh,
sì…» fece Dean, sempre parlando tra
sé e sé, senza degnarsi di rispondere a
Castiel.
Stava
tenendo in mano qualcosa che l’angelo non aveva mai visto,
qualcosa che aveva
anche un profumo a lui sconosciuto.
«Cosa
stai...»
«Cas,
dannazione, vuoi stare un po’ zitto?»
«Ma
volevo solo sapere cosa stai…»
«E
ok,
basta che la pianti con le domande. Vieni qui, siediti.»
Castiel
tentennò un attimo guardando prima Dean e poi il punto sul
letto che il
cacciatore gli stava indicando battendo una mano sul materasso.
Dean
sbuffò rumorosamente.
«Insomma,
ti decidi? Non startene lì piantato nel mezzo della stanza
come se avessi un
manico di scopa su per il…»
«Va
bene,
arrivo… ecco» disse l’angelo, sedendosi
finalmente accanto a Dean.
«Mi
hai
interrotto Cas, maledetto rompiscatole»
«Mi
spiace. Però non mi hai ancora detto
cos’è quello che…»
«Farò
di
meglio, ti farò provare. Sentirai che
goduria…» rispose Dean con un sorrisetto
malizioso; Castiel lo guardò con gli occhi sgranati pieni di
qualcosa che
poteva forse essere timore misto a desiderio.
«Allora?»
chiese Dean rivolgendo un ghigno divertito all’angelo.
«Ti piace?»
«Mmmm…»
rispose semplicemente l’altro.
«Ne
vuoi
ancora?»
«Oh
sì,
Dean, ti prego»
«Serviti
pure.»
Castiel
si avventò sul sacchetto trasparente che Dean teneva in
mano, portandoglielo
via senza tanti complimenti.
«Ehi!»
disse Dean, scocciato. «Va bene che ti ho detto di servirti,
ma quelle sono le mie
caramelle!»
Il
cacciatore mise il broncio come un bambino, incrociando le braccia al
petto.
L’angelo
non gli prestò però la minima attenzione, preso
com’era dall’osservare i
meravigliosi colori e le strane forme delle caramelle gommose; dopo
averle
studiate attentamente ne scelse una azzurra e bianca, a forma di
delfino, e la
pescò dal sacchetto con le sue belle dita affusolate. Con
lentezza portò la
caramella alle labbra, indeciso se morderla o metterla direttamente
tutta in
bocca; dopo un attimo decise per la seconda opzione ed emise subito
dopo un
basso mugolio d’approvazione.
Dean ne
approfittò per riprendersi il sacchetto e si mise a frugare
senza tanti
complimenti finché non tirò fuori qualcosa che lo
fece esultare.
«Oddio,
queste sono sempre state le mie preferite in assoluto, Cas!»
«Cosa?»
rispose l’angelo, ancora in estasi per il delfino appena
mangiato.
Dean lo
strattonò per la manica del trench.
«Guarda,
Cas!» gli disse con gli occhi che sprizzavano stelline e
piccoli arcobaleni.
L’angelo
gli rivolse finalmente la sua attenzione e vide che il ragazzo teneva
sul palmo
della mano, guardandola in modo quasi affettuoso, una caramella gommosa
rossa a
forma di bocca.
«Queste
erano le mie preferite: non so perché, ma quando da bambini
papà ci comprava le
caramelle io facevo sempre il diavolo a quattro per accaparrarmele
tutte! Non
trovi che abbiano una forma bellissima?» disse Dean, con tono
sognante.
Poi
alzò
lo sguardo sull’angelo, seduto di fronte a lui, e aggiunse,
con tono più basso
e quasi sovrappensiero: «Ehi, queste labbra assomigliano un
po’ alle tue sai,
con questa forma a cuore…»
A quelle
parole Castiel arrossì impercettibilmente e, sentendo gli
occhi del ragazzo
puntati sulle proprie labbra, d’istinto abbassò lo
sguardo; Dean decise di
porre fine a quel momento d’imbarazzo e si mise a giocare con
la caramella,
posizionandola davanti alla bocca e iniziando a parlare con una voce
volutamente stupida fino a quando non riuscì a strappare un
mezzo sorriso
all’angelo.
Solo
allora decise di mangiarla ponendo fine a quelle buffonate.
«Dean?»
«Mm?»
«Davvero?»
«Cosa?»
«Assomigliano
alle mie?»
«Ehm,
un
po’, sì…»
«Hai
detto che trovavi bellissima la loro forma, quindi anche le mia labbra
hanno
una forma bellissima e… a cuore?» chiese
timidamente, portando la mano a
sfiorare il suo labbro superiore.
Dean
sbuffò di nuovo, spazientito, poi frugò di nuovo
nel sacchetto.
«Tieni!»
«Pensavo
fossero le tue preferite»
«Bhe,
è
l’ultima caramella-bocca rimasta e voglio che la assaggi. In
fondo io ne ho
mangiate a centinaia negli anni mentre tu, povero sfigatello, hai
tirato avanti
per millenni senza queste meraviglie!»
«Grazie»
disse semplicemente Castiel e, dopo un momento di silenzio,
iniziò anche lui a
giocare con la caramella, imitando i gesti compiuti da Dean poco prima;
il
ragazzo non poté evitare di ridere.
«Ooh,
vieni qui!» disse, strattonando di nuovo l’angelo e
trascinandoselo vicino;
allo sguardo stupito di Castiel, Dean rispose con un sorriso che non
prometteva
nulla di buono, poi si sporse, invadendo decisamente
lo spazio personale dell’altro, e morse la caramella che lui
teneva davanti
alla propria bocca fino a sfilargliela dalle dita.
Nel farlo
si premurò di sfiorare con le sue le labbra di Castiel;
l’angelo rimase immobile
per qualche attimo, trattenendo il respiro. Dean intanto
staccò metà della
caramella e la mangiò con soddisfazione, beandosi degli
occhi blu che lo
fissavano; poi si avvicinò di nuovo all’angelo e
lo imboccò con l’altra metà
della caramella, facendo in modo di accarezzare con le dita le sue
labbra.
Castiel
masticò lentamente, sempre guardando Dean con occhi degni di
un cerbiatto, e il
ragazzo, malizioso, leccò appena la punta delle sue dita,
senza mai interrompere
il contatto visivo con l’angelo.
Castiel
inghiottì piuttosto rumorosamente.
«Dean?»
«Mm?
Che
c’è, ne vuoi ancora?»
«Pensavo
fossero finite…»
«Non
mi
riferivo alle caramelle.»
Senza
attendere una risposta, Dean azzerò le distanze e
posò un lieve bacio sulle
labbra del suo angelo, solo un piccolo bacio casto e dolcissimo
– ‘roba da
femminucce’ pensò Dean, anche se in
realtà sentì un brivido corrergli lungo la
schiena.
Si
scostò
subito dopo per controllare la reazione di Castiel e lo
trovò ancora con gli
occhi sbarrati e colmi di sorpresa.
«Cas,
tutto ok?»
«Sì,
credo
di sì»
«Non
è
stato poi così male, no?»
«È
stato…
bello»
«Riproviamo,
ma tu collabora un po’ per favore, non startene lì
impalato come uno
stoccafisso» lo prese in giro Dean, portando una mano al suo
collo e facendolo
avvicinare.
Castiel
decise
mentalmente che non voleva essere uno stoccafisso, e questa volta fu
lui a
sfiorare per primo le labbra di Dean, appoggiando contemporaneamente
una mano
sulla nuca del ragazzo. Si assaporarono lentamente, con baci gentili e
appena
accennati, poi Dean cedette all’impulso di succhiare il
labbro superiore di
Castiel – Dio, per quanto tempo aveva sognato di farlo!
– e l’angelo lo lasciò
fare sorprendendosi dell’intensità di quella
sensazione, poi imitò il gesto di
Dean suggendo a sua volta le sue labbra e strappandogli un sospiro di
sorpresa
e piacere. Infine schiuse le labbra e lasciò che Dean
approfondisse il bacio,
copiando subito dopo le azioni del ragazzo e baciandolo con un
trasporto che fece
stupire piacevolmente Dean.
Si
separarono dopo un po’ solo per riprendere fiato.
«Woohoo,
angioletto, mi sono sbagliato sul tuo conto, non sei affatto il
merluzzo surgelato
che credevo… che io sia dannato! Quel bacio, baby,
era… wow, era…»
«Tu
parli
troppo, Dean» lo interruppe Castiel; in un attimo gli fu di
nuovo addosso,
questa volta con maggior forza, e lo fece stendere sistemandosi poi
sopra di
lui e continuando a baciarlo.
«Cas…»
riuscì a malapena a mormorare Dean, mentre intrecciava
freneticamente le dita
tra i capelli scuri e morbidi dell’angelo e si godeva la
sensazione di quel
corpo che aderiva perfettamente al suo.
Castiel
si scostò giusto il tempo di sfilarsi il trench e la giacca
del completo,
mentre Dean lo aiutò a levarsi la cravatta lanciandola poi
chissà dove; la
stanza sembrò all’improvviso un forno per quanto
quei due stavano bruciando
l’uno per l’altro.
Fu quindi
uno shock per entrambi quando una corrente d’aria gelida li
investì in pieno,
senza preavviso; subito si bloccarono e si girarono verso la porta
spalancata
davanti alla quale un Sam decisamente sconvolto li fissava senza aprire
bocca.
Rimasero
anche loro immobili e muti, tenendo ancora le mani l’uno
addosso all’altro.
Il nuovo
arrivato lasciò vagare lo sguardo attraverso la camera: la
cravatta blu di
Castiel penzolava dal lampadario, il trench era ammucchiato accanto al
letto
vicino ad un sacchetto di caramelle mezze rovesciate a terra, la giacca
del
completo era buttata a metà tra il comodino e
l’altro letto.
Sembrò
passare un’eternità, poi finalmente Sam riprese
l’uso della parola: «Ma che
diavolo?»
«Stavamo
mangiando le caramelle gommose, Samuel» rispose Castiel, a
cavalcioni sopra suo
fratello.
Il
sopracciglio di Sam si arcuò tanto da raggiungere
l’attaccatura dei capelli e,
se solo avesse potuto, sarebbe arrivato fin sul soffitto.
Piccolo
angolo dell’autrice
Questa
storiella altamente stupida è stata creata per la challenge
(inesistente) ‘Caramelle gommose a forma di labbra’
indetta dalla sottoscritta
e dalla Sammy-Anna-Fanny (perché stare al parchetto la
domenica pomeriggio fa
male!), che si becca anche il mio specialissimo ringraziamento per
essere la
mia consigliera personale! Grazie, pucci, senza di te tutto
ciò non esisterebbe
(è un bene? È un male? Non lo so!), quindi tanti
cuori e unicorni felici a te!
Grazie
a chiunque si fermerà a leggere!
Kisses,
Vale