Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: valentinamiky    07/10/2011    12 recensioni
Seconda classificata al contest "Un cucciolo tutto per me" indetto da Fabry. Si ringrazia Shurei per il bellissimo banner *ç*
Dal cap.1: "Il principe Arthur osservava il suo valletto e Sir Parsifal sull’orlo di una crisi isterica, in attesa di delucidazioni. Ma i due ragazzi non riuscivano a spiegare in alcun modo come si fosse giunti a quell’increscioso malinteso. Il tutto, mentre Gwaine se la rideva di gusto e sotto lo sguardo vigile di... “Merlin”."
Dal cap.2: "Il futuro re guardò casualmente la pallina nera che il sottoposto teneva stretto e ghignò.
-Quello è per il banchetto?-
Gwaine lo fulminò con lo sguardo, oltraggiato.
-Non oserete mangiare Merlin!-
Il principe strabuzzò gli occhi.
-Non pensavo che...Cielo, Gwaine, sei un fanatico! Gli hai perfino messo un fazzoletto al collo e lo hai chiamato come lui? Personalmente, penso sarebbe meglio se gli confessassi i tuoi sentimenti!-"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dunque...inizio col dire che sono commossa *_*
Fin'ora, sembra che questa sia la storia più seguita tra quelle che ho scritto! (Anche se forse, è merito del coniglio XD)
Quindi mi pare doveroso ringraziare tutte voi, che avete letto, commentato, aggiunto la storia tra le preferite e le seguite: Il_Genio_del_Male, XMoonyx, elfin emrys, Chiby Rie_chan, frida_E, Agito, cassy_star, catrock91, Charlie_Winchester, Clhoe, Dors, fliflai, Fyki, gaarashun, ginnyx, Sara_Matta, SilviAngel e Sui. GRAZIE, anche a tutti coloro che hanno semplicemente letto!
Poi...che altro dovevo dire? Ah! Sì, sì: il terzo (e ultimo) capitolo è a buon punto ^__^
Se poi Arthur collaborasse, mi farebbe un piacere. Invece, se ne sta alla scrivania a guardarmi torvo...bah! Chissà poi perché!
Spero che ora la grandezza dei caratteri vada bene =)


AVVISO: questo capitolo potrebbe contenere scene cruente, ma ci tengo a precisare che nessun coniglio è stato maltrattato in fase di scrittura!



Arthur e Gwaine
 

 
Quando Gwaine si ritrovò davanti agli occhi un coniglietto nano, nero, con gli occhi blu come zaffiri e un fazzoletto del medesimo colore legato al collo, sbatté più volte le palpebre, confuso.
Boccheggiò, senza riuscire a dire nulla di sensato, almeno finchè il cucciolo non balzò tra le sue gambe, sfiorando uno stivale con la zampetta.
-Amico, sei tu?- soffiò incredulo, sollevando la pallina nera. –Ma che ti è successo?-
Ne aveva viste di tutti i colori, da quando era giunto a Camelot, ma mai aveva assistito ad una simile trasmutazione. Quella sì che era stregoneria!
Era Merlin, di sicuro.
Come poteva esserne certo? Beh, semplice.
Il modo in cui lo fissava, con i suoi occhietti dolci e profondi, lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Quel coniglietto era proprio il servitore del principe, non aveva dubbi!
Si schiarì la voce, per allontanare il desiderio di stringerlo e coccolarlo. Maledizione, per quanto potesse essere adorabile quel botolo di pelo, era pur sempre il suo migliore amico e se avesse fatto una cosa così imbarazzante, una volta tornato umano, non sarebbe più riuscito a guardarlo in faccia!
“E ora? Pensa, Gwaine...pensa!”
Le elucubrazioni del giovane furono bruscamente interrotte dal richiamo di una donna corpulenta.
-Oh, signora Wister! Buongiorno a lei! Sempre splendente, fiore tra i fiori!- la elogiò, inchinandosi leggermente e baciandole la mano grassoccia.
Il donnone rise.
-Sir Gwaine, siete un adulatore nato!-
-Cosa posso fare per voi?- sorrise il castano, agitando la testa per scostare un fastidioso ciuffo di capelli dall’occhio sinistro. Il gesto ebbe l’effetto di far sospirare almeno un paio di donzelle trasognate, attorno a lui.
-Mi domandavo se per caso vi fosse capitato di vedere Merlin. Doveva passare a ritirare un bracciale, ma non l’ho più visto e sono un po’ preoccupata- confessò la fioraia.
Il cavaliere spostò rapidamente lo sguardo dalla donna al bracciale di orchidee che teneva in mano. Poi, sul coniglio che teneva in braccio. Quindi tornò a guardare la signora.
-Oh, temo che sia stato trattenuto in altri impegni. Lo dia a me, lo recapiterò personalmente- assicurò, porgendo una moneta dorata alla fioraia.
-Vi ringrazio, Sir Gwaine. E salutate Merlin da parte mia!- lo congedò, riponendo il braccialetto in un grazioso pacchettino, decorato con fiori e foglie essiccati.
Il giovane sospirò.
Quella faccenda non gli piaceva affatto.
Si affrettò verso la cittadella, diretto alla casa del cerusico: era risaputo che Gaius avesse sempre una soluzione, non solo per le malattie, ma anche per le questioni magiche. Tra loro, era il più anziano e certamente, spulciando tra i suoi polverosi appunti avrebbe trovato il modo di far tornare umano il suo amico.
Era già pronto a sgattaiolare su per le scale, quando una mano grossa e decisa afferrò la sua spalla, costringendo il cavaliere a voltarsi: si ritrovò ad un palmo dal naso di Arthur.
-Buongiorno Sire. Dormito bene?- sorrise, sornione.
-Come un ghiro in letargo- il ghigno del biondino era troppo affabile, sintomo evidente del suo pessimo umore.
-La cosa mi rende felice. Vogliate scusarmi- il castano provò a sfuggire dalle grinfie del principe, ma quello fu più svelto di una faina nel ripescarlo.
-Hai visto Merlin, per caso?- gli occhi azzurri lo scrutavano, indagatori, minacciando lapilli alla prima avvisaglia di risposta poco gradita.
-Ecco...io...- cosa doveva fare? Ammettere di avere il valletto reale tra le braccia?
Il futuro re guardò casualmente la pallina nera che il sottoposto teneva stretto e ghignò.
-Quello è per il banchetto?-
Gwaine lo fulminò con lo sguardo, oltraggiato.
-Non oserete mangiare Merlin!-
Il principe strabuzzò gli occhi.
-Non pensavo che...Cielo, Gwaine, sei un fanatico! Gli hai perfino messo un fazzoletto al collo e lo hai chiamato come lui? Personalmente, penso sarebbe meglio se gli confessassi i tuoi sentimenti!- scosse il capo, fraintendendo.
Nonostante le parole, però, la sola idea che il cavaliere si dichiarasse al suo servitore, gli dava parecchio fastidio. Solo perché una possibile relazione tra i due, li avrebbe distratti dai loro impegni, si disse.
Il castano aprì la bocca in una “O” perfetta, indignato.
-Merlin ha proprio ragione quando afferma che siete un asino! Ma non vi rendete conto che questo è il vostro servitore? È opera della magia! E poi, scusate, ma quali sentimenti e sentimenti?-
Arthur perse metà del discorso: la sua mente era rimasta a “Questo è il vostro servitore”.
-Ne sei sicuro?- biascicò, sotto shock.
-Certo! A proposito, immagino che questo fosse per voi. Anzi, per Gwen!- borbottò il cavaliere sottovoce, porgendo furtivo al suo signore il sacchettino contenente il bracciale.
-Lo aveva lui?- chiese conferma, indicando allibito il coniglio, che in tutta risposta si voltò, come se il principe lo avesse appena offeso in modo imperdonabile.
-Non ha fatto in tempo a ritirarlo, purtroppo. Quando l’ho trovato, era nei pressi della bancarella di fiori.-
Arthur non sapeva se scoppiare a ridere e prendere in giro il servitore per quelle orecchie (doveva ammetterlo, avrebbe dovuto riconoscerlo proprio grazie a quelle) o sentirsi in colpa per averlo maledetto, quando svegliandosi, si era reso conto di che veglia fosse. Era ovvio che il poveretto non fosse riuscito ad assolvere ai propri doveri, in quelle misere condizioni.
Sbuffò, mettendo a tacere il dilemma e prendendo il coniglio in braccio.
-Chiama Gaius, io cercherò di impedire che finisca nelle cucine- ordinò infine.
Il cavaliere annuì e con agilità sparì sulle scale.
 
Arthur aveva nascosto il coniglio sotto la giacca rossa e si era affrettato a raggiungere le sue stanze, sperando di non essere intercettato da nessuno durante il percorso. Proprio mentre si accingeva ad abbassare la maniglia ed entrare nella camera reale però, una voce lo raggiunse dal fondo del corridoio. Purtroppo per lui, il proprietario sembrava troppo giovane perché fosse il cerusico.
-Sire, vostro zio ha chiesto di voi.- lo informò Sir Leon, con un cenno rispettoso.
Il Principe si strinse la giacca addosso, per nascondere meglio l’animaletto; se il suo sottoposto notò il rigonfiamento del pesante tessuto, non lo diede a vedere.
-Riferisci che sarò da lui tra un attimo-
Appena il cavaliere si congedò, il biondo si abbandonò a un sospiro di sollievo e sparì all’interno della sua stanza.
Si guardò attorno, cercando un luogo dove nascondere il suo valletto, che nel frattempo aveva iniziato a sgranocchiare le decorazioni del suo pacchetto.
-Non ti azzardare, Merlin! Quello è il regalo di Gwen!- sbottò, allontanando con un gesto rapido e secco la confezione dalle grinfie dell’erbivoro, che zigò contrariato.
Arthur sbuffò.
-Ho capito, hai fame. Ti porterò...qualcosa. Ma tu non azzardarti a toccare il bracciale, o finirai alla gogna!-
Il coniglio reclinò il capo, quindi balzò in terra, per grattarsi il collo con una zampina.
-Come sarebbe a dire che non te ne importa niente?- il principe quasi urlò, dandosi immediatamente dell’idiota: forse, in quelle condizioni, il suo servitore non era in grado di capirlo. Diamine, stava parlando con un coniglio, che cosa stupida!
-Devo andare, tu non ti muovere- sibilò minaccioso, puntando un dito contro la creatura, che arricciò il naso, bloccandosi all’istante.
Arthur gonfiò il petto e annuì soddisfatto, quindi si recò nella sala del trono, dove lo attendeva Agravaine.
 
-Dove ti eri cacciato?- Gaius si voltò, appena la porta si aprì cigolando. Ma quello che si ritrovò dinnanzi, non fu il viso del suo protetto, bensì quello intraprendente di Gwaine
-Oh, perdonatemi, ero certo che fosse...-
-Lo so, Merlin- lo interruppe il giovane, con un sorriso tirato. –L’ho appena affidato al principe-
Gaius girò su sé stesso, con in mano due ampolle, contenenti un liquido bluastro ed uno giallognolo.
-“Affidato”?-
Il cavaliere si grattò la nuca: non sapeva proprio da dove cominciare.
-Merlin è un coniglio- lo informò.
Il cerusico fece una smorfia sospettosa.
-Siete stato alla taverna di prima mattina?-
-Non ho bevuto, Gaius. Merlin è vittima di un incantesimo! Si è trasformato in un coniglio!-
Il medico lo scrutò dubbioso.
-Ne siete certo?-
-Avete mai visto un coniglio andarsene in giro con un fazzoletto al collo?-
Il mentore del ragazzo abbandonò le ampolle sul tavolo di legno, muovendo dei passi acciaccati verso l’uscita.
-Dov’è?- domandò, vagamente irritato: in quel palazzo non aveva mai un istante di pace. Come poteva preparare le sue medicine, se veniva interrotto in continuazione per ogni misera sciocchezza?
Inoltre, quella storia aveva dell’assurdo: Merlin, un coniglio? Impossibile!
Certo, Camelot era impregnata di magia fin nelle fondamenta; ma che il suo protetto si fosse trasformato di punto in bianco in un leporide, gli pareva eccessivo.
-Ve l’ho detto, l’ho affidato al principe. Lo avrà portato nelle sue stanze.- rispose, affrettandosi a seguire il medico di corte, già diretto verso gli alloggi del giovane Pendragon.
 
Se c’era una cosa che Sir Parsifal adorava, era starsene seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero, inspirando a pieni polmoni il profumo di sottobosco e beandosi del cinguettare circostante.
Possibilmente, leggendo un buon libro.
Era in quella radura da ore e se ne rese conto solo quando l’aria fredda lo fece rabbrividire. Si alzò per sgranchirsi le gambe: doveva tornare al castello, prima dei rintocchi dell’ora nona, o il principe lo avrebbe rimproverato per il ritardo agli addestramenti.
Ripose lo scritto nella saccoccia e cercò con lo sguardo il sentiero poco distante.
Stava già percorrendo a ritroso la stradina quando un rumore di rami spezzati lo allertò; velocemente, portò la mano sull’elsa della spada, pronto ad impugnarla per contrattaccare, in caso di necessità. Scrutò con attenzione ogni angolo del bosco, reattivo.
Una sagoma indistinta si mosse, oltre un cespuglio e il cavaliere sguainò la lama d’acciaio.
-Chi è là?- gridò.
Non ottenne alcuna risposta, ma in compenso, davanti ai suoi occhi si palesò una persona esile e barcollante. I capelli avevano un aspetto scarmigliato, con le foglie secche rimaste impigliate tra le ciocche brune.
-Merlin! Cos’è successo?- il ragazzo ripose la spada, correndo incontro al giovane, che aveva ormai riconosciuto: appariva sfinito ed il pallore sul suo viso era ben poco rassicurante.
Prima che riuscisse a raggiungerlo,infatti, il mago si accasciò al suolo privo si sensi. Il cavaliere si affrettò a soccorrerlo per scoprire che la sua fronte era a dir poco bollente.
Aprì la casacca, estraendone una maglia pesante, che aveva portato per precauzione, in caso fosse scesa la temperatura e coprì il servitore come meglio poteva.
-Non temere, ti porto subito da Gaius!- assicurò, come se il povero moro potesse sentirlo.
Quando lo sollevò, si stupì di quanto un coetaneo potesse esser leggero. Ma allontanò subito quel pensiero: non aveva un secondo da perdere.
 
Di ritorno dall’incontro con Agravaine, che gli aveva consigliato di recarsi al più presto in città per verificare che i preparativi della festa stagionale di Samhain procedessero per il meglio, il principe si scontrò con il cerusico e Gwaine.
-Oh, Gaius! Per fortuna! Accomodati.- lo accolse, sospingendolo oltre la pesante porta intarsiata.
-Mi è stato riferito che Merlin è diventato un coniglio. È vero?-
-Lo vedrai tu stesso, Gaius- assicurò Arthur, guardandosi attorno concitato. –Ma dove si è cacciato? Eppure gli avevo detto di non muoversi...-
Gwaine ed il cerusico osservarono i gesti rapidi del loro signore, mentre questi metteva a soqquadro la camera da letto.
-Merlin! Vieni subito fuori!- gridò, sfinito. Non ottenendo risposta, sbuffò contrariato, cercando soccorso negli occhi stralunati dei due presenti.
Fu giusto in quel momento, che le orecchie del castano captarono un rumore interessante. Come se un topo stesse sgranocchiando qualcosa.
-Lo sentite anche voi?- bisbigliò, facendo cenno di mettersi in ascolto.
I due annuirono.
Quando il principe si voltò nella direzione da cui sembrava provenire, sbiancò di colpo: quella dannata polpetta era sulla sua scrivania e infieriva con i dentini e l’avida boccuccia sul bracciale di Gwen, ormai ridotto ad un paio di orchidee mangiucchiate. Le foglie? Un lontano ricordo.
Il nome del suo valletto echeggiò per i corridoi del palazzo con una nota più che minacciosa.
Poco dopo, si scatenò il putiferio: Arthur correva da un lato all’altro della camera, inseguendo un coniglio che schivava, zigzagando, ogni suo tentativo di cattura.
-Aspetta solo che ti metta le mani addosso, Merlin! Finirai in padella, stavolta!-
Gwaine rincorreva il principe, sperando di salvare il suo migliore amico da una fine certa; il medico di corte era rimasto semplicemente pietrificato al centro della stanza, seguendo con occhi increduli gli agili saltelli del coniglio. Merlin si era davvero trasformato.
Chi poteva averlo ridotto così?
Il reale babbeo esultò mentalmente, credendo di avere il leporide in pugno e accingendosi a catturarlo con uno scatto felino. Piegò le ginocchia per darsi lo slancio, pronto ad agguantarlo con un salto: nella sua rosea immaginazione, sarebbe atterrato vicino alla porta, con l’animale ben stretto tra le mani, in trappola.
Ma non aveva previsto il leggero bussare alla suddetta e l’entrata improvvisa di Gwen.
-Sire...Oh!- la ragazza, che era entrata distrattamente, fu letteralmente assalita da una pallina nera, che approfittò della confusione generale per sparire in fondo al corridoio, mentre il rampollo della famiglia reale cascava malamente ai piedi della fanciulla.
-Guardie! Prendete quel coniglio!- sbraitò il giovane Pendragon, rialzandosi fulmineo e correndo come se si stesse allenando per una maratona, con Gwaine e la mulatta alle calcagna: sebbene la faccenda non le fosse affatto chiara, anche la ragazza si ritrovò, suo malgrado, coinvolta nelle ricerche. Se non altro, almeno per il senso di colpa.
 
Gaius, ancora sconvolto, si diresse a casa: di certo, la “corsa campestre” non era l’attività più adatta ad un povero vecchio come lui e i ragazzi gli avrebbero sicuramente fatto la cortesia di riportargli Merlin, una volta riagguantato. Nel frattempo, si sarebbe dedicato in pace al suo lavoro.
Tuttavia, appena arrivato in fondo al corridoio, non riuscì a trattenere un pensiero che da tempo lo assillava: “Ma è mai possibile che in questo castello non ci sia un attimo di tranquillità?”
Come se una forza superiore trovasse immensamente divertente ribadire il concetto, quando il medico di corte arrivò a destinazione, trovò la porta spalancata. Il cerusico sollevò un sopracciglio, dubbioso: che un ladro si fosse introdotto in casa sua? Forse, era il caso di allertare le guardie. Stava già per tornare sui suoi passi, quando dallo studio fece capolino il viso apprensivo di Sir Parsifal.
-Gaius! Per fortuna siete tornato! Non sapevo dove cercarvi!- esclamò, trascinando concitato il pover’uomo dentro casa. –Ho trovato Merlin nel bosco, sta piuttosto male-
In quel preciso momento, l’anziano pensò di essersi completamente ammattito: ciò che affermava il cavaliere non aveva senso. Merlin non poteva essere nel castello e nel bosco nello stesso momento!
-Siete assolutamente certo che si tratti di lui?- domandò, scettico.
-A meno che qualcuno non abbia posseduto il suo corpo...direi di sì-
Il cerusico scosse la testa, sempre più confuso.
-Ah...ehm...ecco... Mi sono permesso di portarlo in camera e...- Parsifal iniziò a farfugliare, evidentemente a disagio. Ma il medico non ci badò più di tanto.
Quando entrò nella stanza del suo assistente, spalancò la bocca: il cavaliere aveva perfettamente ragione, quello era Merlin! Quindi, il principe stava inseguendo un semplice coniglio?
Se il mago non fosse stato così pallido, probabilmente il cerusico si sarebbe abbandonato ad una sonora risata.
-Ha la febbre alta. Sir Parsifal, potreste portarmi un po’ d’acqua?-
Il giovane annuì e sparì alla ricerca di un catino.
Così affaccendato, Gaius scordò completamente la confusione che il piccolo animaletto nero stava scatenando nel castello e dal canto suo, Parsifal la ignorava del tutto. Perciò, i due seguitarono semplicemente a prendersi cura del malato per tutto il pomeriggio.
 
-L’avete trovato?- domandò Arthur, col fiato ormai corto.
Lancelot scosse il capo e Elyan seguì il suo esempio; Gwaine aveva appoggiato le mani alle ginocchia, ansimante, mentre Gwen teneva una mano sul fianco. Per lo sforzo, aveva delle fitte insopportabili alla milza. Tutti erano accomunati dal rossore in volto e dai capelli scarmigliati.
Il principe aveva mobilitato praticamente mezza Camelot per dare la caccia a Merlin. In realtà, aveva addirittura pensato di far suonare l’allarme, ma la mulatta l’aveva distolto da quella pessima idea: la bestiola si sarebbe certamente spaventata a morte e allora chissà quando l’avrebbero riacciuffata.
Ormai, non esisteva guardia che non fosse a conoscenza della fuga del coniglio ed il portone d’ingresso era stato chiuso, per impedire al leporide di scappare nella cittadella; ciononostante, le ricerche non avevano dato i frutti sperati.
-Forse, ormai è tardi- bisbigliò Elyan.
Se gli fosse stato possibile, il biondo lo avrebbe certamente fulminato con lo sguardo.
-Voglio che continuiate a cercarlo, sono stato chiaro?- sibilò. –Io proverò nell’ala nord-
Gwen annuì, annunciando che si sarebbe occupata dell’ala est.
Lancelot e Elyan si spartirono la zona a sud e quella a ovest.
-Allora io proverò nelle cucine- sospirò Gwaine rassegnato, ricevendo un’occhiataccia da parte di tutti.
I giovani si separarono, ma Arthur e Gwaine seguirono lo stesso percorso: il cavaliere sarebbe entrato in cucina, mentre il figlio di Uther avrebbe dovuto proseguire oltre il corridoio per raggiungere la sua meta. Qualcosa però, gli fece repentinamente cambiare idea, raggelando entrambi i ragazzi. Una serva, uscendo dal locale con una collega, commentò qualcosa riguardo al piatto del giorno: coniglio ripieno.
-Hai visto come lo ha scuoiato? Non ho mai visto nessuno così abile con i coltelli alla mano!- assicurò la giovane donna, gesticolando animatamente per imitare i movimenti dello chef.
Il principe boccheggiò, pallido in viso e con la nausea che gli attorcigliava lo stomaco.
Era un incubo, non c’era altra spiegazione!
Con uno slancio, si precipitò all’interno della cucina. Quando vide l’enorme mannaia in mano al capocuoco, si sentì quasi mancare. La vide abbattersi senza pietà sulla carne rosea e sentì le ossicine spezzarsi con un sonoro crack. Trattenne miracolosamente un conato di vomito, ma non riuscì ad impedire ai brividi di corrergli lungo la schiena. O di provare una dolorosa morsa al petto. Per un momento infinito gli sembrò che la mannaia avesse colpito il suo cuore.
-Sire, vi sentite bene?- domandò lo chef, preoccupandosi nel vedere il giovane Pendragon così terreo in viso.
Gli avrebbe voluto gridare che no, non poteva stare bene.
Che era un assassino senza pietà.
O che aveva appena decapitato un ragazzo di appena vent’anni e non un coniglio.
L’uomo lo avrebbe certamente preso per pazzo, ma cosa poteva fare?
Si sentiva male, perché aveva appena perso Merlin.
Non avrebbe mai più udito la sua voce o i suoi commenti idioti.
Non avrebbe più rivisto i suoi occhi o il suo sorriso.
Diamine, com’era potuto accadere?
Senza volerlo, sentì una lacrima scivolare sulla guancia.
-Sire!- Gwaine, che era rimasto pietrificato fino a quel momento, sconvolto e sofferente almeno quanto il suo principe, indicò con un dito tremante ed una nota esaltata nella voce un angolino della cucina. –Guardate sotto a quel ripiano!-
Arthur fu costretto a deglutire almeno un paio di volte, prima di rialzare lo sguardo. La prima cosa che i suoi occhi lucidi avvistarono, fu il mobile indicato dal suo cavaliere. Sotto di esso, nascosto nell’ombra, tra le foglie di lattuga scartate, tremante come una fogliolina c’era...
-Merlin- il principe sussurrò appena il nome del suo servitore, ma fu come se il solo pronunciarlo, gli avesse restituito l’abilità di respirare. Non vi erano dubbi: quello era proprio il suo coniglietto nero, con gli occhietti dolci e blu e il fazzolettino al collo.
Si avvicinò al ripiano con passo cauto, per non spaventare ulteriormente la bestiola dopo che aveva assistito a quel macabro spettacolo.
-Vieni qui...- Un sussurro gentile, dolce.
Ancora tremante di paura, il coniglietto iniziò a muovere le zampette, incerto. Quando, finalmente uscì allo scoperto, il principe lo attirò a sé, accogliendolo tra le braccia e lo avvolse nella giacca, protettivo.
Arthur si abbandonò ad un lungo ed agognato sospiro liberatorio, che tra le altre cose gli restituì in parte il colorito. Senza dire una parola al meravigliato cuoco di corte, si allontanò il più possibile da quel locale infernale, ordinando a Gwaine di avvertire gli altri.
Il cavaliere soppresse a fatica l’istinto di seguire il principe: doveva avvisare i suoi amici del ritrovamento.
 
Il principe si abbandonò sfinito sul letto, con l’animaletto ancora ben stretto al petto; i loro cuori battevano impazziti, quasi seguendo lo stesso ritmo.
“Se ti fosse accaduto qualcosa, io...”
Il fastidioso groppo che gli si era formato in gola era ancora lì, senza possibilità di trovare sfogo. Non gli era concesso piangere, doveva sempre mostrarsi una guida forte. Un punto di riferimento per gli altri, proprio come suo padre gli aveva insegnato: era questo ciò che tutti si aspettavano dall’erede al trono. Ciò che sarebbe diventato, per il popolo di Camelot.
Ma un faro non può considerarsi tale, senza una luce che lo animi.
E senza la sua luce...senza la luce racchiusa negli occhi di Merlin, Arthur si sentiva perso.
Poteva rifiutarsi di ammetterlo per tutta la vita a venire.
Ma non riusciva più mentire a sé stesso: ormai i sintomi erano fin troppo lampanti.
...non me lo sarei mai perdonato
Merlin, senza preavviso, balzò sul cuscino.
Il giovane Pendragon ebbe appena il tempo di vederlo gonfiare le guanciotte, prima che l’animaletto avvicinasse il musino alle sue labbra, sfiorandole con il nasino umido.
Forse voleva essere un semplice ringraziamento, ma il principe ne rimase sconvolto. Certo, in quella forma il valletto non si rendeva conto dei suoi gesti. Altrimenti, non avrebbe mai agito in quel modo: una simile intraprendenza non poteva essere associata al suo goffo servitore.
Però, quando la bestiola prese a leccarlo sul viso, fu costretto ad allontanarla per rialzarsi di scatto.
-Ora finiscila, Merlin!- intimò, sperando che la sua rabbia risultasse credibile.
Dannazione, perché in quella stanza faceva tanto caldo? Non voleva aprire la porta, per paura che la creatura scappasse di nuovo, quindi si limitò a socchiudere appena la finestra, dopo averla raggiunta con grandi falcate.
Il coniglietto lo scrutava curioso, con la testolina chinata, di lato.
Se non gli avesse appena dimostrato una simile irriverenza, Arthur lo avrebbe certamente definito adorabile. No, no, no! Non poteva affibbiare a Merlin un simile aggettivo!
Accidenti, che confusione!
Ma la cosa che più lo sconvolse di quei “baci”, fu il realizzare che, solo il pensiero, gli procurava il batticuore.
Non gli era mai accaduta una cosa simile, nemmeno con Gwen.
Che fosse stato contagiato dal famoso virus di cui aveva parlato Gaius alcuni giorni prima? Eppure, questa ipotesi non lo convinceva per niente...

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: valentinamiky