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Autore: Aliceclipse    08/10/2011    8 recensioni
-Pensavo una cosa.- Sussurrò, così piano che si sorprese di sentire la riposta dell’altro.
-Cosa?- Darren sembrava sinceramente curioso, adesso. Chris accennò un sorriso.
-Conoscevo una ragazza, tempo fa. Era bellissima. E lei, in un certo senso, sapeva di esserlo. Ma non si sentiva bella. Lei non lo sapeva. Aveva bisogno delle conferme degli altri, per vivere bene. Aveva bisogno di inseguire una vita che non le apparteneva. Di essere perfetta. E scappare dal resto del mondo.- Chris s’interruppe, mentre un’inspiegabile lacrima scivolava lungo il suo viso. Non sapeva perché stava piangendo. Non ne aveva idea.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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She will be loved.

 

I know where you hide alone in your car.. Know all of the things that make you who you are.

I know that goodbye means nothing at all, Comes back and begs me to catch her every time she falls.

Tap on my window knock on my door, I want to make you feel beautiful.

I don't mind spending everyday out, on your corner, in the pouring rain look for the girl with the broken smile, ask her if she wants to stay awhile..

And she will be loved, she will be loved.

 

Un paio di squilli ruppero il silenzio della stanza, che venne presto riempito da un gemito contrariato.

Chris si voltò lentamente alla sua sinistra, e l’aria gelida della finestra aperta lo colpì in pieno viso, prima ancora che potesse anche solo ritornare a poggiare il capo sul caldo cuscino su cui si era appisolato. Il freddo fu così improvviso e in contrasto rispetto alla sua guancia accaldata, che spalancò gli occhi per un secondo, senza vedere niente che non fosse l’alone che emanava la luna nascosta da nubi piuttosto spesse che coprivano il cielo di quella notte. L’unica fonte  di luce, nella stanza, proveniva dal suo comodino, dove  una luce verde e lampeggiante indicava l’ora tarda. Con un sospiro piuttosto forte, Chris poggiò di nuovo la testa sul cuscino, raggomitolandosi su se’ stesso, e stringendo le coperte come se da loro fosse dipesa la su vita. Aveva freddo. Decisamente. Stava tremando.

Non poteva riaddormentarsi. Ovviamente non si sarebbe riaddormentato.

Ormai ci era abituato.

L’insonnia per lui non era una grande novità, dopo tutto. E, in quei ventun anni di vita, gli era stata tanto d’aiuto quanto una grande, grande rogna. E, talvolta, era stata il suo incubo peggiore. Qualche anno addietro, lo ricordava bene, aveva passato interminabili momenti studiando, pronto a occupare la  mente con i libri, e per i suoi voti questo era stato incredibilmente utile. Ma ricordava bene anche quelle ore in cui il non dormire era una vera e propria agonia. Passava le notti singhiozzando in silenzio, chiedendosi chi sarebbe stato a picchiarlo, a insultarlo, a prenderlo in giro il giorno dopo. O curando lividi, e, soprattutto, nascondendoli – cosa che, con la sua pelle, non era affatto semplice.

Aveva dovuto trovare dei diversivi. Delle passioni che colmassero il vuoto che sentiva quando tutto si faceva più scuro, quando credeva che la vita fosse stata solo uno scherzo meschino. E, alla fine, aveva trovato diverse cose in cui poteva rifugiarsi.

Ad esempio, aveva scoperto che scrivere era un passatempo che gli permetteva di nascondere tra le righe tutto quello che sentiva, di trasmetterlo ad altri senza che questi se ne accorgessero. Presto, scoprì che anche la recitazione, grazie alle sue sfumature, aveva questo potere.

La sua vita non era più solo paura, c’era di più.

Lui poteva raccontare. Lui poteva rivivere attraverso fatti, personaggi, azioni, gesti.

Attraverso un libro. Oppure, attraverso un copione.  Poteva rendere suo qualcosa. Poteva mostrare al mondo quello che era senza aver paura, senza rimpianti, senza problemi.

Era così che erano nate le sue passioni più grandi.

Era così che il suo carattere era venuto fuori, si era plasmato, rendendolo quello che poi era diventato.

In quelle notti, però, Chris non scriveva più. Non leggeva più copioni su copioni, aveva smesso di cercare qualcosa che fosse in grado di occupare i suoi pensieri, di inscatolare i suoi dilemmi. Non passava più ore ed ore al telefono con Amber e Lea. Ovvio, parlava con loro. Ovvio, erano le sue migliori amiche. Ovvio.

Ma non ne avvertiva il bisogno. Non avvertiva la necessità di cercare loro per qualsiasi cosa. Non erano più i suoi unici punti di riferimento.

La cosa di cui aveva bisogno, la persona che occupava i suoi pensieri così tanto e così intensamente da impedirgli di trovare le parole giuste, esisteva.

Da quando Darren era apparso nella sua vita, Chris aveva cominciato a farsi domande che non si era mai, mai posto prima.

Era successo tutto così in fretta.

Chris non sapeva bene qual era stato il momento preciso in cui tutto aveva preso la forma e il colore degli occhi dell’altro, non ricordava qual era stata la prima notte in cui in suoi problemi erano stati accatastati in un angolo della propria mente per far spazio al suo volto, alle sue parole, alle domande su di lui.

Ma ricordava benissimo il momento in cui si era reso conto di quello che provava.

Ricordava quei giorni passati senza sentire la sua voce, ricordava la gelosia. Ricordava la voglia di stringerlo tra le sue braccia ogni volta che il telefono vibrava nella tasca, e, ovviamente, il messaggio poteva appartenere solo a lui.

Non era stato sorpreso di scoprirlo. Affatto.

Dopo tutto, non innamorarsi di Darren era impossibile, senza alcun dubbio.

Ma non era stato solo questo.

Col senno di poi, Chris lo aveva sempre saputo. Lo aveva sempre amato, senza nemmeno rendersene conto. Anche quando credeva di amare Jonathan. Ancora prima di scoprire quegli adorabili riccioli tra i video più nerd di youtube.

Chris non credeva a molte cose. Ma credeva nelle persone, e credeva che niente fosse lasciato al caso, perché certe coincidenze erano troppo inspiegabili perché potessero essere solo coincidenze.

Lui era sicuro che, quando lui e Darren si erano incontrati, il destino aveva fatto il suo corso. Loro dovevano incontrarsi.

Chris doveva innamorarsi di Darren. .

Quello che al ragazzo non era chiaro, all’inizio, era perché proprio lui?

Cos’aveva Darren di diverso?

Cosa rendeva il loro legame di così diverso da qualsiasi altro?

Perché, a un certo punto della sua vita, proprio lui che era sempre stato così professionale, così attento ai particolari, così pronto a calarsi nei panni di qualcuno che non gli apparteneva, aveva deciso di provare a mollare  la presa su se’ stesso, incatenandosi al suo personaggio in maniera così radicata da diventare parte di lui?

Qual era stato il momento preciso in cui Kurt e Blaine erano diventati Chris e Darren, e Chris e Darren erano diventati Kurt e Blaine? Lo erano sempre stati, senza saperlo, o le due cose si erano pian piano ed inevitabilmente fuse assieme? 

Nemmeno questo lo sconvolgeva tanto, in realtà.  Era stato lui stesso ad ammettere che ognuno vive nel suo personaggio molto più di quanto immagina. Era stato lui a credere sempre e comunque che per mostrare passione, per raccontare le storie di altri, per vivere vite che non siano la nostra non si debba trasformare l’Io di una persona, cambiarlo completamente per un arco ridotto di tempo, ma allenarlo a capire gli altri.

Essere bravi attori, per lui, non voleva dire vivere la vita del personaggio. Voleva dire farne una parte di se’ stessi, crescerla, viverla. Amarla.

Al buio di quella stanza, un unico nome era nell’aria.

Chris batté le palpebre un paio di volte, poi,  lentamente, allungò la mano in direzione del suo telefono, che, ricordò, doveva aver suonato. O forse lo aveva solo immaginato.

Una volta preso il telefono, lo avvicinò a se’, mordendosi un labbro. Pigiò un tasto a caso, e la luce dello schermo lo colpì violentemente, costringendolo a sbarrare gli occhi per alcuni secondi.

Quando finalmente riuscì ad aprirli di nuovo, aggrottò le sopracciglia, tentando di leggere il nome che occupava la schermata iniziale. Una chiamata persa. Di Darren. Appena cinque minuti prima.

Chris rimase immobile per alcuni secondi, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare. Ma lui sapeva già cosa avrebbe fatto, perché non gli importava che ora fosse, non gl’importava di niente. Sapeva solo che Darren lo aveva cercato, e, se poteva parlare con lui, di qualsiasi cosa, per qualsiasi cosa, lui c’era.

Bussa alla mia finestra, suona alla mia porta.. Vorrei farti sentire bellissima. So di tendere all’insicurezza.. Non importa più.

Alla fine, compose il suo numero. L’unico che riusciva a ricordare a memoria.

-Chris..- Darren non stava bene. Chris lo sentiva. Lo sapeva. Era come se avesse assimilato tutti i modi di fare di Darren, catalogandoli a livello inconscio. In un certo senso, lo conosceva più di quanto Darren conoscesse se’ stesso.

-Hey. Va tutto bene?- Chiese, avvolgendosi di più nella sua coperta, la voce un po’ rauca a causa delle ore di silenzio. Aspettava una risposta. Sapeva che non sarebbe arrivata.

-Mhh.- Darren, come previsto, si limitò a mugolare. Chris alzò gli occhi al cielo. Pensava di sapere cosa stesse succedendo. In quei giorni non era strano sentirlo giù di morale, poteva benissimo immaginare il motivo della faccia da cucciolo abbandonato che doveva avere al momento.

-E’ per Mia, vero? Avete litigato di nuovo?- Sussurrò. I suoi occhi azzurri luccicarono per alcuni secondi, così li chiuse, alla ricerca di una posizione che fosse abbastanza comoda, sperando di avvertire qualcosa di più di qualche mugolio. La voce di Darren, ad esempio. La sua bellissima voce.

-Lei non capisce. Non come vorrei. Non capirà mai.- Darren deglutì, talmente forte che anche Chris riuscì a sentirlo.

Non gli piaceva sentirlo così, per niente. Non gli piaceva il fatto che, ogni volta, dovesse stare male per qualcosa. Darren erra troppo buono per meritarsi il trattamento che Mia gli riservava. Chris, constatò, trattenendo un sospiro, avrebbe potuto amarlo molto meglio. E molto di più. Lo avrebbe fatto sentire come ognuno dovrebbe sentirsi.

-Lei non ti merita. Sai come la penso, c’è molto di meglio. Devi solo aspettare. So che fa male. Ma tutto accade per una ragione.- Chris non voleva esporsi troppo. Non voleva rovinare tutto con lui. Era una delle poche persone che riuscivano ad accettarlo per quello che era, che gli volevano bene, senza paure, senza pregiudizi. Era Darren, ed era troppo importante perché potesse permettersi di rovinare ogni cosa.

-Mmmh. Me lo ripeti sempre. Pensi che anche noi ci siamo incontrati per una ragione. – Osservò Darren, la voce leggermente più acuta del solito. Chris non se ne accorse. Si limitò ad arrossire nel buio della sua stanza, cercando qualcosa da dire.

-Io ne sono sicuro.- Affermò, mentre assumeva una posizione supina, gli occhi al soffitto. Ci furono alcuni secondi di silenzio. Si chiese se non avesse detto troppo.

-Tu mi aiuti sempre. Un giorno smetterai semplicemente di considerarmi. E ho paura che quel giorno possa arrivare troppo in fretta.- Chris ridacchiò. Se c’era una cosa di cui era totalmente sicuro, era proprio quella: non si sarebbe mai stufato di Darren Criss. Lo avrebbe sempre, sempre aiutato, e lui sarebbe sempre stato di qualcun altro. Parole che la sua mente aveva formulato altre volte. Parole che appartenevano a una canzone di qualche anno prima.

Regina della bellezza, a soli 18 anni, aveva problemi con se stessa. Lui era sempre lì ad aiutarla, lei era sempre di qualcun altro.

-Pensavo una cosa.- Sussurrò, così piano che si sorprese di sentire la riposta dell’altro.

-Cosa?- Darren sembrava sinceramente curioso, adesso. Chris accennò un sorriso.

-Conoscevo una ragazza, tempo fa. Era bellissima. E lei, in un certo senso, sapeva di esserlo. Ma non si sentiva bella. Lei non lo sapeva. Aveva bisogno delle conferme degli altri, per vivere bene. Aveva bisogno di inseguire una vita che non le apparteneva. Di essere perfetta. E scappare dal resto del mondo.- Chris s’interruppe, mentre un’inspiegabile lacrima scivolava lungo il suo viso. Non sapeva perché stava piangendo. Non ne aveva idea.

-Dove vuoi arrivare, Chris?- il ragazzo dagli occhi azzurri si asciugò il viso con una manica del pigiama che indossava, ridacchiando. Era veramente patetico. Non poteva non immaginare le sopracciglia di Darren alzarsi, mentre lui tentava di capire dove volesse andare a parare. In realtà, non lo sapeva neppure lui. O forse si.

-Conoscevo un ragazzo. Lui l’amava tantissimo. E c’era sempre per lei. Quando ne aveva bisogno, lui correva in suo aiuto. SI faceva forza al suo posto, la rassicurava. Non aveva bisogno di niente, quando a vedeva felice. Era tutto quello che desiderava dalla vita. Non importava che lei lo considerasse solo un amico. Lei era sempre di qualcun altro, ma a lui stava bene così. La amava. Era tutto per lui. Si considerava fortunato ad avere quello che aveva, perché la vita non è sempre perfetta, non è tutto rose e fiori. Ma se si sa prendere quello che arriva, senza lamentarsi, tutto acquista un senso. Quello che vogliamo, posiamo averlo, se solo non ce lo aspettiamo. Dobbiamo solo avere pazienza. – Chris si morse un labbro. Non voleva mettersi a singhiozzare. Darren non si sarebbe accorto che stava piangendo. A costo di farsi male per impedirlo.

-She will be loved..- Le parole di Darren non erano state altro che un sussurro, eppure Chris aveva sentito. I suoi occhi s’illuminarono per un secondo.

-La conosci?- Mormorò, sorridendo. Le lacrime scendevano comunque, ma la voce di Darren  era  come un calmante, per lui.

-Certo, la conosco. Ma non l’avevo mai letta in questo modo.- Fu Darren a ridacchiare, stavolta.

-Beh, ci sono tanti modi di leggere le cose. Tutte le cose.- Chris si stava decisamente esponendo troppo. Ma non gli interessava.

-Mi manchi, Chris.- Darren si lasciò sfuggire un sospiro, e Chris portò una mano dietro al collo, senza sapere cosa dire. Le lacrime cessarono. Ed era tutto merito suo. Era sempre merito suo.

-Anche tu. Non immagini quanto-.

Il mio cuore è pieno, e la mia porta è sempre aperta, vieni quando vuoi.

 

*****

Tutto quel traffico era insopportabile. Insomma, pioveva, la gente non avrebbe dovuto starsene in casa? Perché proprio quel giorno tutti avevano deciso di uscire?

Il messaggio di Darren rimbombava nella sua testa, come se avesse sentito il ragazzo pronunciare ogni parola.

“Sto male. Non ce la faccio.”

E, si, anche Chris stava male. Malissimo. Tutto quello che voleva era poter essere lì per lui. Lui che non rispondeva più al telefono. Che lo stava facendo preoccupare. Lui, che amava così tanto.

Suonò il clacson, tentando di convincersi a non mangiarsi le unghie. Non lo aveva mai fatto. Non poteva cominciare proprio quel giorno.

Compose di nuovo il numero, respirando pesantemente.

Rispondi. Rispondi. Rispondi.

Ma lui non avrebbe risposto. Chris gettò il telefono sul sedile al suo fianco, imprecando. C’era tutta quella fila perché la strada era stata chiusa. Se ne accorgeva solo ora. Deviò a sinistra, in cerca di un parcheggio. SI sarebbe preso un polmonite, forse. Ma a chi importava? Conosceva la strada. Poteva percorrerla tranquillamente a piedi, da lì, la casa di Darren non era lontana. Alla fine, trovò un posto. Aprì la portiera con uno scatto, e il vento lo percorse, gelandolo. Stringendo i denti, uscì dalla vettura. La pioggia, prima che riuscisse a chiudere lo sportello, aveva bagnato anche l’interno della sua macchina. Tentò di tirarsi su il cappuccio, ma la felpa era già completamente bagnata, e i suoi capelli cadevano lungo la sua faccia come spaghetti. Spostò una ciocca bagnata dal viso, cercando di vedere qualcosa oltre la pioggia. Di sentire qualcosa oltre la pioggia.

Tutto era bagnato. Tutto era rumore. Le luci, i clacson, un cantiere in attività nonostante l’incessante temporale. L’odore dell’asfalto bagnato, e dei gas di scarico delle macchine.

Tutto era più intenso. Tutto era più vero.

Corse verso l’angolo della strada di Darren, e, per poco, non fece cadere una signora anziana. Alcuni gli urlavano contro, forse qualcuno lo aveva riconosciuto, o forse lo stavano solo rimproverando per i suoi modi bruschi, ma non era importante.

Quando raggiunse il portone, tirò un enorme sospiro di sollievo. Salì in fretta i gradini che lo separavano dal campanello, e, finalmente, lesse il suo nome sul citofono.

Tenne premuto il bottone con forza, ma nessuno gli rispose. Cercò il telefono, nella sua tasca. Lo aveva lasciato in macchina. Suonò di nuovo. Ancora. E ancora. Nessuno gli rispose. Tirò un pugno contro il portone, mentre una lacrima gli rigava il viso, confondendosi con la pioggia. Poi, stanco, si trascinò verso i gradini. Non gli importava di bagnarsi un po’. Se Darren non era ancora a casa, lo avrebbe aspettato. Lo avrebbe cercato. Non aveva niente di più importante da fare, perché Darren era la cosa più importante.

Non mi dispiace passare ogni giorno fuori, all’angolo della tua strada, sotto la pioggia scrosciante, Cercando la ragazza dal sorriso spezzato, chiederle se vuole fermarsi un po'.

E poi, dopo alcuni minuti, o forse alcune ore -chi poteva dirlo con precisione?- finalmente, Darren era tornato.

Chris alzò gli occhi verso la strada, e si ritrovò una figura scura di fronte. E sorrise, perché solo i suoi riccioli potevano apparire così belli, anche bagnati. Solo lui poteva fare in modo che i suoi occhi si notassero sempre, anche quando erano spenti, anche quando tutto intorno a loro gridava  che non era il momento. Quando tutto era grigio, loro davano colore a ogni cosa.

-Chris.. che ci fai qua?- Darren sembrava confuso. Parlò forte, per impedire che il rumore della pioggia gli impedisse di essere sentito. Si sedette al fianco dell’altro.

-Io.. – Chris strinse Darren a se’, abbracciandolo forte. Darren ricambiò immediatamente, confuso. -Non mi rispondevi più. Ho avuto paura.- Mormorò. Quando era con lui, andava tutto bene.  Gli era mancato.

-Prenderai la febbre..- Darren scostò una ciocca di capelli bagnati dalla fronte di Chris, un sorriso forzato stampato sul volto.

-Non m’importa. So che non va tutto bene, Darr. So che non la ami più, ma so anche che tieni a lei. E’ ovvio che tu stia male. Sono corso qua. Non sapevo se eri in casa, non mi rispondevi. Ho provato. Sei importante, e mi piace la pioggia, non è un gran problema aspettarti qua. Non lo sarebbe in nessun caso. Ti aspetterei sempre. Volevo solo starti vicino, so ce non è un buon momento. Odio sapere che esiste qualcuno che può spezzare il tuo sorriso.-

Questa volta, fu Darren a protendersi verso Chris. Quegli occhi azzurri brillarono più del solito per alcuni secondi. Poggiò la fronte bagnata contro la spalla di Darren, altrettanto bagnata.

-Ti piace proprio quella canzone, eh?- Mormorò Darren. L’altro lo sentì sorridere contro il suo collo. Inspirò profondamente, prima di sorridere a sua volta.

-Anche a te. La riconosci sempre.- Constatò Chris, allontanandosi leggermente per guardarlo negli occhi.

-Certo. E’ la tua canzone.- Affermò, accennando un altro sorriso. Un vero, timido sorriso.

-E’ la nostra canzone, ormai.- Chris scompigliò i riccioli bagnati dell’altro, e si alzò, tendendo una mano in direzione di Darren.

-Se vuoi posso rimanere-.

 

*****

 

 

Ho percorso chilometri e chilometri per ritornare alla tua porta.. Ti ho avuta tantissime volte, ma in qualche modo Vorrei di più.

Eccolo là. Darren era proprio di fronte a lui, gli occhi chiusi, le ginocchia ripiegate vicino al petto, la testa poggiata sulla spalliera del divano, l’espressione più innocente che avesse mai visto, solo una t-shirt e i pantaloni di una vecchia tuta addosso. Sembrava un bambino. Chris sorrise, chiudendosi la porta alle spalle e inspirando forte il suo profumo tra i vestiti che gli erano stati prestati, mentre un forte istinto di protezione si faceva strada dentro di lui. Si sedette a terra, a fianco al divano. I loro volti erano così vicini che poteva sentire il suo respiro sul  volto. Era estremamente rilassante. Sarebbe rimasto così per ore, se solo ce ne fosse stato bisogno. Tutto, per Darren. Tutto.

Ma cominciava a chiedersi quanto avrebbe resistito. Cominciava sul serio a farsi domande su tutta la sua vita, su tutti i  cambiamenti che stavano avvenendo.

Per Darren, Chris aveva messo in discussione ogni cosa. E non rimpiangeva niente, perché ora era sicuro di quello che aveva, e anche di quello che voleva.

Si chiedeva soltanto se valesse la pena di tentare. Poteva davvero permettersi di rischiare così tanto? No. Poteva rimanere ancora nell’ombra, aiutando solo in parte? Non lo sapeva. Non sapeva se ci sarebbe riuscito. Portò la mano verso quei riccioli, scostandoli dal volto dell’altro.

Le scure, lunghe ciglia di Darren tremarono appena, prima che i suoi occhi, un po’ appannati, si aprissero e si richiudessero velocemente. Il ragazzo sorrise, poi li aprì di nuovo, mentre la mano di Chris scivolava verso la sua.

-Ti sei addormentato.- Chris sorrise a sua volta, sistemandosi meglio per non perdere l’equilibrio.

-Chris.. la ragazza della tua storia. Lei.. era un ragazzo, non è vero? E l’altro ragazzo, quello eri tu?- La voce impastata di Darren lo colpì profondamente. I loro sguardi s’incatenarono. Era vero. Darren lo aveva capito. Chris si morse un labbro.

-Forse.- Sussurrò, Poggiando il mento sul divano, accanto al viso di Darren. Il ricciolo fece un sorriso triste, mentre il suo pollice prendeva a disegnare piccoli cerchi sul palmo di Chris.

-Tu non mi dici mai niente.- Darren fece una piccola smorfia di disappunto, quando vide il sorriso dell’altro. Non era propriamente così.

Leggi tra le righe.

Chris aveva sempre detto tutto quello che c’era bisogno di sapere. Ma, a differenza di Darren, non lo faceva parlando. Perché parlare era troppo difficile. Oppure era troppo facile?

Solo, non aveva bisogno di parole. O forse si. Perché le sue dovevano essere interpretate. Magari, provare a essere chiari, per una volta, non sarebbe stato così male.

Darren era così adorabile. E lo amava così tanto.                                                                                                    

-Un giorno mi innamorerò di te, Darren. E non saprò come dirtelo.- Mormorò, ridacchiando. Non parlava sul serio, certo: lui era giù innamorato di Darren.

Tuttavia, quegli occhi color miele si spalancarono lentamente, viaggiando nel vuoto per alcuni secondi. E poi, proprio quando Chris pensava di aver detto troppo, il sorriso sul volto di Darren si allargò inspiegabilmente.

-Succederà anche a me. Magari è già successo-.

E sarà amata, sarà amata.

 

 

 

Non so quanti di voi siano riusciti a terminare di leggere questa storia.

Se ci siete riusciti, però, devo farvi i complimenti, non leggerei mai qualcosa scritto da me xD

Comunque, non sono qua per dirvi quanto non mi piaccia il modo in cui scrivo, ma per dei ringraziamenti, e delle precisazioni.

Ho cominciato a scrivere questa storia circa due settimane fa, e il finale doveva essere totalmente diverso.

Poi è successa una cosa che me lo ha fatto rivalutare.

Siete liberi di interpretare questo finale come volete. Cosa succederà dopo, sta a voi deciderlo.

Io ho già trovato la risposta. E la risposta è una persona.

Non so qual è stato il momento preciso in cui io e quella persona siamo diventate i personaggi che interpretavamo.

Ma è successo. Quindi, è a Lei che questa storia è dedicata.

A Marta, la mia Piccola, adorabile Panda.

Non c’è molto altro da sapere su questa storia, quindi direi che adesso osso salutarvi,

con la speranza di scoprire cosa pensate di quello che ho scritto.

Sperando che questa storia, che quello che provo vi abbia lasciato qualcosa, anche minima, ma pur sempre qualcosa.

Vi adoro.

Alis

   
 
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