She will be
loved.
I know where you hide alone in your
car.. Know all of the things that make you who you are.
I know that goodbye means nothing at
all, Comes back and begs me to catch her every time she falls.
Tap on my window knock on my door, I
want to make you feel beautiful.
I don't mind spending everyday out,
on your corner, in the pouring rain look for the girl with the broken
smile,
ask her if she wants to stay awhile..
And she will be loved, she
will be loved.
Un
paio di
squilli ruppero il silenzio della stanza, che venne presto riempito da
un
gemito contrariato.
Chris
si
voltò lentamente alla sua sinistra, e l’aria
gelida della finestra aperta lo
colpì in pieno viso, prima ancora che potesse anche solo
ritornare a poggiare
il capo sul caldo cuscino su cui si era appisolato. Il freddo fu
così
improvviso e in contrasto rispetto alla sua guancia accaldata, che
spalancò gli
occhi per un secondo, senza vedere niente che non fosse
l’alone che emanava la
luna nascosta da nubi piuttosto spesse che coprivano il cielo di quella
notte.
L’unica fonte di
luce, nella stanza,
proveniva dal suo comodino, dove una
luce verde e lampeggiante indicava l’ora tarda. Con un
sospiro piuttosto forte,
Chris poggiò di nuovo la testa sul cuscino, raggomitolandosi
su se’ stesso, e
stringendo le coperte come se da loro fosse dipesa la su vita. Aveva
freddo.
Decisamente. Stava tremando.
Non
poteva
riaddormentarsi. Ovviamente non si sarebbe riaddormentato.
Ormai
ci era
abituato.
L’insonnia
per lui non era una grande novità, dopo tutto. E, in quei
ventun anni di vita,
gli era stata tanto d’aiuto quanto una grande, grande rogna.
E, talvolta, era
stata il suo incubo peggiore. Qualche anno addietro, lo ricordava bene,
aveva
passato interminabili momenti studiando, pronto a occupare la mente con i libri, e per i
suoi voti questo
era stato incredibilmente utile. Ma ricordava bene anche quelle ore in
cui il
non dormire era una vera e propria agonia. Passava le notti
singhiozzando in
silenzio, chiedendosi chi sarebbe stato a picchiarlo, a insultarlo, a
prenderlo
in giro il giorno dopo. O curando lividi, e, soprattutto, nascondendoli
– cosa
che, con la sua pelle, non era affatto semplice.
Aveva
dovuto
trovare dei diversivi. Delle passioni che colmassero il vuoto che
sentiva quando
tutto si faceva più scuro, quando credeva che la vita fosse
stata solo uno
scherzo meschino. E, alla fine, aveva trovato diverse cose in cui
poteva
rifugiarsi.
Ad
esempio,
aveva scoperto che scrivere era un passatempo che gli permetteva di
nascondere
tra le righe tutto quello che sentiva, di trasmetterlo ad altri senza
che
questi se ne accorgessero. Presto, scoprì che anche la
recitazione, grazie alle
sue sfumature, aveva questo potere.
La
sua vita
non era più solo paura, c’era di più.
Lui
poteva
raccontare. Lui poteva rivivere attraverso fatti, personaggi, azioni,
gesti.
Attraverso
un libro. Oppure, attraverso un copione.
Poteva rendere suo qualcosa. Poteva mostrare al mondo
quello che era
senza aver paura, senza rimpianti, senza problemi.
Era
così che
erano nate le sue passioni più grandi.
Era
così che
il suo carattere era venuto fuori, si era plasmato, rendendolo quello
che poi
era diventato.
In
quelle
notti, però, Chris non scriveva più. Non leggeva
più copioni su copioni, aveva
smesso di cercare qualcosa che fosse in grado di occupare i suoi
pensieri, di
inscatolare i suoi dilemmi. Non passava più ore ed ore al
telefono con Amber e
Lea. Ovvio, parlava con loro. Ovvio, erano le sue migliori amiche.
Ovvio.
Ma
non ne
avvertiva il bisogno. Non avvertiva la necessità di cercare
loro per qualsiasi
cosa. Non erano più i suoi unici punti di riferimento.
La
cosa di
cui aveva bisogno, la persona che occupava i suoi pensieri
così tanto e così
intensamente da impedirgli di trovare le parole giuste, esisteva.
Da
quando
Darren era apparso nella sua vita, Chris aveva cominciato a farsi
domande che
non si era mai, mai posto prima.
Era
successo
tutto così in fretta.
Chris
non
sapeva bene qual era stato il momento preciso in cui tutto aveva preso
la forma
e il colore degli occhi dell’altro, non ricordava qual era
stata la prima notte
in cui in suoi problemi erano stati accatastati in un angolo della
propria
mente per far spazio al suo volto,
alle sue parole, alle domande su di lui.
Ma
ricordava
benissimo il momento in cui si era reso conto di quello che provava.
Ricordava
quei giorni passati senza sentire la sua
voce, ricordava la gelosia.
Ricordava la voglia di stringerlo
tra
le sue braccia ogni volta che il telefono vibrava nella tasca, e,
ovviamente,
il messaggio poteva appartenere solo
a lui.
Non
era
stato sorpreso di scoprirlo. Affatto.
Dopo
tutto,
non innamorarsi di Darren era impossibile, senza alcun dubbio.
Ma
non era
stato solo questo.
Col
senno di
poi, Chris lo aveva sempre saputo. Lo aveva sempre amato, senza nemmeno
rendersene conto. Anche quando credeva di amare Jonathan. Ancora prima
di
scoprire quegli adorabili riccioli tra i video più nerd di
youtube.
Chris
non
credeva a molte cose. Ma credeva nelle persone, e credeva che niente
fosse
lasciato al caso, perché certe coincidenze erano troppo
inspiegabili perché
potessero essere solo coincidenze.
Lui
era
sicuro che, quando lui e Darren si erano incontrati, il destino aveva
fatto il
suo corso. Loro dovevano incontrarsi.
Chris
doveva
innamorarsi di Darren. .
Quello
che
al ragazzo non era chiaro, all’inizio, era perché
proprio lui?
Cos’aveva
Darren di diverso?
Cosa
rendeva
il loro legame di così diverso da qualsiasi altro?
Perché,
a un
certo punto della sua vita, proprio lui che era sempre stato
così
professionale, così attento ai particolari, così
pronto a calarsi nei panni di
qualcuno che non gli apparteneva, aveva deciso di provare a mollare la presa su se’
stesso, incatenandosi al suo
personaggio in maniera così radicata da diventare parte di
lui?
Qual
era
stato il momento preciso in cui Kurt e Blaine erano diventati Chris e
Darren, e
Chris e Darren erano diventati Kurt e Blaine? Lo erano sempre stati,
senza
saperlo, o le due cose si erano pian piano ed inevitabilmente fuse
assieme?
Nemmeno
questo lo sconvolgeva tanto, in realtà.
Era stato lui stesso ad ammettere che ognuno
vive nel suo personaggio molto più di quanto immagina. Era
stato lui a credere sempre e comunque che per mostrare passione,
per raccontare le storie di altri, per vivere vite che
non siano la nostra non si debba trasformare l’Io di una
persona, cambiarlo
completamente per un arco ridotto di tempo, ma
allenarlo a capire gli altri.
Essere
bravi
attori, per lui, non voleva dire vivere la vita del personaggio. Voleva
dire
farne una parte di se’ stessi, crescerla, viverla. Amarla.
Al
buio di
quella stanza, un unico nome era nell’aria.
Chris
batté
le palpebre un paio di volte, poi,
lentamente, allungò la mano in direzione del
suo telefono, che, ricordò,
doveva aver suonato. O forse lo aveva solo immaginato.
Una
volta
preso il telefono, lo avvicinò a se’, mordendosi
un labbro. Pigiò un tasto a
caso, e la luce dello schermo lo colpì violentemente,
costringendolo a sbarrare
gli occhi per alcuni secondi.
Quando
finalmente riuscì ad aprirli di nuovo, aggrottò
le sopracciglia, tentando di
leggere il nome che occupava la schermata iniziale. Una chiamata persa.
Di
Darren. Appena cinque minuti prima.
Chris
rimase
immobile per alcuni secondi, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare. Ma
lui
sapeva già cosa avrebbe fatto, perché non gli
importava che ora fosse, non
gl’importava di niente. Sapeva solo che Darren lo aveva
cercato, e, se poteva
parlare con lui, di qualsiasi cosa, per qualsiasi cosa, lui
c’era.
Bussa
alla mia finestra, suona alla mia porta.. Vorrei farti sentire
bellissima. So di tendere all’insicurezza.. Non importa
più.
Alla
fine,
compose il suo numero. L’unico che riusciva a ricordare a
memoria.
-Chris..-
Darren non stava bene. Chris lo sentiva. Lo sapeva. Era come se avesse
assimilato tutti i modi di fare di Darren, catalogandoli a livello
inconscio.
In un certo senso, lo conosceva più di quanto Darren
conoscesse se’ stesso.
-Hey.
Va
tutto bene?- Chiese, avvolgendosi di più nella sua coperta,
la voce un po’
rauca a causa delle ore di silenzio. Aspettava una risposta. Sapeva che
non
sarebbe arrivata.
-Mhh.-
Darren, come previsto, si limitò a mugolare. Chris
alzò gli occhi al cielo.
Pensava di sapere cosa stesse succedendo. In quei giorni non era strano
sentirlo giù di morale, poteva benissimo immaginare il
motivo della faccia da
cucciolo abbandonato che doveva avere al momento.
-E’
per Mia,
vero? Avete litigato di nuovo?- Sussurrò. I suoi occhi
azzurri luccicarono per
alcuni secondi, così li chiuse, alla ricerca di una
posizione che fosse
abbastanza comoda, sperando di avvertire qualcosa di più di
qualche mugolio. La
voce di Darren, ad esempio. La sua bellissima voce.
-Lei
non
capisce. Non come vorrei. Non capirà mai.- Darren
deglutì, talmente forte che
anche Chris riuscì a sentirlo.
Non
gli
piaceva sentirlo così, per niente. Non gli piaceva il fatto
che, ogni volta,
dovesse stare male per qualcosa. Darren erra troppo buono per meritarsi
il
trattamento che Mia gli riservava. Chris, constatò,
trattenendo un sospiro,
avrebbe potuto amarlo molto meglio. E molto di più. Lo
avrebbe fatto sentire
come ognuno dovrebbe sentirsi.
-Lei
non ti
merita. Sai come la penso, c’è molto di meglio.
Devi solo aspettare. So che fa
male. Ma tutto accade per una ragione.- Chris non voleva esporsi
troppo. Non
voleva rovinare tutto con lui. Era una delle poche persone che
riuscivano ad
accettarlo per quello che era, che gli volevano bene, senza paure,
senza
pregiudizi. Era Darren, ed era troppo importante perché
potesse permettersi di
rovinare ogni cosa.
-Mmmh.
Me lo
ripeti sempre. Pensi che anche noi ci siamo incontrati per una ragione.
–
Osservò Darren, la voce leggermente più acuta del
solito. Chris non se ne
accorse. Si limitò ad arrossire nel buio della sua stanza,
cercando qualcosa da
dire.
-Io
ne sono
sicuro.- Affermò, mentre assumeva una posizione supina, gli
occhi al soffitto.
Ci furono alcuni secondi di silenzio. Si chiese se non avesse detto
troppo.
-Tu
mi aiuti
sempre. Un giorno smetterai semplicemente di considerarmi. E ho paura
che quel
giorno possa arrivare troppo in fretta.- Chris ridacchiò. Se
c’era una cosa di
cui era totalmente sicuro, era proprio quella: non si sarebbe mai
stufato di
Darren Criss. Lo avrebbe sempre, sempre aiutato, e lui sarebbe sempre
stato di
qualcun altro. Parole che la sua mente aveva formulato altre volte.
Parole che
appartenevano a una canzone di qualche anno prima.
Regina
della bellezza, a
soli 18 anni, aveva problemi con se stessa. Lui era sempre
lì ad aiutarla, lei
era sempre di qualcun altro.
-Pensavo
una
cosa.- Sussurrò, così piano che si sorprese di
sentire la riposta dell’altro.
-Cosa?-
Darren
sembrava sinceramente curioso, adesso. Chris accennò un
sorriso.
-Conoscevo
una ragazza, tempo fa. Era bellissima. E lei, in un certo senso, sapeva
di
esserlo. Ma non si sentiva bella. Lei non lo sapeva. Aveva bisogno
delle
conferme degli altri, per vivere bene. Aveva bisogno di inseguire una
vita che
non le apparteneva. Di essere perfetta. E scappare dal resto del
mondo.- Chris
s’interruppe, mentre un’inspiegabile lacrima
scivolava lungo il suo viso. Non
sapeva perché stava piangendo. Non ne aveva idea.
-Dove
vuoi
arrivare, Chris?- il ragazzo dagli occhi azzurri si asciugò
il viso con una
manica del pigiama che indossava, ridacchiando. Era veramente patetico.
Non
poteva non immaginare le sopracciglia di Darren alzarsi, mentre lui
tentava di
capire dove volesse andare a parare. In realtà, non lo
sapeva neppure lui. O
forse si.
-Conoscevo
un ragazzo. Lui l’amava tantissimo. E c’era sempre
per lei. Quando ne aveva
bisogno, lui correva in suo aiuto. SI faceva forza al suo posto, la
rassicurava. Non aveva bisogno di niente, quando a vedeva felice. Era
tutto
quello che desiderava dalla vita. Non importava che lei lo considerasse
solo un
amico. Lei era sempre di qualcun altro, ma a lui stava bene
così. La amava. Era
tutto per lui. Si considerava fortunato ad avere quello che aveva,
perché la
vita non è sempre perfetta, non è tutto rose e
fiori. Ma se si sa prendere
quello che arriva, senza lamentarsi, tutto acquista un senso. Quello
che
vogliamo, posiamo averlo, se solo non ce lo aspettiamo. Dobbiamo solo
avere
pazienza. – Chris si morse un labbro. Non voleva mettersi a
singhiozzare.
Darren non si sarebbe accorto che stava piangendo. A costo di farsi
male per
impedirlo.
-She will be loved..- Le parole di Darren
non erano state altro che un sussurro, eppure Chris aveva sentito. I
suoi occhi
s’illuminarono per un secondo.
-La
conosci?- Mormorò, sorridendo. Le lacrime scendevano
comunque, ma la voce di
Darren era come un calmante, per lui.
-Certo,
la
conosco. Ma non l’avevo mai letta in questo modo.- Fu Darren
a ridacchiare,
stavolta.
-Beh,
ci
sono tanti modi di leggere le cose. Tutte le cose.- Chris si stava
decisamente
esponendo troppo. Ma non gli interessava.
-Mi
manchi,
Chris.- Darren si lasciò sfuggire un sospiro, e Chris
portò una mano dietro al
collo, senza sapere cosa dire. Le lacrime cessarono. Ed era tutto
merito suo.
Era sempre merito suo.
-Anche
tu.
Non immagini quanto-.
Il
mio cuore è pieno, e la mia porta è sempre
aperta, vieni quando vuoi.
*****
Tutto
quel
traffico era insopportabile. Insomma, pioveva, la gente non avrebbe
dovuto
starsene in casa? Perché proprio quel giorno tutti avevano
deciso di uscire?
Il
messaggio
di Darren rimbombava nella sua testa, come se avesse sentito il ragazzo
pronunciare ogni parola.
“Sto
male. Non ce la faccio.”
E,
si, anche
Chris stava male. Malissimo. Tutto quello che voleva era poter essere
lì per
lui. Lui che non rispondeva più al telefono. Che lo stava
facendo preoccupare.
Lui, che amava così tanto.
Suonò
il
clacson, tentando di convincersi a non mangiarsi le unghie. Non lo
aveva mai
fatto. Non poteva cominciare proprio quel giorno.
Compose
di
nuovo il numero, respirando pesantemente.
Rispondi.
Rispondi. Rispondi.
Ma
lui non
avrebbe risposto. Chris gettò il telefono sul sedile al suo
fianco, imprecando.
C’era tutta quella fila perché la strada era stata
chiusa. Se ne accorgeva solo
ora. Deviò a sinistra, in cerca di un parcheggio. SI sarebbe
preso un
polmonite, forse. Ma a chi importava? Conosceva la strada. Poteva
percorrerla
tranquillamente a piedi, da lì, la casa di Darren non era
lontana. Alla fine,
trovò un posto. Aprì la portiera con uno scatto,
e il vento lo percorse,
gelandolo. Stringendo i denti, uscì dalla vettura. La
pioggia, prima che
riuscisse a chiudere lo sportello, aveva bagnato anche
l’interno della sua
macchina. Tentò di tirarsi su il cappuccio, ma la felpa era
già completamente
bagnata, e i suoi capelli cadevano lungo la sua faccia come spaghetti.
Spostò
una ciocca bagnata dal viso, cercando di vedere qualcosa oltre la
pioggia. Di
sentire qualcosa oltre la pioggia.
Tutto
era
bagnato. Tutto era rumore. Le luci, i clacson, un cantiere in
attività
nonostante l’incessante temporale. L’odore
dell’asfalto bagnato, e dei gas di
scarico delle macchine.
Tutto
era
più intenso. Tutto era più vero.
Corse
verso
l’angolo della strada di Darren, e, per poco, non fece cadere
una signora
anziana. Alcuni gli urlavano contro, forse qualcuno lo aveva
riconosciuto, o
forse lo stavano solo rimproverando per i suoi modi bruschi, ma non era
importante.
Quando
raggiunse
il portone, tirò un enorme sospiro di sollievo.
Salì in fretta i gradini che lo
separavano dal campanello, e, finalmente, lesse il suo nome sul
citofono.
Tenne
premuto il bottone con forza, ma nessuno gli rispose. Cercò
il telefono, nella
sua tasca. Lo aveva lasciato in macchina. Suonò di nuovo.
Ancora. E ancora.
Nessuno gli rispose. Tirò un pugno contro il portone, mentre
una lacrima gli
rigava il viso, confondendosi con la pioggia. Poi, stanco, si
trascinò verso i
gradini. Non gli importava di bagnarsi un po’. Se Darren non
era ancora a casa,
lo avrebbe aspettato. Lo avrebbe cercato. Non aveva niente di
più importante da
fare, perché Darren era la cosa più importante.
Non
mi dispiace passare ogni giorno fuori, all’angolo della tua
strada,
sotto la pioggia scrosciante, Cercando la ragazza dal sorriso spezzato,
chiederle
se vuole fermarsi un po'.
E
poi, dopo
alcuni minuti, o forse alcune ore -chi poteva dirlo con precisione?-
finalmente, Darren era tornato.
Chris
alzò
gli occhi verso la strada, e si ritrovò una figura scura di
fronte. E sorrise,
perché solo i suoi riccioli potevano apparire
così belli, anche bagnati. Solo
lui poteva fare in modo che i suoi occhi si notassero sempre, anche
quando
erano spenti, anche quando tutto intorno a loro gridava
che non era il momento. Quando tutto era
grigio, loro davano colore a ogni cosa.
-Chris..
che
ci fai qua?- Darren sembrava confuso. Parlò forte, per
impedire che il rumore
della pioggia gli impedisse di essere sentito. Si sedette al fianco
dell’altro.
-Io..
–
Chris strinse Darren a se’, abbracciandolo forte. Darren
ricambiò
immediatamente, confuso. -Non mi rispondevi più. Ho avuto
paura.- Mormorò.
Quando era con lui, andava tutto bene.
Gli era mancato.
-Prenderai
la febbre..- Darren scostò una ciocca di capelli bagnati
dalla fronte di Chris,
un sorriso forzato stampato sul volto.
-Non
m’importa. So che non va tutto bene, Darr. So che non la ami
più, ma so anche
che tieni a lei. E’ ovvio che tu stia male. Sono corso qua.
Non sapevo se eri
in casa, non mi rispondevi. Ho provato. Sei importante, e mi piace la
pioggia,
non è un gran problema aspettarti qua. Non lo sarebbe in
nessun caso. Ti
aspetterei sempre. Volevo solo starti vicino, so ce non è un
buon momento. Odio
sapere che esiste qualcuno che può spezzare il tuo sorriso.-
Questa
volta, fu Darren a protendersi verso Chris. Quegli occhi azzurri
brillarono più
del solito per alcuni secondi. Poggiò la fronte bagnata
contro la spalla di
Darren, altrettanto bagnata.
-Ti
piace
proprio quella canzone, eh?- Mormorò Darren.
L’altro lo sentì sorridere contro
il suo collo. Inspirò profondamente, prima di sorridere a
sua volta.
-Anche
a te.
La riconosci sempre.- Constatò Chris, allontanandosi
leggermente per guardarlo
negli occhi.
-Certo.
E’
la tua canzone.- Affermò, accennando un altro sorriso. Un
vero, timido sorriso.
-E’
la nostra canzone, ormai.- Chris
scompigliò
i riccioli bagnati dell’altro, e si alzò, tendendo
una mano in direzione di
Darren.
-Se
vuoi
posso rimanere-.
*****
Ho
percorso chilometri e chilometri per ritornare alla tua porta.. Ti ho
avuta tantissime volte, ma in qualche modo Vorrei di più.
Eccolo
là.
Darren era
proprio di fronte a lui, gli occhi chiusi, le ginocchia ripiegate
vicino al
petto, la testa poggiata sulla spalliera del divano,
l’espressione più
innocente che avesse mai visto, solo una t-shirt e i pantaloni di una
vecchia
tuta addosso. Sembrava un bambino. Chris sorrise, chiudendosi la porta
alle
spalle e inspirando forte il suo
profumo tra i vestiti che gli erano stati prestati, mentre un forte
istinto di
protezione si faceva strada dentro di lui. Si sedette a terra, a fianco
al
divano. I loro volti erano così vicini che poteva sentire il
suo respiro sul
volto. Era estremamente rilassante. Sarebbe
rimasto così per ore, se solo ce ne fosse stato bisogno.
Tutto, per Darren.
Tutto.
Ma
cominciava a chiedersi quanto avrebbe resistito. Cominciava sul serio a
farsi
domande su tutta la sua vita, su tutti i
cambiamenti che stavano avvenendo.
Per
Darren,
Chris aveva messo in discussione ogni cosa. E non rimpiangeva niente,
perché
ora era sicuro di quello che aveva, e anche di quello che voleva.
Si
chiedeva
soltanto se valesse la pena di tentare. Poteva davvero permettersi di
rischiare
così tanto? No. Poteva rimanere ancora nell’ombra,
aiutando solo in parte? Non
lo sapeva. Non sapeva se ci sarebbe riuscito. Portò la mano
verso quei riccioli,
scostandoli dal volto dell’altro.
Le
scure,
lunghe ciglia di Darren tremarono appena, prima che i suoi occhi, un
po’
appannati, si aprissero e si richiudessero velocemente. Il ragazzo
sorrise, poi
li aprì di nuovo, mentre la mano di Chris scivolava verso la
sua.
-Ti
sei
addormentato.- Chris sorrise a sua volta, sistemandosi meglio per non
perdere
l’equilibrio.
-Chris..
la
ragazza della tua storia. Lei.. era un ragazzo, non è vero?
E l’altro ragazzo,
quello eri tu?- La voce impastata di Darren lo colpì
profondamente. I loro
sguardi s’incatenarono. Era vero. Darren lo aveva capito.
Chris si morse un
labbro.
-Forse.-
Sussurrò, Poggiando il mento sul divano, accanto al viso di
Darren. Il ricciolo
fece un sorriso triste, mentre il suo pollice prendeva a disegnare
piccoli
cerchi sul palmo di Chris.
-Tu
non mi
dici mai niente.- Darren fece una piccola smorfia di disappunto, quando
vide il
sorriso dell’altro. Non era propriamente così.
Leggi
tra le righe.
Chris
aveva
sempre detto tutto quello che c’era bisogno di sapere. Ma, a
differenza di
Darren, non lo faceva parlando. Perché parlare era troppo
difficile. Oppure era
troppo facile?
Solo,
non aveva bisogno di parole. O forse si. Perché le sue
dovevano essere
interpretate. Magari, provare a essere chiari, per una volta, non
sarebbe stato
così male.
Darren
era così adorabile. E lo amava così tanto.
-Un
giorno
mi innamorerò di te, Darren. E non saprò come
dirtelo.- Mormorò, ridacchiando.
Non parlava sul serio, certo: lui era giù innamorato di
Darren.
Tuttavia,
quegli occhi color miele si spalancarono lentamente, viaggiando nel
vuoto per
alcuni secondi. E poi, proprio quando Chris pensava di aver detto
troppo, il
sorriso sul volto di Darren si allargò inspiegabilmente.
-Succederà
anche a me. Magari è già successo-.
E
sarà amata, sarà amata.
Non
so quanti di voi siano riusciti a terminare di leggere questa storia.
Se
ci siete riusciti, però, devo farvi i complimenti, non
leggerei mai
qualcosa scritto da me xD
Comunque,
non sono qua per dirvi quanto non mi piaccia il modo in cui
scrivo, ma per dei ringraziamenti, e delle precisazioni.
Ho
cominciato a scrivere questa storia circa due settimane fa, e il finale
doveva essere totalmente diverso.
Poi
è successa una cosa che me lo ha fatto rivalutare.
Siete
liberi di interpretare questo finale come volete. Cosa
succederà
dopo, sta a voi deciderlo.
Io
ho già trovato la risposta. E la risposta è una
persona.
Non
so qual è stato il momento preciso in cui io e quella
persona siamo
diventate i personaggi che interpretavamo.
Ma
è successo. Quindi, è a Lei che questa storia
è dedicata.
A
Marta, la mia Piccola, adorabile Panda.
Non
c’è molto altro da sapere su questa storia, quindi
direi che adesso
osso salutarvi,
con
la speranza di scoprire cosa pensate di quello che ho scritto.
Sperando
che questa storia, che quello che provo vi abbia lasciato
qualcosa, anche minima, ma pur sempre qualcosa.
Vi adoro.
Alis