Anime & Manga > HunterxHunter
Ricorda la storia  |      
Autore: L_I_D    08/10/2011    2 recensioni
Mi chiamo Killua Zaoldyeck. Ma, per favore, preferisco mi chiamiate solamente Killua; Zaoldyeck è il nome di un orrendo passato, preferisco non rievocarlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Killua Zaoldyeck
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Mi chiamo Killua Zaoldyeck. Ma, per favore, preferisco mi chiamiate solamente Killua; Zaoldyeck è il nome di un orrendo passato, preferisco non rievocarlo.
Sono nato in un afoso giorno di giugno. Già dal tempo di quel dì avevo capito quanto sarebbe stata dura e orrenda la mia vita.

Era una vita non comune, quella di mia madre. Non ne ha mai parlato in mia presenza, le ho sentito dire qualcosa in proposito una mattina in cui l’ho scorta parlare con Kalluto. Era una bella donna, fiera, una cacciatrice di soldi. Un “lavoro” le era stato assegnato sotto ampio compenso. Doveva uccidere un mercante concorrente al suo datore.
Il caso, però, volle che anche quel concorrente avesse richiesto l’aiuto di un professionista. Uccisi i due, i mercenari si scontrarono, e il vincitore capì che quella donna avrebbe potuto fare molto più.
Da loro nacquero Illumi- mio fratello maggiore e “insegnante” assieme a papà-, Milluki- il “porcellino”-, me, Alluka e Kalluto.
Sin dall’inizio ero stato scelto come successore nell’attività di famiglia.

 Era divertente, all’inizio.

Ero sottoposto ad allenamenti estenuanti ogni giorno, a ogni ora. Mi hanno fatto rimanere seduto su una sedia elettrica per due giorni, aumentando ogni ora il voltaggio. Avevo cinque anni e, per ricordarmelo ora, non doveva esser stato piacevole.

Il mio primo omicidio è stato a… Non ricordo… Allora non dev’essere stato importante. Illumi mi aveva accompagnato, poi io dovevo fare il resto. Con un semplice taglio alla gola- avevo appena appreso come deformare la mia mano- uccisi quel gigante. Notai un mio impercettibile accenno a un sorriso mentre vedevo il sangue che usciva dalle vene del malcapitato. Non provai nessuna emozione: già allora- causa i miei genitori- mi era parsa una cosa del tutto normale. La legge della natura vuole che sopravviva il più forte e soccomba il debole. E così fu. Così fu per tutti i miei anni. Anche alla Torre Celeste uccidevo coloro che sfidavo.
Dio mio, mi faccio schifo. Adesso, ripensandoci, provo un’infinita pena per me.
Ma allora ero fatto così: oggi mi allenavo, domani mi allenavo, dopodomani uccidevo. Era un circolo vizioso, senza una fine. Se non mi fosse accaduto quello…

Forse un segno del destino, forse una banale coincidenza, mi fu affidata l’uccisione di un miliardario che aveva fatto carriera sfruttando dei bambini rubati. Una preda facile, anche un bambino alle prime armi ci sarebbe riuscito. Perciò per me, professionista in campo di omicidi e sicuro erede della più importante famiglia di assassini al mondo, doveva essere come bere un bicchier d’acqua.

Veramente, non credevo potesse accadermi quello…

Entrai furtivamente nella sua villa. Nessuno mi notò.
Andai verso la sala principale. Aveva delle guardie all’entrata. Resi un tappeto talmente intriso di sangue da far schizzare la sostanza vermiglia al solo tocco.
Udii delle voci provenire da una grande porta in mogano. Convinsi alcune guardie a confermarmi la presenza dell’uomo oltre l'uscio. Una catenina d’oro parve ricoperta di rubini.
Aprì l’anta e mi ritrovai davanti al mio obiettivo: stava nella sala da pranzo, dalle pareti color panna ornate da motivi a forma d’allori a metà altezza, a giocare con un bambino.
Ebbe appena il tempo di scorgermi con la coda dell’occhio che la sua mente e il cuore furono scollegati irrimediabilmente.

Un’altra cosa che dovevo fare era non lasciare testimoni. In più, era possibile che fosse uno degli sfruttati. In ogni caso, non mi era stato ordinato di non uccidere nessuno eccezion fatta per il mio obiettivo. Perciò agii di mia iniziativa e mi avvicinai al piccolo. Approssimativamente, aveva la metà dai miei anni, cinque, massimo sei. Portava un caschetto biondo che gli copriva metà dello sguardo, nascondendolo alla mia vista. Vestiva bene. Altre sue caratteristiche non le rammento, però…

Continuava a urlarlo, non riuscivo più a sopportarlo, avevo una folle voglia di sopprimerlo. Chiamava quell’uomo “papà” e non la smetteva di piangere.
Gli presi il braccio e lo sollevai da terra.
Con gli occhi ancora lacrimanti, mi mostrò l’azzurro delle sue iridi bagnate d’amarezza.

Non chiedetemi perché, neppure io sono riuscito a capirlo, ma persi quella freddezza d’animo che aveva caratterizzato quei miei12 anni. E tutto a causa di quel moccioso.
Ero sempre vissuto credendo di dover sopraffare gli altri. Per quale motivo, poi? Perché mi era stato insegnato così.
Assurdo.
Tutto quello che avevo fatto era stato assurdo.
Vivere con la morte.
Orrendo.
Schifoso.
Mi chiamai con i peggiori dispregiativi.
Quel bambino mi fissava.
Che vita d’inferno.
«Feriscimi» assurdo.
«Fammi quello che hai fatto a papà» perché?
«Così potrò giocare ancora con lui» idiota.
«Ti prego, se non lo fai sto ancora più male».
Perché lo dovevo uccidere? Perché prima avevo ucciso un suo “bene”? Se uccido una persona, ci sarà sempre qualcuno, nell’amore o nell’interesse, pronto a vendicarlo.
Un altro stupido circolo vizioso.

Odio i circoli. Odio i cerchi.

Non si può trovare un punto particolare, sono tutti identici. Perché non provare a uscire da questa maledetta figura? Se, poi, mi annoia anche vivere fuori dal cerchio, posso rientrare. Ovunque io lo faccia andrà bene.

Ogni punto del cerchio è assolutamente identico a un altro.

Tanto è tutto uguale.

Killua Zaoldyeck rilesse per l’ennesima volta quel testo. Lo aveva scritto in un momento di semi-disperazione.
Credeva di aver deluso Gon. Di nuovo.
Anzi, non lo credeva, ne era certo.
Si era messo a scrivere una specie di biografia per ricordare come gli fosse venuto in mente di abbandonare la sua famiglia e il suo lavoro. Era la sola cosa che gli riusciva bene. Anche tenersi un amico era troppo difficile per lui.

« Ehi, dove ti sei nascosto?» sentì altri passi, poi vide la luce illuminare il buio della stanza in cui si era rifugiato.
E poi un sorriso.
Killua, e basta, tornò dal suo amico.

 

Hola...(notare l'entusiasmo)
Non credevo potessi davvero aver il coraggio di pubblicarla... l'ho scritta stasera di getto...
Comunque, è la prima fic che scrivo, spero che sia di vostro gradimento... Kilu è il mio personaggio preferito(*mannaia* e spero piaccia anche a voi ^_^)(Kilu:- no, lettori, non è una minaccia ^^") e volevo... provare a vedere come mi veniva una fic che descrivesse qualcosa a proposito di lui... ci sono centinaia(...) di errori legati al carattere futuro di Killua, quindi ho messo OOC. Poi... boh. :) ditemi come vi va.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: L_I_D