Amori
a scuola
Capitolo
1: Il primo giorno di scuola.
“La
vita è un sogno ad occhi
aperti… non capita mai ciò che
vorresti… è imprevedibile come una tempesta a
ciel sereno…”
Era
questo che pensava intensamente Usagi, mentre scrutava con i suoi occhi
azzurri
il palo della luce che si intravedeva dalla piccola finestra di camera
sua.
Passava quasi tutti i pomeriggi d’inverno ad ammirare il via
vai di persone che
andavano e venivano dalla città… le piaceva molto
fantasticare sulle loro vite
e l’affascinava tantissimo immedesimarsi in quegli uomini e
quelle donne che
sembravano sempre andare di fretta!
Aveva
appena 14 anni e già era costretta ad affrontare il suo
futuro… frequentava il
primo anno di liceo, stava in una classe che non le piaceva ed era
sempre di
cattivo umore.
Sua
madre era decisamente poco colta ed era pronta a tutto pur di vedere la
sua
amata figlia diventare una donna piena di successi! Aveva deciso tutto
lei… quello
che doveva fare... i vestiti... le scarpe... questo non stava
più bene alla dolce
ragazza dai capelli dorati che presto o tardi si sarebbe ribellata a
quella
madre troppo possessiva.
“Quando
hai intenzione di portare i capelli come una signorina della tua
età?”, le
ripeteva sempre la donna. Che poteva farci Usagi se per lei era
più comodo
sistemare la sua chioma lucente in due codini? Stava decisamente
più comoda!
Sua
madre era proprio una brontolona! Aveva perfino deciso la sezione a cui
doveva
fare parte. Ok, era colpa sua se non aveva potuto iscriversi
all’università e
diventare dottoressa, visto che era incinta di lei, però era
ingiusto comunque il
suo comportamento!
Fatto
sta che quella situazione non piaceva né a lei, che non
avrebbe voluto lasciare
le sue migliori amiche visto che stavano in una sezione che non era la
sua, né
a Minako, una delle sue compagne più care che frequentava a
malincuore la sua
stessa classe.
Mina,
così tutti la chiamavano, era una tipa piuttosto estroversa
e a volte un po’
troppo sicura di sé… Non che avesse tutti i
torti: aveva biondi capelli lunghi,
che adornava con un elegante fiocco rosso. Amava studiare e dare il
meglio di
sé, ma esigeva molto da quei professori che certamente non
erano molto larghi
di voti.
Era
pazzamente innamorata di un docente della sua scuola, il signor
Kunzite, e ogni
volta che lo osservava da lontano, stritolava, nel vero senso della
parola, il
povero polso di Usa, che a malincuore doveva sopportare le
atrocità dell’amica.
Le
due ragazze si conoscevano dai tempi delle elementari e anche se
avevano due
caratteri piuttosto diversi (Usagi infatti era una ragazza simpatica,
ma molto
timida) andavano d’accordo. Ovviamente come in tutte le
amicizie, ci furono
alcune incomprensioni causate probabilmente dall’insicurezza
di Usa.. un
distacco che tuttavia non aveva rovinato il loro rapporto.
Il primo giorno di scuola di
Usagi era stato un
vero e proprio incubo.. ragazzi che andavano su e giù per il
cortile cercando
di “timbrare” le nuove matricole: era
tradizione,infatti, tatuare sul braccio
dei novelli studenti il termine “SPINA”…
questo lo facevano i ragazzi più
grandi che molte volte miravano al volto.
“Supererò
anche questa!”, si diceva e intanto con tutta la faccia
sporca aspettava Minako
per entrare in quella stramaledettissima aula.
Nel frattempo aveva incontrato
le altre sue
migliori amiche che purtroppo non sarebbero andate in classe con lei.
“Hey,
Usa-chan! Cosa hai fatto al viso?”, chiese tutta raggiante
Naru.
“Ti
hanno conciata proprio per le feste!” le fece eco Makoto,
mentre in lontananza
si scorgeva Ami che provava a scappare da un gruppo di studenti
assatanati che
stavano cercando di timbrarla.
“Eh,
già ragazze” - rispose imbronciata Usagi -
“adesso lasciatemi in pace, però...
non è proprio giornata.. da oggi inizia il mio
inferno!”.
A
un certo punto Usagi udì una voce chiamarla in mezzo alla
folla: era Mina in
compagnia di due ragazze che lei non conosceva.
“Ciao
Usa! Ti presento Michiru e Haruka. Frequenteranno la nostra stessa
classe.”, le
disse frettolosamente.
“Piacere”,
rispose semplicemente Usa, che, nel frattempo, stava osservando la
felicità
delle altre sue amiche. “Possibile che siano così
contente?”, pensava mentre Naru
prendeva in giro Ami per la sua avventura e Makoto rideva come un ebete
mentre
l’ascoltava.
”Se
i nostri genitori non si fossero mai conosciuti chissà se
saremmo diventate
amiche…”, rifletteva la biondina, guardando Naru.
“E’
sempre stata un tipo strano…”. Effettivamente la
ragazza aveva una personalità
molto misteriosa: fino a poco tempo prima non si sarebbe mai accorta
della sua
rara bellezza. Non era molto alta, ma aveva i capelli di un castano
rossiccio e
gli occhi cangianti, che mutavano colore a seconda della luce: di
giorno verdi,
di notte marroni. Usa non aveva molta confidenza stretta con lei anche
se la
loro amicizia aveva antiche radici.
Stessa
cosa non si poteva dire con Ami. Con lei, una ragazzetta dai corti
capelli blu
e occhi dello stesso colore, aveva un rapporto molto più
stretto. Si poteva
confidare, poteva raccontarle tutto ciò che provava, anche
se spesso non capiva
cosa volesse dire “soffrire per amore” visto che
alla bizzarra Ami-chan non era
mai piaciuto nessuno. Molte volte pensava che questo derivasse dal
fatto che
l’amica era piuttosto timida ed insicura.. forse anche per
ciò che si trovava
meglio con lei.
E
Makoto? Beh, non poteva certo dire che la conoscesse a fondo. La
frequentava da
poco tempo ma si era subito fidata di lei. Piuttosto alta e dai
lineamenti
mediterranei, Mako era una ragazza molto dedita alla cura delle piante
e aveva
una grande passione per la cucina. Durante i week-end preferiva sempre
stare a
casa.. non le piaceva granché uscire. “Se non le
piace uscire di certo non
possiamo costringerla!” rimuginava Usa, mentre iniziava a
suonare la campanella
del suo primo minuto del suo primo anno nel suo primo liceo.
Oltrepassato
il grande cancello nero, si ritrovò davanti a un vasto
atrio. Il pavimento era
di un giallo sbiadito e le pareti antiche sembrava che perdessero
l’intonaco
con le numerose crepe. Lei era affianco a una rampa di scale. La sua
aula si
trovava al secondo piano.
Insieme
a Mina e alle sue due nuove conoscenti di cui non si ricordava
più i nomi salì
ogni gradino ed entrò nella classe che doveva essere la
loro.
Non
credeva ai suoi occhi! Era gigantesca! Sì era un
po’ puzzolente, ma insomma
dovevano entrarci 30 persone!
All’improvviso
fece un ghigno disgustato… aveva visto la persona che
più odiava in assoluto:
la perfida Kakyuu accompagnata da due ochette che non aveva mai visto
prima. “Ecco..
che lurida situazione!”, pensò. La ragazza, dai
lunghi capelli rossi e dal
carattere forte, odiava la povera Usagi.
E
lei non sapeva perché. “Forse perché
sono troppo buona e le reco fastidio! Ma
cosa vuole da me questo scheletro vivente?”. Ormai ne era
sicura.
“Beh,
basta che mi evita..” e intanto si mise seduta affianco a
Mina che era
euforica. “Ma ti rendi conto che siamo delle
liceali?”, le disse con una gran
foga.
“Si,
purtroppo..”, le rispose scocciata.
“Non
mi piace questa classe... guarda i ragazzi, Mina-chan! Sembrano dei
mentecatti…
non trovi? Hey, ci sei? Sei ancora tra noi?”.
La
ragazza si era incantata: aveva gli occhi che le brillavano!
“Ma a chi guar…”.
Non fece in tempo a finire la frase... davanti a lei era comparsa la
creatura
più bella del mondo: occhi e capelli scuri legati in un
codino... era veramente
stupendo!
“Chi
è? Parla
Mina!”, urlò quasi strozzando
l’amica.
“Credo
che si chiami Seiya.. é carino, no? Almeno
c’è qualcuno di bello in questa misera
sezione!” la informò l’amica, che
intanto si stava massaggiando il collo,
stritolato poco prima.
“Già,
hai ragione”. C’era un po’ di rammarico
nelle parole di Usa. Lei avrebbe voluto
stare nell’altra classe e non solo per le altre amiche.
Lì c’era il ragazzo che
le faceva battere il cuore e che piaceva anche alla sua amica Rei, di
un anno
più grande. Con Rei ne combinava di tutti i colori. La
ragazza dai capelli nero
corvino con gli occhi dello stesso colore e lei erano inseparabili! Non
ricordava
neppure quante volte avessero pedinato il povero Mamo.
Sorrise.
“Oh,
Mamo… cosa darei per vederti!” e, mentre pensava a
lui, entrò la sua nuova professoressa,
una tipa minuta e dai corti capelli biondi.
“Buongiorno,
ragazzi!” esclamò. Vestita di tutto punto,
l’anziana signora (poteva avere
all’incirca 60 anni) si sedette sulla sedia della cattedra e
da un’enorme borsa
nera estrasse numerose fotocopie. “Ora farete una breve prova
d’ingresso
affinché io possa capire le vostre conoscenze
nell’ambito della grammatica
italiana.”, disse.
“E
ti pareva!” ,pensò Usa proprio nello stesso
momento in cui ella stava
distribuendo i fogli.
Prese
dal suo zaino blu, l’astuccio nero e ne tirò fuori
una penna.
“Copula
o predicato verbale,eh? Uhm.. che cosa diavolo è la copula?
Vabbè vorrà dire
che mi tocca sparare!”. E mentre cercava di riuscire a
rispondere a quelle
domande, il suo sguardo si spostò dal foglio alla classe.
Osservava con grande
attenzione gli alunni...
“Ma
perché sono qui? Non poteva, quella maledetta di mia madre,
iscrivermi in
un’altra classe?”. Era molto triste,
così tanto che i suoi occhi ben presto
diventarono lucidi.
“Non
qui...”
No,
non poteva piangere di fronte a tutti. Il suo orgoglio glielo impediva!
Intanto
tra una crocetta e l’altra la sua mente vagava e quasi subito
si ritrovò a
pensare ancora a Mamo.
Non
sapeva niente di lui. Eppure l’affascinava molto.
Era
un ragazzo molto alto e aveva un fisico così atletico da
mozzare il fiato.
Mina
si chiedeva sempre cosa Usa ci trovasse in lui. La ragazza non lo
sapeva: le
piaceva e basta. Avrebbe tanto voluto conoscerlo e avere magari anche
una
storia con lui, ma purtroppo non le pareva essere possibile a causa
della sua
innata timidezza.
“Non
importa. Avrò un amore platonico. Un sacco di ragazze ce
l’hanno. E poi mi
basterà vederlo a ricreazione quando andrò a
trovare le altre.”
Si
fece coraggio e dopo
due ore consegnò il
foglio.
Ad
un tratto Mina le si avvicinò e le disse: “Come
è andata la prova?”, ma lei non
rispose: era troppo distratta per dare ascolto a quelle parole che non
le
trasmettevano alcun senso in quel momento.
Poco
dopo entrò la professoressa di fisica e finalmente dopo
un’ora estenuante di
spiegazione del sistema SI, di cui non aveva mai sentito parlare prima
d’allora, suonò la campanella dell’
intervallo! Subito Usa presa da una grande
foga, si precipitò al primo piano dove si trovava la classe
di Naru e le altre.
Avrebbe
voluto varcare la soglia dell’aula, ma lì,
appoggiato alla porta, c’era
l’affascinante Mamo. “Oddio è lui! E ora
cosa faccio? Se non si sposta non
posso entrarci!”
Non
appena pronunciò queste parole, le si avvicinò
Makoto.
“Oh
ma dove scappi? Perché non entri dalle altre?”
disse toccandosi gli splendidi
capelli castani, raccolti in una coda di cavallo.
“Toh,
c’ è Mamoru! Adesso vado a salutarlo…
dai vieni con me!”, la incitò Mina, che
era sopraggiunta poco dopo, sorridendo maliziosamente.
“No! Che sei
pazza? Aspetterò qui, non ti
preoccupare...”, e dicendo ciò si rese conto di
aver fatto un’enorme cavolata.
Ma
era così magico il suo sguardo che Usa non riusciva nemmeno
a guardarlo in
faccia! Si era presa proprio una cotta pazzesca: ogni volta che lo
guardava
arrossiva, le batteva forte il cuore e le tremavano le gambe.
“Come
vorrei essere come te, Mina! Sei sempre così spontanea!
Mentre io sono così
vulnerabile! Non posso cambiare proprio adesso, perché
servirebbe molto
coraggio. E io non ce l’ho e forse non ce
l’avrò mai...”, pensò la
ragazza, che
cercava un modo per sgusciare via da quella zona.
“Usa-chan
allora come va il tuo primo giorno di scuola?” le chiese
Naru.
“E
secondo te? Male.. anzi malissimo... però in qualche modo
sopravviverò! O almeno
spero... voi?”, domandò a dir poco rassegnata
all’idea di dover marcire per un
anno intero in quella specie di aula. “Noi tutto ok.. abbiamo
conosciuto anche
delle tipe simpatiche! Una si chiama Hotaru, che è un vero e
proprio uragano di
allegria e un’altra un po’ più timida..
come è che si chiama? Sestuna, credo.
Tu hai conosciuto qualcuno di interessante?” le
spiegò Makoto.
“Sì,
magari! Quella è una classe di zombie! I maschi sono
orribili, ce ne è solo uno
carino, ma mi pare strano... per di più
c’è anche la cara nuotatrice Kakyuu e
già so che mi farà passare i guai. Al suo seguito
ci sono due oche che si
chiamano Esmeralda e Katia... quindi ho solo Mina di cui mi posso
fidare!
Strano che oggi non mi abbia ancora stritolato nel
guardare…” e non ebbe il tempo
di terminare la frase che Minako le si avvinghiò e tutta
emozionata indicando
il professore che le faceva girare non poco la testa.
“Tu
sei completamente andata..” - affermava Ami - “come
diamine fa a piacerti un
vecchio che oltre ad essere orribile è anche un
capellone?”
“Non
è vero! Ha fascino e poi a me piacciono gli uomini
maturi!”, replicò scocciata
Mina che tornò sbottando in classe proprio nel momento in
cui la campanella
pose fine a quei 10 minuti di relax.
“Vabbè
raga, ci vediamo dopo!”, disse Usa mentre si accingeva a
ritornare nella classe
tanto odiata.