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Autore: marphell    10/10/2011    3 recensioni
Lisbon è tornata al lavoro per merito di Jane, cosa succederà tra i due?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'appuntamento

Jane era riuscito a farmi tornare al lavoro, ero felice, davvero. Non me lo sarei mai aspettata, in fondo lui ci aveva usati per arrivare a John, non eravamo altro che pedine.

Ero in ufficio a sistemare le mie cose, quando una testa bionda vi si affacciò con un sorriso stampato in faccia:

-Ciao Lisbon! Sei tornata!-

-Sì, sono tornata! Ed è merito tuo, grazie.-

-Così mi fai arrossire! Comunque dobbiamo festeggiare! Stasera sei libera?-

-...sì.-

-Bene!-

Per tutto il tempo era rimasto sulla soglia della porta, nel momento in cui finì di parlare, si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia:

-È bello riaverti qui.-

Rimasi immobile anche dopo che se ne era andato con uno di quei sorrisi in faccia. Avevo bisogno di un caffè, ora. Anche perchè non avevo chiuso occhio quella notte.

-Lisbon? Ehi Lisbon!-

-Mmh... Che c'è?-

-Ti sei addormentata nel bullpen.-

-Mmh.-

-Dai alzati che ti porto in ufficio.-

Sentii due braccia forti che mi reggevano il collo e le gambe. Poco dopo ero in ufficio, non volevo lasciare andare la persona che mi aveva portata fino al divano, era molto comoda. Così mi addormentai ascoltando il suo respiro e il battito del suo cuore, leggermente accelerato.

Appena mi svegliai, caddi dal divano, o meglio, dal corpo del mio consulente. Cosa era successo? Perchè ero su di lui?

-Lisbon, calmati! Eri stravolta e ti sei addormentata!-

-Perchè non mi hai lasciato sul divano?!-

-Ehm... Tu non mi lasciavi andare...-

-Haha, ma dai! E ti aspetti che me la beva?-

-Va bene Lisbon, come vuoi. Devi essere pronta fra un quarto d'ora, comunque.-

-Perchè? Pronta per cosa?-

-Ma come? Te ne sei dimenticata? Dobbiamo festeggiare il tuo ritorno!-

-È vero! No, non me ne sono dimenticata!-

-Lo so! Come potresti dimenticarti un appuntamento con me!-

-Jane! Fuori dal mio ufficio!-

Il mio consulente sgattaiolò via prima che riuscissi a colpirlo con un fermacarte.

-E non è un appuntamento!- Gli gridai dietro, tanto forte che si girarono tutti. Arrossii di colpo, conscia di quello che avevo, o meglio, il mio consulente mi aveva fatto fare.

Puntuale, Jane si presentò alla porta del mio ufficio dopo un quarto d'ora:

-Allora Lisbon, sei pronta ad uscire?-

-Sì, Jane. Sono pronta, e gli altri?

-Gli altri chi?-

-Van Pelt, Rigsby e Cho.-

-...loro non vengono, siamo solo noi due.-

-Ah... Ok.-

-Invito anche gli altri se non vuoi stare da sola con me!-

-Ma che sciocchezza! Perchè mai non vorrei stare da sola con te?-

-Perchè mi trovi incredibilmente affascinante!-

-Ma smettila! Andiamo!-

-Ok.-

Ci dirigemmo verso il parcheggio e raggiungemmo la macchina di Jane. Dopo dieci minuti di viaggio in completo silenzio, arrivammo ad un ristorante. Non era un ristorante qualsiasi, era uno dei più rinomati di Sacramento e dintorni! Da quanto avevo sentito, però, sarebbe rimasto chiuso per un po' di tempo...

-Ma non è chiuso?- dissi notando il cartello che confermava le voci che avevo sentito.

-Sì.-

-E allora cosa facciamo qui?-

-Entra.-

-Ma è chiuso!-

-Spingi la porta ed entra, fidati.-

-...ok.-

Spinsi la porta e con mio grande stupore, era aperto. Se era chiuso, perchè potevamo entrare? Una volta dentro mi girai verso Jane.

-Non c'è nessuno.-

-Questo lo dici tu!- disse avvicinandosi a me con un sorriso a trentadue denti.

-Ok, si può sapere cosa succede?-

-Patrick! Sei arrivato!- disse una voce che proveniva dalle mie spalle.

-Ciao Tom! Grazie ancora!- rispose il mio consulente.

-Figurati! Ti dovevo un favore! Lei deve essere Teresa! Piacere!-

-Piacere mio!-

Ok, ero leggermente confusa. Possibile che Jane conoscesse il proprietario del ristorante? No, impossibile.

-Invece sì! Lui è il proprietario!- affermò Jane gongolando.

-Jane smettila di entrare nella mia testa!-

-Scusa, non lo faccio apposta. Però è così facile!-

Gli lanciai un'occhiataccia.

-Allora Tom, ci puoi far vedere dov'è il nostro tavolo?-

-Certamente! Seguitemi!-

Seguimmo il proprietario fino ad una terrazza aperta su un panorama mozzafiato.

-Questo è il vostro tavolo, tra poco arriveranno i piatti che hai ordinato, Patrick.-

-Grazie mille!- rispose Jane che mi fece sedere al mio posto. Ero rimasta affascinata dal paesaggio, davvero magnifico.

-Ti piace il paesaggio?-

-Molto. Credevo non avessi bisogno di chiedermelo!-

-Senti, scusa per prima, non volevo...-

-Jane, tranquillo. Stavo scherzando! Comunque, per favore, cerca di tenerti per te le informazioni che riesci a carpirmi dalla testa.-

-Hai ragione, ci proverò.-

Passammo una serata bellissima, i piatti che Jane aveva ordinato erano buonissimi, probabilmente li aveva scelti perchè sapeva che mi piacevano. L'avevo visto sorridere e ridere sinceramente, come poche altre volte. Finito il dessert, fragole e cioccolato fuso, mi sorrise e mi disse:

-Adesso arriva il pezzo forte!- si alzò dalla sedia e fece il giro del tavolo, trovandosi di fronte a me. Allungò una mano e mi disse:

-Mi offri l'onore di questo ballo?-

-Cosa? Seriamente? No.-

-Mai stato così serio. Per favore!-

-Un ballo senza musica?-

Mi sorrise e si girò gridando:

-Tom! Ora!-

Non potevo credere alle mie orecchie: la mia canzone preferita!

-Non hai più scuse! E poi è la tua canzone preferita!-

-Ok, va bene. Te lo sei ricordato?- dissi alzandomi dalla sedia e stringendo la sua mano. Appoggiai la testa sulla sua spalla.

-Io mi ricordo tutto!- disse appoggiando la sua testa sulla mia.

-Ma smettila!- dissi ridendo e capii che anche lui rideva. Rimanemmo a ballare anche dopo che la canzone era finita. Ero stanca e la serata era stata bellissima.

-Sei stanca?-

-Un po'.-

-Ti accompagno a casa.-

-Ok, grazie.-

Ci staccammo l'uno dall'altra e ci fissammo negli occhi, i suoi erano di un azzurro bellissimo.

-Allora, andiamo?- dissi cercando di rompere quel momento imbarazzante. Sentivo le guance in fiamme.

-Certo, hai tutto?-

-Sì.-

Ci dirigemmo verso la macchina dopo aver salutato Tom. In un quarto d'ora eravamo a casa mia; scesi dalla macchina e Jane mi accompagnò alla porta.

-Grazie per la serata! Sono stata davvero bene!-

-Grazie a te per avermi fatto ballare e ridere come non facevo da tempo!-

I miei occhi erano incollati ai suoi, non riuscivo a guardare altrove. In una frazione di secondo, eravamo così vicini che potevo sentire il suo profumo. Volevo aspettare che facesse lui la prima mossa, infatti così accadde. Fu un bacio leggero e dolce, finalmente potei toccare quei ricci biondi, morbidi come li immaginavo.

Quando ci staccammo avevo le mani sul suo petto e lui intorno alla mia vita. Mi riavvicinai a lui dando inizio ad un bacio più passionale, mentre aprivo la porta di casa mia. Questa si richiuse dietro di noi pochi secondi dopo, a causa di una spinta del mio consulente.

IL MATTINO SEGUENTE

Aprii gli occhi a causa della sveglia, come sempre; ma quella non era una mattina qualsiasi. Il braccio di Patrick era intorno alla mia vita e sentivo il suo respiro.

-Buongiorno!- mi sussurrò dandomi un bacio leggero.

-Buongiorno! Sei riuscito a dormire?-

-Sì, come non facevo da anni! Grazie.-

-Prego, anche se non è merito mio!-

-Certo che è merito tuo! Tutto è merito tuo!- disse baciandomi ancora. Gli sorrisi di rimando e mi alzai per preparare la colazione, ma fui fermata da un braccio che mi fece ricadere sul petto del mio consulente.

-Credevi davvero che ti avrei fatto andare via così facilmente?-

-Devo preparare la colazione, altrimenti faremo tardi al lavoro!-

-Mmh... Fammi pensare... Scusa non accettata.- disse cominciando a farmi il solletico.

-Dai! Smettila! No! Hahahahahahaha!-

Gli diedi un bacio e smise di farmi il solletico, lasciandomi andare.

-Dai vestiti che abbiamo poco tempo!-

-Agli ordini!-

Mentre preparavo il caffè e il the, sentivo l'acqua della doccia che scorreva. Dal bagno uscì il classico Patrick Jane, vestito con il suo tre pezzi e sorridente. Avevo addosso solo la mia maglia con scritto Lisbon 99 e Patrick si avvicinò da dietro stringendomi la vita e baciandomi il collo.

-The?-

-Sì! Grazie!-

Mi girai per dargli la tazza, continuava a stringermi la vita e, prima di cominciare a bere, mi schioccò un bacio sulla fronte. Dopo aver bevuto il mio caffè, andai in bagno e mi preparai per andare al lavoro.

Dopo un quarto d'ora eravamo nel parcheggio del CBI, come sempre i primi.

-Cosa faremo?-

-Cosa intendi?-

-Intendo con i ragazzi e con il capo.-

-Ah... I ragazzi terranno il segreto e LaRoche... Ti ricordi l'oscuro segreto?-

-Hai già pensato a tutto!-

-Non rischierei mai di farti perdere il lavoro, anche se questo volesse dire non poter stare più insieme.-

Gli strinsi la mano, ero felice come non mai. Arrivammo nel mio ufficio e cominciai a compilare scartoffie, mentre Patrick si era seduto sul divano e mi guardava. Dopo mezz'ora arrivarono Van Pelt, Rigsby e Cho; alzai lo sguardo su Patrick che non mi aveva staccato gli occhi di dosso:

-Cosa facciamo? Glielo diciamo?-

-Sì! Non vedo l'ora di vedere le loro facce!-

-Patrick!-

-Teresa!- disse baciandomi.

-Non portare sfortuna!-

-Tranquilla, andrà tutto bene.-

Uscimmo dal mio ufficio e chiedemmo ai ragazzi di raggiungerci, Patrick aveva il sorriso stampato in faccia. Quando fummo tutti dentro, chiusi la porta ed abbassai le tendine. Van Pelt era preoccupata:

-Va tutto bene, capo?-

-Sì, Van Pelt va tutto bene.-

-Benissimo!- disse Patrick guardandomi.

-Patrick!- dissi lanciandogli un'occhiata supplichevole.

-Patrick?- dissero i ragazzi in coro.

-Complimenti, davvero. Era questo il tuo piano fin dall'inizio?- dissi rivolgendomi al mio consulente.

-Lo confesso, ma via il dente via il dolore.-

-Potete spiegarci cosa sta succedendo?- chiese timidamente Rigsby.

-Infatti! Spiegateci cosa succede! Da quando vi chiamate per nome?- aggiunse Van Pelt.

-Da quando ieri sera io e lei...- stava iniziando a parlare, ma lo fermai in tempo.

-PATRICK JANE! Zitto! Ora!- gli ordinai un po' isterica. Molto, ma molto probabilmente era viola in volto e tutti ci stavano fissando, continuavano a spostare lo sguardo da me a Patrick non sapendo cosa dire.

-Quindi, voi due state insieme?- chiese Van Pelt.

-Sì!- rispose energicamente, forse un po' troppo, il mio consulente con un sorriso smagliante.

Nessuno sapeva cosa dire; Patrick continuava a guardarmi, come in cerca di approvazione e io gli rispondevo guardandolo a mia volta.

-Noi volevamo solo farvelo sapere.- conclusi, non sapendo cosa aggiungere.

-Sono davvero felice per voi!- disse Van Pelt gettandomi le braccia al collo.

-Anch'io!- aggiunse Rigsby abbracciando prima Patrick e poi me.

-Congratulazioni. Sono felice per voi.- concluse Cho, che fino a quel momento non aveva parlato.

-Grazie ragazzi.-

-Ma, capo, come farete con LaRoche?- chiese curioso Rigsby.

-A LaRoche penserò io...- disse Patrick facendomi l'occhiolino.

-Lo ipnotizzerai?-

-No, Rigsby. Non ipnotizzerò LaRoche!-

-E allora come farai?-

-Ti ricordi quel segreto terribile che ha? Lo userò per ricattarlo. Semplice ed efficace.-

-Non vantarti troppo, se non dovesse funzionare?- gli chiesi notando che era troppo convinto.

-Ti ho già detto di stare tranquilla, cosa può andare storto?-

-Ecco, non dovevi dirlo! Ti giuro che se succede qualcosa che va fuori dai tuoi infallibili piani...-

-Calmati Teresa! Fidati di me! Ok?-

-...ok. Però...-

-Niente però, fidati.- con un passo si avvicinò a me e mi abbracciò. Mi ero dimenticata che i ragazzi erano ancora lì e alla sola idea arrossii di colpo. Per fortuna, Van Pelt ebbe il tatto di portare Rigsby e Cho fuori, prima che potessero vedere quanto ero rossa.

-Non ti facevo così timida per le questioni di cuore!-

-Non sono timida, solo voglio avere i miei spazi.-

-Sì, certo.-

Non feci in tempo a rispondere, che le sue labbra erano sulle mie. Ci staccammo dopo un tempo che sembrò infinito.

-Vado a parlare con LaRoche.-

-Adesso?-

-Sì, quando se no? Tranquilla, non ci impiegherò molto. Tornerò da te in un batter d'occhio.-

-Ok.-

Lo avvicinai ancora a me, come per paura di perderlo o come se quella fosse l'ultima volta in cui averi potuto baciarlo.

-Ehi! Non è un addio!- mi disse accarezzandomi i capelli. Annuii e lui lasciò l'ufficio. Rimasi lì dentro, non avevo il coraggio di uscire per paura di ritrovarmi LaRoche di fronte. Non so quanto tempo passò, probabilmente pochi minuti, ma a me sembrarono secoli. La porta del mio ufficio si aprì facendo entrare una testa bionda. Patrick era serio, brutto segno.

-Cos'è successo?-

-...-

-Patrick, cos'è successo?-

-Io...-

-Lo sapevo! Non ha funzionato, vero?-

-Io...ho “convinto” La Roche!- disse con un sorriso ebete allargando le braccia, come per abbracciarmi.

-Sei un idiota! Ti sembrano scherzi da fare?!- gli diedi le spalle e incrociai le braccia.

-Andiamo! Dai Teresa! Tutto è bene quel che finisce bene!- sentii che si avvicinava e, nonostante l'avessi già perdonato, non volevo dargli la soddisfazione. Mi prese la vita con le braccia e non potei trattenere un piccolo sorriso che, ovviamente, notò: cominciò a baciarmi il collo e non potei più resistere. Mi girai e lo baciai con la stessa passione della sera prima, poi rimanemmo abbracciati per minuti, finchè quella testa bionda che mi aveva fatto impazzire disse:

-Direi che dobbiamo festeggiare! E' un'occasione importante!- un lampo di malizia attraversò i suoi occhi.

-Se la festa è come quella di ieri sera, accetto molto volentieri.-

END

Allora, sono tornata con una nuova storia, ovviamente Jisbon. Spero vi piaccia! Recensite per favore!
Ciao!

  
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