Cap.2 Amici
Tac. Tac. Tac. un rumore di passi
la mise in allerta, facendola svegliare all'istante. Socchiuse gli
occhi e riuscì a vedere nel buio un'ombra scura china su suo
fratello. Si alzò in piedi e gridò -Ehi tu!-
l'ombra si voltò e Genevieve si accorse che era un uomo ed
era mostruoso. Intimorita ma decisa nel difendere il piccolo aggiunse
-Togli le tue luride mani dal lui!- l'essere spaventato prese in braccio Jacques e si mise a correre lungo le navate.
La ragazza si lanciò all'inseguimento e rimase shockata quando il mostro si infilò in un passaggio nascosto dietro ad una colonna. Raccogliendo tutto il coraggio che aveva avanzò nel buio e salì la ripida scala a chiocciola che sembrava infinita. Sbucò, dopo un paio di munuti, in una stanza ricavata nell'ampio spazio in cui erano situate le campane. Le sembrava di sognare, come se non fosse più nella maestose Cattedrale, ma in un luogo fuori dal tempo. Il pavimento era formato da assi di legno inchiodate con maestria che erano calde a contatto con i piedi nudi, mentre il soffitto si vedeva a malapena, viste le travi che si intrecciavano, per sorreggere la struttura, in disegni geometrici strabilianti. Ciò che attirava lo sguardo più di tutto erano però le maestose campane che sembravano enormi giganti addormentati. La rossa si riscosse da quei pensieri, afferrò il pugnale e avanzò in direzione della luce di una candela. Lì, c'era un letto con una coperta di lana, un tavolo con sopra della frutta, dell'acqua e un libro, una sedia sgangherata e la piccola candela. L'essere mostruoso stava deponendo Jacquen nel letto, coprendolo, mentre il bambino lo guardava ad occhi sgranati -Cosa vuoi farmi?-
-Niente piccolo, ho sentito che tremavi e avevi freddo, e allora ti ho portato qui per farti stare al caldo-
la voce dell'uomo era roca ma allo stesso tempo bassa e calda. Il piccolo sembrò leggere qualcosa nel viso deforme del suo rapitore perchè sorrise -Grazie-
A Genevieve, nascosta nell'ombra, parve che anche il gobbo sorridesse mentre posava una mano sulla testa del rosso in una goffa carezza
-Prego, e ora dormi- detto questo gli diede le spalle e scostando una tenda uscì su quella che doveva essere una terrazza.
La ragazza raggiunse di corsa il fratello -Jacques stai bene?-
-Sì sorellona, quel signore è stato tanto gentile-
vedendo che effettivamente stava bene ed era finalmente al caldo, sorrise anche lei -Già, ora dormi, io vado a ringraziarlo.-
così si alzò e andò dietro allo storpio. Appena fuori, il vento Parigino la investì e si dovette stringere nel mantello mentre percorreva la balconata fino a trovare l'uomo, seduto sul parapetto che osservava la città dormiente. Lei gli si sedette accanto, appoggiando la schiena ad un Gargoile di pietra che le metteva i brividi.
Senza rendersene conto parlò -Questo Gargoile è brutto e spaventoso, ma in fondo è tanto buono. Come te, vero?-
lui annuì guardandola mentre lei gli tendeva la mano -Io sono Genevieve, e tu?-
-Quasimodo-
la ragazza rimase orripilata dalla crudeltà di quel nome che alludeva al suo aspetto -Beh ti ringrazio Quasimodo, per essere stato così gentile con mio fratello Jacques-
lui si strinse nelle spalle -é stato un piacere. scusa se sono scappato ma temevo volessi uccidermi-
lei gli sorrise comprensiva e restò a guardarlo, aveva gli occhi chiari e i capelli castani e spettinati. Sarebbe stato sicuramente un bell'uomo se non fosse stato per le sue malformazioni fisiche.
-Ti ho vista prima, nella piazza- la voce roca la riportò al presente -Sei stata molto coraggiosa.-
Lei rispose fiera -Farei qualsiasi cosa per i miei amici.-
lui si rabbuiò e lei capì, non aveva mai avuto degli amici. Si avvicinò cauta e posò una mano piccola e fredda su quel viso deformato facendo in modo che la guardasse
-Anche noi ora siamo amici, vero, Quasimodo?-
lui a quelle parole sorrise radioso annuendo con vigore -Sì, siamo amici e da ora, se vorrai tu e il Jacques potrete rifugiarvi quassù, la notte, così starete al caldo e al sicuro-
anche lei si illuminò -dici davvero? Oh Quasimodo Grazie! Grazie Infinite!-
risero insieme e tornando a guardare la notte scura.
Dopo una decina di minuti lei rabbrividì e il campanaro sospirò
-L'aria della notte è fredda, Genevieve, vai a dormire, ti sveglierò domattina.-
la rossa si lasciò sfuggire uno sbadiglio -Grazie amico mio, buonanotte-
così dicendo entrò, si accoccolò al caldo sotto la coperta con il suo fratellino e, finalmente al sicuro, si addormentò.
-Togli le tue luride mani dal lui!- l'essere spaventato prese in braccio Jacques e si mise a correre lungo le navate.
La ragazza si lanciò all'inseguimento e rimase shockata quando il mostro si infilò in un passaggio nascosto dietro ad una colonna. Raccogliendo tutto il coraggio che aveva avanzò nel buio e salì la ripida scala a chiocciola che sembrava infinita. Sbucò, dopo un paio di munuti, in una stanza ricavata nell'ampio spazio in cui erano situate le campane. Le sembrava di sognare, come se non fosse più nella maestose Cattedrale, ma in un luogo fuori dal tempo. Il pavimento era formato da assi di legno inchiodate con maestria che erano calde a contatto con i piedi nudi, mentre il soffitto si vedeva a malapena, viste le travi che si intrecciavano, per sorreggere la struttura, in disegni geometrici strabilianti. Ciò che attirava lo sguardo più di tutto erano però le maestose campane che sembravano enormi giganti addormentati. La rossa si riscosse da quei pensieri, afferrò il pugnale e avanzò in direzione della luce di una candela. Lì, c'era un letto con una coperta di lana, un tavolo con sopra della frutta, dell'acqua e un libro, una sedia sgangherata e la piccola candela. L'essere mostruoso stava deponendo Jacquen nel letto, coprendolo, mentre il bambino lo guardava ad occhi sgranati -Cosa vuoi farmi?-
-Niente piccolo, ho sentito che tremavi e avevi freddo, e allora ti ho portato qui per farti stare al caldo-
la voce dell'uomo era roca ma allo stesso tempo bassa e calda. Il piccolo sembrò leggere qualcosa nel viso deforme del suo rapitore perchè sorrise -Grazie-
A Genevieve, nascosta nell'ombra, parve che anche il gobbo sorridesse mentre posava una mano sulla testa del rosso in una goffa carezza
-Prego, e ora dormi- detto questo gli diede le spalle e scostando una tenda uscì su quella che doveva essere una terrazza.
La ragazza raggiunse di corsa il fratello -Jacques stai bene?-
-Sì sorellona, quel signore è stato tanto gentile-
vedendo che effettivamente stava bene ed era finalmente al caldo, sorrise anche lei -Già, ora dormi, io vado a ringraziarlo.-
così si alzò e andò dietro allo storpio. Appena fuori, il vento Parigino la investì e si dovette stringere nel mantello mentre percorreva la balconata fino a trovare l'uomo, seduto sul parapetto che osservava la città dormiente. Lei gli si sedette accanto, appoggiando la schiena ad un Gargoile di pietra che le metteva i brividi.
Senza rendersene conto parlò -Questo Gargoile è brutto e spaventoso, ma in fondo è tanto buono. Come te, vero?-
lui annuì guardandola mentre lei gli tendeva la mano -Io sono Genevieve, e tu?-
-Quasimodo-
la ragazza rimase orripilata dalla crudeltà di quel nome che alludeva al suo aspetto -Beh ti ringrazio Quasimodo, per essere stato così gentile con mio fratello Jacques-
lui si strinse nelle spalle -é stato un piacere. scusa se sono scappato ma temevo volessi uccidermi-
lei gli sorrise comprensiva e restò a guardarlo, aveva gli occhi chiari e i capelli castani e spettinati. Sarebbe stato sicuramente un bell'uomo se non fosse stato per le sue malformazioni fisiche.
-Ti ho vista prima, nella piazza- la voce roca la riportò al presente -Sei stata molto coraggiosa.-
Lei rispose fiera -Farei qualsiasi cosa per i miei amici.-
lui si rabbuiò e lei capì, non aveva mai avuto degli amici. Si avvicinò cauta e posò una mano piccola e fredda su quel viso deformato facendo in modo che la guardasse
-Anche noi ora siamo amici, vero, Quasimodo?-
lui a quelle parole sorrise radioso annuendo con vigore -Sì, siamo amici e da ora, se vorrai tu e il Jacques potrete rifugiarvi quassù, la notte, così starete al caldo e al sicuro-
anche lei si illuminò -dici davvero? Oh Quasimodo Grazie! Grazie Infinite!-
risero insieme e tornando a guardare la notte scura.
Dopo una decina di minuti lei rabbrividì e il campanaro sospirò
-L'aria della notte è fredda, Genevieve, vai a dormire, ti sveglierò domattina.-
la rossa si lasciò sfuggire uno sbadiglio -Grazie amico mio, buonanotte-
così dicendo entrò, si accoccolò al caldo sotto la coperta con il suo fratellino e, finalmente al sicuro, si addormentò.
Il mio secondo capitolo
è finito e vorrei dedicare questo spazio all' "Angolo dei Ringraziamenti".
Ringrazio di cuore Stellina_XxStarxX la mia unica
recensitrice: eh sì, anch'io volevo mostrare un Febo che non
nasconde la sua vera natura. Spero che questo capitolo sia all'altezza
delle tue aspettative! :)
Detto questo, A Voi le
Tastiere!
Con Affetto
WfL