Inzuppare i biscotti nel latte: questa era una cosa che adoravo fare da piccola, e ora non riesco a distogliere lo sguardo dalla bambina seduta al tavolino accanto al mio che compie quegli stessi gesti, gustandosi la sua colazione. Certo, il piccolo bar della stazione non è certo il luogo migliore per evocare i bei tempi, ma ormai ho deciso e non posso tornare indietro. La bambina mi fissa incuriosita, e alla vista di quegli occhi chiari e la bocca impiastricciata di latte e briciole le mie labbra si stendono in un sorriso che la piccola ricambia felice. La madre, infastidita, o forse semplicemente impaziente, la incita a spicciarsi e si appresta a pagare, per poi trascinarsi la piccola fuori dal locale e dirigersi verso uno dei treni che hanno appena annunciato.
Sospiro fissando il mio cappuccino ancora intatto che ormai si è raffreddato. Sarò anch’io come quella donna? Anch’io tratterò mio figlio (o figlia) così? Le domande nella mia mente si affollano, e il mio futuro mi pare sempre più incerto. Controllo l’orologio: sono solo le nove, il mio treno parte tra più di un’ora. È stata una fortuna trovare un biglietto in seconda classe per Roma, ma non potevo certo permettermi di più. Bevo il contenuto della mia tazza lasciando che i pensieri vaghino liberamente.