Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: blueflaws    10/10/2011    8 recensioni
A quel gesto, si vergognò di se stesso.
Roy ci credeva davvero in quella convivenza, fin da quando gliene aveva parlato. Teneva a quel noi che si erano costruiti con tanta fatica e Ed quasi si sentiva come se non si stesse impegnando abbastanza. Aveva paura che dopo tutto ciò che stavano seminando adesso, un giorno lui avrebbe potuto distruggerlo.
Fanfiction Quinta Classificata al contest "Pair 520" indetto da Setsuka per il RoyEd Day, Premio Speciale: Premio dolcezza ( non stucchevole ).
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Casa (dove sta il cuore)

Autore: Rosalie_

Tema scelto: “Scappo dalle cose che mi hanno procurato conforto. Non posso rimanere in questo posto che sento casa mia, l’unica fede che ho sta nelle ossa rotte e nei lividi che mostro”Bruce Springsteen

Genere: Introspettivo, Romantico

Avvertimenti: Shonen – ai, One Shot

Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang

Pairing: RoyEd

Presentazione: La distruzione della sua casa materna ha lasciato su di Ed dolore e molte insicurezze. Quando giunge il momento di portare la sua relazione con Roy ad un livello successivo, pensieri e incertezze che lo accompagnano da sempre emergono. Starà al Colonnello dare un po’ di stabilità al compagno.

Ambientazione: Fine del Manga/Brotherhood

 

Fanfiction Quinta Classificata al contest "Pair 520" indetto da Setsuka per il RoyEd Day, Premio Speciale: Premio dolcezza ( non stucchevole ).

 

 

 

Casa (dove sta il cuore)

 

 

 

“Scappo dalle cose che mi hanno procurato conforto.

Non posso rimanere in questo posto che sento casa mia,

l’unica fede che ho sta nelle ossa rotte

e nei lividi che mostro”

Bruce Springsteen

 

 

Aveva bruciato la sua infanzia, i giochi, i ricordi e il peccato.

Quando l’ultima fiamma si era estinta, i pezzi di legno si erano sbriciolati, anneriti e consumati da tutto quel calore. Proprio come il suo cuore.

Da quel momento non aveva più avuto un posto che poteva essere chiamato casa, solo stanze d’albergo che gli scorrevano davanti come foto, troppo velocemente perché avesse il tempo materiale di ricordarle.

Luoghi che non conservavano alcun calore, nessun ricordo legato a un’infanzia ormai rubata e perduta. Non si sentiva a casa da nessuna parte, se non accanto all’affetto e al calore, seppur immateriale, di Alphonse. Suo fratello costituiva le fondamenta della sua casa e si sentiva più che protetto.

Condividere un appartamento con Al era stata una scelta, o meglio un’esigenza, del tutto logica per Edward. Dopo aver riottenuto i corpi che tanto a lungo avevano cercato e presa la decisione di rimanere a Central City per continuare a lavorare nell’esercito, il passo successivo era stato la ricerca di un posto dove stare. In pianta stabile questa volta.

Era cominciata così una lunga sessione d’incontri per trovare un appartamento che potesse donare loro un po’ di felicità, racchiusa tra quattro mura. Inutile dire che a ogni proposta Ed aveva qualcosa da ridire. Il bagno era troppo piccolo, uno studio solo non bastava, troppa luce che filtrava nelle stanze da letto, poca nel soggiorno. Cosi passavano alla proposta successiva.

Alphonse sapeva benissimo che non c’era niente che non andava in quelle case, e nel profondo lo sapeva anche Edward. Era la sua arma di difesa inconscia, prendere tempo.

In tutta onestà aveva paura, una fottuta paura di costruire qualcosa che lui stesso avrebbe potuto in seguito distruggere. Non era pronto ad avere di nuovo una casa, a legarsi così profondamente. Probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.

Alla fine avevano acquistato un appartamento vicino alla stazione e portato i pochi effetti che possedevano. Edward l’aveva guardato come si fosse trattato di un mostro, poi un piede davanti all’altro era entrato.

 

 

Era totalmente disabituato ad avere una casa, questo lo sapeva benissimo. Lo dimostrava ancor di più il fatto che in quell’anno passato con Alphonse, gli sforzi per adattarsi erano stati minimi. Certo si erano divisi i compiti, ma quando si trattava di spolverare Ed rimpiangeva il servizio dell’hotel.

Ecco perché, fermo davanti alla porta di casa del Colonnello, si sentiva più sfiduciato che mai. Già era stato difficile trovare un certo equilibrio con Al, nonostante fosse suo fratello, ma vivere con quel dannato di un Taisa sarebbe stato a dir poco impossibile. Un po’ come un gioco al massacro.

Rassegnato davanti ai fatti, premette con forza sul campanello e attese.

Poco dopo udì un ciabattare frenetico che si dirigeva verso di lui e la porta d’entrata si aprì di scatto.

Roy Mustang comparve sulla soglia, in pantaloni e maglione pesante.

«Dannato fagiolo, sei rumoroso anche quando stai zitto? Ma che modi!».

«Chi sarebbe piccolo come un legume, stupido di un cavallo?», lo rimbrottò Ed.

Si guardarono un attimo in cagnesco poi Roy si lasciò andare ad un sorriso.

«Andiamo, entra, le tue cose sono già arrivate», gli disse, precedendolo in casa. Passando per il salotto vide che effettivamente le sue cose, ergo qualche scatolone impacchettato, erano lì, appoggiate contro il divano. Fece vagare lo sguardo al soggiorno, il mobilio essenziale, le grandi finestre, tutto così pulito e in perfetto ordine. Ogni cosa era esattamente dove doveva essere, esercitando il compito che era loro imposto.

Improvvisamente si sentì come soffocare da quelle mura, da tutto quell’ordine. Tutto quello che lo circondava, non aveva niente a che vedere con lui, non lo rispecchiava. Era una persona incasinata che viveva sempre in movimento. La staticità non gli si addiceva.

Era fuggito dalla casa che l’aveva visto crescere, senza voltarsi indietro, senza rimpianti per averla distrutta. Gli erano rimasti gli auto-mail come monito e nient’altro.

«Ed? Ehi, Edward, tutto bene?».

Si riscosse, come riemergendo da un sogno, alcune gocce di sudore che gli appiccicavano la maglietta alla schiena. Guardò Roy come se lo vedesse per la prima volta.

«Sembra che tu abbia visto un fantasma», gli disse, appoggiandogli una mano sulla spalla, stringendola appena. «Che succede?».

Tornò a guardare la sala ed era lì, un normalissimo soggiorno. La sensazione di malessere gli accarezzava ancora lo stomaco.

«Niente», cercò di abbozzare un sorriso e prima che l’altro avesse il tempo di fare altre domande, si diresse in cucina.

Roy preparò un caffè per entrambi e rimasero in silenzio mentre l’aroma si spandeva nell’aria. Seduto al tavolo, Ed lo osservava prendere le tazzine e versarci dentro il caffè, aggiungendo le dosi di zucchero come piaceva a entrambi.

A quel gesto, si vergognò di se stesso. Roy ci credeva davvero in quella convivenza, fin da quando gliene aveva parlato. Teneva a quel noi che si erano costruiti con tanta fatica e Ed quasi si sentiva come se non si stesse impegnando abbastanza. Aveva paura che dopo tutto ciò che stavano seminando adesso, un giorno lui avrebbe potuto distruggerlo.

Consumarono la colazione in silenzio, lasciando vagare in aria ogni tanto qualche parola. Una volta finito si spostarono in soggiorno e, presi i pacchi, cominciarono ad aprirli.

Più del cinquanta per cento contavano libri, per lo più di alchimia, dei vestiti e alcune cose per l’igiene. Roy sogghignò tra sé e sé. Anche i bagagli erano proporzionati al proprietario.

«Questi vestiti posso metterli nel tuo armadio?», chiese, mentre li impilava tenendoli in bilico sul braccio sinistro.

«Ti ho lasciato metà dell’armadio libero. Questa è anche casa tua adesso», gli rispose Roy, aiutandolo con alcuni soprabiti.

Casa sua.

A quelle parole si bloccò definitivamente.

Casa sua.

Casa sua.

Casa sua.

Si lasciò cadere sul divano dietro di lui e Roy gli si accomodò accanto, costringendolo a guardarlo.

«Ed, vuoi dirmi che ti prende?», e lo fissò con intensità, facendogli capire che pretendeva la verità. «È da prima che sei strano».

«Sento che rovinerò tutto», sputò tra i denti. Si sentiva uno stupido, a farsi vedere così debole davanti all’uomo che amava.

«Capisco che è una cosa del tutto nuova, voglio dire, l’unica persona con la quale ti sei rapportato, è tuo fratello», cercò di andargli incontro, comprensivo. «Non è una critica, solo una constatazione».

«Il problema sono io, non certo mio fratello», continuò imperterrito. «Ho il terrore di affezionarmi alle cose perché il più delle volte, il mio istinto è quello di fuggire», confessò infine.

Roy si alzò e porse la mano perché Ed facesse lo stesso. Lui la afferrò senza capire e si portò vicino a lui. Allora si sentì avvolgere dalle braccia dell’uomo, circondarlo tutto attorno e il mento poggiare sulla sua testa.

«Dimentica questa stanza, le tue cose, tutto. Sarò io le tue fondamenta, le tue quattro mura. La tua Casa», gli disse Roy, cullandolo lievemente per enfatizzare il concetto.

Edward tra le sue braccia fremette e cerco di abbracciarlo come meglio poteva, stretto com’era.

Lo cullava.

Lo avvolgeva.

Gli offriva un posto dove stare.

Si era appena trasferito da Roy Mustang.

La sua Casa.

 

 

 

 

 

Noticine: è il primo contest al quale partecipo e sono felice che sia stato indetto su questa coppia che amo sinceramente. Quindi un grazie sentito a Setsuka! La mia storia si è classificata quinta e ne sono orgogliosa. Principalmente mi interessava partecipare per rendere omaggio, come hanno fatto le altre bravissime parteciparti, a questa coppia. Non avevo grandi pretese, ma scoprire che la storia era quinta in posizione mi ha reso felice. Riporto qui sotto il giudizio di Setsuka. Spero sia stata una lettura piacevole. Buon RoyEd Day a tutte!

 

 

QUINTA CLASSIFICATA
Casa ( dove sta il cuore )di Rosalie

Correttezza grammatico-morfo-sintattica: 9.5
Stile: 10
Caratterizzazioni: 9
Originalità: 8
Rispetto del tema: 10
Gradimento personale: 10
Totale 56.5/60   

PREMI SPECIALI: Premio dolcezza ( non stucchevole ).

La semplicità, il non pretendere di fare complessi lavori artistici e soprattutto il lasciarsi ispirare dal cuore, a volte, crea cose più belle e toccanti di lavori complessi e celebrali;la tua fanfiction ne è una prova. Hai scritto una storia deliziosa in poche pagine, una fanfiction che non ha preteso di sfoggiare uno stile aulico per conquistare o una storia complessa di incredibile originalità in cui i personaggi non siscompongono dall'uscire della loro rigida natura IC. Non hai scritto niente del genere, sei semplicemente stata te stessa, hai fatto tuoi i personaggi senza stravolgerli, con delicatezza sei entrata nella loro sfera emotiva, mettendo alla luce serpeggianti tormenti e debolezze,scoprendo la fragilità di Edward che Roy tocca con mano,abbraccia, e trasmette in lui forza, come forgiando un nuovo spirito,esorcizzando le paure e regalando un nuovo sentimento a Ed, donandogli serenità. Non esistono più case, luoghi fisici,immobili più o meno perfetti, no... non c'è niente del genere, una casa non è mura, mobili, finestre...casa è la famiglia, una radice ancestrale di amore che si spande e si impossessa del luogo fisico e Roy lo sa, illumina Ed di questa consapevolezza - quell'uomo d'altronde ha sempre le parole giuste - ovvero, che sarà lui le fondamenta e le mura della loro casa, parole che mi hanno sciolta nel sentirle.
E i sostantivi di Casa e Roy si fondono, diventando un'unica speciale materia che porta luce nel cuore di Edward, un Ed -come ho già detto- fragile ma non in modo esagerato, ma in modo credibile, realistico. Ho sentito spandersi una bellissima emozione di serenità arrivata alla conclusione della tua storia, come una poesia che recitata sa toccare le corde giuste del tuo animo e sa compiacerti, metterti in pace con l'universo e tu hai indubbiamente fatto questo con le tue capacità espressivo- narrative, ma molto hai fatto anche tramite Roy, non è una presenza ingombrante, totale nella storia, ha il suo angolino che però riesce a irradiare ogni riga del tuo lavoro con la sua essenza, fino alla sua comparsa in cui, con pochi gesti e parole, riesce ad essere una presenza del tutto determinante e -nonostante la sua natura umana- quasi -permettimi la puerile definizione- magica.
Ti consiglio di rileggere meglio la tua fanfiction per rendergli maggior onore, ci sono delle distrazione e delle inesattezze nella punteggiatura, ma per il resto è davvero un gioiellino delizioso.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: blueflaws