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Autore: poison_pen    11/10/2011    5 recensioni
Un rigagnolo di liquido scuro spiccò sul terriccio, correndo repentino verso Mandy. Provò immediatamente a scartare l'idea che potesse essere sangue vero e, ancor più violentemente, rifiutò di credere che una Trix stesse morendo dissanguata davanti ai suoi occhi.
[...]
«Abbiamo deciso per maggioranza. Tu non c'eri e francamente pensavamo fossi d'accordo.» esclamò Aisha.
«Pensavate male. Io non volto le spalle a tutti quelli che credono nelle Winx. Abbiamo un dovere verso tutti.» disse, alzandosi dal letto su cui era seduta.
Stella e Aisha si guardarono estraniate. Bloom ignorò le loro espressioni, convinta del loro errore.
«Se volete andare a divertirvi, fate pure. Io non vengo.»

[...]
Mandy, una studentessa di Torrenuvola, fa una scoperta sconcertante, che la porterà a compiere una buona azione. Tuttavia, la sua ambizione di strega prevarrà sul suo buon senso, spingendola in una situazione oltremodo critica. Un oscuro ricordo sembra imperversare sull'esistenza di Bloom e mentre le Winx sono felicemente immerse in una realtà fatta di tenerezze, lealtà e bontà, lei sembra non ritrovarcisi. Una storia interamente dedita al mondo Winx, condita con colpi di scena in cui nessuno verrà risparmiato.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Darcy, Nuovo personaggio, Trix, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Capitolo Due: Sorpresa -

 

 

 

«Dai grandi tradimenti

hanno inizio i grandi rinnovamenti.»

 

 

 

 

 

 

Il frastuono della mensa si distorse tutto intorno alla sala, fino a raggiungere l'anta dell'unica finestra aperta. Mandy si affrettò a consumare il proprio piatto di verdure al vapore passivamente, giusto per assicurarsi di non avere i crampi allo stomaco durante la notte. A pranzo si era limitata ad afferrare un panino al tonno e a sgattaiolare nuovamente nella propria stanza, al fine di recitare al meglio la parte della ragazza febbricitante. Era stata così concentrata a procurare qualcosa da mangiare alla sua ospite, da dimenticare di provvedere anche per sé. Consapevole del fatto che tornare alla mensa sarebbe stato sospetto, mentre mangiarsi il panino non sarebbe stato coerente da parte sua, era stata costretta a rimanere digiuna fino all'ora di cena. Era rimasta in camera fino alle otto e per tutto il tempo aveva osservato l'addome di Darcy che altalenava regolarmente.

 

Mentre addentava il fusto di un broccolo, si domandò quanto tempo sarebbe dovuta durare quella condizione balenante di incertezza. Non era gratificante sapere che non si era ancora svegliata, ma allo stesso tempo non cagionava gioia la possibilità che la Trix potesse salvarsi, dato che ciò avrebbe reputato automaticamente Mandy come complice.

 

Colpevole di non essere rimasta impassibile di fronte al prossimo in difficoltà.

 

Prese il vassoio vuoto e lo depose sul bancone, insieme agli altri piatti sporchi. Il clamore della folla l'avrebbe fatta passare inosservata, sotto migliaia di occhi incoscienti di chi si trovava sotto il loro stesso tetto. E soprattutto inconsci della ragazza che aveva potuto permettere ad un'entità prevalentemente malvagia di varcare la soglia della scuola con tanta facilità. Diede un'occhiata all'orologio vicino alla porta: le otto e ventitré. Ventitré minuti in cui sarebbe potuto succedere di tutto. Un senso di terrore cominciò a seccarle lentamente la gola, confuso con la consapevolezza di non aver fatto alcun incantesimo di protezione alla sua stanza. Cominciò istintivamente ad affrettare il passo, ansiosa di sapere che cosa era successo in sua assenza. Immaginò la Griffin passare nel corridoio dell'ala est di Torrenuvola, fermarsi proprio davanti alla stanza 332, magari per allacciarsi la scarpa, e subito dopo essere scaraventata al muro da un'esplosione, provocata da una certa strega espulsa dalla scuola.

 

“Impossibile.” tentò di convincersi, intensificando ancora la cadenza dei suoi passi.

 

Salì le scale, aiutandosi con il corrimano. Il numero dei gradini non le era mai sembrato spropositato, ma in quel momento, ad ogni passo, la fine della scalinata sembrava allontanarsi. La sua stanza si trovava proprio all'inizio del corridoio e, quando arrivò alla fine della scalinata, emise finalmente un sospiro, dopo aver trattenuto il fiato per tutta la tormentosa corsa. Era sollevata nel vedere l'androne ancora integro.  

 

“Ma lo sarà anche la mia camera?”

 

Tenne a mente un paio di incantesimi immobilizzanti imparati alla fine del primo anno e, non senza un po' di tremore alle gambe, ascoltò il tintinnio delle chiavi mentre cercava quella della stanza 332.

 

***

 

Avvertì la chiave farsi strada adagio nella serratura, come se chi stesse aprendo la porta volesse coglierla di sorpresa. Era arrivata. Finalmente poteva guardare in viso la sua salvatrice.

 

Darcy era riuscita ad alzarsi dal letto e stava addentando per la terza volta il panino al tonno che aveva trovato amorevolmente impacchettato con la carta stagnola sul comodino. Ogni tanto delle fitte fortissime le avevano fatto pulsare il braccio talmente forte da costringerla a sedersi sul letto, ma per il resto non poteva lamentarsi.

 

Era viva, quindi stava bene. Anzi, stava benissimo.

 

Osservò la porta in ebano scuro con uno sguardo serrato, da una parte incuriosita da chi potesse essere tanto stupida da offrirle un soggiorno gratuito a Torrenuvola, dall'altra concentrata a non mostrarsi troppo fragile alla sconosciuta. Sarebbe stato troppo umiliante da sopportare, così come era stato vergognoso farsi soccorrere da una poppante.

 

Perché era sicura, la strega con cui avrebbe avuto a che fare era una novellina dal cuore tenero.

 

Vide la porta socchiudersi e, attraverso il poco spazio che intercorreva tra telaio ed entrata, si presentò al suo cospetto una ragazza diafana, di media statura, con i capelli corti e biondi e gli occhi azzurri. Dal modo sobrio in cui era vestita, non sembrava un tipo esibizionista. Meglio così, concluse, visto che non aveva mai sopportato le ragazze frivole.

 

La vista di uno degli esseri più potenti della Dimensione Magica in piedi avrebbe dovuto sorprenderla, ma lo sguardo sopraffatto dall'evidenza dei fatti costrinse la giovane a limitarsi al silenzio. Stettero così, a scrutarsi senza dire nulla, Darcy che continuava ad addentare a piccoli morsi il panino e la ragazza che tormentava la mano destra, strofinandola alla chiave. L'espressione impassibile di lei cominciò a dare sui nervi alla Trix: quella faccia di bronzo le sembrava così sfrontata, ma allo stesso tempo intimidita. Si vedeva che combatteva tra l'essere impaurita o meno. Ad una strega delle illusioni questo piccolo dettaglio non poteva sfuggire, altrimenti non si sarebbe potuta definire tale, ma l'ostinazione della biondina a mantenere quella condizione d'insofferenza, tradita dal suo linguaggio del corpo, la lasciò perplessa.

 

“Mi stai prendendo in giro?”

 

Provò un impulso incontrollabile che si tradusse nell'azione istantanea di leggerle la mente. Istintivamente, provò a collegare il mondo della biondina al suo, senza valutarne le conseguenze.

 

“Non sembra così...” riuscì a decifrare, ma una forte emicrania le strappò uno strido. Sentì intensificarsi il dolore alla spalla e, stremata, cercò di appoggiarsi al primo appiglio utile. La testa continuò a pulsarle ancora, fin quando non la distese sul cuscino morbido.

 

«Che cosa mi hai fatto?» chiese con voce acuta quando lentamente il dolore si smorzò.

 

La ragazza aveva ancora incastonato sul viso quel misto di paura ed indifferenza. Il suo respiro si fece più profondo e rumoroso, malgrado continuasse ad inspirare ed espirare regolarmente.

 

«Sortilegio anti-lettura della mente.» affermò con voce tremante, ponendo più sgomento di quanto dimostrasse il suo sguardo.

 

Darcy fissò un punto indefinito della stanza, facendo risuonare nella sua testa quella frase così laconica. Dunque, la ragazza aveva idea del pericolo che stava correndo, osando rivolgerle la parola.

 

«Tra tutte le streghe a Torrenuvola mi doveva capitare proprio la più secchiona.» disse la Trix, con una smorfia stomacata, facendo più una constatazione che una domanda retorica.

 

La giovane si irrigidì visibilmente.

 

«Questa secchiona ti ha salvato la vita. E poi, che il sortilegio sia andato a segno è normale.» disse, la sua voce che raggiunse un tono più moderato.

«Perché? Illuminami.» le rispose, con evidente ironia.

«Le tue condizioni... non sei messa bene.»

 

Darcy provò un forte disagio, ascoltando l'osservazione della biondina saputella. Sebbene non avesse attenuato quel suo atteggiamento indisponente, si sentiva estremamente scoperta di fronte agli occhi della sconosciuta. E se dalle parole non traspariva nulla, sicuramente il suo sguardo, che ogni tanto distrattamente distoglieva dagli occhi azzurri di lei, l'aveva tradita. Era la prima volta che qualcuno, che non fossero le Winx o le sue sorelle, azzardava ipotesi sulla sua salute, seppur con qualche balbettamento.

 

«Esagerata. Maledizione, è solo... un taglietto, niente di più.» si difese, osservando per un attimo la fasciatura macchiata di sangue.

«Un taglietto.» ripeté lei, scuotendo la testa. «Per quel taglietto ho infranto le regole della scuola.»

«E' un problema tuo, non mio.»

 

Un barlume di rabbia attraversò la biondina, ormai stufa della strafottenza della Trix. Si avvicinò con grandi falcate verso Darcy e, prima di parlare, chiuse gli occhi e sbuffò. Sembrava un tentativo di dissimulare il suo terrore. Tentativo mal riuscito, visto il modo in cui le sue mani tremavano.

 

«Invece è anche tuo. Pensaci, Darcy: che cosa succederebbe se ti scoprissero? Ti spedirebbero subito a Roccaluce o magari sulla Dimensione Omega. Di nuovo.»

 

La bruna rimase in silenzio, con espressione perseverante, conscia del fatto che la teoria della streghetta non era poi così infondata. Malgrado fosse riuscita ancora una volta a scappare da Roccaluce, doveva riconoscere che ciò era avvenuto grazie all'aiuto delle sorelle. Con la sola unione dei poteri del fuoco, del ghiaccio e del tuono erano riuscite a lasciarsi alle spalle quel posto colmo di finto perbenismo, decise una volta per tutte a non ripetere quella traumatica esperienza. E questo le era bastato per capire che non avevano bisogno dell'aiuto di stregoni o fenici per trionfare. Erano loro i veri nemici della Dimensione Magica, loro sole erano sopravvissute a tutti coloro che avevano ostacolato l'ascesa verso la vittoria.

Ma adesso, in un momento di totale debolezza, come avrebbe potuto evadere da Roccaluce da sola, se fosse stata vista? Un'angosciante verità si fece strada nel suo animo e la costrinse a confermare l'ipotesi della biondina.

 

«Non preoccuparti, sarò fuori di qui in meno tempo di quanto pensi.» rispose gelida, come se la supposizione della ragazzina non l'avesse neppure sfiorata.

«E nel frattempo?» disse, con le mani ai fianchi, preparandosi a contestarla.

«Non esiste nessun nel frattempo. Lascerò questa stanza immediatamente.» disse la strega, con sorriso sarcastico.

 

Lei sbuffò, borbottando qualcosa di incomprensibile. Darcy si alzò con grande sforzo, avvertendo il bruciore della ferita. Era forte, ma supponeva fosse sopportabile per un breve tragitto in volo, visto che non era in grado teletrasportarsi fuori dalla scuola senza svenire.

 

«Non puoi andartene così.»

«Invece sì.» sentenziò testardamente.

«Verrai scoperta e io insieme a te.»

«Stai cominciando a parlare un po' troppo, per i miei gusti.»

«Non credo che tu abbia molta scelta.»

«Che vuoi dire?»

«Sei appena stata stesa da una novellina, figuriamoci in quanto tempo verrai sconfitta dalla Griffin in persona.»

 

Sentì il buon senso annebbiato da un fitto orgoglio. Vide la sua dignità calpestata da poche, semplici parole che rievocarono una scena di pochi minuti prima: lei, in preda ad una forte emicrania, inginocchiata di fronte alla biondina. Aveva subito un'umiliazione ben più grande dell'essere sconfitta da un gruppo di fatine: essere piegata da una sola strega. Alle prime armi, per giunta. Lei, ammaliatrice e padrona suprema delle utopie, vinta da un incantesimo che, nel pieno delle sue forze, non avrebbe neanche avvertito. Quale tortura doveva subire la sua mente. Quale arroganza. Era insopportabile. E doveva pagare per la sua impertinenza.

La sua mano si caricò di energia nera, convogliata in un'unica sfera scura, che scagliò con tutta la forza che aveva in corpo verso la ragazza.

 

«Syncope.» pronunciò quest'ultima e la sfera si dissolse a pochi centimetri dal viso.

 

Due opposti si manifestarono nei suoi occhi: paura per l'attacco improvviso e concentrazione nel dire quelle parole strane. Darcy vide chiaramente come coesistettero due aspetti così diversi in una stessa persona e avvertì la rabbia lasciar spazio allo stupore. Frequentare il secondo anno, doveva ammetterlo, faceva davvero la differenza.

 

“Solo fortuna. Nient'altro che fortuna.” tentò di convincersi, amareggiata e improvvisamente consapevole della sua fragilità.

 

«Non ti attacco, Darcy. Non voglio averti sulla coscienza. Ti chiedo solo questo: sei ancora convinta di voler andartene?»

«E cosa mi suggerisci di fare?» chiese sarcasticamente.

«Rimani qui, almeno fin quando sarai in grado di camminare.»

 

Darcy abbassò lo sguardo, cogitante. Non aveva intenzione di chiederle apertamente aiuto, perdendo l'ultimo residuo di dignità che le era rimasto, ma non voleva neanche lasciare la stanza. Doveva ammettere che essere servita e riverita per un paio di giorni era una bella prospettiva, ma come poteva fidarsi di qualcuno di cui non conosceva nemmeno il nome?

 

«So bene» aggiunse poi. «che dovrai sforzarti di convivere con qualcuno che non sia Icy o Stormy, ma posso garantirti che neanche per me è facile.»

«Va bene.» la interruppe, nauseata – o imbarazzata? - da quel monologo melenso. «Ma chiariamo subito una cosa importante: restare qui non vuol dire diventare amichette del cuore. Una volta fuori da Torrenuvola sarà come se non ci fossimo mai parlate. Intesi?»

«Intesi.» ghignò e Darcy si sentì sollevata dalla disponibilità della ragazza.

«Dunque... tu sei Mandy?» azzardò, vedendo il suo nome in stampatello sui libri perfettamente allineati sul comodino.

«Sì.» disse, senza chiederle il perché.

 

***

 

«Come siete belli!» schiamazzò Stella, in mezzo all'immensa piazza del centro di Magix.

«Stella, non gridare.» la rimproverò Flora, arrossendo per i troppi occhi che scrutavano incuriositi il loro gruppo.

«Andiamo, tu non lo trovi bello?» rispose con il dito puntato su Helia.

«Beh sì.» e sorrise con gli occhi fissi sul pavimento.

 

Helia adagiò un braccio intorno al collo della sua amata, la quale, vinta la pudicizia, alzò lo sguardo sostenendo il suo con complicità. Sky li osservò poco lontano: il loro gioco d'amore l'aveva riempito di tristezza. E invidia. Soprattutto invidia. Perché, fino a poco tempo prima, anche tra lui ed una certa ragazza dai capelli fulvi c'era la stessa intesa, anche se si presentava in modo diverso. Non c'era da stupirsi se, durante i tre anni passati insieme, lui e Bloom avevano discusso animatamente più volte. Ripensandoci, era proprio così che manifestavano l'amore verso l'un l'altro: litigando, per poi pentirsi subito dopo.

 

E adesso, cosa c'era che non andava?

 

Apparentemente niente. Forse era proprio quello il problema: non discutevano da un po' di tempo, perché non si vedevano da un po' di tempo. E Sky non poteva fare a meno di chiedersi il perché.

 

«Dov'è Bloom?» chiese, in preda al dubbio che arrivasse più tardi.

«Oh, Sky. Non sapevo che ci fossi anche tu.» disse sorpresa Musa.

«Abbiamo pensato di chiamarlo.» spiegò Timmy.

«Pensavamo che ci fosse anche Bloom, quindi...» intervenne Riven, che non seppe come finire la frase.

«Non è qui.» Tecna si fece avanti.

«Già, aveva un impegno con una ragazza della scuola.» aggiunse Stella, che intanto era tra le braccia di Brandon.

 

“E' solo una scusa.”

 

Schiaffeggiò mentalmente il suo istinto. Bloom era una persona altruista con il prossimo, quindi non c'era da sorprendersi se voleva rendersi utile. Non era certo colpa della sua ragazza se i suoi impegni coincidevano proprio con il giorno in cui dovevano vedersi. D'altronde, quell'improvvisa chiamata ricevuta da Brandon lasciava presagire che l'uscita fosse organizzata sul momento.

 

«Capisco.»

«Dai, non ti abbattere Sky.» lo consolò Nabu.

«Già, sono sicura che vi vedrete presto.» aggiunse Aisha.

«Ehi, io ho un'idea.» suggerì Musa.

«Sentiamola.»

«Perché non le fai una sorpresa, andandola a trovare ad Alfea? Sono sicura che le farà piacere.»

 

Tutti si complimentarono con Musa per la bella trovata, incluso lo stesso Sky, per il quale non costituiva certo un ostacolo il fatto di raggiungere in fretta il college. Il solo pensiero del viso piacevolmente sorpreso di Bloom – come tutte le volte che faceva queste improvvisate – alla sua vista, gli diede la carica per correre a rotta di collo fino alla navicella.

 

«Poteva almeno salutarci.» sentì dire da Stella.

«E' innamorato, Stella.» spiegò Brandon.

 

E Sky ossequiò l'amico. Lo conosceva davvero più di chiunque altro.

 

***

 

Stormy era seduta sulla corteccia di un tronco, con le braccia conserte. Osservava Icy, che sembrava voler scavare un fossato, per quante volte marcava la stessa zolla di terra. Sbuffava rumorosamente, e scuoteva la testa più volte.

 

«La vuoi smettere? Mi stai facendo innervosire con questo su e giù che fai.» la rimproverò fermamente.

 

Icy si fermò di scatto e strinse violentemente i pugni. La sorella rimase quasi incredula: per una volta era stata ascoltata. Il suo era lo stesso atteggiamento irritabile che assumeva di solito Stormy. L'impulsiva e distruttiva strega del tuono non riconosceva più l'arrogante sorella, come non riconosceva più se stessa, fin troppo calma e stranamente autorevole: era come se all'improvviso si fossero scambiati i ruoli.

 

«Come posso stare ferma? Ci sta prendendo in giro. Ci prende in giro, quell'ingrata!» ringhiò e, con un gesto della mano, gelò una parte della corteccia su cui era seduta Stormy.

«Adesso smettila di fare la bambina. Vuoi farci scoprire?»

 

Come se si fosse svegliata da uno stato d'incoscienza, Icy si schiarì la voce. Stormy riconobbe il suo caratteristico sogghigno e si tranquillizzò all'istante: si era calmata.

 

«Come mi sono ridotta, sorella. Mi stavi addirittura rimproverando.»

«Che vorresti dire?» disse, alzando un sopracciglio.

«Che hai ragione. Mi sto facendo sopraffare da nostra sorella.»

«Tu sei ancora convinta che ci stia prendendo in giro?»

 

Ci fu uno strano silenzio, che Stormy colse come un momento di incertezza. Erano probabilmente passate più di dodici ore, da quando Darcy era scomparsa, e ancora non c'erano segni di lei. Non era la prima volta che si separavano per così tanto tempo, ma mai si erano allontanate per un litigio. Soprattutto per un litigio stupido come quello.

 

«Certo, non vedi? Lo sta facendo apposta.»

«Allora cosa suggerisci di fare per farla smettere?»

«Questo ancora non lo so.»

«Accidenti, ci sta facendo solo perdere tempo. In più siamo vicino a Magix. Non dimenticare che potrebbero aver scoperto il trucco, Icy.»

«Vuoi. Piantarla. Cara. Sorella?» disse, portandosi le mani ai capelli.

«Non mi dire che non ci hai pensato anche tu. Ci scopriranno se rimarremo qui.»

«Allora sentiamo te, hai una sistemazione migliore?»

«Adesso i miei consigli sono importanti?»

«Senti, non è colpa mia se Miss Offesa ha deciso di non esprimere la sua opinione, altrimenti avrei chiesto direttamente a lei.»

«Bene!»

«Bene!» ripeté Icy.

 

Stormy voltò le spalle alla superba strega dei ghiacci ed aggrottò la fronte. Sentì il suo groviglio di boccoli quasi carbonizzato dall'intensità dei fulmini che guizzavano tra i capelli. Provò l'inevitabile impulso di radere al suolo l'intera foresta, ma subito dopo immaginò una certa strega delle illusioni esortarle entrambe a mantenere la calma. Non aveva bisogno di urlare per attirare la loro attenzione, semplicemente aspettava il momento giusto per intervenire e placare i loro animi furenti, con pacata ironia.

 

“Che cosa direbbe adesso Darcy?” si ritrovò a pensare con ciò che poteva considerare più vicino al rimpianto.

 

«Icy, la cosa ci sta sfuggendo di mano. Se potessimo capire cosa vuole Darcy da noi...»

«Non avrà niente.» ringhiò la Trix, per la quale era sicuramente più difficile ammettere di aver sbagliato.

 

“Non puoi fingere per sempre.”

 

Che ad Icy mancasse Darcy era palese per la riccia. Chiunque avrebbe dedotto il contrario dal suo comportamento, ma quello strano legame che c'era tra le Trix la rendeva titubante, come se il suo modo di porsi inevitabilmente la tradisse. Era sicura che il rebus poco prima proposto dal suo subconscio presto sarebbe sopraggiunto anche dentro la testarda sorella. Il difficile per Icy sarebbe stato solo riconoscerlo a se stessa.

Intanto l'imbrunire della giornata si faceva sempre più evidente, con le ombre degli alberi che si accentuavano e i colori che si scurivano. Sarebbe stato molto più semplice nascondersi da occhi indiscreti con il buio e, da quel che si diceva in giro, una notte insonne le avrebbe portato consiglio.

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

 

Bene, penso sia arrivato il momento di presentarmi. Chiamatemi... ripensandoci il nome del nickname potrebbe essere una scelta azzeccata. Poison pen, ovvero penna avvelenata.

 

Voglio prima di tutto ringraziarvi per essere arrivati a leggere fin qui. Siete stati molto gentili.

 

Ci tengo a sottolineare che questa è una delle poche storie in cui ho ben in mente un inizio ed una fine. Penso che organizzerò un festino a casa mia in occasione di questo così raro evento. Siete tutti invitati, tranquilli.

 

Ora, non pretendo che la storia piaccia a tutti – considerando che ho una stima di me stessa che rasenta lo zero assoluto, non posso che dire che non piacerà a nessuno - , visto che l'atmosfera dei capitoli ha davvero poco delle Winx e troppo delle Trix. Tuttavia, vi invito a lasciare un segno della vostra presenza. Sono un tipo dai gusti semplici e mi accontento di poco, per cui anche una semplicissima recensione con scritto “Mi piace” oppure “Non mi piace” mi riempirà il cuore di gratitudine. Per cui, spero che questo appello disperato dia i suoi frutti.

 

Con tanto affetto,

poison_pen.

  
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