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Autore: Ezzy O    12/10/2011    1 recensioni
Urlai.
Non mi importava che nelle vicinanze potessero esserci ancora dei nemici, volevo solo sfogarmi, lavare via tutto il dolore che provavo con quelle lacrime imbrattate di rosso.
Le gocce si mischiarono con la cenere, e a quella pasta nera si mischiò la mia saliva.
Tra i singhiozzi sputai la polvere che mi era finita tra le labbra.
Non mi ero mai sentito così arrabbiato, e impotente, così ferito dentro.
Se solo qualcuno si fosse deciso… Se solo qualcuno avesse potuto farla pagare a chi aveva distrutto tutto il mio popolo, allora…
Allora guardai il braccio di mio fratello, senza saper trattenere il ribrezzo. Cosa aveva detto? Un braccio crea, l’altro distrugge…
Distrugge.
E se fossi stato io a distruggerli?
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Scar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NEVER HEALED SCAR
NEVER HEALED SCAR



Non so per quanto tempo camminai tra le macerie, forse sentivo tanto dolore da essere diventato insensibile al resto, perché mi guardavo in giro, osservando ciò che era rimasto del mio popolo, e non riuscivo a provare niente.
Un enorme vuoto scavava nel mio cuore coperto di sangue.
Il braccio destro, inerte, penzolava al mio fianco; avrei dato non so cosa per staccarlo, eppure non mi decidevo ad affondare nella carne quel maledetto coltello… Lo stesso con cui li avevo uccisi…
Per cosa? Improvvisamente me lo chiesi: cos’era successo al mio risveglio? Perché li ho uccisi?
Per un attimo ho davvero creduto che avessero strappato il braccio a mio fratello per darlo a me?
La verità bruciava più delle ferite: mi resi conto di aver tolto la vita a coloro che mi avevano salvato… Era orribile, io ero orribile, ma non riuscivo a uccidermi.
Entrai nella mia vecchia casa, ora niente più che un cumulo di rocce sparse e muri anneriti dal fumo, e passando la soglia sperai, pregai che fosse tutto un sogno: desideravo vedere ancora una volta i miei genitori, mio padre che leggeva seduto sul terrazzo, mia madre che ogni giorno insisteva perché mi trovassi una moglie e le dessi dei nipoti, mio fratello… mio fratello e la sua maledetta alchimia!
Dentro la casa non c’era nessuno, però.
I mobili erano rotti e sparsi sul pavimento, la libreria bruciata; mi sdraiai sulle ceneri: ero stanco, stanco morto, e mi accorsi di stare piangendo solo quando le lacrime si mischiarono al sangue delle mie ferite, facendole bruciare.
Urlai.
Non mi importava che nelle vicinanze potessero esserci ancora dei nemici, volevo solo sfogarmi, lavare via tutto il dolore che provavo con quelle lacrime imbrattate di rosso.
Le gocce si mischiarono con la cenere, e a quella pasta nera si mischiò la mia saliva.
Tra i singhiozzi sputai la polvere che mi era finita tra le labbra.
Non mi ero mai sentito così arrabbiato, e impotente, così ferito dentro.
Se solo qualcuno si fosse deciso… Se solo qualcuno avesse potuto farla pagare a chi aveva distrutto tutto il mio popolo, allora…
Allora guardai il braccio di mio fratello, senza saper trattenere il ribrezzo. Cosa aveva detto? Un braccio crea, l’altro distrugge…
Distrugge.
E se fossi stato io a distruggerli?
Tutti gli alchimisti di stato, uno per uno, con quella stessa arte che avevano usato per uccidere noi. Potevo farlo?
Il libro degli appunti di mio fratello premeva sul torace.
Sì, potevo, e l’avrei fatto, perché non avevo più niente da perdere, più niente che mi legasse alla vita, se non la rabbia.
Poche ore dopo camminavo per il deserto spazzato dal vento, certo di dover lasciare la mia patria per sempre, ma non aveva importanza: la mia patria era dovunque ci fosse il mio dio, e da quel momento in poi sarebbe stato lui a giudarmi.
-La mia famiglia…- un passo –I miei compagni…-un passo ancora nella polvere –E anche la terra del mio dio…
Vivrò per la vendetta, da ora in poi, vivrò come uno strumento nelle mani di Ishvallà: non ho più niente da perdere, e questa cicatrice che ho nell’anima non guarirà mai.


 

  
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