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Autore: Mirokia    12/10/2011    4 recensioni
-Erano le tre di mattina.
Ne sono sicuro, perché stavo ronfando con gusto, e poi qualcuno mi ha smollato uno schiaffo sulla gamba e poi in viso, mi ha mosso il braccio e mi ha tirato un calcio sullo stinco, e io ho guardato d’istinto l’orologio che portavo al polso e ho visto che erano le tre, e fuori era buio.
Avrei voluto bestemmiare come un pazzo indemoniato: lo sai bene che cosa divento quando vengo svegliato all’improvviso. Ero pronto a picchiare chiunque mi avesse colpito così forte in faccia, e l’avrei fatto davvero.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3 a.m.

 

 

 

 E’ altamente consigliabile l’ascolto di questa canzone durante la lettura.
http://www.youtube.com/watch?v=tKpWPcOpzFw

 

 

 

 

 

 

-Erano le tre di mattina.

Ne sono sicuro, perché stavo ronfando con gusto, e poi qualcuno mi ha smollato uno schiaffo sulla gamba e poi in viso, mi ha mosso il braccio e mi ha tirato un calcio sullo stinco, e io ho guardato d’istinto l’orologio che portavo al polso e ho visto che erano le tre, e fuori era buio.

Avrei voluto bestemmiare come un pazzo indemoniato: lo sai bene che cosa divento quando vengo svegliato all’improvviso. Ero pronto a picchiare chiunque mi avesse colpito così forte in faccia, e l’avrei fatto davvero.

Poi ho sentito una cazzo di risata, e ho avvertito un odore nauseante di acqua di colonia. Lo conosco fin troppo bene quell’odore lì, e mi fa davvero venire il vomito. Dovresti comprarti un profumo diverso, che cazzo, al massimo te lo regalo io.

E dicevo, ho sentito sta cazzo di risata, e prima di alzarmi mi sono guardato intorno. E indovina chi stava dormendo sul divano, stravaccato come un bue? Quel genio di Finn, che se ne stava con la bava alla bocca e aveva il braccio penzolante su di me.

Ah, che poi io dormivo sul pavimento. Siete sempre tutti molto gentili.
La Berry ronfava sulla poltrona come una vecchiaccia, Santana aveva la testa tra le mie gambe senza che io sapessi il perché e ho fatto una fatica immane per alzarmi senza sfiorarla.

Sentivo ancora ridere e mi chiedevo da dove diamine proveniva ‘sta risata…Hai proprio una risata fastidiosa e finocchia, lo sai, vero?-

Dall’altra parte del ricevitore parte una risatina convulsa, che poi si blocca e si trasforma in uno schiarimento di voce.

-La mia risata è melodiosa.- ribatte quello, e Dave alza gli occhi al cielo.

-E’ finocchia. Tremendamente finocchia. Fa cagare.- borbotta Karofsky, e dall’altra parte Kurt annuisce più volte e si guarda le unghie, per poi afferrare la lima che ha sulla scrivania e sistemarsele.

-Certo. Continua.- lo sprona poi, atono. Karofsky fa una smorfia.

-Devo proprio raccontarti ogni cosa?- chiede infastidito.

-Sì.-

-Ma non ricordi proprio nulla?-

-No.- mente Kurt con un leggero sorriso sulle labbra, e continua a lavorare sulle unghie mentre tiene il cellulare tra collo e spalla.

-Bene, allora stammi a sentire.- sbuffa Dave mentre ficca una felpa nell’armadio e poi lo chiude sbattendo, forse un po’ nervoso. –Ti sentivo ridere come uno non molto sano di mente, e avevo già i miei dubbi, sai, che tu fossi ancora mezzo brillo dopo la serata destabilizzante…destabilizzante? Ma come cazzo parlo?-

-Ah non so.- dice Hummel, finto disinteressato.

-E comunque, dicevo…
Mi sono alzato con la testa che girava, giusto perché non avevo dormito poi tanto. Sono andato in cucina, e ho sentito subito odore di toast bruciato, strano a quell’ora. E c’era Puckerman che dormiva sul tavolo, con un uovo spaccato in fronte. Ti sembra normale?!
Poi mi sono girato, e c’era la Jones appisolata sulla sedia, con la testa sul tavolo. Sembrava un bombolone al cioccolato spiaccicato sul tavolo.
Non mi sono chiesto dove diavolo fossero tutti gli altri: tutto ciò che vedevo era una casa sottosopra, cibo ovunque, e una sciarpetta azzurra e finocchia che frusciava vicino alla porta.
E allora che ho fatto? Ho seguito quella sciarpa di merda, che già sapevo ovviamente a chi apparteneva.
L’ho seguita fino a fuori, che era buio e non vedevo a un palmo dal naso. E poi ti ho visto mentre saltavi in macchina e mi facevi segno di raggiungerti, e intanto facevi finta di guidare facendo un rumore insopportabile con la bocca.

“Mi hai svegliato, cazzo.” Ti ho detto, e tu, canticchiando in modo osceno, mi hai risposto:

“Lo so. Adesso andiamo.”

“Dove diavolo vuoi andare a quest’ora, femminuccia?” ti ho chiesto io gentilmente, e tu hai messo in moto senza dire niente. E i miei sospetti erano fondati: eri ancora un po’ brillo, l’ho capito dagli occhi lucidi e strani e dalle guance rosse, tanto che sembravi un peperone che cammina. E non è una bella visione un peperone che cammina.-

-Sta’ zitto.- gli intima Kurt storcendo le labbra, ma Dave non lo sente. O non lo vuole sentire mentre gli risponde male, fa lo stesso.

-E allora ti ho preso di peso e ti ho messo al posto del passeggero, e ti ho detto che avrei guidato io, ovunque tu volessi andare a quell’ora.

Tu mi hai detto tipo ‘Vai e basta.’ e io come un cretino di prima categoria ti ho pure dato retta e ho messo in moto senza sapere dove andare. In più guidavo la tua macchina, e non ho ancora preso ufficialmente la patente. Ed ero stanco, avremmo potuto morire quella notte, lo sai?- chiede Karofsky, e sulla parte della patente non ancora presa abbassa un tantino la voce, quasi avesse il timore che Hummel gli urli nelle orecchie che ‘cosa?! Hai guidato la MIA automobile pur non avendo la patente?! Ma dico, ti sei bevuto il cervello? Ma cos’hai nella testa, una balbettante bambocciona banda di babbuini?!’, e tira un sospiro di sollievo quando non lo fa.

-A te sarebbe dispiaciuto?- chiede infatti l’altro, con tono di superiorità. Dave arrossisce e preferisce di gran lunga ignorare la sua domanda.

-Poi mi hai ordinato di fermarci a guardare il panorama, e non c’era poi tutto sto granchè da guardare, e abbiamo parlato delle nostre vite fino all’alba. Non mi hai lasciato dormire, ti ho detestato con tutto il mio cuore.- dice con un finto tono di risentimento. Non gli può certo dire che ogni volta che lo guardava in faccia mentre parlava, e ogni volta che Kurt si voltava puntandogli gli occhi lucidi addosso, tutto sembrava andare al proprio posto, tutto sembrava bello, bellissimo, tutto andava così bene.
No, mai si abbasserebbe a confessare qualcosa del genere. Non scherziamo.

-E di cosa abbiamo parlato?- chiede Kurt sotto un sorriso.

-Che ne so, tu parlavi a vanvera, io tentavo di dormire, e appena ci provavo, tu mi tiravi pugni e pizzicotti, e io non capisco da dove proviene tutta questa violenza. Hudson non è uno violento, com’è che adesso tiri pugni e calci a destra e a manca?- ribatte l’altro: non si spiegava l’improvvisa, adorabile violenza di Hummel.

-Ti sbagli. Li tiro solo a te. Mi ispiri violenza.- ghigna Kurt dall’altra parte, e Dave trattiene il respiro.

-Ti ispiro…cosa?- dice infatti: ha malcapito, come suo solito. Capisce sempre quello che vuole capire, e in questo non cambierà mai, no.

-Dimmi cosa ci siamo detti.- insiste Kurt dopo un attimo di silenzio che voleva creare il dubbio nel giocatore di football.

-Ma niente, mi hai parlato di Broadway e Hollywood. Ti avrei buttato di sotto, se non fosse che era venuto fuori il sole e qualcuno mi avrebbe potuto vedere.-

-Abbiamo parlato fino all’alba?- dice Kurt, sorpreso di se stesso. Pensa che doveva essere un disastro tra occhiaie, capelli scompigliati, pelle secca, e alito che sapeva di alcol. Decide di non pensarci troppo e, mentre parla, si spalma una delle sue cremine rosa sul naso, ancora leggermente screpolato. -E poi che è successo?- aggiunge.

-Non ricordi neanche questo, razza di fatina?- domanda Karofsky, innervosito.

-Nah.- risponde l’altro, e scuote la testa.

-Neanche che la macchina s’è rotta?-

-Oh Cristo, la macchina s’è rotta?!- esclama Kurt balzando in piedi. Come può essersi fatto sfuggire qualcosa del genere? E ora dov’è la sua macchina? Che fine ha fatto? Suo padre lo avrà insultato col suo fare fermo e autoritario, e lui non l’avrà ascoltato perché aveva ancora il cervello pieno di bollicine.

-Credo che tuo padre ci stia già lavorando su…- dice Dave prima che Kurt possa urlare qualcos’altro. E infatti, l’altro sembra calmarsi. Se suo padre ci sta lavorando, non deve essere così grave: magari s’è solo ostruita la marmitta, o è finita la benzina. No, quello è più improbabile

-Ah, grazie al cielo.- dice Kurt tirando un sospiro di sollievo.

-Quando la macchina s’è rotta, ti sei messo a camminare da solo e anche a passo spedito, e io riuscivo a malapena a starti dietro. Ti chiedevo di fermarti e tu, manco per l’anticamera. Ti ho odiato.- ripete Dave calcando la parola ‘odiato’.

-Ho ricevuto parecchio odio, a quanto pare.- commenta infatti l’altro. -E poi, che altro?-

-Siamo arrivati in questa città tipo deserta, non c’era un’anima. Ma tu hai detto ‘Va bene!’, come uno schizzato, e ti ci sei fiondato dentro e ti sei messo a cercare un negozio e mi dicevi ‘Davey, seguimi!’ e io dietro come un decerebrato.
Mi hai fatto impazzire.
Hai trovato i tuoi negozi, e hai speso tutti i tuoi soldi, e poi anche i miei, in cose stupide: ti sei comprato un cappello da donna, e dieci adesivi per il cellulare con sopra Marylin Monroe. E questo ti sembra normale?
-

-Avrò avuto i miei buoni motivi per comprare quella roba.- dice Kurt, e solo adesso si accorge che nella sua tasca dei pantaloni ci sono almeno quattro orribili spille: una a forma di corona, una di pugnale, una di cagnolino, e un’altra di scettro regale. Ma che diavolo…? Mette vicine le spille con la corona e con lo scettro regale e si chiede se quei due simboli non vogliano in realtà suggerirgli qualcosa. Perché li ha scelti? Si è riempito le tasche di roba a caso? Sì, probabilmente.

-No, Hummel. Non eri in te, e si vedeva.- asserisce Dave mentre beve un bicchiere di succo d’arancia. Gli basta, come colazione. E anche come pranzo, va.

-E mi sono calmato, poi?- insiste Kurt, adesso curioso.

-Ci siamo seduti sul marciapiede, con una marea di buste in mano. Tu hai detto ‘Mi sono divertito, grazie.’, e poi hai…- non finisce la frase, improvvisamente in imbarazzo.

-Ho…?- lo sprona Kurt.

Dave non sa se parlare, adesso è avvampato e avrebbe solo voglia di infilare la testa nel congelatore per sbollire.

-Mi hai…dato…sì, hai capito, non farmelo dire, che minchia!- balbetta infatti.

 -No, non ho capito.-

-Mi hai dato…ah, che diavolo, un bacio…sulla guancia.- si affretta a puntualizzare.

-Eh, pensavo qualcosa di più grave!- esclama Kurt con tono polemico.

-E poi sulla bocca.-

-Ah.- dice adesso Kurt, leggermente spiazzato. Ma non così tanto, alla fine. Si incipria il naso, non sa neanche perché: forse adesso è nervoso anche lui. Quando è nervoso si incipria il naso. Ergo, non se lo incipria quasi mai. E adesso se l’è incipriato. E’ nervoso. -L’importante…è che sia stato ok come bacio.- asserisce poi, quasi sussurrando. Ma si rende conto che non va bene imbarazzarsi per una cosa del genere. Si schiarisce la voce e parla ancora, con tono più duro. -Bene, allora, mi hai chiamato per farmi la paternale e per dirmi quanto sono stato incosciente la scorsa notte?-

Dave si gratta istintivamente la nuca.

-Sì. E no. Non proprio.-

-Che devi dirmi ancora, allora?-

-…Che mio padre mi ha riempito il portafoglio. Ci ho litigato prima di ottenere qualcosa, ma ce l’ho fatta alla fine.-

-E…allora?- Kurt non trova un vero senso nelle parole di Dave, ma sembra essere tutto più chiaro e più dolce quando questo si spiega.

-Potrei darli tutti via un’altra volta per cose inutili.- dice mangiandosi le parole. -Farei di tutto per… un altro giorno con te.- e lo dice in maniera talmente veloce, che Kurt capisce a malapena. Ma l’importante è che ha capito. Le labbra gli si allargano in un ampio sorriso, il palmo della mano suda ed è freddo. Le guance rosse, e potrebbe sembrare un peperone che cammina. E non è una bella visione un peperone che cammina.

-…Giovedì. Passo da te alle tre.- dice Kurt dopo momenti interminabili di silenzio.

-Di mattina?-

-Di mattina.-

-Con quale macchina?- chiede Dave ironico.

-A piedi.- asserisce Kurt, e Karofsky assume un’espressione stranita dall’altra parte del ricevitore. –Diciamo che anche io farei di tutto per… un’altra giornata con te.-

 

 

§

 

 

 

E torno io con le mie Kurtofsky. Ok, vi siete rotti di me, ma sono qui per chi ha ancora voglia di leggermi ^^ *fa le feste*
Anche questa volta ho modellato la fan fiction su una canzone, “Everytime” dei “Simple Plan”. Ho messo un paio di frasi che sono praticamente quelle del testo. Il bello è che così almeno, se metti come sottofondo questa canzone mentre leggi, ti sembra proprio la colonna sonora della fan fiction, lol! (O magari sono io che non sono molto normale…)
Il capitolo di Delirious ce l’ho in testa, ma devo trovare il tempo per mettermi a scriverlo. Oltretutto ho iniziato scuola guida, e la roba da studiare aumenta di giorno in giorno, e di tanto in tanto vorrei anche andare in piscina :)

Va bene, vi saluto, spero che questa ff semplice semplice sia piaciuta :)

 

 

 

Mirokia

 

 

 

   
 
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