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Autore: MooNRiSinG    13/10/2011    5 recensioni
One-shot che prende il via subito dopo la fine dell'episodio "Blame It On The Alcohol".
Blaine cerca di recuperare il suo rapporto con Kurt dopo il disastro del party di Rachel, ma lui non sembra avere nessuna intenzione di perdonarlo...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Yep, I'm gay. 100% gay.
Thank you so much for clearing that up for me, Rachel.
Listen, save my space in line, will ya?
I gotta go to the bathroom.


 

 

Blaine si chiuse alle spalle la pesante porta dei bagni e vi si appoggiò contro con un sospiro tremante.
Non ti è piaciuto baciare Rachel…
Una parte di lui continuava a ripetergli che avrebbe dovuto sentirsi deluso, ma la verità era che tutto quello che riusciva a provare in quel momento era uno strano senso di sollievo.
Forse era strano, ma l’unica cosa che desiderava davvero era uscire da lì, prendere un caffè con Kurt e trascorrere le tre ore successive parlandogli di tutto quello che gli era passato per la testa in quei due giorni, ma che non aveva potuto condividere con nessuno.
Nonostante quello che la gente pensava di lui, Blaine non era completamente stupido: sapeva bene qual era il vero motivo alla base della reazione del suo amico di fronte alla sua presunta eterosessualità, così come sapeva di aver commesso un errore quando, in un impeto di rabbia del tutto insolito per lui, lo aveva paragonato a quell’idiota di Karofsky.
Nonostante ci avesse rimuginato sopra per due giorni, non aveva ancora capito con esattezza cosa lo avesse fatto scattare a quel modo: ricordava solo che Kurt lo aveva guardato e che nei suoi occhi era riuscito a leggere unicamente un’enorme delusione.
La cosa lo aveva inspiegabilmente ferito e spaventato: a volte con gli altri Kurt poteva essere sarcastico, perfino un po’ duro, ma a lui aveva sempre mostrato il suo lato più dolce e vulnerabile e l’aveva sempre difeso e sostenuto, perfino a discapito dei propri sentimenti.
E ormai quello stesso ragazzo lo guardava con un’espressione talmente ostile da togliergli il respiro.
Credeva ancora fermamente nelle parole che aveva pronunciato il giorno di San Valentino, quando l’altro gli aveva candidamente confessato quello che provava: ci teneva davvero moltissimo a lui e avrebbe dato qualsiasi cosa per non rovinare tutto con il suo comportamento maldestro.
Eppure l’aveva fatto, e nella maniera peggiore che riuscisse ad immaginare. Cosa diavolo gli era passato per la testa quando aveva pensato di uscire con Rachel? Come aveva potuto sembrargli una buona idea?
Forse puoi ancora sistemare le cose… forse se ti getti strisciando ai suoi piedi ti perdonerà e tutto potrà tornare come prima.
Sì, forse sarebbe riuscito a far tornare tutto come prima… ma quanto ci avrebbe messo prima di commettere di nuovo uno dei suoi errori grossolani e mandare tutto a rotoli, magari in maniera definitiva?
E’ vero, Kurt aveva un cuore d’oro ed era incapace di serbare rancore alle persone a cui voleva bene, ma anche la sua pazienza doveva avere un limite.
Se solo avessi il coraggio…
Si staccò dalla porta con un sospiro impotente e approfittò dei lavandini per sciacquarsi velocemente il viso.
Controllò di sfuggita il suo riflesso nello specchio e si preparò psicologicamente ad affrontare Kurt, che sicuramente lo stava aspettando al varco per urlargli quanto era stato stupido ed insensibile. Nonostante la prospettiva non sembrasse fra le più rosee, non aveva mai desiderato così disperatamente di sentire la voce di un altro essere umano.
Spinse la porta con un gesto deciso ed  alzò lo sguardo, ma il sorriso che stava nascendo sulle sue labbra si spense immediatamente.
Davanti a lui non c’era nessuno, nessuno lo stava aspettando.
Kurt se n’era andato.
 
 
Blaine passò il giorno successivo a rincorrere il suo amico per i corridoi della Dalton.
Kurt sembrava essere entrato in possesso di un potere sovrannaturale che gli consentiva di percepire in anticipo la sua presenza e di sgusciare via indisturbato prima che lui riuscisse a raggiungerlo.
Come se non bastasse, durante le prove il ragazzo si era mantenuto a distanza e le rare volte in cui i loro sguardi si erano incrociati, Blaine si era sentito come se gli avessero appena tirato una secchiata d’acqua gelida in pieno volto.
Avrebbe voluto afferrarlo per le spalle, scuoterlo e urlargli di smetterla di guardarlo in quel modo, perché la cosa lo stava veramente riducendo ad un fascio di nervi.
Naturalmente appena Wes aveva battuto quel fastidiosissimo martelletto per segnalare la fine dell’incontro, Kurt era sgusciato via come se avesse alle calcagna un branco di leoni inferociti.
I Warblers si erano voltati tutti verso di lui come un sol uomo e Jeff gli aveva chiesto con fare annoiato cosa diavolo avesse fatto stavolta a quel povero ragazzo.
Non riusciva davvero a capire come mai gli altri avessero stabilito a priori che la colpa dell’accaduto dovesse essere sua.
Forse perché effettivamente E’ sempre colpa tua…
Scrollò il capo per scacciare quel pensiero molesto e si lasciò cadere sul letto di camera sua.
Fu allora che il suo orgoglio decise improvvisamente (e in maniera alquanto intempestiva) di alzare la testa, costringendo Blaine a prendere una decisione.
Se Kurt desiderava davvero che lui smettesse di cercare di scusarsi, allora lo avrebbe accontentato: per quanto lo riguardava, avevano chiuso.
 
 
Nonostante la sua ferrea decisione, tre giorni dopo Blaine si stava ancora trascinando per i corridoi della Dalton con la vitalità di un mocho vileda strizzato a sangue.
Alla fine Nick, stanco di vederlo sprecare la pausa pranzo in quello che sembrava un goffo tentativo di comunicare telepaticamente con un bucatino, ebbe pietà di lui e fece irruzione nella sua stanza: “Tirati su, Anderson! E’ ora che tu ti dia una svegliata.”
Il ragazzo non ebbe nessun tipo di reazione e continuò a mugugnare una patetica versione di “Apologize” in un falsetto così acuto che Nick era sicuro che tutti i pipistrelli del circondario avrebbero finito per schiantarsi contro la sua finestra.
“Amico, lo sai che di solito non metto bocca nei fatti degli altri… ma tu dovresti davvero cercare di mettere a posto le cose con Hummel.”
Blaine sollevò il capo quel tanto che bastava per lanciargli un’occhiata omicida: “Secondo te non ci ho provato? Solo che il signorino ha improvvisamente deciso di fare finta che non esista e si rifiuta categoricamente di parlare con me!”
L’altro scrollò il capo con fare desolato: “Scusa se te lo dico, ma dopo tutto quello che hai fatto la sua reazione mi sembra anche troppo contenuta… voglio dire, lui ti ha confessato i suoi sentimenti per San Valentino e tu per tutta risposta hai avuto la geniale idea di passare un’intera serata con la lingua ficcata nella gola di una delle sue migliori amiche!”
Blaine lo fissò per un attimo, meditabondo: “In effetti, vista da questa prospettiva… un momento, tu come diavolo fai a sapere tutte queste cose?!
Nick gli posò una mano sulla spalla e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato: “Sono un ragazzo etero intrappolato in una scuola esclusivamente maschile… secondo te cos’altro mi resta a parte il gossip e il suicidio?”
“Ammesso e non concesso che tu abbia ragione, rimane il fatto che Kurt si rifiuta di parlare con me. Mi spieghi come diavolo faccio a scusarmi con lui se tutte le volte che mi avvicino scappa prima che riesca ad attaccare discorso?”
Nick si portò un dito alle labbra e gli rivolse un sorriso enigmatico: “Non ti resta che fare quello che ti riesce meglio…”
 
 
 
Blaine si sistemò la cravatta per la quindicesima volta nel giro di due minuti. Nick gli aveva promesso che lui e gli altri Warblers si sarebbero fatti trovare alle cinque in punto in aula studio e che avrebbero trovato il modo di convincere anche Kurt ad unirsi a loro.
Era rimasto un tantino spiazzato dalla prontezza con cui i suoi amici avevano accettato di aiutarlo in questa impresa nonostante l’enorme fiasco del Gap Attack, ma, come Jeff gli aveva fatto notare, erano stanchi di vedere i loro incontri trasformati in un patetico gioco di sguardi e serenate.
La lancetta del suo orologio da taschino si decise finalmente a raggiungere il numero cinque e lui fece un ultimo profondo respiro prima di spalancare le porte con una spinta decisa… solo per venire ricompensato dall’altra parte da un gemito di dolore.
Ti prego, è praticamente impossibile che io abbia colpito proprio…
Kurt se ne stava accasciato sul pavimento, le mani sollevate a nascondere il naso.
Oh. Merda. 
Blaine si inginocchiò immediatamente accanto a lui, posandogli la mano sulla spalla e blaterando in maniera frenetica: “Oh mio Dio, mi dispiace da morire… non avevo intenzione di… ti fa male? Stai sanguinando? Vuoi che ti porti un po’ di ghiaccio? Un fazzoletto?”
L’altro lo fulminò con uno sguardo omicida: “Al momento vorrei solo che tu spostassi in modo da potermi finalmente alzare.”
Blaine si fece subito da parte con aria colpevole e rimase a fissarlo con l’espressione costernata di un labrador a cui hanno sottratto il rotolo della carta igienica.
Dopo alcuni secondi di silenzio si decise ad azzardare un timido tentativo approccio: “Ti fa male?”
“Mi hai rotto il naso, razza di decerebrato! E’ ovvio che mi fa male!” gli latrò contro Kurt, il viso ormai ridotto ad una maschera di sangue.
“Mi spiace interrompere questo delizioso siparietto,” intervenne Jeff, “ma ho come l’impressione che Kurt dovrebbe farsi vedere da un medico.”
“Anche Blaine se è per questo… e da uno bravo!” mugugnò Wes rassegnato, ma nessuno sembrò prestargli molta attenzione.
“Jeff ha ragione.” intervenne Nick, “Dobbiamo portarti subito all’ospedale. Stai sanguinando come un maiale sgozzato e se finissi per sporcare il tappeto il direttore ci pianterebbe una grana allucinante!”
Kurt gli lanciò un’occhiataccia per rimproverargli la sua insensibilità: “Sono sicuro che sarai così eroico da cercare di prevenire questa sciagura dandomi un passaggio fino al pronto soccorso.”
Nick gli sorrise mellifluo: “Mi dispiace, ma io e Jeff abbiamo un appuntamento con il professore di educazione fisica… oh mio Dio, tipo adesso! Dobbiamo assolutamente sbrigarci!”
I due amici gli regalarono la loro migliore espressione angelica e scivolarono fuori dalla stanza, seguiti a ruota da tutti gli altri membri dei Warblers, che sfilarono sotto gli occhi allibiti di Kurt mugugnando una serie di scuse improbabili.
Rimasti soli, Blaine e Kurt si scambiarono uno sguardo incredulo: “Hanno appena..?”
“Ci puoi scommettere. Vieni, non dormirò sonni tranquilli fino a quando non ti sarai fatto visitare.” sospirò Blaine, tendendogli la mano.
L’altro la guardò per un attimo con espressione vuota, ma non accennò in nessun modo a raccogliere l’invito e ad afferrarla: “Non ti preoccupare, posso andare benissimo da solo. Non voglio assolutamente essere un peso per te.”
Blaine imprecò sotto voce, maledicendo fra sé e sé la testardaggine e l’orgoglio del ragazzo: “Non si tratta di un dovere o qualcosa del genere, si tratta solo di me che mi preoccupo per te, quindi vedi di smetterla di fare i capricci e muoviti!”
Kurt sgranò gli occhi per un attimo, colto totalmente alla sprovvista dal suo tono autoritario (e forse un po’ troppo compiaciuto dall’evidente sincerità nella sua voce).
“Farebbe qualche differenza se aggiungessi che ti permetterò di essere passivo-aggressivo per tutto il viaggio e non mi lamenterò nemmeno un po’?”
“E va bene!” concesse Kurt con un sorriso esasperato.
Blaine non poté fare a meno di notare che stava cercando con tutte le sue forze di trattenere un sorriso.
 
 
 
La sala d’aspetto era caotica in maniera fastidiosa e Blaine si domandò – forse per la quarantesima volta negli ultimi dieci minuti – perché diavolo Kurt ci stesse mettendo così tanto.
Proprio quando stava cominciando a temere di aver causato dei danni tragicamente irreparabili, il suo amico emerse dalla porta con una fasciatura così vistosa che avrebbe fatto venire le convulsioni dall’invidia ad Hannibal Lecter.
Si morse furiosamente le labbra in un disperato tentativo di rimanere serio, ma non fu capace di trattenersi e scoppiò quasi subito in una risata fragorosa.
Kurt per un attimo sembrò sul punto di strangolarlo, ma inspiegabilmente finì per unirsi anche lui al momento di ilarità.
Blaine non poté fare a meno di pensare a quanto gli era mancata quella risata e, ignorando i presenti (che li stavano guardando come se fossero due alieni, peraltro estremamente rumorosi e maleducati), gli circondò le spalle con un braccio, sospingendolo gentilmente verso l’uscita: “Vieni, sarà meglio tornare alla Dalton.”
“Hai ragione,” annuì l’altro, “Si sta facendo tardi e il viaggio verso Lima è piuttosto lungo… non che mi sorrida l’idea di guidare sotto l’effetto di antidolorifici, ma…”
Blaine lo interruppe prontamente: “E’ un bene allora che tu non debba fare niente del genere.”
Kurt gli rivolse uno sguardo confuso e lui alzò gli occhi al cielo, esasperato: “Non esiste che ti permetta di tornare a Lima in queste condizioni, quindi non cercare nemmeno di protestare: stasera puoi fermarti a dormire nella mia stanza.”
Decise saggiamente di ignorare il balbettio del ragazzo, che stava debolmente cercando di accampare migliaia di scuse, e gli aprì la portiera della macchina, invitandolo con un cenno a salire.
 
 
 
Kurt non se la sentiva proprio di affrontare gli altri studenti della Dalton conciato a quel modo, così i due decisero di fermarsi a comprare qualcosa da mangiare lungo la strada.
Avevano cenato seduti sul pavimento della stanza di Blaine e lui non era riuscito a trattenere uno sbuffo divertito di fronte agli annoiati tentativi di evitare di morire soffocato ogni volta che un boccone troppo grande richiedeva una masticazione leggermente prolungata.
Si sentiva la testa leggera e non riusciva a fare a meno di provare un leggero senso di euforia.
Kurt scelse proprio quel momento per interrompere i suoi pensieri con una domanda decisamente poco opportuna: “Posso sapere come mai prima hai fatto irruzione in aula studio accanendoti sulle porte come se ti avessero fatto un torto inimmaginabile?”
Mi stavano tenendo lontano da te.
Blaine arrossì fino alla radice dei capelli e annaspò, cercando inutilmente di elaborare una scusa plausibile.
Al diavolo.
“Stavo venendo da te per cantarti una canzone.”
Per la prima volta nel corso della sua vita Kurt Hummel rimase completamente e irrimediabilmente senza parole.
Blaine si sporse verso di lui, prendendogli la mano ed abbassando lo sguardo. Si mordicchiò per un attimo il labbro, indeciso su come proseguire: “Kurt, in questi giorni senza di te mi sono sentito… penso che il termine giusto sia perso.”
Totalmente smarrito. Come se non riuscissi a respirare. E non dimentichiamoci patetico.
“Tu non volevi assolutamente parlarmi e Nick allora mi ha suggerito di cantarti una canzone che mi aiutasse a spiegarti quello che significhi per me. Lui e gli altri Warblers hanno acconsentito a darmi una mano e ti hanno trascinato in sala studio con una scusa… naturalmente io ho dovuto essere il solito idiota e ho rovinato tutto.” concluse senza alzare gli occhi.
E forse fu una fortuna, perché se lo avesse fatto il sorriso dell’altro avrebbe finito per togliergli definitivamente la capacità di parola.
Kurt si spostò accanto a lui e poggiò la spalla contro la sua: “Puoi cantarmela adesso, se ti va.”
Blaine sollevò lo sguardo ad incontrare il suo, sorpreso, e annuì impercettibilmente.
Si appoggiò al letto con la schiena e, dopo un profondo respiro, chiuse gli occhi e cominciò a cantare con voce sommessa.


Sometimes I feel like I can't even sing
I'm very scared for this world
I'm very scared for me
Eviscerate your memory
Here's a scene
You're in the back seat laying down
The windows wrap around
To sound of the travel and the engine
All you hear is time stand still in travel
And feel such peace and absolute
The stillness still that doesn't end
But slowly drifts into sleep
The stars are the greatest thing you've ever seen
And they're there for you
For you alone you are the everything
 
I think about this world a lot and I cry
And I've seen the films and the eyes
But I'm in this kitchen
Everything is beautiful
And she is so beautiful
She is so young and old
I look at her and I see the beauty
Of the light of music
The voices talking somewhere in the house
Late spring and you're drifting off to sleep
With your teeth in your mouth
You are here with me
You are here with me
You have been here and you are everything
 
Sometimes I feel like I can't even sing
I'm very scared for this world
I'm very scared for me
Eviscerate your memory
Here's a scene
You're in the back seat laying down
The windows wrap around
To sound of the travel and the engine
All you hear is time stand still in travel
And feel such peace and absolute
The stillness still that doesn't end
But slowly drifts into sleep
The greatest thing you've ever seen
And they're there for you
For you alone you are the everything
For you alone you are the everything


Per tutta la durata della canzone, Blaine non osò aprire gli occhi. Quando anche l’ultima nota si fu spenta, si costrinse ad alzare lo sguardo.
Kurt lo stava fissando con un’espressione assolutamente imperscrutabile, come se non sapesse bene come procedere e stesse cercando di valutarlo.
“Credo che mi sentirei più sollevato se tu dicessi qualcosa…” azzardò Blaine con voce tremante.
“Sei un idiota.”
Ripensandoci forse il silenzio non era poi così male.
“Sei un idiota perché hai appena baciato Rachel, una delle mie migliori amiche, e non puoi pensare di venirmi a cantare una canzone che parla d’amore, quando in realtà siamo solo amici e non saremo mai niente più di questo! Non hai pensato nemmeno per un attimo che avrei potuto fraintendere il significato di quello che stavi cercando di dirmi?!”
“Non è che ci fosse molto da fraintendere…” tentò debolmente di protestare Blaine.
“Non c’è molto da fraintendere?!” sibilò Kurt, “Ma hai almeno letto il testo? Dopo quello che ci siamo detti a San Valentino pensavo che avessimo chiarito che…”
“Non c’è molto da fraintendere perché la canzone descrive esattamente quello che provo per te!” sbottò l’altro, incapace di trattenersi oltre.
Kurt rimase a bocca aperta, le guance leggermente arrossate e gli occhi sgranati in un’espressione incredula: “Non credo di capire…”
“E poi dici che sono io quello tardo!” si lasciò sfuggire Blaine ridendo nervosamente, mentre gli prendeva nuovamente la mano, “Questa settimana senza di te è stata una specie… al diavolo, è stata un completo inferno! Mi sentivo come se mi avessero strappato un braccio o qualcosa del genere. Non avevo mai provato niente di simile prima d’ora e la cosa mi ha mandato nel panico più totale.”
L’altro continuava a rimanere chiuso in un silenzio indecifrabile e Blaine non sapeva più cosa dire per fargli capire che erano bastati pochi giorni per fargli finalmente capire che non riusciva davvero a stare senza di lui.
Forse ti stai sforzando troppo. Forse stai usando troppe parole, quando in realtà ne basta solo una. Coraggio.
Chiamando a raccolta ogni briciola di determinazione che possedeva, Blaine si sporse in avanti e sfiorò esitante le labbra di Kurt con le sue.
Finalmente.
Fu un contatto veloce, quasi impercettibile, ma travolse entrambi con la forza di un treno in corsa, lasciandoli con il respiro accelerato.
Kurt si passò inconsciamente la lingua sulle labbra e Blaine rinunciò a trattenersi. Gli posò una mano sul collo, accarezzando gentilmente i capelli soffici alla base della sua nuca, e lo attirò in un nuovo bacio, meno incerto e più profondo.
Dopo alcuni minuti il desiderio di sondare le reazioni dell’altro lo costrinse con riluttanza ad allontanarsi.
“Sei ancora convinto che la canzone fosse inadatta?” gli chiese, sfiorandogli appena la guancia con il pollice.
“Al contrario,” sorrise finalmente Kurt contro la sua bocca, “Trovo che fosse semplicemente perfetta.”
Blaine non poté fare a meno di sentirsi completamente d’accordo con lui.






La canzone cantata da Blaine è "You Are The Everything" dei REM.

   
 
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