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Autore: _Alien_    13/10/2011    2 recensioni
Classico caso in cui si lascia una ff incustodita per lungo tempo...
L'ispirazione per questa coppia mi viene naturale!
Spero vi piaccia.
Tre momenti, un unico amore
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Era nel giardino del Palazzo del Fuoco, con Ty Lee che faceva le solite evoluzioni e Azula che, invidiosa di lei, cercava di imitarla senza successo.
Lei invece se ne stava seduta sotto il pesco, con le gambe raccolte nelle braccia.
Si stava letteralmente addormentando e moriva di noia quando notò, proprio accanto a lei, un fiore.
Era piccolo, indifeso, candido come la neve che non aveva mai visto.
I delicati petali sfumavano lentamente nel rosa e il profumo inebriante solleticava le narici della bambina.
Lo colse e lo nascose subito allo sguardo delle amiche.
 Non voleva che lo vedessero, glielo avrebbero sicuramente rubato.
Lo ammirò ancora, nascosto nell’incavo delle sue manine di bimba.
Volse la testa alla sua sinistra, dove giaceva un libro.
Lo prese e ne lesse il pomposo titolo: Memorie del Fanciullo Ucciso dal Regno della Terra nel Territorio dei suoi Assassini.
Oltre che ad avere un titolo esageratamente lungo, era davvero noioso e la frase ricorrente era: la Nazione del Fuoco, ah, la Nazione del Fuoco! I
nsomma, una vera tortura su carta, che però doveva leggere perché era il libro preferito di Azula.
Aprì il volume al capitolo undici dove c’era una battaglia sanguinosa e cruenta.
Come per alleviare la sofferenza dei personaggi morenti, vi sistemò il fiore.
Chiuse il libro bruscamente e sentì dei passi.
Girò la testa verso il porticato del giardino e vide la Principessa Ursa, moglie di Ozai, con Zuko, il fratello maggiore di Azula. Un lieve rossore le colorò le guance e abbassò lo sguardo, concentrandosi subito sulle sue strambe amiche.
 
Percorreva velocemente il porticato con il suo solito passo felpato.
Lo sguardo era fisso di fronte a sé, le lacrime scendevano copiose sul viso.
Avevano litigato e, come sempre, lei ne soffriva troppo.
Avrebbe voluto imparare a controllarsi di più, a lasciar scorrere via le preoccupazioni, ma non riusciva a non essere gelosa del ragazzo che amava.
Si sistemò sotto il pesco, asciugandosi il volto con la manica del vestito.
Appoggiò i libri che aveva portato con sé e ne scelse uno: Memorie del Fanciullo Ucciso dal Regno della Terra nel Territorio dei suoi Assassini. Lo aprì al capitolo undici e vi trovò il fiore.
Lo prese e lo annusò: aveva conservato il profumo inebriante.
Un tuono preannunciò l’arrivo di un temporale coi fiocchi.
La pioggia era torrenziale, ma lei non ci fece caso.
Nascose il fiore nel libro, si alzò in piedi e spalancò le braccia. Voleva volare via, tornare a quel giorno, quando era bambina e non sapeva ancora cosa fosse l’amore. L’acqua la avvolgeva nel suo freddo abbraccio, un tipo di abbraccio a qui lei non era abituata, e chiuse gli occhi, abbandonandosi ai ricordi.
Qualcosa le coprì le spalle, una coperta, forse. Un servo aveva avuto la brillante idea di aiutarla, ma lei non voleva aiuto, voleva solo la solitudine.
Delle braccia le cinsero la vita, la tirarono via dal vento sferzante che le increspava i capelli.
Poi la abbandonarono nuovamente e di nuovo sentì il profumo inebriante del fiore.
Le gambe non le ressero e cadde, febbricitante.
Aprì appena gli occhi e vide il suo Zuko prenderla in braccio, col fiore essiccato tra le mani.
Sorrise e si liberò lentamente dalla presa del giovane, sbattendo l’esile corpo contro il freddo marmo del palazzo.
- Mai! – si sentì chiamare. Incurvò leggermente le labbra verso l’alto e svenne.
 
Ed eccola ancora sotto il pesco, con il fiore essiccato tra le dita.
La mano destra stringeva l’unica cosa rimasta della sua infanzia, la sinistra accarezzava costantemente il ventre rigonfio.
“Speriamo sia una femmina” pensava, felice di diventare presto madre.
Rumore di passi, ma lei non si voltò. Sapeva perfettamente chi era, il padre di suo figlio (o figlia), il marito che lei aveva scelto e che amava.
Doveva ammetterlo: c’erano momenti in cui avrebbe voluto infilzarlo con i suoi coltelli, ma non sapeva immaginare la vita senza di lui.
Fece finta di niente, osservando ancora i colori dei delicati petali.
Ai suoi piedi, vide un mazzo ricco di fiori come quello.
Spalancò gli occhi, meravigliata.
Alzò lo sguardo e sorrise.
Certo, ora era un po’impacciata con i movimenti, doveva sempre tener conto della piccola e fare attenzione a qualunque cosa, ma era felice di ricevere l’aiuto dell’uomo che le stava davanti.
- Grazie. – disse radiosa lei, appoggiando la testa sul suo petto.
- Vi amo entrambe. – le rispose lui, sfiorandole i capelli. Il bambino (o la bambina) tirò un calcio e Mai sussultò. Forse era il suo modo di reagire alla voce dei genitori o voleva semplicemente gridare al mondo:
- Ehi, ci sono anch’io!
 
Fine

  
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