“Potete guidare una spedizione.”
“Col vostro permesso, larghezza, ci pensate voi a procurare una nave e una ciurma?”
“E anche un capitano.”
Toc. Toc. Un uomo zoppicante si fa avanti nella penombra appoggiandosi ad una stampella. Porta vestiti eleganti, probabilmente non lo conosco. Sarà uno di quei capitani mollicci che si fanno affondare dalla prima nave che incontrano.
Un sinuoso inchino, e il suo volto appare chiaro.
“Ben trovato, Sire.” Esordisce il mio Primo Ufficiale ammutinato.
Porta una ridicola parrucca grigia e un cappello da Commodoro. Ne ha sempre voluto uno. Fissa lo sguardo su di me con superiorità.
“Se posso avere l’ardire, perché costui non è in catene? Che venga subito messo ai ferri.”
Mi conosce, sa che inventerò qualcosa per fuggire. Ah, caro, vecchio Hector, sei arrivato tardi.
“Al centro del mio Palazzo? Dubito.” Risponde il ciccione con una smorfia. I ricchi, credono sempre di essere superiori.
“Hector. Che bello vedere un collega pirata fare tanta carriera.” Gli dico per irritarlo. In realtà sono sorpreso di vederlo conciato in quel modo.
“Pirata? No. Ma Corsaro. Un Corsaro in missione sotto l’autorità e la protezione della Corona.”
È quasi ridicolo con tutta quella cipria. Ma io lo conosco, questo non è altro che un modo qualsiasi per arrivare al suo nuovo obiettivo. Però una domanda i pulsa in testa, una consapevolezza che voglio negare.
“Sia come sia. Ma prima: cosa ne è stato della mia amata Perla?“
La sua reazione mi colpisce, una reazione violenta che nasconde un dolore infinito. Sbatte la gamba di legno sulla tavola imbandita.
“Ho perso la Perla come ho perso la gamba!” Mi urla furioso.
Ciò che temevo di più, il mio peggiore incubo. Che la nave per cui ho venduto l’anima affondasse.
“Perso la Perla?” Gli domando inorridito.
“Si, l’ho difesa con le unghie e con i denti, ma è affondata. Non di meno.” Mi spiega ridandosi un contegno. È un Corsaro ora, uno importante.
Sono atterrito e furioso. Come ha potuto lasciare che la Perla si inabissasse? Come ha potuto restare inerme davanti all’affondamento della nave che ha conteso con me per tutta la vita?
Mi lancio verso di lui, nero di rabbia. Sposto i piatti violentemente e cerco di afferrarlo, ma le guardie mi trascinano indietro, bloccandomi.
“Se è affondata dovevi affondare anche tu con essa.” Gli dico con voce sprezzante, ferendo il suo onore in profondità.
Lui mi guarda spiazzato, incapace di replicare. Ho fatto emergere uno dei suoi più grandi rammarichi. Lo immaginavo, è un uomo pieno di orgoglio.
“Capitan Barbossa, se continuate a indugiare gli spagnoli ci distanzieranno. Ho piena fiducia che trionferete, e vi premierò col rango sociale che desiderate.” Interviene il ciccione senza cogliere il dolore di Hector.
“Oh, servirvi è già un premio, Sire.” Risponde Barbossa a denti stretti, sfoggiando il suo nuovo sorriso d’oro.
Mi fa pena, costretto a riempire di moine un sovrano che passerebbe a fil di spada. Ma sono sicuro che c’è un motivo più che valido per tutto ciò.
“Voi, Signore, siete caduto in basso.” Dico al ciccione. Come può essere così stupido da fidarsi di Barbossa?
 Hector mi guarda sogghignando. Sa che ho capito il suo gioco.
“Jack, siamo alla fine delle nostre sabbie. Che c’è di male a mettersi dalla parte vincente? E così conoscere tante eleganti persone.”
È uno shock sentire Hector, un lupo di mare, parlare in quel modo melenso e filosofico. Si è calato davvero bene nella parte. Decido di stare al suo gioco.
“Posso capire tutto. Meno la parrucca.” Gli dico con una smorfia.
Tutto è pronto per la mia fuga, ogni dettaglio è al posto giusto. Una volta uscito di qui andrò ad indagare su questo altro “Jack Sparrow.”
Addio, Hector. Spero tu possa trovare la vendetta che cerchi. È stato bello averti come nemico per tutti questi anni. Magari ci rincontreremo in un'altra vita, per nuove, infinite dispute sulla Perla.