Gwaine ciondolava da almeno un'ora davanti la porta di Lancelot, senza alcun apparente motivo.Camminava a passo spedito su e giù, delineando un percorso circolare che gli permetteva di passare sempre alla stessa distanza dalla soglia, alla quale di quando in quando buttava un occhio borbottando qualcosa di incomprensibile.

Per la maggior parte del cammino fissava insistemente il pavimento, fermandosi di tanto in tanto per – a quanto pareva- osservarsi le scarpe e sfregarsi rudemente le mani, che poi riuniva dietro la schiena.

Sarebbe potuta sembrare quasi casuale la sua presenza lì, se non fosse stato per un incriminante mazzo di fiori che teneva in mano- o almeno quello che restava di un mazzo di fiori.

Il suo incessante movimento aveva ridotto quei poveri giunchi ad un ammasso informe di steli che perdeva petali ovunque, lasciandoli fluttuare nell'aria e posare lentamente sulla pietra, diventando lavoro di un giovane servitore -probabilmente Merlin.

Al momento però Gwaine non era molto interessato al destino né del povero mago né dei petali turchesi che continuavano a toccare il suolo.Con un verso di esasperazione interruppe la sua peregrinazione, appoggiandosi abbattuto alla parete dietro di se, accanto al massiccio portone di legno.Si passò una mano sul viso, facendola poi salire ai capelli: tutto ciò lo stava mandando ai matti.
Sospirò forte una, due, tre volte e poi, risoluto, si piazzò davanti alla porta della stanza con il suo sorriso più smagliante e accattivante. Poggiò una delle due mani al lato della porta, e con l'altra nascose il mazzo di fiori dietro la schiena, prima di ricordarsi che per bussare gli occorreva uno dei due arti.Contrariato allungò il braccio appoggiato alla parete verso la soglia e bussò.
Il rumore risuonò secco e chiaro, mentre Gwaine si rimetteva nella posizione iniziale – non prima di essersi scompigliato i capelli, allisciato la veste e aver gonfiato i muscoli raddrizzando le spalle.

In pochi attimi si presentò alla porta l'oggetto di tali attenzioni, che – avendo passato lo sguardo sull'altro, curvo su di lui e con uno sguardo che probabilmente era solito destinare alle aggraziate fanciulle che passano per le locande- gli rivolse uno sguardo confuso.

Gwaine allora sorrise ammiccante, tirando fuori il mazzo di fiori e dando inizio a quello che sembrava frutto di molte ed estenuanti prove.

-Vedi, dolcezza, stasera chi va in coppia alla locanda del Sole non paga, così ho pensato che noi...Insomma...lo sai cosa intendo piccolo...ecco, baby, i fiori sono per te...di solito alle donne piacciono...cioè, splendore, lo so che tu non sei una donna, e sei un cavaliere, solo che- io sono bello, divertente, forte, quindi non vedo perchè un bel bocconcino come te dovrebbe resistermi...ti riporto a casa presto, non devi preoccuparti...

Lancelot squadrò l'uomo di fronte a sé, che continuava a chiamarlo con nomi femminili alquanto imbarazzanti. Passò poi lo sguardo sul presunto mazzo che aveva in mano -completamente distrutto- e sul pavimento cosparso di petali.Infine tornò a prestare attenzione al viso di Gwaine, ancora piegato in una smorfia da predatore.

-Allora, splendore, che ne dici? Solo tu, io...un tavolo tranquillo...

A una ora di distanza ancora non si capacitava di aver detto di si.