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Autore: crownless    15/10/2011    4 recensioni
Merlin è l’enigma, un ondulare continuo tra ironia e devozione, meticolosamente testardo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo so, lo so, sto scrivendo troppo. Questa fanfiction - orribile e priva di senso - è uscita da sé, io non me ne sono neanche resa conto.
Il principe va al livello successivo, yeah. Prossimamente una MerlinxGwaine scritta tempo fa, betata da elyxyz, che devo correggere. Poca voglia... la pigrizia. Bene, questo è quanto. Questa fanfic non mi piace; ma siccome mi sento anche io un’asina, allora la posto comunque... va bene così, alè!
















“Se potessi scorrere come il vento
approderei al tuo fianco.
se potessi brillare come la luna
continuerei a illuminarti.
Diventerei qualunque cosa
per far sì che tu
non debba più
avere paura.”
(ayumi hamasaki)






Merlin inietta spietati sorrisi nelle vene di Arthur, sottraendoli dal suo viso per calcarli in lui, spogliandolo dalle ferrose armature di sovrastrutture mentali, letali e pietose come sangue asciutto e raffermo.

Qualcosa brilla ininterrottamente al di là della luna.

Arthur osserva la notte - il letto a baldacchino troppo grande e freddo. I granelli di ricordi vibrano gentilmente nella sua testa, un ronzio delicato - le mani di Merlin - che scivola via, lontano, per attaccarsi spudoratamente alla sensazione - dover afferrare qualcosa che brilla - di essere così indietro (rispetto a quei sorrisi).

Merlin è l’enigma, un ondulare continuo tra ironia e devozione, meticolosamente testardo.

E’ qualcosa che brilla comunque nel mondo sporco; qualcosa che raccoglie le cose belle e gliele mostra chiamandolo Asino (di quelli reali, però).

Arthur alza il mento. I suoi occhi possiedono il seguito dei suoi pensieri, perché brillano anche loro e il pensiero di Merlin - lo verrà a svegliare spalancando le tende e lui borbotterà il suo nome nascondendo la testa sotto al cuscino - è sincero.

Mai più armature.
Mai più spade che colpiscono ed affondano la lama nell’anima della verità, cercando di scansarla rabbiosamente.

Il cuore del drago palpita splendida vita, affidandosi ai pensieri.

La luna è coperta da uno strato leggero di nebbia, ma Arthur la osserva lo stesso pensando e desiderando di sfilacciarla per attaccarsela addosso - per poter brillare anche lui ed essere un Re giusto, in futuro.

Sorride come un criminale sentendosi molto sciocco.

Merlin lavorerà il doppio e lo chiamerà testa di legno, alzerà gli occhi al cielo alle sue battutine, ma Arthur sa che sorriderà orgoglioso alla sua incoronazione.


E’ quello.
La notte, pensa Arthur, ha il colore dell’oro.
Pensieri incoerenti trovano forme e somiglianze e coincidenze.


L’Idiota non si nasconde dai pensieri che lenti affondano nelle sue radici.
Merlin vi ci tuffa inconsapevolmente dentro e la luna è ancora alta, nel cielo, e passandosi le mani sul viso stropicciandolo, cercando di soffiare via i primi accenni di sonno, Arthur si sente vivo.

Lui è vivo.
Questo pensiero lo sbalordisce, gli arpiona il cuore e con uno strattone lo spezza incoerentemente, sinceramente.

Avere l’Idiota vicino gli dona la vita - e brilla brilla brilla con armonia, di una luce scalpitante, indecente, calda.

E sapere che nella casa di Gaius Merlin dorme nel suo letto, vivo, con il petto che si alza ed abbassa seguendo il ritmo del respiro, lo conforta ed allora si sdraia.

Merlin è dorato. Arthur lo vuole proteggere, mostrargli un sogno, camminare al suo fianco osservando con precisione la netta differenza del suo viso che cambia con un sorriso, viaggiare e ridere.

Merlin è un idiota, pensa.
E’ veramente un idiota.

Ma Arthur, rigirandosi nel letto, è sereno e sa con convinzione - lo sa dal primo istante in cui posò gli occhi su di lui - che la vita gira, cresce, muta e le persone che ama, che ha amato, ritorneranno sempre.

Merlin ritornerà sempre.

Le persone che amiamo non ci abbandonano mai.
Merlin continuerà a brillare di una luce confortante e misteriosa, che non riesce ad afferrare.


Alza una mano verso il soffitto. Vorrebbe stritolarlo, colpirlo con la spada, frecce.

Le cicatrici del suo essere Cavaliere possono appassire ed Arthur non riesce a cogliere i pensieri che si annidano dentro di lui.
Non sa, non conosce; non sa sapendo.

Chiama Merlin con la testa, continuamente, e gli sembra, voltando il capo verso le finestre, di vedere il sole sovrapposto alla luna - ed è un attimo: il sorriso di Merlin incendia la notte ferendola.

Arthur ha sonno. Sentendosi troppo piccolo, il Principe guarda e sente i secondi strisciare via silenziosi, sfioriti.


Domani ho un’udienza con mio padre.
Domani dirò a Merlin che è un idiota.
Domani andremo a caccia.
Domani è incentrato su Merlin.


Con un sospiro affranto, stanco come lui, Arthur si alza dal letto, abbandonando il letto caldo, ora.

Improvvisamente rovente.

Cammina nelle sue stanze, non capendo.
Cercando di agguantare qualcosa che brilla nella sua vita.

Punta lo sguardo sulla luna.
Ferma. Presente. Meravigliosa.

Il sorriso di Arthur è spietato.
Proprio come Merlin che trafigge e colpisce, colpisce forte. Proprio come l’Idiota.

Ma Arthur sa che non è veramente un idiota, gli piace dirglielo per sentire la sua battuta pronta.
La verità - ora lasciata libera di volare come una farfalla che possiede tutti i colori - è che lui lo è.

Lui che freme anelando la mattina per poterlo vedere.
Lui che è un Principe.
Lui che nella sua vita ha qualcosa che brilla senza sapere cosa.
Lui che è coraggioso.


Proprio per questo lo fa.
“Merlin” sussurra nel buio, e il suo petto si scuote tutto e si discioglie caldo, frenetico, impazzito nella verità.

“Merlin” ripete, andando vicino all’ampia finestra ed aprirla, il vento a scompigliargli i capelli; qualche ciuffo biondo gli cade sugli occhi.

Domani, pensa scrutando il cielo grondante di stelle, domani lo chiamerò.

Arthur si gratta il collo.
Domani lo chiamerò pensa ancora, e non sa cosa voglia dire, ma lo chiamerà in ogni caso.
Sospira. Lo sfiora improvvisamente il pensiero della morte. Rabbrividisce. Si immagina con una spada nel cranio, spietata e piena di sangue denso.

Partirò per cercarti anche se rinascessi in qualcun altro.
Lo farò.


Il pensiero di Merlin dormiente scaraventa via la morte e il sangue. Le spalle di Arthur si abbassano, più tranquille. La luna scarabocchia ombre inesistenti sul suo viso. Con Merlin di certo non può permettersi di morire, come può lasciare da solo un idiota del genere?

Con che cuore lasciarlo?
Con che coraggio abbandonarlo?
Con che debolezza morire?
Con che ardore pensarlo.


In questa notte piena di verità e dubbi Arthur è stanco di non sapere, di non voler vedere.
Lui, codardo, non lo è mai stato, mai.
“Merlin” chiama. La sua voce è un eco che definisce il brivido cauto che infiamma il suo corpo, un eco che nella bocca ha il sapore di qualcosa che brilla, qualcosa di unico.

Questa verità vola su nel cielo e scenderà come pioggia impetuosa su di me, domani.
Domani è adesso.


“Merlin.”

Arthur ha sonno ed è ancora vivo, qualcosa brilla continuamente, e il freddo gli penetra nelle ossa ma comunque non si muove di un solo passo, appiccicato alla luna.
Sorride, ancora.

Codardo mai, pensa.
Perché un corvo sbatte le ali nel cielo, libero e leggiadro, ed Arthur si ritrova spaesato accorgendosi di essere come lui nel bene e nel male.

Libero può.
E quindi, “Merlin...”, il suo cuore si scalda.

Merlin brilla ininterrottamente.
Merlin lo protegge.
Merlin sorride.
Merlin vive intensamente.
Merlin è suo amico.



Arthur è innamorato di lui.

Arthur scoppia a ridere e vacilla sui suoi stessi piedi.
Il suo mondo si è ribaltato, brillando ha sfidato la luna vincendola.

Ora può finalmente mettersi a letto, sereno e turbato (ma neanche troppo).


Domani ti chiamerò. Ti dirò che sei un idiota. Ti dirò che lo siamo entrambi. Ti dirò... Merlin... ti dirò che brilli continuamente ed in modo fastidioso. Ti dirò che ho la sensazione che tu mi sfugga spesso. Ti dirò che sono un asino perché sono innamorato di te. Ti dirò che non sono spaventato perché so. Ti dirò che me ne sono accorto stanotte. Ti dirò che partirò per cercarti quando rinascerò. Ti dirò che nessuno ha un sorriso come il tuo.



Ti rivelerò che io non ho paura dei segreti, non più.




Raggomitolato nel dormiveglia, Arthur pensa che sì, domani dirà tutto questo, ma sostanzialmente la prima cosa che farà sarà raccogliere un sorriso e donarlo a Merlin.

Sai, di certo le cose continuano a cambiare ma
ho imparato a credere che qui c'è una cosa che non cambierà
(...)
Tutti continuiamo a camminare per incontrare una persona
Forse io ho camminato fin qui per incontrare te
(...)
Anche se un giorno dovessi rinascere di certo ti troverei
E continuerei ancora a camminare per incontrarti

(ayumi hamasaki)


fine
  
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