Tell me there is a way
Una Colonna di fumo grigio divide il cielo cristallino e
freddo. Come se tutto fosse ricoperto di vetro. Sembra l’estate fredda dei
morti e invece è già primavera.
Le due parti del cielo scisse dalla colonna sono
perfettamente divise. Non ci sono più punti di contatto.
“…Neanche per noi…”- il mio sussurro nell’aria immobile è
più forte di un grido disperato nel mio cuore.
I miei occhi scrivono sulla tela chiara del cielo, le
strofe di una poesia che è incisa in corsivo sulle pareti della…camera.
“ Velocità. Odiosa padrona di quegli
attimi…poco densi.
Velocità. Figlia del tempo, più di lui
tiranna.
Velocità. Tu non hai cuore, non hai senso,
eppure esisti! Non so più controllarti…
Deraglio!
Ho le ossa danneggiate ora, lividi e pelle
strappata, ma almeno ti ho bloccata.
Mi manca una mano è vero,
ma che mi importa?
Sono fermo adesso, questo solo conta.
Velocità, ti ho fregata…
E non te ne sei nemmeno accorta!”
Si. La velocità era tutta la sua vita.
“ ehy Yoochun! Fila
a farti una flebo!” -quelli dello staff della Ducati viaggiavano senza sosta in
su e giù nei box.
“ si vado!”- si
allontana da me, non senza prima avermi accarezzato il dorso della mano e
avermi lanciato un sorriso luminoso.
Catturo tutta la
luce che emana, la racchiudo nelle scintille dei miei occhi, passando le
restantti ore a pregare…che non si tramutassero in lacrime.
Yoochun fu scaraventato repentinamente a terra dalla sua
stessa moto, dopo che la coda aveva slittato in modo pauroso. Ricordo ancora…lo
staff impazzito, i soccorsi veloci, la corsa in ambulanza. Non aveva perso
conoscenza, il che era stata già una gran cosa. Io filavo dietro l’ambulanza
col vuoto negli occhi, che riflettevano la strada come specchi. Dietro il
nulla.
Ma se la cavò egregiamente per così dire; dissero che
sarebbe potuto tornare in pista nel giro di 4 mesi…che passarono facendo avanti
e indietro dall’ospedale, tra un operazione e una degenza. L’odore di
disinfettante sembrò impregnare noi e la casa. Svolgevo il lavoro pressoché al
computer, dalle sale d’attesa, in macchina, nelle palestre durante la
riabilitazione… mi facevo vedere solo alle riunioni, alle conferenze, ai
congressi e quant’altro sia necessaria la figura del presidente di un azienda.
La sua passione aveva cercato di portarmelo via, ma non
sarebbe accaduto di nuovo. Ne ero certo.
“ ahah! Jae
tesoro…lo sai che ti amo, ma smettere sarebbe l’equivalente ad uccidermi. “
mi disse sorridendo mentre si faceva aiutare da due personal trainer a salire
in moto. Erano passati 2 mesi dall’incidente, non aveva ancora abbandonato le
stampelle dopo l’ultima operazione…che era di nuovo in sella a una due ruote.
“ Queste sono le mie gambe. Degli arti
inferiori posso farne a meno se posso avere le ruote.” Risponde al mio sguardo
incredulo con un sorriso che si riversava anche nei suoi occhi .
“ Signor Yoochun,ci
spiace ma oggi non è ancora possibile…” i due super coach cercano di farlo
ragionare mentre io, rassegnato, incrocio le braccia e l vedo mentre accende il
motore e schizza via.
“la velocità è un
vortice. Ti risucchia, ti stordisce, ti fa diventare qualsiasi cosa tu
voglia…ti fa volare….”
***
Torno a casa a posare il contenitore delle ceneri di Yoochun.
Domani le spargerò sulla pista… il luogo dove sono sicuro si sentirà felice.
Sdraiandomi sul divano, completamente vestito… ( mi sono scordato
di togliere le scarpe) non posso fare a meno di fissare la mensola accanto alla
porta d’ingresso. Vari oggetti mi salutano muti, spettatori delle vacanze
passate con lui nei luoghi più disparati. La prima a sinistra. La Tour Eiffel.
Il primo incontro. Il primo luogo. La prima volta. Il primo vero respiro della
mia vita…
Mi sono imbattuto in Yoochun perché era parente di uno dei
collaboratori, ed essendo a Parigi per restare un po’ di tempo con lui, lo vidi
spesso alle cene di lavoro e non. Aveva uno sguardo attento e un sorriso
malizioso che mi intrigava ogni volta che mi scopriva a fissarlo.
Una sera, troppo ubriaco per reggermi in piedi, gli chiesi di
accompagnarmi a casa. Una volta arrivati aspettò finché gli effetti dell’alcool
non cessarono, facendomi bere un sacco di acqua e cercando di farmi
addormentare. Trovai pace solo sistemando il mio viso sul suo torace, che mi
dava asilo nel grande letto della camera. Il mattino dopo, realizzando a cosa
lo avevo costretto ad assistere, non finì mai di scusarmi e lo invitai fuori
per pranzo per ricambiarlo in minima parte del disturbo.
“ va
bene…ma a patto che sia tu a cucinare” disse ridendo.
Rimasi sconvolto : non avevo mai preparato niente che non fosse
istantaneo! Fu una dura prova per me… ma riuscì non so come a preparare
qualcosa…che mangiammo solo MOLTO MOLTO
più tardi dell’ora in cui lo invitai a presentarsi da me.
Anche in quell’occasione afferrai solo dopo che mi sdraiò
sul tavolo di cucina il perché di quella strana richiesta.
Velocità maledetta…! Velocità che affascini, velocità…che
uccidi!
Io ti ODIO.
Guardo l’orologio al cellulare, che registrava già 13
chiamate dal pianta Terra, nel quale io ero capo, modello da seguire, colonna
portante di un’azienda, nonché IMPORTANTE nel senso vago del termine.
L’orologio segna le 00.27. da 27 minuti è il 23 Aprile.
Da 27 minuti sarebbe stato il nostro 4° anniversario.
****
“domani è la gara
decisiva!”- mi dice cingendomi la vita mentre tento di preparare un pasto
decente.
Ultimamente il
lavoro mi ha risucchiato in tutto e per tutto la vita, per cui, per il moto2 in
Spagna, ho deciso di prendermi una settimana di ferie e farmi una bella
vacanza, passando i giorni prima della famosa “GARA DECISIVA” con Yoochun.
Potevamo benissimo stare in Hotel per conto nostro, facendo sesso quando
volevamo, serviti e riveriti, ma per le nostre abitudini e la riservatezza
abbiamo optato per un piccolo appartamento vicino alla pista di gara.
“ mhh seeeh seeeh, penso
di aver sentito questa frase già 2 milioni di volte negli ultimi…mmmh 3 anni?”
dico sorridendo, ma dandogli le spalle.
“ -.- signor
direttore Jaejoong lei non è affatto carino come sembra!”- lo sento rispondermi
imbronciato.
Le sue labbra si
posano sul mio collo, i miei occhi si chiudono, le sue mani si insinuano sotto
la mia maglia….
Poso sbattitore e
uova, mi giro verso di lui e mi abbandono alle sue attenzioni.
Non so cosa voglia
dire inebriarsi di velocità, ma di sicuro Yoochun ha su di me gli stessi
effetti che quella ha su di lui.
Fa perdere il
controllo.
Il mattino
seguente, al mio risveglio, scopro che Yoochun se l’è già svignata in pista a
provare. Sapendo che la gara sarebbe stata di lì a qualche ora, faccio tutto
con calma, mi preparo un bella colazione assaporando i raggi del sole Europei
che sono assai diversi dai nostri. Sarà la posizione geografica?
Sistemo un pò
l’appartamento, faccio la doccia, mi vesto casual e scendo alla pista.
Come ogni altra
volta.
Come per ogni altra
gara.
Come sempre da
quando l’ho conosciuto, che ringrazio Dio di avermelo fatto incontrare e che lo
prego di non portarmelo via ad ogni gara.
Sarebbe stata la
gara decisiva…un’altra vittoria, e il passaggio al moto GP sarebbe stato reale.
Pregai Dio di
esaudire il più grande sogno di Yoochun.
Ma mi dimenticai di
chiedergli che me lo restituisse sano e salvo a fine gara.
Io me ne sono
scordato….e Dio se n’è dimenticato.
La giornata
prometteva una giornata dannatamente calda, le moto rimbombavano dalla pista
rovente. Tutto quel caldo mi diede alla testa e iniziai a vedere tutto
sfuocato, come se mi fosse scesa una patina sugli occhi. Guardavo Yoochun bere
dalla borraccia prima di infilarsi il casco e partire. Per una frazione di
secondo, si è voltato verso di me sorridendo; poi, in modo che leggessi il
labiale, ha aggiunto : “ stanotte festeggiamo”.
Gli sorrisi.
“ Non vedo l’ora
arrivi stanotte”.
****
Prendo le chiavi della macchina, che avevo lasciato sul
tavolo, le ceneri di Yoochun e esco di casa.
Qui in Korea fa ancora molto freddo la sera diamine…e ho
scordato la giacca…
Monto in macchina e metto in moto. Mi avvio tranquillo
per le strade della città affollate
dagli abitanti della sera, dirigendomi alla pista dove Yoo si allenava. Al
“garage”… con i pezzi delle moto assemblati, esperimenti di motori, le sue moto
da corsa.
Quando arrivo, tutto è buio e all’ingresso vi è un
manifesto di condoglianze con un drappo nero che lo incornicia.
Prendo le chiavi, di cui avevo deciso di tenere la copia,
e entro.
Nel buio assoluto, arranco verso il garage.
Quando lo apro e accendo la luce per un attimo lo vedo :
Yoochun è lì e se ne sta chino su una delle sue moto.
“ Ehy! Non è un po’ tardi per venire qui?” mi dice tutto
allegro notandomi entrare. Per un attimo rimango senza parole : che era
successo? Che io mi fossi sognato tutto…?
Ma si certo! Mi sono addormentato sfinito dopo il
rientro, abbiamo festeggiato così tanto… che dalla stanchezza devo aver fatto
quell’incubo terribile. Infatti eccolo lì sulla mensola…il trofeo!
“ bhe? Che fai? Non mi saluti neanche?! “ continua lui
sorridendo e invitandomi ad avvicinarmi.
Sorrido, incapace di fare altro, e mi dirigo verso di lui
lentamente.
“ eh eh, ciao campione…” gli sussurro dolcemente.
“ eh eh ciao amore…” mi dice lui, sfiorandomi il mento
per poi tornare alla sua moto.
Quando mi ha sfiorato, non ho sentito il suo tocco. Non
ho sentito niente.
Stupido. Stupido. Stupido e ancora stupido. Lo sapevo da
solo che era solo una maledetta illusione!! Maledetta testa, smetti di farmi
immaginare cose del genere!!
“vuoi farci un giro…?” dice,lo Yoo nella mia mente,
indicando con un cenno del capo la moto sulla quale stava appoggiato.
Fissandolo senza dire una parola, dopo qualche secondo,
mentre dentro dime qualcosa si muove…anche
la mia gamba fa un passo verso la moto.
La raggiungo, Yoo si fa da parte. Il serbatoio è pieno.
L’accendo standomene lì in piedi accanto a quello che
sarebbe stato il mio solo unico amore. Quello che avrei voluto fosse compagno
di vita.
Ma questa vita era diventata un labirinto senza una via
d’uscita. E io avevo perso il filo rosso.
La moto rimbomba. L’odore del combustibile riempie le mie
narici e le brucia un po’.
Guardo Yoo. Mi sorride misterioso.
“ monti con me…?” chiedo…a nessuno. Ma lo Yoo nel mio cervello sorride luminoso, si
avvicina e mi cinge un fianco per invitarmi a salire. Sorrido anche io. Mi pare
di aver capito che siamo dello stesso parere.
Abbiamo voglia di stare insieme.
Monto sulla moto e parto, schizzando nella piccola pista
di prova.
L’aria pungente mi fa stringere i pugni introno alle
manopole e l’acceleratore schizza di nuovo.
“ vedo che anche tu alla fine non sai resistere alla
velocità!” mi dice Yoo divertito.
Guardo la pista davanti a me. Faccio una doppia curva,
sorpasso la curva di fondo. Tra poco c’è il rettilineo del traguardo.
“ sai Yoo lessi un bellissimo libro tempo fa…me lo portai
in una delle mie vacanze…”- inizio il discorso, guardando sereno le luci che
per la velocità a cui sono mi paiono meduse fluorescenti che nuotano
nell’abisso celeste.-“ c’era scritta la soluzione a una domanda che io nelle
ultime ore mi sono fatto spesso..” continuo. Sono al rettilineo. I miei occhi
sono due fessure. Il vento è troppo forte, ma la mia mano sull’acceleratore,
spinge ancora di più in avanti.
“ quale…?” il sussurro è divertito. Qualunque cosa sia,
lo Yoochun che è dietro di me è divertito dalla mia conclusione.
“ …..come uscire dal labirinto?” faccio
eco alla domanda di un filosofo francese che aveva tormentato una giovane
ragazzina nel libro mentre rilasso un poco le braccia. Vedo il limite della
pista.
“….come?” ripete lui sussurrandolo dolcemente al mio
orecchio.
Chiudo gli occhi. Ora ho sentito il suo respiro.
“…..facile” dico io sorridendo, distogliendo lo sguardo
dal muro di pneumatici colorati e del parapetto di cemento a pochi metri da me.
“ a dritto e veloce
“.
Nel silenzio della notte, il bagliore di una luce che
accende l’oscurità.
Sono fuori dal labirinto.