Quando un amore si consuma completamente, si esaurisce fino alle sue radici più profonde, non rimane che rabbia lacerante. Questa sì che è furiosa, ma ha perso Orlando per strada. E’ sola e devastante. Angelica ora hai paura? Stai tremando, non puoi negarlo. Tu con un sorriso sulle labbra mi hai servito su piatto d’argento papaveri bianchi. Sembravano così puri, saporiti. Io, a stomaco vuoto da giorni, ho affondato il viso nel tuo vassoio. Mi sono saziato con illusioni. Ero euforico. Non ne era rimasto manco una briciola. Il mio immaginario iniziava a confondersi con il reale. Tu mi hai offerto una dipendenza e poi mi hai privato della mia droga. 
Sono andato alla ricerca di un piatto d’oro decorato da rubini e diamanti. E l’ho trovato. Ora te lo dono, mia dolce Angelica. Ti vedo famelica. Scorgo i tuoi occhi da bambina ricchi di aspettativa, la tua coda da cane scodinzolare. Ecco, ecco il tuo pasto. Cibati, cibati col nulla, con l’indifferenza. E buon appetito. Spero ti piaccia. O forse no. 
Me ne sto per andare mia cara, ma prima desidero, da cavaliere quale sono, salutare, salutare te e il passato, con un’alzata di mano o, per meglio dire, di dito.