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Autore: Princess of the Rose    15/10/2011    4 recensioni
"Rossiya, mi sposerai?” ripetè con voce flebile Anastasija, i gradi occhi chiari pieni di speranza.
Dopo una lunga e sospirata pausa, Russia sorrise come mai aveva fatto in vita sua.
“Da, moya velikaya knyaginya"
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Princess of the Rose
Titolo: Moya velikaya knyaginya (Trad: Mia Granduchessa)
Paring: Russia/Ivan BraginskijXAnastasija Romanov, con accenno a Caterina di Russia, la sovrana illuminata.
Desclaimer: Axis Power Hetalia non mi appartiene (se così fosse, il GerIta e il FrUk sarebbe ufficialmente canon, ci sarebbe più PruIta, e ci sarebbe qualcosa in più sulla Guerra Fredda)
Note: Anastasija è sempre stata una figura che mi ha affascinato (complice il bellissimo film d'animazione ispirato alla sua storia). Negli ultimi tempi, mi ha colpito sapere che, in Russia, ci sono molte persone che apprezzano lei e la sua famiglia, che hanno sperato fino all'ultimo che si fossero salvati dal massacro di Ekanterimburg e rifatti una vita all'estero (sono addirittura stati canonizzati dalla chiesa ortodossa: si festeggiano il 17 luglio, come Martiri della Passione).
Il RussiaXAnastasija è diventato il mio nuovo OTP: peccato ci sia poca roba su di loro... Diverrà la mia missione diffondere il paring *lo aggiunge alla Lista delle Cose da Fare, assieme al "Diffondere il PrussiaXItaliaVeneziano, SephirothXKuja e ItachiXNaruto nel mondo*.
18.07 è il giorno immediatamente successivo all'esecuzione degli zar. Ho voluto immaginare due episodi accaduti lo stesso giorno, a dieci anni di distanza l'uni dall'altro.
Spero vi piaccia!!!
NB: A fondo pagina, traduzioni e alcune note storiche.

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18.07.1908

“Ivan! Ivan!” Anastasija agitò allegramente il fiore giallo davanti al volto dell’uomo, il sorriso splendente sul volto fanciullesco pareva rischiarare la gelida sala privata molto più del fuoco acceso nel camino “Guarda! Guarda!”
Russia prese in mano la pianta che la piccola granduchessa gli stava porgendo: al lungo gambo verde era attaccato un grande disco scuro, circondato da piccoli petali gialli, arancioni verso l’interno. Era leggermente appassito, non abbastanza però da perdere il colore acceso che lo caratterizzava. Rimase a guardarlo a lungo, incantato, prima di rivolgersi alla piccola granduchessa, che sorrideva sorniona- cosa decisamente strana per una bambina di dieci anni.
“Sai come si chiama?” chiese lei, sfiorando i petali leggermente secchi.
“E’ un girasole,velikaya gertsoginya*. Dove l’avete preso?”
“Me lo ha portato babushka**! Mi aveva promesso che ne avrebbe portati tanti, e così è stato!” disse la piccola allegramente, riprendendo poi il fiore dalle mani della nazione “Ne pianteremo alcuni appena sarà estate. Verrai a piantarli anche tu, da? Sono i tuoi fiori preferiti, dopotutto.”
Russia rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorriderle calorosamente- solo Anastasija poteva avere idea del genere: chi mai avrebbe pensato di piantare dei girasoli nelle fredde terre russe, se non la vivace granduchessa?
“Da*** da, lo faremo” disse, scompigliandole teneramente i capelli scuri. Anastasija gonfiò leggermente le guance paffute, togliendo l’enorme mano dell’altro con malagrazia. Il sorriso di Ivan si allargò ancora di più, uno strano calore ad avvolgergli il cuore.
“Non spettinarmi, babushka ci ha messo tanto a pettinarmi!”
“Va bene, opravdanie**** Anastasija.”
La piccola granduchessa lo guardò in cagnesco per qualche attimo, per poi circondare con le braccia minute la vita dell’altro nella maniera più stretta che la sua esile struttura fisica le permettesse. Russia la guardò sbigottito per qualche secondo.
“Ya lyublyu tebya, Rossiya*****” mormorò, nascondendo il volto arrossito contro il pesante giaccone della nazione, la quale sentì distintamente le guancie andare a fuoco, una sensazione così innaturale per lui che lo quasi lo spaventò. Anastasija sembrò non accorgersene, visto che continuò con “Sei così bello e forte. Quando sarò grande, mi sposerai, da?”
Nonostante il solo sentir parlare di matrimonio lo facesse rabbrividire- ogni volta gli sembrava di sentire la voce serpentina di Natalia sussurragli direttamente nell’orecchio “Sposamisposamisposamisposamisposami!!!”- quelle parole furono dette con un tale calore ed innocenza che Ivan si ritrovò totalmente disarmato.
La allontanò leggermente, per poi inginocchiarsi davanti a lei. Osservò attentamente il volto fanciullesco, una piccola versione femminile di quello paterno, pensando che da grande sarebbe diventata una donna bellissima; se poi si aggiunge il carattere solare e irriverente che si ritrovava, non c’era dubbio che sarebbe sicuramente stata una delle principesse più ambite d’Europa. La fissò negli occhi, vedendo in essi una fiamma piena di determinazione, singolare per una fanciulla così giovane.
Bella, impetuosa e con tanta volontà. Erano doti rare in una sola persona. Per qualche attimo, gli sembrò di avere davanti Caterina.

18.07.1918

La vita di cinque persone è inutile se necessaria per il bene comune, aveva detto Lenin; infondo, che valore aveva l‘esistenza di un gruppetto di sciocchi aristocratici se confrontata con quella di un intero popolo? I Romanov erano i dittatori da deporre, la piaga da estirpare per far predominare il proletariato. Il sacrificio necessario per una nuova era.
Ivan continuava a ripeterselo da quando era tornato a Mosca: lo aiutava a trattenere i conati di vomito che il ricordo dei corpi martoriati dei suoi ex regnanti -del corpo di Anastasija- gli stava provocando.
Da almeno mezz’ora stava cercando di liberare la mente da qualunque pensiero, ma la conversazione tra Lenin e Jurovskij******, a pochi passi dietro lui, non aiutava affatto- non riusciva a voltarsi: il completo del generale, bianco con un fazzoletto rosso che sbucava dal taschino, gli ricordava troppo l‘abito chiaro della sua granduchessa macchiato di sangue.
“… e continuavano a correre e a gridare. I proiettili rimbalzavano su di loro, come se fossero impenetrabili.*******”
Già… Aleksandra aveva cucito tutti i gioielli sugli abiti prima di partire, per evitare che i soldati gli derubassero. I diamanti avevano respinto tutti i colpi d’armi da fuoco, limitandosi a scalfire la pelle della zarina e delle granduchesse- ‘Anastasija era stata l‘ultima a cadere’ pensò con lo stomaco in subbuglio.
“Deve essere stata una scena molto forte.”
“Non puoi nemmeno immaginare quanto.”
Sentì il sapore acido dei succhi gastrici graffiargli la gola, la nausea si faceva sempre più forte. Inspirò profondamente l’aria fredda che aleggiava nella Piazza Rossa, cercando un qualche sollievo.
“Come l’ha presa Russia?”
“Come vuoi che l’abbia presa? Lui è la nazione: è con noi, ovviamente. Anche se devo ammettere che mi è sembrato molto provato dall’esecuzione.”
Non lo poteva vedere, ma sapeva Lenin si stava carezzando i baffi, come era solito fare quando era pensieroso e preoccupato; magari lo stava anche osservando sospettoso.
“Non importa, si abituerà.”
“Già.”
“Non sembri convinto, Jakov”
“No, stavo solo pensando agli zar… Non lo so, ma non credo che fossero tutti morti.”
…Eh?…
“Non ne sono sicuro, ma credo che Anastasija e Marija avessero solo perso conoscenza********. Non vorrei che mentre usavo l‘acido fossero- Ehi, Rossiya! Che hai?!, Rossiya!!!”


Rossiya, mi sposerai?” ripetè con voce flebile Anastasija, i gradi occhi chiari pieni di speranza.
Dopo una lunga e sospirata pausa, Russia sorrise come mai aveva fatto in vita sua.
“Da, moya velikaya knyaginya”

*: “Granduchessa” in russo. Se è sbagliato, prendetevela con Google Translate.
**: “Nonna”
***: “Si”
****: “Mi spiace”
*****: “Ti amo, Russia”- Ancora una volta, se è sbagliato, prendetevela con Google Translate
******: Jakov Michajlovic Jurovskij fu il capo esecutore della fine della famiglia Romanov. Le sue memorie, assieme a quelle dei suoi complici, sono le uniche testimoniante del massacro di Ekanterinburg, la cittadina dove gli zar furono fucilati.
*******: Questa informazione, purtroppo, racconta uno degli episodi più raccapriccianti della fine degli zar: la zarina Aleksandra/Alessandra, per paura di venire derubata dai soldati, cucì sugli abiti della famiglia tutti i gioielli in loro possesso- il giorno dell'esecuzione, gli era stato riferito che sarebbero stati trasferiti all'estero, per metterli al sicuro. Al momento della fucilazione, i proiettili vennero respinti dalle pietre preziose, ferendo i Romanov solo di striscio. Ciò prolungò l’agonia degli zar in maniera disumana.
********: Non me lo sono inventato, purtroppo: molto probabilmente, Anastasija e Marija avevano solo perso conoscenza quando vennero coperte con l’acido solforico e bruciate. Almeno, questo emerge dai diari di Jurovskij e di molti dei suoi compagni.

   
 
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