Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Martolilla96    15/10/2011    5 recensioni
Non conviene fare maratone di film horror in certi periodi e il nostro scrittore lo scoprirà a sue spese
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buio.
Tutto attorno a sé era completamente buio.
Lo scrittore era davvero confuso e di certo l’oscurità non lo aiutava a concentrarsi, provò a muoversi, ma complici il buio e la sua goffaggine, inciampò nei suoi stessi piedi e cadde rovinosamente a terra sbattendo col naso.
-Mamma mia che male ma dove diavolo mi trovo? Non sono legato perché riesco a muovermi perfettamente e il sangue che mi cola dal naso ne è la dimostrazione. Accidenti dannata goffaggine ma non è questo il punto! E mai possibile che io debba sempre finire nei guai anche inconsapevolmente? L’ultima cosa che ricordo e di aver mangiato cibo cinese, un po’ di panna e di essermi buttato a peso morto sul letto dopo aver visto Bloody Story per l’ennesima volta con Alexis e poi il buio più totale……… Aaaaaah non ci capisco più niente!- erano questi i pensieri dell’uomo mentre cercava di fermare il sangue che scivolava giù dal suo naso velocemente cercando di capire dove si trovava.
Rumore di passi.
Richard Castle voltò rapido la testa, ma forse un po’ troppo velocemente poiché il capogiro che lo colse per un soffio non lo fece finire di nuovo a terra.
- Un rumore di passi, possibile che…?  No altrimenti l’avrei visto, ma è anche vero che lui o lei non può vedermi ma neanche io riesco a farlo. E se mi avessero rapito gli alieni? No vi prego! Ho una bambina piccola di cui occupami e che ancora deve nascere, per piacere fatemela conoscere prima di prendere e usare per i vostri scopi il mio immenso genio!-.
“Che melodrammatico! Certo che il suo ego è immenso, ma forse so io come fare a ridimensionarlo, infondo un po’ di paura non fa male a nessuno”
-E se non mi avessero rapito gli alieni? E se fosse tutta opera del FBI o della CIA? Magari hanno pensato che poiché io sono un talentuoso e bellissimo scrittore, avrei scritto di qualche caso cui ho lavorato come quello della bomba sporca o dell’astrofisica morta per decompressione esplosiva nella camera iperbarica, ma davvero si fidano così poco di me? Bene in tal caso voglio parlare immediatamente con l’agente Shaw, Fallon o Westfield! Ehi mi sentite?-
Nessuno gli rispose tant’è che Castle pensò che quei passi se li fosse immaginati.
“E’ mai possibile che pensi sempre alla CIA e co.? Qualcuno mi ricordi perché l’ho sposato! Dovevo essere sbronza, sì questa è l’unica spiegazione”
Lo scrittore continuava a voltarsi da una parte all’altra alla ricerca di qualche indizio ma non riuscì a trovare assolutamente niente, ma in compenso stavolta riuscì a udire nitidamente un rumore di passi provenire dalle sue spalle. Ecco ora ne era assolutamente certo: lui non stava impazzendo né soffriva di allucinazioni, aveva sì una fervida immaginazione ma questo era troppo persino per lui e se c’era una cosa che una certa detective di nostra conoscenza gli aveva inculcato in quella mente da dodicenne, era che le coincidenze non esistono.
Il rumore di passi si fece sempre più vicino fino a fermarsi alle spalle dello scrittore. Lui provò a sorprendere il presunto nemico muovendo le braccia all’indietro facendo una torsione col busto, ma l’unica cosa che colpì fu la fredda e inconsistente aria.
“CHI C’E’? FATTI VEDERE” urlò lo scrittore scatenando una fragorosa risata dallo sconosciuto.
“SMETTILA DI RIDERE E DIMMI CHI DIAVOLO SEI”
“Oooh lo scrittore ha perso la pazienza” lo canzonò il misterioso uomo “ma come non mi riconosci? E dire che mi hai creato e ucciso tu, dovrei sentirmi offeso sai?”
“Di che stai parlando? Io non ti conosco”
“Ne sei sicuro? Infondo è merito mio se ora possiedi un bell’appartamento, tanti soldi, un numero indefinito di macchine, una villa negli Hamptons, una madre, una figlia e una moglie che ti adorano e chissà quante altre cose!”
In men che non si dica l’oscurità che avvolgeva ogni cosa si diradò lasciando intravedere la figura di un uomo alto, sui quarant’anni, dal fisico prestante, occhi e capelli castani, spalle larghe e braccia muscolose. Indossava una camicia da boscaiolo a scacchi rossi, un paio di jeans molto aderenti e un impermeabile come quello del tenente Colombo. Poteva sembrare un bell’uomo anzi era sicuramente un esemplare di homo sapiens sapiens davvero bono se non fosse per il fatto che in mezzo alla fronte vi era il foro d’entrata di una pallottola di grosso calibro e il colore della pelle cadaverico.
“D-Derrick Storm? Ma è impossibile! Tu sei solo un personaggio letterario che ho creato io, non puoi essere reale”.
“Solo un personaggio letterario di tua creazione? E’ così bassa l’opinione che hai di me dopo che ti ho dato tutto? Così mi ferisci!” disse il detective ponendosi teatralmente entrambe le mani sul petto dalla parte del cuore. “Già vero, per quello è bastato la pallottola che mi hai ficcato in fronte” esclamò con stizza voltandosi per poter mostrare al suo creatore il foro d’uscita del proiettile, ferita dalla quale ancora uscivano copiosamente il sangue e il liquido celebro-spinale, macchiando inesorabilmente l’impermeabile del bel poliziotto.
“Io non…”
“Ah-ah fammi finire! Io sono una tua creazione, sono una parte di te come quell’altra” disse riferendosi palesemente a Nikki “puoi provare a uccidermi ma io sono parte di te mio caro”
“Che cosa vuoi da me? Perché mi hai portato qui?”
“Voglio vendicarmi che domande! Ti facevo più scaltro mio caro”
“Ma io non ti ho fatto niente”
“Questo lo dici tu mio caro, preparati perché questo è solo l’inizio” e così dicendo, com’era arrivato il detective scomparve.
“ASPETTA! CHE COSA VUOI FARMI?” urlò al vento lo scrittore poco prima di venire preso dalle spalle e scaraventato in quello che sembrava un pozzo.
“Ma che? Che ci faccio in un pozzo?” si chiese lui alzandosi, ma mise il piede male e scivolò ricadendo in acqua con un sonoro splash. Rimettendosi in piedi, e stavolta stabilmente, iniziò a scalare il pozzo ma il muschio rendeva gli appigli molto scivolosi.
“Per tutti gli scrittori! Avrei dovuto seguire il consiglio di mia madre ed andare in palestra, appena torno a casa mi fionderò ad iscrivermi” parlò tra sé lo scrittore, affannato per la ripida salita. Aveva quasi raggiunto l’uscita, quando le stesse braccia che l’avevano afferrato prima lo ritrascinarono dentro. Castle si ritrovò a lottare furiosamente contro qualcosa di mostruoso, sembrava un essere umano ma aveva una forza mostruosa. Solo quando Richard nel tentativo di liberarsi dalla morsa della creatura mise le mani sul petto di essa, si accorse di stare combattendo contro una donna.
“Ma cosa? Questa è Samara di The Ring! Ma dove sono capitato?”
Neanche il tempo di realizzare questa scoperta che sentì Samara trascinarlo sempre di più verso il basso e l’acqua entrargli nei polmoni dando allo scrittore la sensazione di essere arso vivo tanto gli bruciavano ad ogni respiro. L’ultima cosa che vide fu l’enorme sorriso sulle labbra di Derrick e una figura prendere forma accanto al detective molto somigliante a…
“KATE!” credette di urlare lo scrittore ma non riuscì neanche ad aprire bocca.
La detective lo guardò e sorrise diabolicamente, ciò lo ferì più di mille pugnali conficcati nella schiena. L’ultima cosa che vide fu la sua Kate baciare appassionatamente Derrick mentre lo guardava annegare, poi fu oblio.
 
 
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” Richard Castle si svegliò sudato e ansante, scattando a sedere nell’enorme lettone matrimoniale passandosi ripetutamente una mano sulla faccia.
“Mio Dio la devo smettere di fare queste maratone dell’horror soprattutto in questo periodo che sono più emotivo del solito, Aaaaaah per fortuna che era solo un bruttissimo sogno e ora sono nella vita reale con i miei cari e senza mostri assurdi o personaggi letterari in cerca di vendetta.”
“Sette giorni” una voce spettrale lo riscosse dalla sua rinnovata calma “Morirai tra sette giorni”.  Con terrore lo scrittore si voltò notando alla sua destra una strana videocassetta senza neanche un’etichetta. In un primo momento gli venne da ridere pensando che quell’incubo lo aveva sconvolto davvero se anche nella realtà sentiva voci e aveva le allucinazioni così provò a toccare quella scatola nera, sicuro che sarebbe scomparsa subito, ma costatò con orrore che ciò che stava palpando era reale. "Che cosa? Non è possibile era tutto un terribile incubo, non può essere reale!”
“Morirai tra sette giorni”un brivido percorse la sua schiena sentendo di nuovo quella voce cavernosa e a rallentatore si volse verso l’altra parte del letto e cacciò un urlo quando vide, al posto della sua bella consorte, una donna i cui lunghi e sporchi capelli color pece le ricoprivano il volto, nascondendolo. Indossava una lunga veste bianca e sporca, simile a una camicia da notte, sembrava essere appena uscita da una palude tanto era sudicia. Se lo scrittore fosse stato a mente lucida, avrebbe sicuramente notato l’enorme ventre della ragazza e del fatto che i lunghi capelli, altro non era che una semplice parrucca.
“I sette giorni sono troppi ed io ho sete di sangue, morirai adesso…” ‘Samara’ non poté continuare il suo discorso poiché egli, in un battito di ciglia, si era alzato dal letto ed era indietreggiato intimorito alla ricerca di una possibile via di fuga. L’unica era la porta che portava dalla stanza da letto al corridoio o in alternativa vi era il bagno, ma era molto lontano a dove si trovava adesso, così ancor prima che ‘Samara’ potesse scendere dal letto corse ad aprire la porta per fuggire, ma non appena lo fece raggelò sul posto. Davanti a lui c’era Derrick Storm, stessi abiti stesso foro di proiettile in fronte, con un sorrisino strafottente in viso che lo guardava dall’alto in basso. Col senno di poi, se Castle avesse ragionato a mente lucida e di sicuro una persona non è lucida alle due del mattino dopo aver fatto un incubo e tre ore di sonno scarse, si sarebbe di certo accorto che quello là davanti a sé era solo una figura di cartone, di quelle che erano usati per pubblicizzare la grafic novel di Deadly Storm.  
Lo scrittore cacciò un urlo e caricò verso la figura di cartone, ma all’ultimo minuto essa si scansò facendolo sbattere contro il muro con violenza. A fatica si rialzò da terra scuotendo la testa ripetutamente e non appena si voltò, la faccia verde di sua madre avvolta regalmente in un accappatoio bianco e con un turbante fatto con un asciugamano in testa, lo accolse. Lui strillò per l’ennesima volta in quella serata come una donnicciola isterica per poi andare a rinchiudersi a tripla mandata in bagno.
Nella camera da letto, intanto, era calato il silenzio che fu rotto da una Martha ancora sbigottita dal comportamento del figlio:
“Beh sapevo che con la mia maschera di bellezza alle alghe non sono proprio uno schianto ma così si esagera!” disse l’uragano scatenando le risate da parte delle altre “Secondo voi che gli sarà preso? Non è da lui spaventarsi per così poco”
“Non è ho la più pallida idea nonna. Facciamo la maratona dell’horror ogni anno e non ha mai avuto delle reazioni simili” disse Alexis uscendo da dietro la figura di cartone di Derrick.
“Però dovete ammettere che la sua faccia era a dir poco fantastica” parlò la terza togliendosi la parrucca color pece facendo ricadere i suoi soffici boccoli castani delicatamente sulle spalle.
“Hai proprio ragione Kate! Rimpiango solo di non aver fatto delle fotografie” esclamò Alexis.
“Chi lo dice?” disse Kate tirando fuori una piccola macchina fotografica “Queste le attaccherò al Distretto non appena tornerò in servizio, ci sarà da divertirsi!”
“Vabbè è ora di andare a letto e voi tre dovete riposare buonanotte Kate”
“Dormi bene Kate”
“Notte Martha, notte Alexis. A domani”
“E’ proprio vero quello che si dice! Allo scadere del nono mese, i papà iniziano a provare sulla loro pelle i sintomi della gravidanza. Piccola Jo mi sa che il tuo papà soffre di insonnia e ha dei repentini sbalzi d’umore, ma sta tranquilla gli passerà presto” disse Kate sorridendo dolcemente e accarezzando l’enorme pancione. “Quando avrà un piccolo fagottino rosa tra le braccia vedrai come si commuoverà piccola mia! Preparati mentalmente perché in questa famiglia sono tutti pazzi, soprattutto il tuo papà e sperò tanto che tu abbia preso da me Johanna, di baby Castle ne basta e avanza uno solo!” lasciò un’ultima carezza sul suo ventre e la piccola, come se avesse sentito ciò che sua madre aveva detto, tirò un calcio fortissimo, così forte da lasciare la detective senza fiato. “Sei d’accordo con me vero vita mia? Shhh sta tranquilla non diremo nulla al tuo papà, ma è tardi ed è ora di andare a nanna. Buonanotte tesoro mio” così dicendo la donna tornò supina e in un attimo era già tra le braccia di Morfeo.
Nel bagno intanto, lo scrittore ronfava nella Jacuzzi e sognava una stanza rosa con al centro una culla, una giostra con ciliegie e mele, una bambina dagli occhi azzurri e i capelli castani e un nome: Johanna Mary Castle.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Martolilla96