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Autore: thewhitelady    16/10/2011    3 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Take me when I'm young and true
Was it me or was it you?
Take me when I'm not so strong
Why has it taken you so long?
Take me when you feel I've gone
I always knew I could be someone

 

Non volevo assolutamente svegliarmi, le coperte mi avvolgevano soffici, il cotone lavato di fresco che emanava un profumo accongliente. No, non volevo proprio uscire dal dormiveglia, soprattutto perché mi sembrava di non aver dormito per mesi. Era tutto così perfetto sotto quelle lenzuola, non volevo tornare alla realtà. Una voce però mi stuzzicava le orecchie portando alla coscienza totale la mia mente. Ero del tutto sveglia. Un secondo e capii che a parlare era Maggie, la tour manager. Era incazzata e nervosa.

- No, tu non hai capito, amico. Lo dovete trovare, non me ne frega una beata minchia di dove sia. Trovatelo e riportatelo. Ora! -. Il suo cognome era d'origine greca, ma secondo me Maggie doveva aver avuto qualche antenato tedesco, magari della Gestapo. Con quella sua voce metallica faceva venire i brividi.

Decisi di abbandonare il tepore delle coperte e mi tirai su un po' a sedere. In testa avevo uno strano senso di vertigine e stavo morendo di sete. All'improvviso mi domandai che ci facessi in quel letto.

Mi stavo ancora stropicciando gli occhi cisposi quando Maggie parlò, un vago sorriso in faccia: - Finalmente svegli, eh? -

- Che...? - provai ad articolare ma la gola era come il deserto del Mohave.

- Hai avuto una bella febbre a 39 e mezzo, così sei crollata l'altra sera durante il concerto. Hai dormito - guardò l'orologio - 14 ore -. Mi comunicò il tutto con il numero stretto ed indispensabile di parole, senza fronzoli, alla Maggie. - Ah e ti sei persa il momento clou della serata: Noel ha deciso di lasciare il gruppo per andare Dio solo sa dove - soggiunse con un finto sorriso.

Per via dei risiduati di mal di testa - mi toccai la fronte, scottavo un poco - non afferrai subito la notizia, ma quando m'arrivò colpì duro nello stomaco.

- Non ci sono più gli Oasis? -

- Per ora sono riuscita a posticipare di una settimana tutte le date del tour, ma se il coglione non torna presto potrebbe mandare a puttane tutto -

Il mal di testa stava aumentando, ma non c'entrava nulla la febbre. Chiusi un attimo gli occhi, serrando le palpebre, mi sentii smarrita davvero, per la prima volta in molti mesi. Poi rovesciai le coperte e saltai giù dal letto, l'aria fredda della stanza m'avvolse subitaneamente pizzicandomi le gambe. Mi diressi veloce dentro il bagno, ignorai il senso di vertigine che mi prendeva allo stomaco, presi una sorsata d'acqua per lenire il dolore lancinante alla gola, ma la situazione non cambiò di molto. Dallo specchio due occhi arrossati dalle iridi plumbee mi osservavano. Non dovevo cedere. Non...

- Sapete dov'é andato? - chiesi a Maggie mentre mi infilavo in un paio di jeans.

- Non ne abbiamo la più pallida idea - si massaggiò la fronte, - solo nella furia non si é curato di portare via con sé il passaporto, per cui non può aver lasciato il paese -

- É già qualcosa - finii d'allacciarmi le Adidas Gazelle e recuperato dal comodino l'anello che avevo comprato in un negozio di pegni in Giappone - Audrey trasalì a quella vista vista pacchiana - me ne uscii dalla camera, un cenno di saluto a Meggie - Mi farò viva nei prossimi giorni -. La nostra tour manager troppo esaurita per replicare una qualsiasi cosa. Scesi nella hall dell'albergo e stavo per imboccare l'uscita quando riconobbi qualcuno sdraiato accanto al bordo della piscina dell'hotel.

- Ehi! Allora stai meglio? - mi domandò subito Liam spalancando gli occhi, la mia ombra che l'aveva avvertito dell'arrivo di un qualcuno. Il sorriso era sincero e anche quei maledetti occhi verdazzurri, sottolineati dalle ciglia folte; non sapevo ancora cosa era successo la notte passata, se era colpa sua il fatto che Noel se ne fosse andato, ma certamente c'entrava qualcosa. Ourkid c'entrava sempre.

- Per tua fortuna non sono ancora in gran forma - feci tagliente, lui abituato com'era non ci fece caso e non replicò. - Come fai ad essere così fottutamente calmo non lo so - aggiunsi fremente di rabbia.

Riaprì gli occhi dopo che li aveva chiusi, - La colpa é sua, cazzo. Non ho scuse da fare -. Alzai gli occhi al Liam pensiero e feci qualche passo indietro, poi però ci ripensai, tornai da lui. - Queste cose sulle colpe valle a raccontare a Peggy - e lo ribaltai dentro la piscina, spingendolo da un fianco. - Sei un coglione, non ti rendi conto di quel che stai buttando via - asserii mentre lo guardavo boccheggiare nell'acqua. Cazzo, la band con l'album venduto più velocemente all'esordio! E che album, poi! Gli altri membri della band mi guardarono allibiti, non sembravo proprio una che aveva appena avuto una febbre da cavallo. Li fissai - Siete tutti dei coglioni, sì, pure tu Guigs -.

Uscii dall'albergo marciando come un generale. Ora non mi mancava solo che trovare anche Noel, per poter dire pure a lui quanto era coglione.

 

Noel una volta m'aveva parlato di una sua amica che aveva conosciuto quando faceva ancora il roadie per i Carpets, era una ragazza d'origini asiatiche che ora - se non erravo, e sapevo di non errare - abitava a San Francisco. E un'altra delle poche cose che m'aveva raccontato The Chief sul suo rapporto con l'America di zio Sam era che l'unica città che gli andava davvero a genio su quel lato di costa era quella. Diceva che sapeva ancora di Europa e non di MacDonald. E poi Noel non aveva la patente, non poteva scappare molto lontano a meno di farsi voler venire il culo a forma di sedile di autobus.

Fu così che due giorni dopo il mio risveglio mi ritrovai davanti alla soglia di casa di questa fantomatica amica, non chiedetemi come: ho i miei segreti da cacciatrice di teste (di cazzo).

Una ragazza carina dagli occhi leggermente a mandorla mi fissò incuriosita, dopo avermi aperto la porta. - Dov'é Noel Gallagher? - pochi preamboli , con una sola domanda infransi lo stereotipo che voleva noi britannici particolarmente bene educati.

La presi così alla sprovvista che mi rispose subito - É venuto a prenderlo un suo amico l'altra sera -, disse la poveretta, ancora atterrita dalla mia mordacità.

- Sai dove sono andati? -

- No... Ma chi sei tu? -

La ignorai. - Non hai neppure qualche idea? -

- Diceva che l'avrebbe fatto divertire un po', che doveva lasciarsi andare un attimo, smettere di pensare al tour -.

Il primo sorriso da due giorni m'increspò le labbra, appenna appena. Sapevo chi era il pirla che poteva pronunciare tali parole, e conoscevo pure un posto non tanto lontano per andare a divertirsi. - Grazie - feci per tornare all'auto che avevo noleggiato, ma poi feci retrofront. Strinsi vigorosamente la mano all'amica di Noel - Comunque piacere, Cass - e infine me ne andai per davvero. La città del peccato mi aspettava.

 

- Abbott! - latrai nell'apparecchio appena il poveretto che stava dall'altra parte alzò la cornetta.

- Che...? -

- Dimmi dove siete - gli intimai, con voce tagliente più d'un rasoio.

- Cassandra? -

Alzai gli occhi al cielo, speravo che Tim Abbott fosse un poco più perspicace, d'altronde era il tutto fare della Creation, uno che aveva contribuito grandemente alla crescita dell'etichetta discografica. Quindi le cose erano due: o era ubriaco oppure aveva molte ragazze inacidite che lo chiamavano all'una di notte. - Sì, sì, sono io... Ora dimmi dove vi siete cacciati voi due -

- Ci troviamo a Las Vegas - borbottò con un colpo di tosse. Guardai dal vetro della cabina telfonica da cui chiamavo, le luci m'accecavano per numero e intensità, mastodontici casinò che rigurgitavano ma soprattutto ingiottivano migliai di turisti venuti a caccia del sogno americano. Il mio era un incubo, più che altro.

- Ho davanti a me la fontana del Bellagio, darlin' - commentai annoiata - dammi indicazioni più precise -.

- Ma che lavori per la CIA?! - esclamò con tono alticcio.

- No, ma potrei ucciderti lo stesso e nessuno lo verebbe a sapere. Ora dimmi dove diamine siete -

Ci fu una pausa, chiacchiere in sottofondo, quella che mi sembrò una risata famigliare. Potevo fin immaginarmi il modo in cu aggrottava le sopracciglia, sempre più simile a una civetta.

- Tranquilla Cass, é tutto a posto, é con me. Si sta solo rilassando -

- Non sarebbe così rilassato se sapesse che potrebbero cancellargli le date del tour, Tim -

- Non ne vuole sapere di Liam o di questa cazzo d'America... - fece pensieroso, per quanto fosse brillo, sapeva pure lui che gran parte dl suo stipendio dipendeva dal successo degli Oasis. - Pensi di riuscire a convincerlo? - domandò con voce quasi fanciullesca.

- Ci posso provare -

- Stiamo al Mirage - fece serio, poi la voce assunse una sfumatura più divertita - abbiamo conosciuto una coppia, sono una ... -

Misi giù la cornetta, quella notte non ero in vena di sproloqui da parte di Abbott, neppure se la coppia fosse stata la Regina Elisabetta e il Principe Filippo.

 

Quando lo vidi, mi sentii un po' uno schifo: era seduto su di un alto sgabello, al bancone del bar. Sembrava rilassato, davvero felice. Forse non dovevo cercare di costringerlo a tornare, se non era questo che voleva. Accanto a lui c'era una giovane donna, un po' in carne ma parecchio carina, un uomo, in piedi dietro lei, le teneva una mano sulla spalla, al dito una fede scintillante. Carini come piccioncini. Inquadrai pure Tim che era alle prese con le slot machine. Decisi d'andare ad accupare lo sgabello accanto a quello di Noel, dopo due o tre secondi che m'ero seduta e avevo fatto segno al barista di servirmi quello che aveva preso lui, un White Russian, si voltò verso di me, lo sguardo un po' vacuo ma un bel sorriso stampato in volto. - Mi domandavo quando saresti arrivata... - fece in un soffio, non feci in tempo a rispondere - meglio così perché per una volta mi pareva d'aver perso la parola - che lui riprese, rizzandosi sulla sedia. - Loro due sono - indicò vagamente la coppia, pausa - be' in effetti non so neppure i vostri nomi, ma chi cazzo se ne frega! Loro due sono... a posto! - constatò. Sorrisi all'espressione d'alcolizzata vittoria che aveva. I due sposini credettero che quella mia esternazione fosse per loro e mi salutarono, poi ripreso a parlare con Noel, e io rimasi lì, sospesa in tutta la confusione del casinò a sorseggiare il mio White Russian, gli occhi puntati su di lui. In quei giorni non avevo solo cercato un componente della band, stavo cercando proprio Noel. Mi era mancato, cazzo. M'ero sentita abbandonata e per quanto ci fossi avvezza, non era una bella sensazione. Andammo avanti così sino a due White Russian e mezzo, ovvero - tradotto in una misura di tempo convenzionale - un'ora e mezza, infine gli sposi decisero che s'era fatto tardi e che dovevano andare. La donna schioccò un bacio sulla guancia di Noel - macchiandolo di rossetto, ora sì che era proprio ridicolo -. - Ripensaci, George - gli disse - magari non é ancora ora di mollare la tua band -, un sorriso radioso e se ne andò col marito, inglobati dalla gente che affollava la sala da gioco. Passò un minuto, in cui io osservai il ghiaccio sciogliersi nel mio bicchiere, mentre ci giochicchiavo, poi Noel mi toccò appena un gomito, inarcai le sopracciglia un po' assonnata. - Una boccata d'aria - mormorò finendo il mio White Russian in un sorso, quando ci incamminammo verso l'uscita Abbott chiese spiegazioni - E io che faccio? -

- Te ne stai da solo! - ribattei io

- C'é lo show delle conigliette di playboy al secondo piano - soggiunse Noel. Tim sembrò apprezzare molto di più questa opzione e rivalutar l'idea di starsene per conto suo.

 

- Come hai fatto a trovarmi? - chiese Noel aspirando una boccata di fumo dalla sigaretta, non appena fummo usciti dal vero e proprio casino di Las Vegas, trovandoci su una strada dove almeno ci si sentiva se uno parlava.

- Lo sai, ho molte doti nascoste: andare a riprendersi la rock star capricciosa é una delle tante mansioni che come roadie devo saper adempire -.

Lui annuì e basta.

- Perché quella donna t'ha chiamato George? -

Fece una mezza risata, - Abbiamo iniziato a parlare perché lei sosteneva che fossi molto somigliante a George Harrison -, mentre continuavo a camminare lo guardai meglio, il profilo irregolare, le sopracciglia folte, - La ragazza doveva essere parecchio ubriaca, eh? -

Lui fece una smorfia e mi diede uno spintone amichevole. Un minuto dopo come offerta di pace mi propose di fare mezzino con la sua Benson, conosceva i miei punti deboli... Chissà perché le sue sigarette erano sempre migliori...

La boccata d'aria che The Chief voleva prendere era proprio fredda, nel Nevada in quella stagione di notte si gelava. E per dirlo una scozzese vuol dire che erano proprio temperature proibitive, anche se in effetti indossare una gonna leggera che mi copriva a malapena le ginocchia non aiutava. Rabbrividii, porca puttana che gelo.

- Hai freddo? - mi domandò Noel con uno sguardo strano.

Annuii, - Se avessi le palle in questo momento sarebbero due pezzi di ghiaccio, me le ritroverei in gola - risposi con la mia spiccata finezza.

Rise, molto simil-civetta, facendo l'ultimo tiro e buttando la sizza a terra, spegnendola con un piede, poi si strofinò le braccia, lasciate scoperte dalla mezza manica della t-shirt, - Mmm... Credo che su per giù le mie si trovino da quelle parti -. Poi gli si illuminò lo sguardo, indicò un punto alla mia sinistra, addossati al muro c'erano dei distributori automatici. - Fa che ci sia dl té! - grugnì tirando su col naso.

Cominciai a rovistare nella borsetta a tracolla che m'ero portata dietro, misi assieme un po' di spiccioli e le inserii nella macchinetta delle bevande calde. Premetti il pulsante per il té, Twinings c'era scritto su... Sì, come no, e ora gli americani saprebbero fare un té decente?

S'accese una spia rossa, non mi piacque per niente questa cosa. Riprovai: ancora la stessa lucetta bastarda. Era finito, provai con la cioccolata calda allora, niente. The Chief imprecò dando una scossa al distributore, schiacciai tutti i bottoni, a caso, nella speranza che scendesse qualcosa di caldo. Infine la macchinetta parve ritornare alla vita, forse spaventata d'avere a che fare con due hooligan d'oltremanica. Quando finalmente potei prelevare il bicchiere, nel palmo della mano s'irradiò un piacevole calore, Noel da vero gentiluomo me lo rubò subito e ne prese una sorsata, e - denotando ancora più buona educazione - immediatamente sputò la bevanda per terra. - Ma che minchia é? - disse con una smorfia, come un bambino davanti ai broccoli.

Annusai il contenuto del bicchere sospettosa e poi diedi una scorsa alla lista di proposte del distributore. - Limonata di fragole, a quanto pare -. Solo gli yankee potevano inventarsi una cosa del genere.

- É tremendamente dolce, io non la bevo, meglio morire assiderati -. E con questo ottenni la totale supremazia sulla strawberry lemonade, che infondo non faceva poi così schifo, perlomeno mi scaldava lo stomaco.

Continuammo a girovagare per la città sino a che non arrivammo nelle zone più residenziali, zero turisti in vista, eravamo finiti a costeggiare un parcogiochi, che illuminato dalla fioca luce dei lampioni aveva un non so che di inquietante. - Vicino a casa mia c'era un posto del genere - commentai, al che Noel si fermò per osservare meglio il posto. - Ti piaceva? - mi chiese con voce bassa, vagamente gentile.

- No - risposi lapidaria - almeno non da quando Billy McIntosh si era autonominato re dello scivolo e non mi faceva più salire -, soggiunsi, appongiandomi ad uno dei pali della luce.

Noel corrugò la fronte contrariato - L'ho sempre detestata, la fottuta monarchia -. Risi facendo un giro attorno al palo, tenendomi con una mano al metallo, era una sensazione piacevolmente vertiginosa se lo si faceva da mezzi ubriachi. Certo non tanto vertiginosa quanto ritrovarsi davanti a Noel, che ti fissa con uno sguardo indecifrabile, e tu non sai più che fare o dire. Provai a spiccicare una parola qualsiasi, ma lo vidi appena chinarsi sopra di me e automaticamente chiusi gli occhi. Era caldo, e umido. Come qualsiasi bacio, d'altronde. Ma era anche una sensazione avvolgente, come stare sotto il piumone. Sapore di fumo,alcohol, fragola. Ero rimasta completamente immobile, e quando le nostre labbra si divisero fu come uscire nell'aria fredda del mattino. Non avevo ancora mollato il respiro...cazzo...

Riaprii gli occhi per vederlo osservarmi da vicinissimo, un po' divertito forse dalla faccia ebete che ero certa d'avere. - Questa volta t'ho presa io di sorpresa - mormorò, gettando un'occhiata di traverso alla strada e al parco, solo per smettere di fissarmi, forse.

- Te lo ricordi? - domandai ingenua.

- Ah, ah - fece un verso affermativo, sogghignando, e colmò nuovamente lo spazio tra noi due, questa volta ero preparata, ma la sensazione, quella sensazione, fu la stessa. La ligua passata sulle labbra, mi succhiò quello superiore, i nasi che si strofinavano, il sentire la barba appena un po' pungente. Decisamente il miglior secondo primo bacio di sempre. Sentii che la testa se ne stava andando via leggera... Merda, mi staccai, la mano di Noel ancora sul mio fianco sinistro. - Sono ubriaca -.

Fu il suo turno di fare una faccia idiota.

- E anche tu sei ubriaco. Non voglio non ricordarmi nulla domattina -.

Lui sembrò pensarci un attimo seriamente, - Be', se dici che sei ubriaca vuol dire che sei ancora abbstanza lucida per riconoscerlo, quindi non sei completamente andata, no? - sorrise beffardo.

Lo guardai, gli occhi azzurri resi un po' lucidi dall'alcohol, il ragionamento non faceva una piega. - Definitely - sussurrai, si fece un po' più vicino, la lussuria nello sguardo. - Maybe - completai, sentendo il suo respiro sulla pelle mentre rideva, - Avrei dovuto scegliere un titolo diverso a quel cazzo d'album -.

Mentalmente lodai la geniale idea - sì, sono parecchio volubile - di aver indossato la gonna quando Noel ci fece scivolare sotto l'orlo una mano, e la fece correre su, lungo la coscia. Rabbrividii, ma il freddo non c'entrava, in effetti non lo avvertivo più da qualche minuto, da quando eravamo entrati dentro il parcogiochi e il bacio s'era fatto più approfondito, entrambi più affamati.

Ad un certo punto, mentre camminavo all'indietro sul cemento, quasi inciampai: diedi un'occhiata veloce, senza praticamente neppure dividermi da lui - labbra arrossate e capelli scompigliati - la scaletta d'entrata per la casetta dello scivolo. Qualcosa nel frattempo sembrava aver preso vita e ribellarsi nella mancanza di spazio dei jeans di The Chief. Alzai un sopracciglio a Noel, che un po' impacciatamente aveva dichiarato guerra ai gancetti del mio reggiseno. - Pervertita - mormorò quando colse il mio sguardo. Risi mentre correvo su per la piccola scaletta, lanciandogli in faccia la mia maglietta. Mi raggiunse di scatto, trascinandomi quasi d'impeto sul pavimento di legno - mai che trovassi un posto comodo dove fare l'amore... Sesso, insomma -. Sopra di me gravava un peso leggero, quasi piacevole, rassicurante.

Ero alle prese con la sua cintura quando gli dissi sussurrando - Ce li hai? -. Si bloccò mentre mi stava rosicchiando un lobo - Retro dei jeans, tasca sinistra - borbottò riprendendo da dove aveva lasciato. Alla cieca andai alla ricerca del portafoglio, indugiando più del necessario forse, ma quando finalmente lo aprii non trovai quanto mi aspettavo. Noel lo capì dal mio sguardo di disappunto, e gemette d'impazienza quando ormai m'aveva già sfilato gli slip da sotto la gonna. - Sei l'unico ventisettenne sulla Terra ad andare in giro senza preservativi - commentai io, tastando poi il pavimento della casetta sino a trovare la borsetta e tirare fuori un pacchettino di plastica ricordo di una delle ultime visite a Londra.

Noel prima d'aprirlo lesse quanto c'era scritto sopra - "Want to see Big Ben?" -.

Non era come con Liam, non si creò subito quella sintonia animale, i nostri corpi assieme non erano armonici, faticavano ad incastrarsi l'uno con l'altro ma in qualche maniera funzionava, in qualche modo era fantastico. Non era come - lo ammetto - tutte le volte che me l'ero immaginato, ma non per questo era peggio. Solo era strano sentire le sue mani aggrapparsi a me spasmodiche, percorrere ogni singolo centimetro di pelle, udirlo gemere con voce arrochita nella piega del mio collo e poi vedere il suo sguardo sfuggirmi. Riusciva ad essere distaccato persino in una circostanza come quella... anche quel pensiero riuscì ad essere annullato però quando arrivarono le prime ondate di piacere, chissene frega, pensai. Fu il mio turno di cercare un appiglio per non tremare, e la sua spalla mi parve progettata apposta per quello scopo. Mi feci sopraffarre, e m'accorsi che era tutto finito - sempre troppo in fretta - solo quando riaprendo gli occhi mi ritrovai sovrastata da Noel, immobile, che respirava pesantemente e che con un ultimo fremito si lasciò rotolare di lato. Nell'esiguo spazio in cui c'eravamo cacciati le posizioni non cambiarono poi di molto, infondo. Mi girai su di un lato, di modo di poterlo vedere: aveva gli occhi chiusi. Per un attimo pensai che fosse bellissimo - Audrey fece una smorfia di disapprovazione -, e mi sentii davvero minuscola. Dopo un minuto buono quando ormai iniziavo a chiedermi se non si fosse addormentato, aprì gli occhi. - Perché abbiamo aspettato così tanto? - chiese infine con un'espressione impossibile a metà tra un sorriso sghembo e sofferente.

Soffocai una mezza risata, non so se per la sua faccia o per la domanda che anche a me era balenata un paio di volte, - Non ne ho idea... -. Chiusi gli occhi respirando l'aria gelida a pieni polmoni, ancora troppo accaldata per accorgermene. Sentii trafficare, la rotella di un accendino scattare e l'odore di fumo. Poi una mano m'accarezzò un fianco, e mi attirò a sé, ancora quella sensazione d'essere completamente persa in un oceano. Cominciò a disegnare con le dita cerchi e spirali sulla mia pelle, e il mio animo s'acquietò un poco. Mi rilassai con un mugugno soddisfatto, mentre avvertivo le sue labbra sottili da qualche parte, nelle vicinanze del mio orecchio destro. A quella distanza lo sentii persino dischiuderle, aspettare, deglutire, aspettare di nuovo. Io avrei potuto andare avanti così all'infinito, ipnotizzata dalle sue dita. Un secondo di indecisione - Su di te la limonata di fragole é più buona -.

 

Non volevo assolutamente svegliarmi, ma alla fine lo feci, al suono attutito delle corde di una chitarra che veniva suonata nel bagno. E una voce. Una canzone mai sentita prima. Mi rigirai sotto le coperte cercando di catturare il poco di caldo che rimaneva al mio lato. Era decisamente valsa la pena d'uscire dalle lenzuola qualche giorno prima.        

 

Take me if you think you're right
Do it now before it's light
Take me if you think I'm sweet
Though my life feels incomplete
Take me when I wish to live
For I still have this to give



  Hello! (it's good to be back) Finalmente ho aggiornato con questo benedetto capitolo che, davvero, m'ha fatto un po' sclerare, ma spero d'essere riuscita a scrivere una scena rating rosso (sarà rosso?) abbastaza decente. Per i resto quanto c'è scritto rispecchia il più possibile la verità che si conosce, tutta la storia dell'abbandono del tour americano, della coppia di sposi, di Tim Abbott e di Las Vegas, e pure la strawberry lemonade che non potevo non citare (Si guardi Talk Tonight --->http://www.youtube.com/watch?v=Ycaocta_OCw&feature=related  ). La canzone del capitolo è inveece una vecchia demo scritta da Liam e Bonehead (già, neppure io ci volevo credere) ed è davvero un ottimo pezzo molto Stone Roses e che i cospiratori vorrebbero con un testo con riferimenti alla gayezza di Liam, ciò che rimane però è una canzone particolare del repertorio Oasis e che sarebbe dovuta finire in Definitely Maybe se Ourkid non si fosse opposto (idiota!) http://www.youtube.com/watch?v=L-0symhe2VY  vale la pena d'ascoltarla.
NOOOOOOOOOOOOOOOOOELLLLLLLLLLLLLL... scusate lo sclero da bimbaminkia ma sono ancora davvero felice perchè finalmente sono riuscita a vedere The Chief in carne, ossa e sopracciglia :DDD e in più martedì esce l'album *___* che da quanto ho sentito in radio ecc è davvero qualcosa di spettacolare!
*si ricompone* Cheers

Ps: momento pubblicità: COMMENTATE, please
   
 
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